RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 2 dicembre 2018

PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE: SECONDO IL CORRIERE I CINESI DI CHINA MERCHANT PORT HOLDING AVREBBERO VINTO LA CONCORRENZA DI PORTS WORLD DEL DUBAI, DELLA PSA DI SINGAPORE E DEL QUATAR PER PRENDERSI LA PIATTAFORMA LOGISTICA E PARTE DELLA FERRIERA - E' IN GIOCO ANCHE MOLO VII - UNA NUOVA LINEA FERROVIARIA TRIESTE/CINA - UN PROGETTO FARLOCCO PER VENEZIA -


Il Corriere della Sera di domenica 2 dicembre parla di grandi prospettive per il Porto Franco Internazionale di Trieste:
"una trattativa intavolata da uno dei più grandi terminalisti del mondo, China Merchant Port Holding, per rilevare una partecipazione rilevante dai soci italiani (il gruppo Parisi e la Icop) nel porto di Trieste tramite la società che controlla la cosiddetta «Piattaforma logistica», la più imponente opera in costruzione nel sistema portuale italiano. I cinesi avrebbero vinto la concorrenza dei singaporiani di Psa che controllano il terminal di Voltri a Genova, degli emiratini di Dubai Ports World e del fondo sovrano del Qatar interessati a prendere un’infrastruttura pensata per accogliere navi portacontainer, traffici di rotabili. Con fondali superiori ai 14 metri e il successivo raccordo con una grande piastra ferroviaria grazie agli investimenti immaginati da Rfi controllata da Ferrovie dello Stato. L’integrazione avverrebbe anche con una parte dell’acciaieria Ferriera di Giovanni Arvedi che si è detto disponibile a riconvertirla per ospitare container per le merci."

Noi sappiamo di trattative ancora non concluse che riguardano sia la Piattaforma Logistica che Molo VII e che coinvolgono alcune grosse imprese internazionali, principalmente Cinesi e del Dubai.
E' in ogni caso significativo che ci sia l' interessamento di molteplici grandi operatori internazionali: l' azione di marketing, e non solo, dell' Autorità Portuale è stata sicuramente efficace.

L' articolo parla anche di Venezia e di "
un investimento da circa 1,3 miliardi di euro finanziato dal general contractor cinese CCCC (China Communication Construction Company) per realizzare la «banchina alti fondali» davanti alla bocca di porto di Malamocco, un’area importante dove ora ci sono i cassoni del Mose da dover immergere come barriera per proteggere Venezia dall’acqua alta. Un progetto che i cinesi stanno studiando per capirne la fattibilità, un terminal on-shore di transito verso lo scalo di Porto Marghera."
A noi risulta si tratti semplicemente di un banale incarico di progettazione conferito utilizzando i 4 milioni già messi a disposizione nelle finanziarie degli anni scorsi.
Il tentativo sarebbe quello di resuscitare l' Off-Shore veneziano trasformandolo in On-Shore di cui non si capisce però l' accessibilità nautica visto che i fondali sono bassi e sabbiosi e anche scavando un canale sarebbero necessari continui dragaggi, anche dopo ogni maltempo.
Una palese stupidaggine senza futuro e certamente non un investimento di ben 1,3 miliardi.
4 milioni di soldi dei contribuenti buttati al vento.
Invece da fonte autorevole sappiamo che "La CCCC è stata spesso a Trieste, e non per chiacchierare".

Infine l’ articolo parla anche di ”una linea ferroviaria tra Trieste e Chengdu, passando per gli snodi logistici di Duisburg e Budapest.” E la cosa è attendibile tenendo conto sia dell’ accordo strategico con Duisburg raggiunto mesi fa sia, sia del collegamento esistente con l' Ungheria, sia delle le recenti visite ufficiali a Chengdu in Cina.

Ecco l’ articolo del Corriere (QUI):

Sui porti di Trieste e Venezia le mire dei colossi cinesi
Interesse per la bocca del Mose. La linea col Pireo. La ricerca su Ravenna

Primo indizio:
un investimento da circa 1,3 miliardi di euro finanziato dal general contractor cinese CCCC (China Communication Construction Company) per realizzare la «banchina alti fondali» davanti alla bocca di porto di Malamocco, un’area importante dove ora ci sono i cassoni del Mose da dover immergere come barriera per proteggere Venezia dall’acqua alta. Un progetto che i cinesi stanno studiando per capirne la fattibilità, un terminal on-shore di transito verso lo scalo di Porto Marghera.

Secondo indizio:
una trattativa intavolata
 da uno dei più grandi terminalisti del mondo, China Merchant Port Holding, per rilevare una partecipazione rilevante dai soci italiani (il gruppo Parisi e la Icop) nel porto di Trieste tramite la società che controlla la cosiddetta «Piattaforma logistica», la più imponente opera in costruzione nel sistema portuale italiano. I cinesi avrebbero vinto la concorrenza dei singaporiani di Psa che controllano il terminal di Voltri a Genova, degli emiratini di Dubai Ports World e del fondo sovrano del Qatar interessati a prendere un’infrastruttura pensata per accogliere navi portacontainer, traffici di rotabili. Con fondali superiori ai 14 metri e il successivo raccordo con una grande piastra ferroviaria grazie agli investimenti immaginati da Rfi controllata da Ferrovie dello Stato. L’integrazione avverrebbe anche con una parte dell’acciaieria Ferriera di Giovanni Arvedi che si è detto disponibile a riconvertirla per ospitare container per le merci.

Terzo indizio:
China Merchants Group,
 con base ad Hong Kong, ha avviato recentemente un centro di ricerca e sviluppo nel porto di Ravenna nel campo dell’ingegneria navale. Si tratta di un colosso che spazia dalla finanza all’immobiliare, dalla costruzione di autostrade alla realizzazione di piattaforme off-shore.

Quarto indizio:
Venezia ha appena inaugurato una linea settimanale per il traffico container con il porto del Pireo grazie ad un accordo con i cinesi di Cosco che controllano lo scalo greco dopo aver abbandonato quello di Taranto per i suoi fondali troppo bassi. Un’intesa che Pino Musolino, presidente dell’authority portuale di Venezia, ritiene il primo passo per lo sviluppo della nuova Via della Seta immaginata dal presidente cinese Xi Jinping.

Potremmo chiamarla la carica dei cinesi sui porti del nord-est.
L’eccellenza è il porto di Trieste che sta battendo tutti i record nella movimentazione merci insidiando i numeri di Rotterdam anche grazie ai benefici dei punti franchi che consentono lo snellimento di pratiche ed incentivi doganali. Racconta Zeno D’Agostino, presidente del sistema portuale di Trieste, che lo scalo giuliano è diventato il punto di riferimento di un’Europa che si sta allargando sempre più ad est. Un riferimento industriale per il mercato tedesco anche grazie ai 10mila treni-merci all’anno «che partono da qui». L’ipotesi ora è una linea ferroviaria tra Trieste e Chengdu, passando per gli snodi logistici di Duisburg e Budapest.