RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 18 marzo 2017

TRIESTE: 13 MILA CASE VUOTE E DEI POLITICI DEMENTI VOGLIONO AGGIUNGERCI UN NUOVO RIONE URBANIZZANDO "PORTO VECCHIO" - MA LA VERITA' SI AFFERMA DA SOLA: GIUSTAMENTE UN EDIFICIO VA A FINI PRODUTTIVI PER LE START-UP MA MANCANO I FONDI: I SOLDI VADANO PER QUESTE COSE NON PER LE FOLLIE FANTATURISTICHE DEI "PARCHI E MUSEI DEL MARE"- DOVRA' SEGUIRE TUTTA L' AREA USANDO I VANTAGGI DEL PUNTO FRANCO E DI UNA NO-TAX AREA -


COME VOLEVASI DIMOSTRARE: le case, i palazzi e i locali vuoti a Trieste sono superiori di un terzo a quanto noi stessi stimavamo.
Solo le abitazioni sono ben 13.000 e sono vuoti interi palazzi e come dicono gli operatori stessi: "speculazioni edilizie- Nel gruppo degli invenduti rientrano anche molti palazzi recenti costruiti senza criterio e sovrastimando la domanda" (clicca QUI).

In questa grave situazione, e con 300 negozi chiusi, che ti pensano quei volponi dei politici locali?
Di urbanizzare un' area enorme pari a quasi un terzo della città esistente e con un milione di metri cubi di edifici, mai stata città e priva perfino di fognature, per farne "un nuovo rione" con abitazioni, musei e ogni giorno una stupidaggine nuova.


Naturalmente in una situazione simile, con costi stratosferici di urbanizzazione primaria, a oltre due anni dalla "sdemanializzazione" non c' è traccia alcuna di investori privati e soldi pubblici non ci sono.
E i pochi disponibili vengono spesi in "advisor", pratiche tavolari e costi di gestione dell' area degradata ogni giorno di più.

Sfidiamo a tirar fuori un solo nome di investitore malgrado i millantati "fondi sauditi e americani" del sen. Russo e quelli del Dubai di Dipiazza: nessuno è così fesso da gettare al vento i 5 miliardi previsti dal senatore del PD protagonista dell' ultima parte di questa commedia.

Era il sogno di questa disastrata classe politica e dirigente locale di imitare maldestramente cose che altrove avevano fatto 30 anni prima, in una situazione ben diversa in cui l' "imprenditore politico" con i soldi pubblici esisteva ancora...

Fortunatamente la realtà prende il sopravvento da sola e infatti dopo il florilegio di scemenze tipo "mercato del pesce", "spiaggia di sabbia", "attrattore culturale transnazionale", "nave Vittorio Veneto imbottita di amianto" ecc., si va facendo strada una proposta seria e utile: utilizzare un edificio di Porto Vecchio per farne un centro per start up ed alta innovazione tecnologica.

Ma mancano i soldi: un misero milione.
Possibile che una città dove la FondazioneCRT investe 25 milioni per ristrutturare un edificio da dare in affitto ad un supermercato di alimentari delle COOP e di un amico di Renzi (Eataly) ed è pronta ad investire 50 milioni in un acquario (Parco del Mare) voluto dalla congrega che occupa la Camera di Commercio non trovi un milione per qualcosa di utile?

C'è poco da meravigliarsi: infatti a Trieste la Regione ha posto in liquidazione l' EZIT per 10 milioni di tasse che il Fisco rapace pretendeva assurdamente da un ente pubblico non economico.
Di conseguenza l' ex-Olcese invece di diventare un Distretto di imprese ad alta tecnologia, come previsto, diventerà l' ennesimo centro commerciale contribuendo alla devastazione del piccolo commercio triestino.


In realtà l' unica via d' uscita per Porto Vecchio è quella di un riutilizzo produttivo, facilitando investimenti imprenditoriali con i vantaggi di Punto Franco cui va aggiunta una No-Tax Area, come finalmente si vuole fare anche altrove ma qui con il vantaggio di non avere i costi di un SIN sito inquinato come in Zona Industriale ed essere vicini al centro ed alla ferrovia.

Le stime fatte uscire sulla stampa di due milioni di turisti e centomila abitanti in più con l' urbanizzazione di Porto Vecchio sono assolutamete campate in aria e veramente folli: ancora più di quelle di chi ha costruito "palazzi recenti costruiti senza criterio e sovrastimando la domanda" ed ora ovviamente vuoti.
E inseguendo queste assurdità si sta paralizzando la città da anni.



Clicca sull' immagine (di un anno fa) per andare all' articolo del Piccolo che indicava due milioni di turisti e centomila abitanti in più con l' urbanizzazione turistica di Porto Vecchio

giovedì 16 marzo 2017

STORICO ACCORDO TRA PORTO FRANCO INTERNAZIONALE ED AREA DI RICERCA - INSEDIAMENTO DI ATTIVITA' HI-TECH NEI PUNTI FRANCHI E INTEGRAZIONE CON LA RICERCA - UN' INTESA CHE PRODURRA' POSTI DI LAVORO QUALIFICATI -


Finalmente una buona notizia: è stato raggiunto un accordo che è giusto definire storico fra Porto Franco Internazionale di Trieste rappresentato dal Presidente D'Agostino e l' Area di Ricerca rappresentata dal Presidente Sergio Paoletti, docente di biochimica alla nostra università e già prorettore.

Come ha detto D' Agostino: l' Area di Ricerca è «quanto di meglio il mercato globale possa offrire dal punto di vista dell' innovazione».
«L' accordo di oggi va inquadrato strategicamente in due filoni fondamentali di sviluppo del porto di Trieste: l'integrazione con il mondo dell'innovazione e della ricerca e l'insediamento di attività ad alto valore aggiunto nei punti franchi».


Dal canto suo il Prof.Paoletti ha detto: «Puntiamo a tradurre la grande massa di conoscenza scientifica del territorio in innovazione industriale  favorendo le attività di impresa e la nascita di posti di lavoro. Posti qualificati, che avranno un legame forte con il sistema di formazione locale».


Bene, benissimo: sembra che in questa esangue vita pubblica cittadina non si parli solo degli acquari dell' omonimo Presidente della Camera di Commercio e le forze sane comincino a mettersi in moto sfruttando "la posizione di Trieste nel panorama geopolitico internazionale".


Se ne sentiva il bisogno osservando sgomenti come la liquidazione del EZIT voluta dalla Regione stia consegnando l' ex-Olcese all' ennesimo Centro Commerciale anzichè al previsto Distretto ad Alta Tecnologia e seguendo l' annosa saga di "Porto Vecchio Urbanizzato" per farne ipotetici musei per ipotetici turisti nonchè la ricorrente vicenda dell' acquario denominato Parco del Mare.


Condivisibile ed entusiasmante l' intenzione di  favorire l' "inserimento di attività ad alto valore aggiunto nei punti franchi": ci permettiamo di suggerire che dal momento che Porto Vecchio non è Sito Inquinato (SIN) come la Zona Industriale, ha ancora il Punto Franco estendibile e non c'è traccia di investitori privati per l' urbanizzazione ad oltre due anni dalla mitica "sdemanializzazione", sarebbe il sito ideale per attività ad alta tecnologia.
E' uno dei punti del programma che andiamo proponendo da anni per quest' area e che, piano, piano, vediamo farsi strada:






mercoledì 15 marzo 2017

PARCO DEL MARE: SOLDI (DELLA COMUNITA') COME ACQUA PER OPERE DANNOSE, INUTILI O SECONDARIE INSEGUENDO CHIMERE TURISTICO ELETTORALI - SOLDI DELLA COMUNITA' PER ZONA INDUSTRIALE E PORTO = 0 (ZERO) -



LA CHIMERA TURISTICA
Soldi della comunità come acqua per opere secondarie o inutili pur di inseguire scintillanti sogni turistici con speranze elettorali: ACQUARIO PARCO DEL MARE (50 MILIONI), MAGAZZINO VINI DATO IN GESTIONE A EATALY del renziano Farinetti e delle Coop (25 MILIONI 25 ! Che non vengono ripagati nemmeno in 60 anni d' affitto!!!! QUI), MAGAZZINO 26 E CENTRALE IDRODINAMICA DI PORTO VECCHIO (32 MILIONI senza un solo posto di lavoro), UN PO' DI VIABILITA' IN PORTO VECCHIO (50 MILIONI) = TOTALE 157 MILIONI PER LE FANTASIE E MANIE "TURISTICHE", con quali risultati per l' occupazione si vede.

Soldi della comunità per Porto o Zona
Industriale  0 (ZERO): i 188 milioni in Porto al Molo VII li mettono i privati  (QUI).

Solo 50 milioni pubblici investiti, dopo 37 anni, per il necessario potenziamento delle ferrovie del porto a Campo Marzio, mentre Ferrovie Italiane ha chiuso, per risparmiare, la pur indispensabile Transalpina fra il Porto e la Stazione di Opicina.

La ZONA INDUSTRIALE in abbandono (e l' EZIT fatto fallire con tasse illeggittime) e "Sito Inquinato Nazionale" da 17 anni con la ex Olcese destinata all' ennesimo Centro Commerciale, a danno del piccolo commercio, anzichè a industrie hi- tech come previsto.

C'è un' assurda presenza di Centri Commerciali gravemente sproporzionata rispetto alla popolazione, a danno del piccolo commercio e tutti tacciono. Anche se per un posto di lavoro nella Grande Distribuzione se ne perdono 6 nel piccolo commercio.

A nessuno viene il dubbio che alla presunta "classe dirigente e politica" triestina abbia dato di volta il cervello allocando tutte le risorse ed energie in sogni paraturistici, come se fossimo Lignano, invece di puntare ad uno sviluppo solido centrato su Porto Franco Internazionale e industrie?
Nemmeno a Venezia, dove ci sono solo 55.000 abitanti ed il turismo è reale, parlano solo di turismo come avviene da troppi anni a Trieste.


Risorse della comunità sono anche i soldi della Fondazione CRT perchè come tali sono presentati anche quando puntano al finanziamento di un Parco del Mare, cioè un acquario, che per sostenersi ha bisogno di almeno 600.000 turisti paganti all' anno.
L' acquario di Genova è in deficit cronico, come tutto Porto Antico, malgrado ci vadano 1.300.000 turisti all' anno e sia situato in mezzo ad una delle zone più ricche d' Europa, al Triangolo Industriale , a città come Milano, Torino e Genova e alla Costa Azzurra.

Qui a Trieste i soliti "advisor" prevedono per il nuovo acquario  addirittura 800.000 turisti paganti che vengono dai dintorni, in buona parte balcanici e flagellati da confini bloccati per la questione dei migranti e malgrado la crisi ed una città in pesante calo demografico.
Stanno letteralmente dando i numeri, come per Porto Vecchio, con laute parcelle.


La pochezza dello spirito pubblico a Trieste è tale da ricordare quelli che pensavano di sostituire un solido sviluppo economico con i negozi di jeans.

E' così che si è arrivati ad avere solo il 9% del PIL locale da industria (meno di Roma!) e la popolazione in calo di un quarto dagli anni '70 ed in costante invecchiamento.


Quei pochi soldi che ci sono in Camera di Commercio, Fondazione CRT, Regione vadano investiti in serio sviluppo produttivo non in penosi e fallimentari tentativi di creare "attrazioni turistiche" che servono solo a creare effimero consenso elettorale tra chi si accontenta di "stuco e pitura che fa bela figura".

A parlare di sviluppo industriale e produttivo è rimasta ormai solo l' Autorità Portuale, che prevede a tal fine l' uso dei Punti Franchi (burocrazia romana permettendo) ed ha appena raggiunto un importante accordo con l' Area di Ricerca: i politici sono invece presi nel "marketing politico" e nella "politica degli annunci" e fanno solo a gara a chi le spara più grosse per stupire gli elettori: specchietti, perline e collanine in cambio di voti.


Si potrebbe pensare che siamo contrari al Turismo ma non è così: bisogna finalmente capire che per Trieste può essere solo una risorsa aggiuntiva e non la carta su cui puntare tutto quello che si ha come avviene da lustri.

E che non può essere un turismo di massa come i numeri del Parco del Mare farebbero intendere, ma di nicchia e congressuale, legato ad industrie ed iniziative di qualità...
Basta con questo soffocante becerume scintillante di un turismo di massa solo sognato.


Sono decenni che Trieste viene paralizzata su queste robe come l' urbanizzazione turistica di Porto Vecchio e numeri iperbolici di milioni di turisti prospettati da sedicenti esperti (clicca QUI): "xe come la storia de sior Intento"...altro che immobilismo...

Da solo il  recente accordo a costo zero fra Porto Franco Internazionale ed Area di Ricerca produrrà più sviluppo e posti di lavoro di tutte queste roboanti sparate.



Clicca sull' immagine (di un anno fa) per andare all' articolo del Piccolo che indicava due milioni di turisti e centomila abitanti in più con l' urbanizzazione turistica di Porto Vecchio

lunedì 13 marzo 2017

EUROPEISMO FASULLO - PORTO DI TRIESTE: ALLEANZA CON VENEZIA E GUERRA CON CAPODISTRIA IN NOME DEGLI STATI-NAZIONE - INVECE DI PARLARE DELL' UTILIZZO DEI PUNTI FRANCHI PER INSEDIAMENTI INDUSTRIALI E DI UN AGENZIA EUROPEA SOVRANAZIONALE PER UN GRANDE TERMINAL EUROPEO TRIESTE - CAPODISTRIA -


Un tormentone degli ambienti nazionalisti italiani è che i porti di Trieste e Venezia debbano allearsi, dopo secoli di rivalità geopolitica insopprimibile, pur avendo mercati di riferimento, hinterland, "mission" e storia radicalmente diversi: Trieste porto dell' Europa Centrale ed Orientale sul Mediterraneo, Venezia porto per il mercato nazionale italiano.

Mentre Trieste e Capodistria dovrebbero invece combattersi pur distando solo 6 (sei) chilometri di ferrovia ed avendo gli stessi mercati Centroeuropei di riferimento.

Tutto ciò in ossequio al fatto che due diversi stati nazionali, Italia e Slovenia, ne hanno assunto il controllo in barba allo spirito e alla lettera del Trattato di Pace del 1947. 


Non c'è un' altra situazione al mondo in cui terminal portuali distanti solo 6 chilometri siano in aspra concorrenza: non a causa di situazioni oggettive ma per l' artificiale divisione e appartenenza a diversi contesti statuali nazionali, che, tra l' altro, fanno parte della medesima Unione Europea.


La distanza di 6 chilometri di ferrovia è semplicemente ridicola per avere due diversi porti in concorrenza, soprattutto se confrontata con le dimensioni dei porti del Nord europeo che hanno decine di chilometri di banchine ciascuno.

Dal punto di vista geopolitico ed economico basta guardare la mappa dell' Alto Adriatico per rendersi conto che 
è un' assurdità insistere su un' alleanza con Venezia, che ha un porto con bassi fondali per il mercato interno, e su una dura concorrenza con Capodistria .

Tuttavia questi concetti privi di senso, dovuti solo ad illogiche rivalità nazionali retaggio del secolo scorso, sono continuamente ribaditi: l' ultima volta nell' articolo di fondo del Piccolo di domenica scorsa.

E' vero che il porto di Capodistria, da quasi inesistente negli anni '50, ha ormai
, grazie a sabotaggio ed incuria italiani, largamente superato Trieste anche sul traffico ferroviario (22.879 treni contro 7.631 nel 2016) mentre il Porto di Trieste attende da 23 anni i "decreti attuativi" per i Punti Franchi previsti dalla legge 84 del 1994, ma il rischio di venir fagocitati dall' unico porto sloveno sarebbe eliminato se entrambi i porti fossero sottoposti ad un' Agenzia Indipendente Europea per farne un grande Terminal mediterraneo dell' Europa, come è stato recentemente ventilato.

Inoltre la volontà dell' attuale Autorità Portuale di utilizzare finalmente lo status di Porto Franco Internazionale - che Trieste ha e Capodistria no - per favorire insediamenti industriali (se e quando arriverranno i famosi "decreti attuativi" per i Punti Franchi) può consentire un importante rafforzamento dello scalo triestino in un equilibrato rapporto con Capodistria.

Allo stato attuale i numeri del porto di Capodistria dimostrano che una deleteria guerra commerciale la vincerebbe lui, unico porto di uno stato piccolo ma che lo agevola doganalmente e amministrativamente, e la perderebbe Trieste che gioca con le braccia legate dalla burocrazia e inefficienza italica come l' allucinante vicenda dei 23 anni d' attesa per i decreti attuativi dei Punti Franchi esemplifica, per non parlare di ferrovie e dogane.

Ma ragionare in termini europei e di sviluppo per il nostro territorio, periferico per l' Italia ma centrale per l' Europa, è difficile per i sedicenti europeisti di Roma... e guai parlare di limitazione della sovranità nazionale sui due porti in un momento in cui cavalcare la ripresa dei nazionalismi porta voti ai partiti nazionali sia italiani che sloveni.

L' argomento "Europa" viene usato solo per riempirsi la bocca in questi giorni di 60° anniversario dei Trattati di Roma del 1957: ma quando si tratta di lasciare le passerelle ed entrare nel concreto casca l' asino...

Che affrontare questi temi non sia fantascienza è dimostrato dal fatto che siano stati trattati sia nei recenti incontri istituzionali in Cina a quanto riporta l' autorevole Meditelegraph (vedi Nota) sia in studi di geopolitica, ad esempio dell' ISAG (clicca QUI).

Come triestini ed europei, auspichiamo il GRANDE TERMINAL EUROPEO SUL MEDITERRANEO unendo le forze del PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE e del Porto di Capodistria sotto l' egida europea.

E questo avrebbe particolare valore in un momento in cui si parla di "Europa a due velocità": una veloce a guida tedesca e una inevitabilmente fanalino di coda con l' Italia, mentre Trieste è esattamente sulla linea di divisione col rischio concreto di venir risucchiata nella depressa periferia Sud, a coronamento dei catastrofici (per Trieste) progetti irredentisti.


NOTA:Così scrive il Meditelegraph di Genova su Trieste e Capodistria (clicca QUI):
"Il capitolo triestino è ancora più ambizioso, perché risponde alle aspirazioni europee di unificare i porti di Trieste e Capodistria, che nonostante una forte concorrenza hanno movimentato complessivamente poco più del totale della sola Spezia, ma che insieme, condividendo le infrastrutture alle loro spalle dedicate alla logistica, possono davvero diventare il porto della Germania sul Mediterraneo. Secondo gli studi, Trieste-Koper - unificata da una ferrovia di 6 chilometri - andrebbe gestita da un’agenzia europea indipendente, avendo in Divaccia il suo snodo logistico. La località del Carso sarebbe collegata con una nuova ferrovia a Monfalcone e alla stessa Capodistria, secondo un progetto da anni accarezzato dagli sloveni. Valore totale 3 miliardi, che potrebbero sollecitare l’interesse cinese. L’intesa Italia-Slovenia è da tempo sollecitata dalla commissario europeo ai Trasporti, la slovena Violeta Bulc. Progetti coraggiosi, come richiesto in Cina. Se davvero emergeranno dalla carta, si saprà in pochi giorni."

I giornalisti genovesi sostengono che la notizia sia arrivata dall' entourage del Ministro Delrio in visita in Cina e non da ambienti locali.