RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 23 maggio 2017

TRIESTE: LA PERICOLOSA SETTA DELLA "SACRA SDEMANIALIZZAZIONE" - La Cerimonia del SACRO GIRO A VUOTO intorno all' EDIFICIO SACRO 26 in Porto Vecchio con la chiusura della VENERABILE BRETELLA - Il rito mensile della "RESTITUZIONE ALLA CITTA" - Le abluzioni nelle acque della mitica SPIAGGIA DI SABBIA ed altro ancora.


A Trieste si è diffusa una pericolosa setta i cui Adepti si fanno chiamare "Gli Sdemanializzatori Mistici".

Si tratta di un culto incentrato sulla venerazione di Edifici Sacri Vuoti in Porto Vecchio
sottoposti a totale e assoluto vincolo architettonico e che, secondo gli Adepti, saranno un giorno abitati da mitici esseri ora invisibili chiamati "Santi Investitori" che nel "Giorno della Restituzione alla Città" alla fine dei secoli appariranno in Porto Vecchio sotto le fattezze o del Genio della Lampada di Aladino del Dubai o di Saggi Taoisti Cinesi.

I Santi Investitori, secondo gli Adepti, porteranno la Salvezza a Trieste erogando, per pura generosità e totalmente in perdita, ricchezze e posti di lavoro; rimpinguando pure le pubbliche casse comunali dissanguate da enormi salassi per mantenere intatti negli anni gli Edifici Sacri Vuoti.

Il culto di questa setta prevede che i Celebranti si riuniscano in oscure stanze e firmino cumuli di carte e progetti per poi comparire periodicamente all' esterno annunciando i Miracoli che sarebbero avvenuti nelle Segrete Stanze grazie a loro.
Tali cerimonie sono dette Sacre Comunicazioni alla Stampa e culminano nel rito mensile della "Avvenuta Restituzione alla Città" in cui i Celebranti firmano in pubblico Sacre Carte e annunciano la realizzazione dell' Evento atteso. 

Naturalmente si tratta solo di una celebrazione propiziatoria simbolica perchè non succede niente di concreto visto che nella realtà viene esteso il divieto di transito anche ai pedoni ed il degrado di Porto Vecchio avanza ineluttabile.

Il primo Miracolo avvenuto sarebbe stato la Sacra Sdemanializzazione, avvenuta nel dicembre 2014 ad opera dell' attuale Pontefice della Setta in seguito ad una visione notturna addormentato sugli scranni del Senato.
Essa avrebbe misteriosamente fatto cambiare la sostanza e l' intima natura di Porto Vecchio malgrado l' apparenza sia rimasta la medesima.


Pur non essendoci all'esterno, a distanza di anni, alcun segno visibile e concreto di tali Miracoli, gli Adepti sono convinti si tratti di cose reali e non solo di scritture cartacee che vengono poi riportate sul bollettino della Setta: "Il Piccolo Sturlo".

Periodicamente gli Alti Gradi della setta annunciano pubblicamente di essere entrati in contatto medianico con quache Santo Investitore ma di non poterne rivelare la natura e l' identità essendo tenuti al rispetto di un Voto.

In attesa dell' Arrivo dei Santi Investitori la loro ritualità prevede la spesa di molto denaro pubblico per compilare le Sacre Carte tra cui primeggia il Libro del Grande Advisor (una specie di Profeta Consigliere) che viene citato con religioso rispetto essendo il loro Libro Sacro.

Indicono inoltre riunioni in cui gli Adepti, evidentemente drogati, farneticano a ruota libera su tutti gli usi a cui vorrebbero adibire gli Edifici Sacri Vuoti: le ipotesi più strampalate vengono poi acclamate con ripetuti "Alleluja" e dono di "Sigilli Trecenteschi" (Museo e Sagra della Sardella, sede di incrociatori lanciamissili imbottiti di amianto ecc.).

Essi temono un' entità maligna chiamata "Punto Franco" al cui interno si svolgerebbe l' empia attività di "lavoro produttivo" contrapposto al benefico Turismo con cui, secondo loro, altruisti viandanti elargiscono denaro ai residenti che però si guardano bene dal fare i camerieri, attività considerata impura.


Secondo il loro mito fondativo un giorno alla fine dei secoli, quando all' interno dei Sacri Edifici Vuoti si saranno manifestati i Santi Investitori, gli Adepti assiepati al Santo Portone di Largo Santos (chiuso al passaggio insieme alla Venerabile Bretella dal giugno 2017 per decisione del Sinedrio della Setta - vedi-) saranno caricati sul Trenino Mistico e portati nel Cuore di Porto Vecchio che sarà trasformato nel giardino dell' Eden con ogni meraviglia e sogno realizzato.

La chiusura della Venerabile Bretella è stata decisa dal Sinedrio per istituire un importante Rito che consiste nel seguire in auto delle strane strisce bianche, dipinte sull' asfalto di viale Miramare nottetempo, per entrare in una piccolissima parte di Porto Vecchio, girare intorno all' Edificio Sacro 26 Vuoto (come avviene alla Kaʿba della Mecca) e ritornare al punto di partenza avendo trovato la Venerabile Bretella chiusa perfino al traffico pedonale. 

Tale cerimonia si chiama "Sacro Giro a Vuoto" e per loro ha valore di Sacramento.
Come nell' Islam dove ogni fedele deve almeno una volta girare intorno alla Pietra Nera della Mecca, ogni Adepto alla Sacra Sdemanializzazione deve almeno una volta nella vita girare a vuoto in auto intorno all' Edificio Sacro 26 Vuoto.


Il restauro solo parziale dei Tre Edifici Sacri Vuoti del Sacro Polo Museale Vuoto è costato finora 32 milioni pieni di soldi pubblici che non hanno prodotto nulla e nemmeno un posto di lavoro. Questo è considerato un portento da celebrare con il Sacro Giro a Vuoto.

La setta è considerata pericolosa perchè utilizza solo soldi pubblici e a guadagnarci sono solo gli Alti Gradi e i Celebranti mentre le casse pubbliche sono spremute senza alcuna pietà e utilità, anzi paralizzando i semplici Adepti in attesa di una messianica palingenesi e rendendo facile l' "abuso della credulità popolare".

Nemmeno toccare con mano che, malgrado i molteplici Miracoli annunciati, il terribile degrado dei Sacri Edifici Vuoti aumenta ineluttabile e che proliferano le Sacre Pantigane Guardiane riesce a convincere i semplici Adepti di essere stati abilmente raggirati.

Nemmeno la chiusura della Venerabile Bretella può scalfire la loro granitica fede nella trasformazione di Porto Vecchio nel Paradiso In Terra dove "Non si Lavora e Produce" ma si fanno deliziose passeggiate sul "waterfront" ammirando il tramonto e purificandosi, come avviene nel Gange, con abluzioni nelle acque della mitica "Spiaggia di Sabbia" finanziata, a gratis, dai Santi Investitori.

La situazione è seguita con preoccupazione perchè si temono atti estremi e autolesionisti nel momento in cui molti adepti si renderanno conto dell' inesistenza dei Santi Investitori e di aver sprecato diversi anni.


Le misteriose Sacre Strisce Bianche che portano al Sacro Giro a Vuoto:

PORTO VECCHIO CHIUSO AL TRAFFICO ANCHE PEDONALE: "CITTA' PROIBITA" PER ORDINANZA DEL SINDACO - DOPO LA SBRONZA DELLA SDEMANIALIZZAZIONE ARRIVA LA REALTA': IL COMUNE NON HA SOLDI PER METTERE IN SICUREZZA L' AREA E LA CHIUDE "SINE DIE" ANCHE AI PEDONI - AMEN

Il Comune è il proprietario di Porto Vecchio grazie al celebre "emendamento Russo" sulla sdemanializzazione e, come segnaliamo da mesi (ad esempio QUI), NON ha i soldi nè per gestire e mettere in sicurezza l' area nè per l' infrastrutturazione primaria.
Quindi, come da noi previsto, deve chiudere ANCHE AI PEDONI la bretella che collega Viale Miramare a Largo Santos lasciando percorribile solo il breve tratto da Viale Miramare al Magazzino 26, dopo il gran clamore e gli osanna per le pericolose e incasinate strisce per terra messe la scorsa settimana in viale Miramare.


SI RICHIUDONO I CANCELLI DELLA "CITTA' PROIBITA" DI DIPIAZZA e chiusi resteranno finchè non si troveranno i soldi... lasciamo immaginare quando...

Dopo l' ubriacatura di chiacchiere e annunci LA REALTA' E' CHE PORTO VECCHIO VIENE RICHIUSO, TRANNE UNA PICCOLISSIMA PARTE, PERFINO AI PEDONI...


Questa la realtà a due anni e mezzo dall' "emendamento Russo" sulla sdemanializzazione: le chiacchiere stanno a zero.

Si diano pure l' un l' altro il "sigillo trecentesco": i fatti sono fatti.


Porto Vecchio è per decreto del sindaco Dipiazza una "CITTA' PROIBITA".

Che gli ingenui che cascano nei trucchetti degli annunci politici comincino a pensarci: altro che passeggiate e turisti, adesso arrivano i conti....


Non c' è altra soluzione per Porto Vecchio se non quella del riutilizzo produttivo come indicavamo nel nostro articolo di ieri: clicca QUI.

Ecco la nota odierna che pubblica il Piccolo senza troppi clamori (23/5/17 pag.22):

Bretella di Porto vecchio chiusa al traffico. Fra 15 giorni scatta il provvedimento del Comune nel tratto da Largo Santos fino al magazzino 20 

Pedoni, ciclisti, podisti, ma anche i conducenti di qualsiasi altro mezzo sono avvisati: fra due settimane non potranno più percorrere o sostare lungo la bretella interna al Porto vecchio, nel tratto dai varchi di Largo Santos fino al magazzino 20, situato a poca distanza dal magazzino 26, nei pressi dell’attraversamento dei binari. L’accesso al magazzino 26 e agli altri edifici In seguito al trasferimento al Comune della proprietà di gran parte delle aree del Porto vecchio, l’intera bretella, da Largo Santos a viale Miramare, è divenuta una strada di competenza comunale. Ma avendo le caratteristiche di un’area portuale, per motivi di sicurezza il Comune ha preso una serie di provvedimenti relativi alla circolazione e alla sosta. Da qui l’ordinanza emessa ieri (e resa nota attraverso l’Albo pretorio, anche sul sito Rete civica) che, nel tratto ricordato, istituisce il divieto di circolazione (accesso, transito e sosta) per tutti i veicoli e per i pedoni. Va da sè che chi violerà tale divieto potrà essere multato dalla Polizia municipale, come avviene su qualsiasi altra strada urbana. A fronte del divieto, l’ordinanza firmata dal sindaco prevede una serie di eccezioni, che nella fattispecie riguardano veicoli e personale dei mezzi di soccorso, quelli delle amministrazioni e delle autorità, i veicoli operativi delle aziende di servizi pubblici (per ben precisi interventi di pubblica utilità), i mezzi dotati di uno specifico permesso rilasciato dagli uffici comunali (manutenzioni edilizie, traslochi, allestimento di mostre), e infine veicoli e personale della Tertrans srl, società già concessionaria dell’Autorità portuale. L’ordinanza specifica poi che altre richieste di accesso o sosta nella zona, non comprese in quelle citate e comunque a carattere temporaneo, saranno valutate dal sindaco. Mano pesante anche in relazione alla sosta. Il provvedimento stabilisce che eventuali veicoli in sosta abusiva lungo la viabilità interna del Porto vecchio, ma anche quelli posteggiati all’esterno dei tracciati predisposti nella zone di parcheggio, poichè costituiranno motivo di pericolo e intralcio per la circolazione saranno rimossi d’autorità (in base all’articolo 159 del Codice della strada). Infine, su tutte le strade all’interno del Porto vecchio viene istituito il limite di 30 chilometri orari per tutti i veicoli. 

lunedì 22 maggio 2017

CENTRI FINANZIARI IN PORTO VECCHIO ? TRA CIACOLE TURISTICHE E ATTIVITA' PRODUTTIVE - TRIESTE HA BISOGNO DI UNA "NUOVA GRANDE MODERNIZZAZIONE" DOPO QUELLA DI MARIA TERESA -



Riguardo la "storia infinita" di Porto Vecchio ci sono da registrare la trasmissione su Telequattro del 19 maggio e l' odierna presa di posizione della Serracchiani a favore dell' insediamento della BERS in una sorta di Centro Finanziario in Porto Vecchio.
A tale proposito torna alla mente il "Centro Finanziario Off-Shore" che in quella location era previsto dalla legge 19 del 1991 per sfruttare l' extraterritorialità doganale del Punto Franco ma mai realizzato.
Non può non tornare alla mente l’ annuncio di  un anno fa di istituzione, in aggiunta al Punto Franco extradoganale, di una No Tax Area  simile a quella che sta chiedendo il Sindaco di Milano Sala per l' area dell' ex Expò  con l' identico scopo di attirare istituzioni finanziarie in migrazione da Londra per la Brexit.
No Tax Area che Gorizia e l’ Isontino portano avanti con il consenso di tutte le forze politiche e nel silenzio dei media triestini quasi non fosse “politicamente corretto” parlarne.
Siamo totalmente e da sempre d' accordo, e ci auguriamo non siano solo annunci ma segua un impegno concretoperchè rientra nel  programma di Utilizzo Produttivo dei Punti Franchi e di Porto Vecchio che proponiamo da anni come evidenziato dal riquadro in fondo.

Tutto il contrario di quanto emergeva dalla trasmissione di Ring su Telequattro che potete vedere cliccando qui sotto:


Dalla trasmissione sono emersi alcuni punti:

1) Per l' urbanizzazione in chiave turistica di Porto Vecchio a due anni e mezzo dalla "sdemanializzazione" non c' è  alcun investitore privato disposto ad impegnarsi.
Dipiazza  parla all' inizio di un Fondo del Dubai e dopo, al minuto 30, parla invece  di "cinesi" che vogliono investire ! L’assessore Rossi, più realista, smorza gli entusiasmi dicendo che "non sono cose che succedono dall' oggi al domani": in realtà non c' è nessun investitore privato e nessuna concreta manifestazione di interesse.
L' unico interesse che qualcuno ipotizzava esserci stato era per l' area più pregiata: quella della Greensisam di Maneschi che voleva cederla.
Ma un non meglio precisato "fondo svizzero" è fuggito visti i costi stratosferici di urbanizzazione e le difficoltà burocratiche tipiche del sistema italiano.
Infatti quell' area strategica è bloccata e fonte di un contenzioso che può paralizzare tutto il comprensorio.

2) L' assessore Rossi ha ammesso che i costi di "urbanizzazione primaria" (fogne, elettricità ecc.) sono stati stimati in circa 140 milioni. E riteniamo che si tratti della parte esclusa l' area in concessione Greensisam perchè stime accurate indicavano in almeno 300 milioni  il necessario per  l' urbanizzazione primaria di tutto Porto Vecchio.
Dipiazza ha dichiarato all' inizio che dei famosi 50 milioni, solo 9 saranno destinati all' "urbanizzazione primaria" delle piccola parte riguardante il Polo Museale.
E chi mette gli altri 131 milioni (nemmeno sufficienti per tutta l' area)?

L' assessore Rossi ha detto chiaramente che i privati non possono farsene carico per non finire fuori mercato. Gli enti pubblici non li hanno... e allora?
Come sempre annunci facendo i conti senza l' oste !

3) Renzi nel maggio scorso aveva anunciato che entro il 2017 i famosi 50 milioni sarebbero già stati spesi in realizzazioni: finora non hanno impiegato nemmeno un cent. E lo stesso sarà per il resto dell' anno e per il 2018 come emerge chiaramente da tutti gli interventi...
Russo in trasmissione ha ripetuto che gli investimenti arriveranno a 5 miliardi (5.000 milioni): finora si parla di 50 milioni come se fosse un trionfo, ma si tratta solo dell' 1%.
E il rimanente 99% chi lo mette, e quando?

4) Tutti nella trasmissione hanno dichiarato che devono essere realizzate anche nuove abitazioni, come se non bastassero quelle vuote in città, gli edifici e le aree abbandonate ed il calo del valore conseguente.
Hanno detto che devono aumentare gli abitanti tornando ad almeno 300.000. Come?
Fortuna Drossi, presente non si capisce a che titolo se non per candidarsi a un incarico nella "società di scopo", si spinge a dichiarare che avverrà come per il "Borgo Teresiano" di Maria Teresa.
Ma tutti dimenticano che gli abitanti di una città aumentano solo se ci sono opportunità di lavoro, soprattutto qualificato, non perche ci sono abitazioni o negozi disponibili.
I nostri ragazzi emigrano perchè cercano lavoro e opportunità, non perchè cercano casa.
Quindi lo sviluppo economico e il lavoro sono prioritari: è evidente.
Il Borgo Teresiano si è sviluppato per il grande impulso dato al Porto Franco da Maria Teresa, grande modernizzatrice, ed il conseguente bisogno di  magazzini e abitazioni.  E qui pensano di costruire partendo dal tetto invece che dalle fondamenta.
Del resto è lo sport nazionale di costruire “contenitori” e “cattedrali nel deserto” per piantarli lì inutilizzati: si pensi agli anni di abbandono del Magazzino 26, alla sottoutilizzazione del “Salone degli Incanti” e delle Scuderie di Miramare ecc.

Di modernizzatori tra i politici locali non se ne vedono: tutti a inseguire vetuste e anguste visoni di sviluppo legate a urbanizzazioni in chiave turistica.
Roba da anni '80, in tutt' altra situazione economica e della finanza pubblica, e da zone sottosviluppate: è ovvio che in un paesino alpino senza altre risorse che il paesaggio o a Pompei si pensi solo al turismo come motore economico ma Trieste non è Pompei, e nemmeno Cortina, Lignano o Venezia che si è ridotta a 55.000 abitanti malgrado le continue sovvenzioni.

Ridurre Trieste esclusivamente ad amena località dove si offrono servizi ai turisti, che provengono da zone ricche perchè produttive ed economicamente sviluppate, è anche moralmente degradante per il Porto dell' Impero, già ricco di industrie soprattutto navalmeccaniche e istituzioni assicurative e finanziarie.
Pensare che Trieste possa avere come motore di sviluppo il turismo invece della portualità con le sue ricadute industriali e finanziarie è semplicemente assurdo.

Trieste per troppi anni è stata colpita da una grave malattia che le aveva fatto dimenticare la propria identità e natura: una città nata e cresciuta intorno al Porto Franco che serve un hinterland europeo, che aveva sviluppato industrie navalmeccaniche e servizi assicurativi e finanziari come ricaduta delle attività portuali e logistiche.

In questo clima di “oblio di sé” una classe dirigente in cerca di facili consensi e guadagni ha inventato la teoria della “vocazione turistica” su cui focalizzare l’ attenzione,  il dibattito pubblico e le energie della città.
Con risultati magri visto che il vero problema, principale causa dell’ enorme calo della popolazione (un quarto in meno dagli anni’70), è il crollo delle opportunità di lavoro andato di pari passo allo smantellamento della cantieristica e navalmeccanica.

Sono decenni che parlano di urbanizzazione e uso turistico di Porto Vecchio ignorando il drammatico dato che solo il 9% del PIL locale è da industria, soglia pericolosamente bassa, mentre è del 21% in Friuli e 18,5% come media nazionale compreso l’Aspromonte.
Perfino Roma, la capitale del turismo e dei ministeri, ha il 13% del PIL da industria.

Il turismo a Trieste può dare un contributo allo sviluppo solo se è di qualità come quello congressuale e culturale: proprio quello che viene trascurato a favore di quello “nazionalpopolare” delle “spiagge di sabbia” e delle bancherelle.
Ma farne l’ argomento principale di ogni dibattito sulle prospettive di sviluppo economico e civile è pura demagogia.

Invece la “Nuova Grande Modernizzazione” di cui Trieste ha bisogno vitale passa, come ai tempi di Maria Teresa, per il Porto Franco Internazionale: "ricordiamoci il futuro".


Non solo per i traffici di merci e una funzione emporiale ormai declinante, ma con la fissazione nel territorio del valore aggiunto attraverso l’ uso dei vantaggi dei Punti Franchi doganali arricchiti dalla No Tax Area fiscale per favorire insediamenti produttivi, manifatturieri e Hi-Tech, di servizi avanzati, finaziari e di ricerca.
Con una sempre maggior influenza del Porto Franco Internazionale nell’ organizzazione del territorio.
E’ questo il nuovo modello di sviluppo che si sta affermando a Trieste e che va sostenuto.

Abbiamo, a differenza della storia infinita e priva di risultati della “turistizzazione” di Porto Vecchio, già i primi esempi concreti di utilizzo produttivo dei Punti Franchi con il Polo per la Robotica Subacquea della Saipem in Porto Vecchio, e con Freeway Trieste in seguito all’ accordo tra Autorità Portuale e Area di Ricerca che prevede i primi insediamenti ad alta tecnologia entro l’ anno.
Nell’ area Wartsila dovrebbe sorgere un nuovo Punto Franco con attività industriali e logistiche.
Per quattro strisce e una scritta “Porto Vecchio” in viale Miramare dopo due anni e mezzo ci sono stati osanna e alleluja in trasmissione: ma stiamo scherzando ?

Le zone e i punti franchi sono uno strumento moderno di sviluppo ampiamente usato a livello globale con oltre 3.000 zone franche che hanno prodotto 66 milioni di posti di lavoro. La Cina ha usato principalmente le Zone Franche e le ZES (Zone Economiche Speciali) per costruire il suo travolgente sviluppo e per realizzare le famose “Quattro Modernizzazioni”.
Non sono cosa per nostalgici ma per chi guarda ad un futuro in cui i nostri giovani non siano costretti ad emigrare o a fare i camerieri per i turisti provenienti da zone ricche e sviluppate.