RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

mercoledì 13 ottobre 2021

IL PRESIDENTE D’ AGOSTINO CERCA DI SALVARE IL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE E ANNI DI LAVORO OFFRENDO LA PROPRIA TESTA PER EVITARE UN BLOCCO A OLTRANZA – INNESCATO UNO SCONTRO FRONTALE FRA GOVERNO ITALIANO E PORTUALI TRIESTINI IL CUI ESITO E’ PURTROPPO GIA’ NOTO PER LA DISPARITA’ DI FORZE – SI RITORNI ALLA TRATTATIVA: DOV’ E’ SCAPPATO FEDRIGA CHE DOVREBBE CONVOCARE URGENTEMENTE UN TAVOLO ? E SE LUI SCAPPA PERCHE’ NON LO CONVOCA IL SINDACO?

 


IL PRESIDENTE D’ AGOSTINO CERCA DI SALVARE IL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE E ANNI DI LAVORO OFFRENDO LA PROPRIA TESTA PER EVITARE UN BLOCCO A OLTRANZA
– INNESCATO UNO SCONTRO FRONTALE FRA GOVERNO ITALIANO E PORTUALI TRIESTINI IL CUI ESITO E’ PURTROPPO GIA’ NOTO PER LA DISPARITA’ DI FORZE
– SI RITORNI ALLA TRATTATIVA: DOV’ E’ SCAPPATO FEDRIGA CHE DOVREBBE CONVOCARE URGENTEMENTE  UN TAVOLO ?
E SE LUI SCAPPA PERCHE’ NON LO CONVOCA IL SINDACO?

Un blocco a oltranza delle attività portuali devasterebbe irreparabilmente il sistema portuale triestino, con perdita di reputazione, clienti, rotte ed armatori che sceglierebbero altre destinazioni. Un danno enorme per il vero motore economico di Trieste. Genererebbe gravi ricadute economiche sui lavoratori muniti di Green pass e sull’indotto.

Sono azioni estreme che si possono fare per motivi gravissimi quali morti e sicurezza sul lavoro, licenziamenti di massa ecc. Non per il rifiuto di vaccinarsi o fare il tampone gratis, durante un’ epidemia, da parte di alcune decine di lavoratori, cui va tuttavia riconosciuto di aver mantenuto alti standard di sicurezza nei momenti peggiori del contagio.
E’ evidente la sproporzione: ci sono altre forme di lotta che non lo scontro frontale su un tema nazionale italiano con danni devastanti

Il blocco a oltranza “finchè non viene tolto il GreenPass per tutte le categorie di lavoratori” non sarebbe più un azione sindacale ma diventerebbe ideologica e politica: per quanto possa apparire generoso, i portuali triestini non sono onnipotenti e non possono portare il peso di tutto il mondo del lavoro.
Per di più non su un tema triestino come l’ Allegato VIII ma nazionale italiano come il Green Pass sui luoghi di lavoro.

L’ esito di uno scontro frontale col governo italiano viste le forze in campo è scontato: la sconfitta dei lavoratori portuali triestini e la dispersione del sindacato CLPT che invece deve continuare a svolgere la sua funzione preziosa.
Anche perché la maggioranza assoluta dei cittadini non appoggerebbe il blocco che viene sostenuto solo da una stretta minoranza attiva di no-greenpass che durante un corteo sembrano tanti ma in realtà sono una piccola percentuale visto che i vaccinati sono adesso l’ 80%.

A Capodistria/Koper, dove non c’è l’ obbligo di Greenpass al lavoro, hanno già messo lo spumante in frigo.

Scrive l’ avvocato giuslavorista triestino Gianni Ventura, di storica fede democratica e di sinistra, riguardo al Governo : “-…per stimolare la vaccinazione nel paese più vaccinato d'Europa toglie il diritto fondamentale, la retribuzione, a persone che esercitano un diritto, posto che non vi è obbligo vaccinale, fomentando lo scontento e la rabbia …"-
Ribadiamo che a Capodistria, a 6 km di distanza, questo obbligo non c’è.

Il governo sta sbagliando a innescare queste dinamiche sociali che non portano al risultato vaccinale sperato: infatti sono rimasti circa 2 milioni 400mila i lavoratori non vaccinati che dovrebbero fare il tampone ogni due giorni, con una capacità dei servizi sanitari di farne al massimo 400.000 al giorno. Un disastro anche per le imprese.
Per non parlare dei lavoratori stranieri già vaccinati con vaccini non riconosciuti come lo Sputnik e il Chinovax e non rivaccinabili.

I lavoratori portuali dovrebbero avere il coraggio di recedere dal sacro furore di rappresentare i lavoratori tutti e di buttarsi a capofitto come un rinoceronte alla carica contro un solido muro.
E’ evidente che dopo le violenze durante il corteo no-greenpass di Roma il governo non potrà dimostrare debolezza nell’ attuazione della legge.

Zeno D’Agostino sta cercando, anche nell’interesse di lavoratori portuali, di evitare una catastrofe mettendo tutto il peso della sua persona e offrendo la sua testa sperando di far capire la gravità della situazione.
E’ un atto di generosità: potrebbe fregarsene lasciando che avvenga la collisione come uno Schettino qualunque e come avrebbe fatto la Monassi (che è sempre in lista d’ attesa).

Queste le sue motivazioni sul Piccolo di oggi: «Tengo troppo al sostegno dei lavoratori per non capire che non c’è più una comunione d’intenti e di visione tra quello che penso io e quello che pensano loro». E dunque, «siccome per me la gestione del Porto è fatta a partire da un sostegno dal basso, ci mancherebbe altro che io assecondassi un’iniziativa di blocco delle attività. Mi dispiace, ma non ci sto più».

Chi latita sono le istituzioni che dovrebbero far di tutto per far riprendere la trattativa.
Dov’ è Fedriga che dovrebbe convocare un tavolo di trattativa con le categorie regionali sia dei lavoratori che datoriali (anche loro stanno subendo mugugnando il decreto Green Pass) ?
Se questo latita perché non interviene il Sindaco: si tratta di salvare il motore economico principale per Trieste: la vera speranza per il futuro.
Politica se ci sei batti un colpo! Non bastano le dichiarazioni in campagna elettorale bisogna darsi da fare e decidere.

Paolo Deganutti


L' obiettivo vincente e unificante delle battaglie dei nostri Portuali è l' Allegato Ottavo




lunedì 11 ottobre 2021

A TRIESTE LA MOBILITAZIONE CONTRO IL GREEN-PASS E’ MOLTO DIVERSA DA QUELLE SVILUPPATESI NELLE CITTA’ ITALIANE.

 
Anche oggi, ed è la quarta volta in circa tre settimane, c’è stato un corteo di massa contro l’ obbligo di Green Pass per andare al lavoro.

Stavolta il corteo è stato imponente: 15.000 persone secondo la Questura, nel primo pomeriggio di un giorno di lavoro.

A Roma, che ha quasi 3 milioni di abitanti sabato scorso erano in 10.000 con incidenti provocati da numerosi infiltrati fascisti; a Milano, che ha un milione e trecentomila abitanti, erano 5.000; a Trieste che ne ha meno di 200.000 oggi erano 15.000 ed è il quarto corteo di massa pacifico in pochi giorni.
Al mattino c’è stato un corteo di 1.500 lavoratori dei sindacati di base.

Viene detto che Trieste è la capitale del movimento italiano contro il Green Pass.
Non è così: la mobilitazione a Trieste ha caratteristiche molto diverse.

1) C’è una importante presenza di lavoratori organizzati: dai Portuali che sono la spina dorsale del corteo, ai Ferrovieri, ai metalmeccanici della Wartsila e della Flex, ai lavoratori della scuola.
Mentre nelle altre città si è vista una massa indistinta molto permeabile alle infiltrazioni neofasciste.

2) Non si vede un solo Tricolore che invece ormai è usato come simbolo identitario della destra ed era molto presente nelle manifestazioni di Roma e Milano. Anzi le aste di quelle bandiere tricolori erano usate come manganelli dai fascisti di Forza Nuova e affini.

3) Non c’ è stato spazio per le provocazioni neofasciste mentre ovunque in Italia tentano di prendere l’ egemonia delle manifestazioni.

4) C’ erano striscioni e discorsi in sloveno: cosa intollerabile per i nazionalisti e l’ estrema destra locale. Si sentiva scandire "LIBERTA'-SVOBODO".

L’ impressione è che intorno al tema del Green Pass obbligatorio per andare al lavoro, mentre il vaccino viene (ipocritamente) indicato come “libera scelta”, si stiano coagulando le enormi tensioni sociali accumulate in questo lungo periodo dove il peso della crisi economica e pandemica è stato scaricato pesantemente sulle spalle dei lavoratori e delle fasce più deboli della popolazione.

Perché stia avvenendo questo intorno al tema del Green Pass e non sui licenziamenti, l’ aumento delle bollette ed altri temi economici è da analizzare seriamente.

Certamente ha giocato molto la volontà di settori organizzati dei lavoratori, in particolare portuali, di non lasciarsi dividere fra chi ha il green pass e chi no. Soprattutto se la vaccinazione è presentata come facoltativa e i tamponi sono un grosso problema sia per i costi che, ormai, per l’ impossibilità di farli tutti per eccesso di richiesta.

In altre parole il Decreto Green Pass è percepito come uno strumento per dividere i lavoratori e non come un' esigenza sanitaria per uscire dalla pandemia.

C’è poi da considerare che nella nostra città e nel Porto Franco Internazionale è molto facile fare confronti con realtà estere e vedere che quella italiana è particolarmente ambigua e penalizzante.

Inoltre a Trieste è particolarmente presente uno spirito libertario che è disposto ad accettare asburgicamente disposizioni solo se coerenti, serie e ben motivate.

Il guazzabuglio del vaccino per “libera scelta” ma necessario per lavorare appare come un inghippo “all’ italiana” per introdurre ipocritamente un obbligo senza assumersene la responsabilità. Tipicamente italiano e molto fastidioso per la mentalità triestina.


La Sfiducia nelle istituzioni è molto alta e diffusa, come dimostra anche l' altissimo tasso di astensione a Trieste al primo turno delle elezioni Comunali, e in queste condizioni la diffidenza verso le politiche sanitarie può estendersi.


Un artigiano della delegazione di lavoratori ricevuta in prefettura ha precisato che la legislazione italiana per avere valore a Trieste deve essere convertita e adattata dal Commissario del Governo in virtù del fatto che Trieste è zona A del TLT in amministrazione civile del Governo Italiano dal 1954.

Se il decreto Green Pass non viene ritirato o adattato alle esigenze del Porto Franco Internazionale i portuali sono fermamente intenzionati a bloccare l’ attività.

E’ una decisione gravissima che può portare a conseguenze molto serie, che sarebbe meglio evitare, compreso le dimissioni del Presidente dell’ Autorità portuale Zeno D’ Agostino stimato da tutti (come ci ha detto lui stesso consultato sulle conseguenze di un eventuale blocco del porto) e il dirottamento di traffici altrove.


Nessuno avrebbe pensato che sulla questione del Green Pass si finisse per giocare una partita così importante.

La situazione è seria e merita l’ attenzione di tutta la città mentre pare che le “forze politiche” la stiano sottovalutando.

Chiudiamo con le parole di Stefano Puzzer leader del CLPT (Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste):

Ciao a tutti, oggi in prefettura erano presenti 15 guerrieri di altrettante realtà produttive di Trieste.

Guerrieri nel senso che con una dignità indescrivibile con un senso di rispetto per se stessi ed il prossimo, con la massima serietà e sincerità ha esposto al governo di non accettare assolutamente questo decreto criminale.

Di voler guardare i propri figli e le loro famiglie con la consapevolezza di lottare per il loro presente e soprattutto per il loro futuro. Grazie Trieste, grazie triestini e grazie a tutti quelli che sono sopraggiunti da fuori. Oggi le donne e gli uomini hanno tirato su la testa e in modo determinato sono pronti a lottare per il loro futuro.

Bene i portuali sono consapevoli di avere questa responsabilità e non molleranno mai fino a quando non sarà tolto il decreto.

Tutti uniti, tutti uniti, tutti uniti.

W la libertà.

W noi.

Se si potessero descrivere i sentimenti di rispetto dignità e orgoglio dimostrato oggi lo farei ma non è possibile ma ho la fortuna di averlo vissuto e rimarrà indelebile dentro di me.

Stefano Puzzer un portuale “


Paolo Deganutti

Rinascita Triestina


Nella foto  il comunicato del CLPT sulla manifestazione: