RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 15 maggio 2016

A TRIESTE SIAMO "GLOCAL" NON "COCAL" !


GLOCAL non è un insulto ma un termine utilizzato  dal famoso sociologo Zygmunt Bauman per adeguare il panorama della globalizzazione alle realtà locali.

Lo usa oggi Fabio Dorigo, di cui siamo estimatori ed attenti esegeti, sul Piccolo per definire la proposta culturale di "Uniti per Trieste" di istituire un grande Festival internazionale "La Cultura Mitteleuropea Incontra il Mare". 


Pensiamo di poter dire la nostra visto che, come sapete, la proposta è nata su queste pagine ed è stata illustrata QUI (clicca) sette settimane fa, per essere poi recepita dal programma elettorale di UPT diventando il pilastro della sua proposta culturale, così come è successo ad altri nostri temi ripresi in tutto il suo programma elettorale.
Più questi temi si diffondono e diventano parte del bagaglio di numerose forze politiche e sociali, più pensiamo di aver fatto, nel nostro piccolo, una cosa utile a Trieste.


Dorigo ha visto giusto usando il termine baumaniano " glocal" dicendo che "Trieste città mitteleuropea e della civile convivenza" è un patrimonio da tutelare al pari, se non più di un "brand" commerciale"... (Parole molto condivisibili anche perchè le abbiamo scritte noi tali e quali !)...  "
Di qui l’idea di lanciare un grande Festival internazionale “Cultura Mitteleuropea incontra il mare”. Oltre a quella di sostenere i teatri autoctoni come La Contrada. Indipendentismo glocal." - QUI l' articolo -
    
L' indipendentismo triestino infatti non è mai stato isolazionista ma, al contrario, aperto alla internazionalizzazione di Trieste.
Qualcuno forse avrà notato che alla bandiera di Trieste viene sempre affiancata quella della Nazioni Unite, e questo fin dal dopoguerra. Non è nè un caso, nè un segno di isolazionismo provinciale e campanilista.

Chi parla di "piccola patria", di "principato di Seborga", di "repubblica del pianerottolo" non ha capito NIENTE nè dell' indipendentismo triestino, nè di Trieste che è una città portuale cosmopolita per sua natura aperta al mondo e ad un entroterra mitteleuropeo plurinazionale.
Niente a che fare con gli indipendentismi della "val Brembana" o delle autoproclamate Repubbliche Venete o Padane, fenomeno tipico del campanilismo e provincialismo Italiano.


L' anima cosmopolita di Trieste non le consente nè di esprimere, nè di radicare, un indipendentismo isolazionista, becero, privo di proiezione internazionale come taluni asini, specie di area PD, vogliono (far) credere atteggiandosi ad alfieri di una moderna globalizzazione.

In realtà costoro, come dimostra chiaramente la politica di Renzi, hanno consegnato il loro partito e il loro Paese non a una dimensione internazionale ma ad un destino di colonia marginalizzata nel Sud dell' Europa, perchè confondono la necessità di aprirsi al mondo con l'asservimento al capitale finanziario globalizzante che ha preso il controllo delle istituzioni europee usando teorie economiche non fondate scientificamente e nocive come il Neoliberismo  e l' Ordoliberalismo tedesco.
Otto anni di gestione sbagliata della crisi, che invece è stata superata negli USA con politiche espansive di tipo Keynesiano, dovrebbero essere sufficienti a dimostrarlo.
Per questi sedicenti "progressisti" la "visione internazionale" si riduce al accettare tutto quello che viene dalla tecnocrazia non eletta di Bruxelles in nome della formuletta "Ce lo chiede l' Europa !".


Noi che, a differenza dell' Italia, dell' Europa abbiamo sempre fatto parte pensiamo che le cose non stiano così.
Per noi l' indipendentismo, radicato dal dopoguerra a Trieste, è un modo per ricollocare Trieste nel suo giusto contesto geopolitico internazionale, sottraendola ad uno "Stato Nazione" in decomposizione.
Tutelando però le specificità economiche e culturali delle nostre terre in un ottica che coniughi Globalizzazione ed attenzione al Locale: all' economia, alla storia, alla cultura, alle plurime identità locali.

Bauman è il primo che ha affrontato a livello internazionale queste tematiche, diventando un punto di riferimento per l' elaborazione sociologica e culturale al punto che il suo termine "società liquida" è diventato d' uso comune in contesti qualificati (QUI Umberto ECO), e siamo ben contenti se alle nostre proposte viene associato il termine "GLOCAL" da lui coniato.
Le cose stanno proprio così!


pd.

"Glocalizzazione" clicca QUI

Dal dizionario:
glocal
aggettivo
  1. Proprio e particolare di una zona, ma capace di sfruttare le opportunità offerte dai processi di globalizzazione per diffondersi a livello mondiale.

Libro: Zygmunt Bauman, Globalizzazione e glocalizzazione, Armando editore 2005,(clicca per la recensione)





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