RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 18 dicembre 2021

LA RESISTIBILE ASCESA DI CICCIO P. - L’ ONOREVOLE PORTUALE DI TRIESTE E I SUOI SPONSOR, CON QUALCHE DUBBIO E PRECAUZIONE


La prima diretta video uscita dopo il Daspo di Pordenone a Ciccio Puzzer  per la fallita occupazione della Direzione Sanitaria dell’ Ospedale di Pordenone offre una plastica rappresentazione di cosa bolle politicamente in pentola con le iniziative No  Vax Pass in corso da fine settembre.
(Clicca QUI per la prima diretta video delle ore 18,56 e per la successiva dichiarazione di Puzzer delle 22,05 clicca QUI)

Nella diretta video ripresa in auto al rientro da Pordenone appaiono insieme:

A ) Il già noto onorevole BARONI  Massimo ex M5S e ora Alternativa partecipante al Commissione Dubbio e Precauzione guidato da Freccero,  e socio di “Generazioni Future” che organizza i suoi convegni..

B) Ugo MATTEI, fondatore della Commissione Dubbio e Precauzione e ormai quotidianamente


personaggio televisivo, nonché partecipante di punta ai convegni organizzati da “Generazioni Future

C)  La onorevole  Jessica COSTANZO anch’ essa ex M5S ora Alternativa e socia di “Generazioni Future

D)  CICCIO P.  il protagonista che fornisce la sua versione dei fatti e precisa che era all’ Ospedale di Pordenone per portare la solidarietà “dei portuali  e di TUTTI I CITTADINI ITALIANI (allargandosi un po’…)” ad alcuni operatori sanitari che erano saliti accompagnati dalla Digos (che guarda caso li attendeva e li ha bloccati…) e dal loro avvocato (non si sa mai…) per presentare una denuncia (non preparata ma stranamente scritta sul momento…) riguardante la presenza al lavoro di “colleghi non vaccinati che mettono a repentaglio la salute dei pazienti”: insomma era solo una buona azione da fanatici pro-vax (che sembra tanto una tesi difensiva consigliata da un avvocato casualmente presente: infatti non è stata capita da molti fans ed ha richiesto una lunga spiegazione) !.
Malauguratamente la Questura, che li aveva intercettati sulle loro chat  dalla sera prima, aveva stracapito le loro buone intenzioni…povere "vittime della Dittatura"!

Insomma nel video vediamo due onorevoli attuali e due futuri onorevoli come scappa detto seriamente all’ on. Baroni al minuto 53,30  dove auspica che Ciccio P. e Mattei vengano eletti da un partito col 20/25% dei voti (Qui).
Abbiamo il Dubbio che a questo mirino e per questo lavorino da fine settembre: questo il progetto politico che curano e sostengono anche finanziariamente.

Tre indizi fanno una prova” come diceva il detective Poirot  nei romanzi di Agatha Christie.
Oltre alla diretta video sopracitata aggiungiamo altri tre indizi:

1) Fin dall’ alba del 15 ottobre, il primo giorno, tra i primissimi manifestanti si aggiravano tre parlamentari: 

l’ on. BARONI MASSIMO ENRICO eletto a Roma, l’ on. CABRAS PINO eletto in Sardegna e il sen. CRUCIOLI MATTIA eletto a Genova, tutti di Alternativa, gruppo misto, ex M5S vicini a Dibbattista. Hanno salutato Ciccio che già conoscevano come dimostra il loro stesso video. Nessuno sembra essersene accorto fino alla nostra segnalazione del 30/11(QUI).

2) L’ on. BARONI si è fatto carico dei Tour di Ciccio P. in giro per l’ Italia e in particolare lo ha accompagnato a Torino al primo convegno


del 10 novembre insieme al sopracitato Mattei, Freccero ecc. che hanno dato vita alla  Commissione Dubbio e Precauzione che è semplicemente un partito in gestazione (QUI).

3) L’ ambiente -

Riferisce “La Stampa” che alla richiesta se sia possibile intervistare i presenti al succitato convegno del Comitato Dubbio e Precauzione, la risposta degli organizzatori è stata «prima le altre testate». Ad esempio? «Byoblu», il portale che ha sostenuto l’esistenza del complotto del «Piano Kalergi» sull’immigrazione nonché numerose tesi riduzioniste o negazioniste  della pandemia, sulle quali ha pubblicato anche libri di successo come “Eresia(QUI).
Byoblu, sito di riferimento per l’area no vax pass, è diretto dal fondatore Claudio MESSORA, ex-M5S e già responsabile della comunicazione dei M5S del Senato, ed ha collaborato per tre anni in TV – Rai 2, con il parlamentare ex M5S Gianluigi PARAGONE, sostenitore di Ciccio P e venuto apposta a Trieste.

Del resto questo ambiente ex-M5S  non è estraneo a Ciccio che era iscritto alla Piattaforma Rousseau del M5S e poteva votarne le decisioni.
Inoltre il CLPT a guida Puzzer si riuniva alla Ludoteca, dove aveva a disposizione una sala, fondata e gestita dalla allora M5S Paola Sabrina SABIA, acerrima rivale di Paolo Menis per la fallita candidatura a Sindaco di Trieste nel 2016, e  ora accesa sostenitrice dell’ azione di blocco al Varco 4 del porto (QUI)
nonché moglie dell'europarlamentare del MoVimento 5 Stelle Marco Zullo che, già esperto di scie chimiche, ora fa convegni con quel ex magistrato Paolo Sceusa che troviamo in tante manifestazioni e comizi dei no vax pass: anche al No Paura Day del 14/11 a Trieste insieme a Ciccio Puzzer e Carlo FRECCERO già direttore di Rai2 e ora portavoce ufficiale nazionale del Comitato Dubbio e Precauzione (QUI) 

E’ noto che il MoVimento del comico Grillo ha fatto entrare nelle istituzioni una massa di cultori di teorie strampalate, di cui la pasionaria no vax on. Sara Cunial è esempio, insieme ad alcune persone serie che hanno convissuto fino a che l’ emergenza pandemica ha obbligato a scelte drastiche divergenti.

Insomma si sta costituendo un movimento/partito politico No Vax Pass con gli ex del M5S che non sanno come altrimenti rientrare in parlamento  e in altre istituzioni, con intellettuali che fanno discorsi accademico - giuridici astratti sulla pandemia come se ci fosse una conferenza  universitaria  e non un emergenza sanitaria, operatori dell’ informazione della stessa area ex M5S, leaders di mobilitazioni popolari come Ciccio nostro (se riesce a non sputtanarsi troppo rapidamente) e complottisti / "s’ciopai" vari.

Quello dei milioni di non vaccinati, scettici e no green pass è un mercato vergine e abbastanza esteso per prosperare politicamente e non solo politicamente.
Un universo di creduloni che già spende molto per cure sciamaniche, rimedi inutili di medici border-line e psicoterapie strampalate  per i mali della vita e del Covid: da spennare metaforicamente e materialmente anche con le sempre più diffuse raccolte fondi “per la causa” e donazioni.

Quello dell’ ambiente sopradescritto è il “progetto politico” più strutturato ed avanzato ma non dimentichiamo che, in parte sovrapposto, vi è anche l’ ambiente della destra estrema, nelle varianti sovranista alla Forza Nuova / Casa Pound , cattolico integralista alla mons. Viganò
che nel vaccino vede uno strumento di Satana/Grande Reset e dei coordinamenti patriottici no vax nelle Forze dell’ Ordine e Armate (vedi manifestazione di Redipuglia),  che abbiamo visto abbondantemente in azione in Piazza Unità per giorni e che ha la sua espressione nel Coordinamento 15 Ottobre che vede Ciccio tra i fondatori.
Ciccio P. , per Dubbio e soprattutto per Precauzione, mantiene intensi rapporti anche con loro avendo una notevole abilità a giocare su più tavoli per mantenere alta la propria visibilità e “bacino di utenza” trasversale per il proprio tornaconto.

Ma si sa che a giocare su troppi tavoli si rischia di finire sotto il tavolo.


 “A pensar male si fa peccato ma quasi sempre si indovina” diceva Andreotti che se ne intendeva.
La visibilità rende parecchio, non solo in termini di gratificazione dell’ ego, ma anche di tornaconto sia politico che monetario.
E Ciccio P. è stato baciato in fronte da questa fortuna che sta capitalizzando ed alimentando: perché anche le azioni negative servono, purchè se ne parli.

Lo vedremo anche deputato oltreché Leader
Nazionale di molteplici e cangianti Comitati e Coordinamenti? Riceverà altri aiuti oltre ai taxi gratis o ai pacchi di regali ?
Ciccio nega ma spesso ha cambiato posizione repentinamente: vedi anche le manifestazioni  a Trieste del 22 e 23 ottobre prima convocate e poi annullate, la fondamentale Gita all’ Onu di Ginevra (poi degradata a inutile “scatola vuota”) cui dichiaravano di essere  “accreditati” ma dove non sono riusciti nemmeno a entrare, la Grande Manifestazione Internazionale dell’ 11 dicembre al confine di Gorizia propagandata con fanfare come strategica e cui non si è nemmeno presentato, limitandosi a una telefonata, quando ha visto che c’ erano solo 300 persone.

Quando  sabato 16 ottobre al Varco 4, dopo aver annunciato per conto del CLPT  la fine del “Presidio” ha intuito che continuando a oltranza avrebbe invece aumentato a dismisura la propria visibilità personale nazionale, a discapito del porto e dei colleghi, ha  cambiato posizione e scelto di affrontare con grande clamore  lo sgombero, che tutti sapevano inevitabile, e di iniziare una carriera nazionale “in nome del popolo italiano” che da allora ha nominato continuamente.

Ci si consenta di avere il Dubbio che non farà più il portuale e la Precauzione di informare  i lettori della sua carriera politica nazionale.

E noi volentieri, nella nostra insignificante piccolezza, modestamente contribuiamo alla sua visibilità e carriera politica italiana, lieti che vada a fare danni altrove.
Perché a Trieste ha già fatto terra bruciata intorno a se e soprattutto nel Porto dove non conta più niente malgrado gli sforzi con il fantomatico “Comitato Resistenza Porto Trieste” che rilascia misteriosi comunicati che vengono presi sul serio solo fuori dal porto e fuori da Trieste dove la notevole mobilitazione "No Green Pass" si è dimostrata un fuoco di paglia.

E siccome a Trieste sono rimasti in pochi hanno convocato per l' antivigilia di Natale una ADUNATA DI TUTTI GLI ITALIANI a al Varco 4 del Porto che è zona vietata alle manifestazioni.
Riteniamo questa una mossa disperata per avere visibilità nazionale e una provocazione che anche nel termine "Adunata degli Italiani a Trieste" è di stampo fascista.
Clicca Qui per la nostra immediata presa di posizione pochi minuti dopo la diffusione su canali Telegram della convocazione:
"ORMAI SONO IMPAZZITI : CONVOCATA UNA "ADUNATA" IL 23 AL VARCO 4 DEL PORTO (AREA VIETATA ALLE MANIFESTAZIONI)
STA GIRANDO SU TUTTI I CANALI TELEGRAM NAZIONALI.
Questi sciagurati vogliono far militarizzare la città e provocare disordini per fare le vittime della "dittatura" e aumentare la loro visibilità.
Proprio l' Antivigilia di Natale e in giorni cruciali per il commercio e la cittadinanza.
L' "Adunata degli ITALIANI" a Trieste è anche nei temini roba fascista. BASTA ! SIA REPRESSA DURAMENTE !
Se vogliono suicidarsi facciano pure buttandosi dalla Costiera ma basta danni materiali e di immagine al Porto e a Trieste.
I portuali triestini, appena provati dalla morte di un lavoratore, sono citati come destinatari di questo "aiuto": si dichiarino pubblicamente estranei e contrari a questa follia per contribuire a disinnescare questa provocazione.
Rinascita Triestina".



Una settimana di flop a dicembre 







giovedì 9 dicembre 2021

A CHE GIOCO GIOCHIAMO ? NEL WEEK END I NO VAX PASS CONVOCANO MANIFESTAZIONI IN ZONE VIETATE COME IL VARCO 4 DEL PORTO E PIAZZA UNITA’E ANCHE AL CONFINE DI GORIZIA, DOPO QUELLA A REDIPUGLIA NON AUTORIZZATA E MENTRE EMERGONO GIRI DI SOLDI E DI FINANZIAMENTI POLITICI.

Ci sono nuove domande da porsi dopo le prime che abbiamo già evidenziato in ottobre QUI
Lasciamo parlare i fatti:

--- 8/12 Redipuglia manifestazione dell’ "interforze  OSA" con militari e poliziotti presenti, dicono.  Propagandata da Ugo Rossi che esplicitamente cita l’ Interforze OSA e in cui si respirava aria nazionalista e di estrema destra. Clicca QUI.
    N.B.  Il Presidente del Coordinamento 15 ottobre, fondato da Ciccio Puzzer, è Roberto Perga che si è sempre qualificato ufficialmente come “membro INTERFORZE OSA” (QUI).
Ciccio Puzzer  continua ad avere pubblicamente legami con il 15 Ottobre e si rilanciano reciprocamente i post .
Sempre Ciccio ha presenziato sia alla presentazione del “comitato scientifico” della 15 ottobre a Milano (QUI) sia alle riunioni a Torino di quello che da ieri si chiama Comitato Dubbio e Precauzione con Freccero e altri e che è l’ embrione di un partito NoVaxPass (QUI).

---  L’  8/12 a Non è l’ Arena il medico no-vax pentito Bacco parla apertamente di grossi giri di soldi e di finanziamenti politici alle piazze no-vax (va vista: CLICCA QUI). Ed è annunciata un’ inchiesta la prossima settimana.
 E’ significativo che Bacco faccia parte della Segreteria Nazionale del FISI che è il sindacato che ha convocato lo sciopero cui ha aderito il CLPT a guida Puzzer e che è sfociato nei disordini al porto.
Della medesima segreteria nazionale di  5 persone del  sindacato farlocco FISI, che ha sede nazionale a Eboli (Salerno), fa parte Dario Giacomini comparso ufficialmente al fianco di Puzzer dopo lo sgombero del Varco 4 e che con lui ha fondato il Coordinamento 15 Ottobre di cui è vicepresidente mentre presidente, è Perga, membro interforze OSA.

Del resto da dove venissero i soldi se lo sono chiesti in tanti quando hanno visto il costoso palco abusivo in p.zza Unità con gli amplificatori e il proiettore di ologrammi della Madonna.
Qualcuno è stato denunciato per questo palco abusivo che Ugo Rossi sosteneva essere stato autorizzato "verbalmente"?

Il prossimo week end sono state convocate sui social le seguenti manifestazioni, malgrado ci sia un diffuso malcontento in proposito anche con motivazioni sanitarie

   1)  In piazza Unità, vietata,  con la formula furbacchiona di “prendiamo un caffè" (con slogan)(QUI).

   2) Al Varco 4 del Porto, ugualmente vietato, in ricordo dello sgombero (QUI).       Un posto decisamente sconsigliabile per manifestare sia perchè vi passano grossi mezzi commerciali sia perchè è legittimo diffidare delle intenzioni reali visti i precedenti.


   3) Al confine della Casa Rossa di Gorizia, con Perga e Puzzer, che forse non è vietato ma è un posto delicato da sempre anche per le manifestazioni nazionaliste avvenute in passato (QUI).

  4) Lunedì 13 è annunciato uno sciopero del Green Pass sia dei lavoratori che studentesco, con presidio mattutino in Largo Barriera.(QUI).

      A noi piacerebbe sapere  a che gioco si sta giocando e se le istituzioni intendono  lasciarsi sfidare ulteriormente. 
Anche perché qui alcuni se ne fregano apertamente dei divieti e delle precauzioni mentre altri si prendono multe per banalità.
    
E anche per capire cosa ci sta dietro a tante mobilitazioni, tour e trasferimenti sia perché le azioni si giudicano dai risultati e non dalle buone intenzioni, sia  perché come diceva un saggio: “oltre a un certo livello nulla avviene spontaneamente: ci vuole il pastore e ci vogliono i cani” e se ci sono palchi pure i soldi.

 Il dott. Bacco svela il giro di soldi dei No Vax: CLICCA QUI



venerdì 26 novembre 2021

VACCINO ANTICOVID - LA LETTERA DEL PROF. GIANFRANCO SINAGRA METTE FINE ALLE POLEMICHE: VACCINATEVI TUTTI !

 

"Gianfranco Sinagra è il Direttore del Dipartimento Cardiovascolare dell’ ASUGI e dell' Università di Trieste, e dirige personalmente quel centro di assoluta eccellenza mondiale che è il Polo Cardiologico di Trieste.
E’ un medico molto noto e stimato a Trieste  sia per le sue capacità professionali che per la sua umanità e impegno sociale.
Chi gli ha affidato la propria vita, perché di questo si tratta in cardiologia, ne ha sperimentato la competenza e serietà ed ha maturato grande stima e tanta fiducia.
Vi invitiamo a leggere e dopo questa lettura nessun comportamento antisociale è più giustificato.
Il discorso medico è chiuso e basta polemiche da bar di gente incompetente.
Se qualcuno vuole fare politica sulla pelle delle persone se ne assumerà le conseguenze.
La redazione di Rinascita Triestina"


LA LETTERA del prof. Sinagra:

- Lo stupore e l’amarezza di fronte a una situazione di caos in cui non vengono rispettate le regole di una comunità -

Paure da giustificare e governare ma nel rispetto della vita altrui

C’è’ qualcosa di molto grave, profondo, distruttivo e deludente che sta accadendo e che mina le libertà fondamentali, la vita, la verità e il rispetto che si deve alla società e a tutti i deboli e bisognosi di cure.

Non mi stupisco dei morti che ci sono stati e che continuano a esserci, ma dell’indifferenza con cui alcuni accettano che il virus possa uccidere.
Non mi stupisco della gente comune che alcune cose non le ha studiate, ma di coloro che operando in sanità narrano una dispercezione della verità che non rende giustizia dell'atmosfera caotica, dei pressing esasperati sulle organizzazioni e sugli operatori.
Mi stupisco del silenzio sugli operatori sanitari contagiati, ammalati e morti.
E’ vero che il Covid si aggiunge spesso a situazioni di fragilità favorendo la morte ma non è vero che non esistano i morti per Covid come non è vero che la morte non ha coinvolto i giovani come non è vero che chi è morto aveva sempre gravi malattie associate.
Non mi stupisco che i Pronto Soccorso si riempiano o i posti letto scarseggino in certi periodi dell’anno.
Ma riempirsi in epoca pandemica è tutt’altra cosa perché devi difendere i percorsi e devi impedire che recarsi in ospedale si trasformi nell’infettarsi dentro l’ospedale.
Ma cosa c’entra la riaffermazione della mia libertà, delle mie convinzioni, con lo spazio che si deve dare ai diritti della comunità, alla difesa di tutte le libertà fondamentali, al diritto di essere curato, al diritto di studiare, di lavorare, di avere giustizia, di crescere e di ripartire?
Ma che coerenza c’è fra reclamare la libertà personale e i giusti diritti dei lavoratori e lasciare scoperti turni di lavoro dentro gli ospedali?
Un io contrapposto al noi che però coarta lo spazio etico dei doveri verso gli altri.
Non mi stupisco di saperi piatti, massificati e superficiali proposti come verità a persone semplici, spesso frustrate da ingiustizie.
Mi stupisco dei comportamenti che mentre reclamano libertà e rifiuto di supposte dittature, bloccano la vita, il traffico, gli ospedali, le scuole.
E mi stupisco che ciò possa accadere in nome di un equivoco di libertà, nel silenzio di chi è già stato malato, di chi ha vissuto il dramma della morte o il rimorso di aver infettato altri.
Mi stupisco di chi ha scelto di studiare con metodo scientifico per promuovere la vita e la salute e poi esercita rifiuti e assume comportamenti che rischiano di sottrarre cure, allungare i tempi d’attesa per gli interventi chirurgici.
E gli esposti a complicanze per effetto di tempi all’intervento che si allungano?
E i pazienti oncologici che combattono la loro guerra con i tempi di progressione della malattia?
Questo è il frutto della libertà?
 Questo è pensare a un futuro di crescita, produttività, serenità e gioia?
Sono incredulo e deluso.
Ci vorrebbe uno scatto d’intelligenza, di coraggio e di verità.
Non questa bolla illusoria di protesta paralizzante destinata a generare ulteriore sofferenza e depressione degli animi e delle attività.
Ho rispetto, sincero, per tutti e per il disagio e la libertà di pensiero di tutti.
Ma quello che sta accadendo è incomprensibile e assurdo.
Sono triste e deluso per tanto allontanamento dalla verità, dalla cultura e dal rispetto per la vita e i bisogni di tutti.
Il 20 per cento degli accolti per infarto miocardico non è vaccinato. Avete idea di cosa voglia dire, in termini organizzativi e di risorse, curare un infartuato di cui non si conosce il tampone, procedendo per salvargli la vita, proteggendosi per curare anche gli altri degenti e quelli che dopo arriveranno?
Stiamo curando tutti allo stesso modo senza alcuna distinzione o esitazione, ma ripercussioni ci sono perché a un ammalato Covid o sospetto tale, isolato, bisogna destinare risorse da sottrarre agli altri pazienti.
Nel mese di giugno-settembre 2019 nel territorio di Trieste e Gorizia sono state osservate 12 fra pericarditi e miocarditi. Si tratta di una possibile sottostima. I numeri nello stesso intervallo temporale nel 2021 sono stati 18, solo sei dei quali riconducibili temporalmente alla vaccinazione. Tre casi erano di miocardite. Sei casi totali di cui tre miocarditi in un territorio di circa 350 mila abitanti in quattro mesi, meno di cinque miocarditi temporalmente riconducibili a vaccini Covid-19 per 100 mila abitanti in un anno (stima in eccesso), tutte clinicamente lievi e sostanzialmente senza esiti, contro gli stimati 10-40 casi/100.000/anno descritti in letteratura extra pratiche vaccinali estensive.
Questi sono i numeri. Non opinioni o ideologie.
Riconosco il valore del rispetto delle regole per governare la convivenza civile.
Dobbiamo proteggere e informare le persone guidandole sulla base di fonti attendibili ed evidenze, non di congetture.
Le paure sono umane, vanno comprese e governate, considerando anche le ragioni della comunità, della vita, del lavoro e del futuro.
Perché la vita degli altri è la nostra vita e deve avere un posto importante nelle nostre scelte.
Come medico mi è intollerabile l’idea che la scelta di un singolo possa porre in pericolo la sua vita e quella degli altri o che si debba curare una malattia prevenibile con i vaccini nelle sue manifestazioni più gravi e rischiose.
Ho sentito spesso parlare degli esiti a distanza dei vaccini a mRNA: nessuna evidenza solida.
So però quanta vita hanno generato vaccini ben più impegnativi in altri ambiti.
Vita, non morte o disabilità.
Non sento invece parlare adeguatamente degli esiti a distanza della malattia Covid, che abbiamo imparato a conoscere, talvolta altamente invalidanti.
Ciò che sta accadendo sembra a me una incomprensibile follia che coinvolge tragicamente persone, famiglie, relazioni, professionisti, organizzazioni e credito per la Scienza.
Vacciniamoci e rispettiamo le regole di protezione, igiene e distanziamento.

GIANFRANCO SINAGRA
Direttore Dipartimento Cardiovascolare Asugi e Università di Trieste
Trieste 25/11/2021 lettera pubblicata originariamente sul Piccolo

--- Clicca QUI per un Video del prof. Sinagra del 16/4/21 sul vaccino anticovid 

--- Clicca QUI per un Video del prof. Mauro Giacca ordinario di Biologia molecolare all'Università di Trieste, nonché direttore della componente italiana del Centro internazionale di ingegneria genetica e biotecnologie (Icgeb) di Trieste.

mercoledì 10 novembre 2021

TRIESTE NO-VAX-PASS: CRISI DELLA RAGIONE (TRASVERSALE) – I BAMBINI NON GIOCHINO CON LE BOMBE (SOCIALI) - La Sinistra No Green Pass -

Siamo arrivati all’ invocazione di leggi speciali nazionali da parte del Sindaco di Trieste (clicca QUI) che appartiene a quella destra che a lungo ha flirtato con le aree prima ostili alle chiusure e poi al Green pass. E non dimentichiamo le sparate di Salvini e Meloni sugli “idranti contro pacifici portuali” (che erano in 15 contati durante lo sgombero) con richiesta di dimissioni del Ministro dell’ Interno.

Ma stavolta la richiesta di fare come ai tempi delle BR avviene tra gli applausi delle categorie economiche e gran parte dei cittadini. 

Si sta realizzando il peggior scenario politico che avevamo prospettato dal momento in cui il movimento No-Greenpass e il Comitato che lo convoca avevano scelto di scagliare la forza di questa “bomba sociale" contro il Porto Franco Internazionale di Trieste con l’ intenzione di bloccare a oltranza il motore economico della nostra città.
Eppure doveva essere ormai nota a tutti la valenza geopolitica, oltrechè economica, del nostro porto: almeno da quando gli USA si sono messi di traverso alle “Vie della Seta” ribadendo che è un porto Nato in cui non possono prevalere logiche di business.

A nulla era valsa la minaccia di dimissioni del Presidente D’Agostino, di cui il "Coordinamento No-Greenpass di Trieste" sembrava non essersi nemmeno accorto, mentre chiamava a raccolta migliaia di persone estranee al porto al Varco 4.

Come a nulla varranno gli appelli dei medici oggi in prima

pagina sul Piccolo.

Come a nulla servirà far notare ai No Vax che i malati ospedalizzati e le costose cure domiciliari, prima durante e dopo per mesi, renderebbero molto di più a Big Pharma del guadagno sui vaccini immunizzanti.

Ormai siamo alla crisi della ragione su tutti i fronti.
Riportiamo due passi che ci riguardano di  un intervista del prof. Marco Revelli, sociologo e storico (clicca QUI per l’ intervista completa) 

- "Professore, oggi Roberto Dipiazza, sindaco di Trieste, ha invocato sul Corriere “leggi speciali come ai tempi delle Br” per le manifestazioni No Green Pass. “A mali estremi, estremi rimedi”, ha detto. Che ne pensa?

“In questo caso direi che chi semina vento raccoglie tempesta. Il primo cittadino di Trieste appartiene a quella destra che a lungo ha flirtato con le aree prima ostili alle chiusure e poi al Green pass. Il fatto che ora invochi misure da guerra civile mi sembra quantomeno fuori dalle righe”.

Intanto No Vax e No Pass continuano a riempire le piazze italiane.

“Con loro il dialogo è impossibile: l’uso della razionalità e la logica generalmente condivisa falliscono. Questo accade perché destituiscono di valore i numeri, i nessi logici e le affermazioni scientifiche senza badare ad alcuna evidenza empirica ma sulla base di un mero principio di diffidenza. Se sostengono che tutti i dati sono falsificati e che tutte le autorità mediche non sono credibili e ad essi preferiscono l’evocazione di ‘elementi magici’ o di guru discutibili, non si può sperare di arrivare a un punto di mediazione”.-

La situazione è pericolosa e si sta consegnando Trieste a una massiccia "reazione d' ordine" guidata dalla spregiudicata destra nazionalista istituzionale dei Dipiazza, Fedriga e Savino (Camber).

Con il rischio concreto che dopo questo affondo, servito su un piatto d’ argento, e rafforzata politicamente  arriverà a controllare tutti gli snodi strategici: Porto Vecchio, Porto Nuovo, Urbanistica e “quant’ altro…”:

Ci sono responsabilità pesanti a sinistra PURTROPPO: sia quella che ha partecipato attivamente al movimento No Green Pass Triestino, sia quella che è stata alla finestra a guardare - senza intervenire - le clamorose idiozie messe in atto a partire dallo sciagurato “Blocco del Porto” che ha segnato il punto di svolta e di non ritorno.
Poi arrivato alla manifestazione, con ennesima chiamata di gente da fuori, con coda di incidenti del 6 novembre.
E poi ci saranno altre manifestazioni e la nota spirale “repressione / sdegno/ lotta alla repressione / repressione più dura” e così via… come da già evocati dal Sindaco “anni di piombo” però ovviamente all' acqua di rose.

Molti hanno notato con sorpresa che fra i denunciati organizzatori della manifestazione del 6 novembre, nonché speaker che hanno dato il via libera al maldestro tentativo di sfondamento di p.zza Unità, ci siano un ex-anarchico e la sua compagna.
Alcuni avevano notato che tra i partecipanti alle prime manifestazioni No Green Pass c’ era la Candidata Sindaco di “Sinistra In Comune e Verdi” che la commentava entusiasticamente su Facebook già in campagna elettorale (clicca QUI) e avranno anche notato la presenza di militanti sia della "sinistra radicale" che si presenta alle elezioni, sia di quella astensionista alle varie manifestazioni e presidi No Vax Pass.

Ebbene va detto che la “sinistra radicale” con varie sfumature ha avuto un ruolo determinante nella nascita e nella crescita del Comitato No Green Pass di Trieste e nello sviluppo e scelte catastrofiche del movimento No Vax Pass.
Ruolo pienamente rivendicato come vedremo.
Compreso quella di puntare, vantandosene in TV, ad “arrecare gravi danni economici” al porto e alla città.

E va detto che altre formazioni di sinistra hanno preferito tacere o perché non hanno capito nulla del ruolo strategico del Porto Franco Internazionale di Trieste anche sul piano geopolitico oltreché economico, o perchè stanno sottovalutando quello che sta accadendo ritenuto meno importante del loro "business as usual", o perché imbarazzate dalla presenza dei “compagni” cui era meglio lasciare spazio ”per evitare di lasciare il movimento alla destra”.

Afonia su tutta questa vicenda che sta sconvolgendo Trieste da settimane essendo il fatto sociologico e politico più rilevante da decenni.
Abbiamo visto un solo comunicato emesso con evidenza: quello che contesta la chiusura di P.zza Unità alle manifestazioni (clicca QUI) e due o tre post Facebook insignificanti non ripresi dalla stampa. Non si capisce perchè il dettaglio finale del divieto di manifestazione in P.zza Unità sia più importante di tutto quello, di peso ben maggiore, che ha portato a questo risultato.
Chissà cosa si dirà adesso che il Governo ha preso provvedimenti restrittivi in tutta Italia grazie anche agli ormai famosissimi "Fatti di Trieste".

Non solo, ma la “sinistra alla finestra” non  ha nemmeno preso posizione sull’ Appello per Trieste che ora ha superato le 62.000 firme (su 175.000 abitanti adulti) solo su internet e contro cui si scagliava lo speker della manifestazione di sabato 6 definendola “ la petizione della “Trieste bene” mentre è l’ unica iniziativa ragionevole di massa che si vede da mesi (clicca QUI).

Si trova in rete la minuziosa descrizione, dall’ interno, della presenza di questa "sinistra radicale" sia nella formazione che nella gestione del "Coodinamento No Green Pass Trieste" e del movimento suscitato.
E’ pubblica e a disposizione di tutti da tempo.

1) Dalla nascita all’ ideona di bloccare il porto per "fermare l’economia per essere ascoltate/i" clicca QUI .

2) Dal Blocco fino a prima della manifestazione del 6  clicca QUI .

Siamo stupefatti  che in tutta questa descrizione minuziosa non ci sia nemmeno un cenno alla minaccia di dimissioni, in caso di blocco del porto, del Presidente D’ Agostino per cui mezza Trieste un anno prima era scesa in piazza.

Siamo basiti leggendo che 
la sera di sabato 16, di fronte a un comunicato del CLPT che sostanzialmente dichiarava chiuso il presidio e annunciava la ripresa del lavoro, il Coordinamento No Green Pass di Trieste, ha imposto la prosecuzione a oltranza, insieme ad altri presenti, tra cui personaggi chiaramente ambigui, del tutto incurante delle conseguenze.

Siamo allibiti leggendo come vi sia piena coscienza delle infiltrazioni avvenute e si prosegua come nulla fosse. Per le nostre precedenti segnalazioni clicca QUI.
Riguardo alla natura intrinsecamente di estrema destra del movimento No Vax invitiamo a leggere un articolo di Sergio Bologna: clicca QUI

Leggendo abbiamo ricordato, oltre al periodo torbido della “strategia della tensione” anche un manifesto che si vedeva negli anni 50: quello che metteva in  guardia i bambini dal giocare con le bombe.
                                                                                               
Qui si sono trovati casualmente a fare da innesco a una (prevista e attesa da molti) “bomba sociale” 
che si 

è formata sottopelle come un bubbone in anni di crisi prima finanziaria e poi pandemica, illudendosi di saperla maneggiare neanche fossero il Partito Bolscevico di Lenin…mentre erano solo "apprendisti stregoni".


Invitiamo a leggere i resoconti segnalati sopra di cui qui evidenziamo solo alcuni passaggi partendo dal periodo più recente:

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La situazione in queste fasi ha quindi iniziato a compromettersi. Il Coordinamento No Green Pass di Trieste, la realtà locale che aveva cominciato e lavorato nelle mobilitazioni di massa dell’ultimo mese e mezzo, è in assemblea permanente nel tentativo di gestire la situazione in evoluzione. Anche perché dal sabato ha iniziato ad affluire in porto un popolo da fuori (con parole d’ordine e linguaggi estranei alle piazze triestine) che lentamente ha modificato le istanze e la rappresentazione della mobilitazione triestina contro il green pass.  

-- "In questa situazione anche il fronte dei portuali ha iniziato a diversificarsi. Con un colpo improvviso il CLPT (il sindacato autonomo dei portuali che aveva avuto un ruolo di avanguardia nei portuali insieme al suo rappresentante Puzzer) nella giornata di sabato emette un comunicato in cui sostanzialmente, anche se con linguaggio ambiguo, dichiara esaurita l’esperienza del presidio e il rientro al lavoro.
La reazione dei presenti, ma anche del Coordinamento No Green Pass di Trieste, è immediata: non può passare la resa.
Dopo un’assemblea fiume, arriva il dietrofront di Puzzer, che però in questo modo incrina i rapporti all’interno del CLPT, da cui infatti il giorno dopo si dimette per sollevare il sindacato da qualsiasi responsabilità.  
Il Coordinamento No green Pass fa uscire subito un comunicato in cui conferma la protesta a oltranza”


---“ il Coordinamento 15 Ottobre (nome, da quello che ci viene riferito, suggerito dalla digos) che, intestandosi la protesta, diviene anche l’interlocutore con le istituzioni. Entrano a farne parte, oltre a Puzzer e a due persone legate all’ambiente triestino delle proteste contro il lasciapassare, altri due personaggi ambigui calati dall’esterno: Roberto Perga (del Coordinamento Interforze OSA (???NdR), mai visto o sentito prima a Trieste) e Dario Giacomini (medico vicentino esponente di primo piano dell’Associazione ContiamoCi e candidato alle elezioni politiche del 2013 con Casapound) (NdR : Non hanno notato il fatto più importante: è nella Segreteria Nazionale del sindacato farlocco di destra FISI di Eboli (Salerno) che ha proclamato lo sciopero  contro il green pass cui ha aderito il CLPT gestione Puzzer e che è strumento di infiltrazione di destra in tutta Italia) . Sembra che tutto accada perché queste persone si trovano al posto giusto nel momento giusto ( Ma và? NdR). Si tratta di un torbido tentativo di prendere il controllo della piazza (NdR Buongiorno!e soprattutto manovrarla, viste le pressioni sempre più forti da parte istituzionale. Pare proprio che quello che stia accadendo, ormai decisamente fuori controllo, spaventi un po’ tutti.


---“Da una parte e dell’altra del blocco di polizia (che sigilla il varco) sono in corso due presidi. Uno, sul lato verso il centro città, è composto da gruppi veneti e altri elementi sparsi, ed è assolutamente tranquillo anche se determinato a non mollare il simbolo della protesta, il porto. Dall’altra parte si assesta un gruppo con forti infiltrazioni neofasciste: qui il blocco è duro, con barricate e risposte che tengono a distanza la polizia.  

---“In Piazza Unità, invece, il presidio permanente improvvisato ha contorni abbastanza surreali. Dominano i gruppi ultracattolici provenienti dal Veneto (che - approfondendo - sono alla testa dei movimenti contro il green pass in quella regione)”
(NDR ricordiamo la devota lettura del messaggio di mons. Viganò da parte di Puzzer clicca QUI per il video e QUI per il video di una predica di Viganò) 

GLI INIZI
---“Le assemblee del nascente comitato No Green Pass Trieste sono partecipatissime, lunghe, estenuanti, e si reggono su un equilibrio fragilissimo. Organizziamo turni di parola, restringiamo il limite di durata degli interventi e cerchiamo di moderare le discussioni per giungere a consensi o a votazioni a maggioranza, promosse esclusivamente per dirimere le questioni pratiche più urgenti. Nel coordinamento riconosciamo anche gruppi un po’ più organizzati, che fanno legittimamente il proprio gioco, pur quasi sempre nel rispetto delle regole imposte (no propaganda elettorale, mantenersi sui punti di critica condivisi). Dei fasci neanche l’ombra.

---“Il 13 settembre, dopo qualche intervento veloce, si muovono in corteo circa 1500 persone: la parola d’ordine è ormai NO al GREEN PASS.
A questa manifestazione, ne segue un’altra, il 20 settembre, rilanciata dalla stessa piazza e poi elaborata in assemblea. Qua avviene qualcosa di nuovo: il salto di qualità. Dopo la rottura del ghiaccio operata dal primo corteo, si presentano in piazza migliaia di persone: c’è di tutto, riconosciamo pezzi di indipendentismo triestino, sinistra diffusa, commercianti, operai, volti noti dell’estrema destra e della curva dello stadio, insieme a tutte quelle persone che si erano mobilitate nei mesi precedenti.”

---“Il CLPT aveva già iniziato a partecipare alle assemblee del coordinamento, rilanciando il bisogno ormai cresciuto in tutte/i di passare ad una fase successiva: fermare l’economia per essere ascoltate/i. Indicono quindi un’assemblea di portuali in cui capeggia il “se non può entrare in porto anche solo uno di noi perché sprovvisto di green pass, allora non entra nessuno”. All’assemblea vi partecipano anche persone attive nel coordinamento, e ci sono delle prese di posizione (anche se in quella sede non esplicitate in questi termini) di chiara solidarietà.”

Con poche parole nel resoconto viene liquidato il corteo anti-SIOT di cui non viene evidentemente compresa  la valenza geopolitica visto che gli stessi promotori, del giro di Puzzer, lo convocano con  l’ intento risibile di provocare l’ intervento della Germania.
Ecco l’ intervista tanto interessante quanto allucinata a Antonino Rizzo uno dei firmatari della richiesta di autorizzazione della manifestazione: clicca QUI 

--- “
Il corteo dei portuali (pochi ndrsi propone come obiettivo simbolico di finire in porto e di passare davanti alla SIOT, oleodotto fondamentale nell’economia del porto di Trieste, luogo di interesse strategico e protezione antiterroristica a seguito degli attacchi di Settembre Nero. Alla fine, la manifestazione non passa né davanti alla SIOT né si conclude in porto e vede un nuovo corteo, di circa 1500 persone, incentrato sulla figura di Puzzer, a cui mancano molti portuali presenti nelle giornate al porto. È un corteo che in nome dell’unione tra categorie lavorative viene rilanciato anche dal coordinamento no green pass.” 

Adesso invitiamo a continuare da soli la lettura dei resoconti completi che sono lunghi ma molto interessanti per interpretare i "Fatti di Trieste":

1) Dalla nascita all’ ideona di bloccare il porto per "fermare l’economia per essere ascoltate/i" clicca QUI .

2) Dal Blocco fino a prima della manifestazione del 6  clicca QUI .

Abbiamo già criticato duramente le frange indipendentiste che sono entrate nel movimento No-Vax-Pass in cerca della visibilità perduta, adesso è la volta di questi “apprendisti stregoni” che si sentono di sinistra e in grado di gestire bombe sociali e tematiche di grande rilievo gepolitico.
Vanno fermati e la bomba sociale disinnescata, se non è già troppo tardi.

Paolo Deganutti e la Redazione di Rinascita Triestina


FABIO E CICCIO ALLA RISCOSSA

L' inizio di due luminose carriere nazionali






domenica 7 novembre 2021

PERCHE' PROPRIO TRIESTE E IL SUO PORTO? SULLA CATEGORIA DI PATERNALISMO E IL CASO TRIESTINO DELLA MOBILITAZIONE NO GREENPASS - Un articolo di Sergio Bologna



Articolo di Sergio Bologna pubblicato originariamente su OFFICINA PRIMO MAGGIO il 18 ottobre scorso - clicca QUIIl prof.Sergio Bologna è presidente della AIOM  Agenzia Imprenditoriale Operatori Marittimi) di Trieste.

Questo articolo è stato pubblicato 20 giorni fa ed ha avuto diverse versioni sul Fatto Quotidiano e su Il Manifesto. Ma offre spunti importanti per iniziare una riflessione sulla mobilitazione  No-Vax-Pass a Trieste.
Cosa è successo in questi 20 giorni in estrema sintesi?
Le persone, moltissime provenienti da fuori Trieste, sgomberate dal Varco 4 del Porto si sono insediate per una settimana in p.zza Unità, ma al pomeriggio dello sgombero gruppi di facinorosi, alcuni palesemente infiltrati da neofascisti, hanno impegnato la polizia nel tentativo vano di ribloccare il porto.
In piazza Unità si sono susseguite manifestazioni e comizi che hanno fatto emergere le forze che lavoravano sottotraccia per inserirsi in un movimento che aveva acquistato visibilità nazionale (come da noi denunciato QUI): dal sindacato fantasma FISI di destra, con il suo dirigente Dario Giacomini - ex candidato alle politiche di Casa Pound - costantemente al
fianco di Stefano Puzzer e all' interno del Comitato 15 ottobre di cui controlla la comunicazione social, all' associazionismo cattolico veneto di estrema destra (area mons. Viganò), ai "misteriosi" finanziatori veneti del palco per concerti e comizi,  agli elementi dell' estrema destra nazionalista mimetizzati con altre sigle ("Ancora Italia" ad esempio) o palesi, a gruppi "spiritualisti" 
ambigui, ai movimenti No-Vax radicali trumpiani e/o misticheggianti, intrinsecamente reazionari (clicca QUI).
Un esempio: la Lettura al Popolo da parte di Puzzer, emozionatissimo, del "fantastico" messaggio di mons. Viganò -clicca QUI per il video.

La Trieste democratica ha reagito con un appello che ha superato le 60.000 firme solo su internet e la città si dimostra sempre più insofferente alle martellanti e scriteriate iniziative dei No-Vax-Pass e richiede iniziative di contenimento.

Alla testa della "reazione d' ordine" ormai largamente maggioritaria si è messa come prevedibile la destra istituzionale di Dipiazza, Fedriga e Savino (Camber).
Il Coordinamento No Green Pass di Trieste, in cui sono presenti anche attivisti di sinistra antagonista (Clicca QUIQUI - per un 
interessante resoconto dall' interno
) ha tentato di riprendere in mano la situazione con il corteo regionale del 6 novembre, convocato facendo nuovamente l' errore di far arrivare gente da fuori.
Ma gruppi da tempo presenti, come  quello facente capo a Ugo Rossi 3V, hanno preso la scena fomentando scontri, che avrebbero potuto essere pesanti, presso la presidiatissima P.zza Unità.
Scontri invece assai contenuti grazie alla prudenza delle Forze
dell' Ordine, provocate oltre misura da elementi venuti da fuori, ma assai rilevanti mediaticamente e che hanno alimentato la richiesta d' ordine ormai di massa.

Stupisce che alcune "anime belle" presenti nel movimento No-Green-Pass, che si è candidamente vantato di aver "arrecato gravi danni economici" al porto e alla nostra città, non si rendano, o non vogliano rendersi, conto che la situazione è scappata di mano e che si sono comportati, qualora in buona fede, da apprendisti stregoni. E' compromessa fin dalla demenziale decisione di bloccare il porto, obiettivo sbagliato e senza prospettive che non siano lo scontro frontale dall' esito infausto.
La minaccia di dimissioni del Presidente D' Agostino avrebbe dovuto far riflettere la componente avventurista "di sinistra" sulla gravità di quanto si stava facendo (clicca QUI).
Al contrario la sera di sabato 16, di fronte a un comunicato del CLPT che sostanzialmente dichiarava chiuso il presidio e annunciava la ripresa del lavoro, il 
Coordinamento No Green Pass di Trieste, ha imposto la prosecuzione a oltranza, insieme ad altri presenti, tra cui personaggi chiaramente ambigui.
 A questo punto c'è stata la marcia indietro di Puzzer, sostenuto da alcuni strani personaggi che poi lo seguiranno nella fondazione del Comitato 15 Ottobre, e la situazione è degenerata senza rimedio. D
egenerazione emersa con evidenza nel
surreale "presidio" di p.zza Unità.
 
Ormai i politici furbastri come Bandelli hanno tagliato la corda e i famosi portuali non ci sono più.  E anche Puzzer ha dovuto disertare il corteo.
Mentre la città si sta allineando alla richiesta di divieto e repressione delle manifestazioni che lo stesso ministero dell' Interno giudica eccessiva.
La nostra posizione sull' intera vicenda è riassunta QUI (clicca).  

Ovviamente queste nostre considerazioni introduttive non impegnano il prof. Sergio Bologna autore dell' articolo che riportiamo sotto-

La redazione di Rinascita Triestina


SULLA CATEGORIA DI PATERNALISMO E IL CASO TRIESTINO
di Sergio Bologna
18/10/21

Chi ha partecipato intensamente ai movimenti di lotta e di protesta degli anni Settanta può portarsi dietro una serie di stereotipi che certe volte gli impediscono di capire i movimenti di oggi. Quello che succede in queste ore a Trieste non è immediatamente decifrabile, soprattutto per chi non è sul posto. Nessuno può negare però che tante categorie con cui si giudicano alcuni comportamenti di massa sono saltate ben prima dei fatti di Trieste, per cui l’esigenza di fare chiarezza è da tempo avvertita come urgente.
Questo è un mio piccolo contributo alla chiarezza, maturato nei miei anni di studio e di docenza sulla storia del movimento operaio.

Vorrei parlare della categoria di “paternalismo”.

Che cosa si è inteso con questo termine? (e non a caso uso il passato). Si è inteso un comportamento del datore di lavoro che offre ai suoi dipendenti un trattamento migliore di quello che avrebbero ottenuto o potrebbero ottenere mediante una tradizionale dialettica sindacale. Alla radice del paternalismo c’è sempre l’idea che il sindacato è superfluo. Questo si può tradurre anche nella costituzione in azienda di un sindacato “giallo”. Il paternalismo è sempre di carattere conservatore e non va confuso con forme di politiche sociali del datore di lavoro che in realtà possono essere fortemente innovative. L’esperienza di Adriano Olivetti, per esempio, si può liquidarla come paternalismo? Penso proprio di no.

Ma il paternalismo è un fenomeno proprio di epoche in cui il sindacato è forte e rappresentativo, epoche in cui valgono i contratti nazionali e il datore di lavoro disposto a dare “un qualcosina in più” è uno che riconosce solo contratti aziendali. Non è la nostra epoca. Da noi i contratti nazionali valgono sempre meno, ce ne sono circa 900 registrati presso il Cnel, il sindacato della cosiddetta “triplice” Cgil, Cisl e Uil, vede costantemente erosa la sua presenza sui luoghi di lavoro, nel comparto della logistica rischia addirittura di essere minoranza, il proliferare di accordi aziendali è favorito dalla presenza dei Cobas. Ma soprattutto c’è un altro fattore di carattere strutturale che cambia i connotati del termine “paternalismo”. L’Italia è fatta di aziendine piccole o microscopiche, di artigianato, dove per forza s’instaurano rapporti del tipo “siamo tutti una famiglia”. Nel migliore dei casi. Perché sempre più frequente è la presenza di situazioni dove i più elementari diritti dei lavoratori sono negati, dove si verificano casi di schiavismo, l’Italia è il paese del subappalto, dell’outsourcing, del caporalato, anche in aziende solide (es. caso Grafica Veneta). Un imprenditore che paga i contributi rischia già di essere considerato “paternalista”.

I porti e il caso di Trieste

In questo quadro s’inserisce il problema del porto di Trieste.
Quando Zeno D’Agostino è arrivato alla presidenza la situazione del lavoro e in particolare del lavoro occasionale, a chiamata, nel porto di Trieste era la peggiore in Italia. Cooperative fallite, contenziosi a non finire, in breve “il Far West”, per dirla con una ricerca comparativa dell’Isfort su tutti i porti italiani. Per i concessionari dei terminal – diciamolo – avrebbe potuto benissimo continuare così. Invece Zeno D’Agostino, cogliendo al volo la possibilità legale di stabilizzare la forza lavoro offertagli dall’istituzione delle Agenzie del Lavoro da parte del Ministro Del Rio, ha ritenuto di poter porre fine a una situazione che produceva solo danni al porto di Trieste e che era molto simile a quella di migliaia di aziendine che campano eludendo in un modo o nell’altro il pagamento dei contributi e il riconoscimento dei più elementari diritti dei lavoratori.
D’Agostino non ha “innovato” nulla, ha ristabilito la legalità. Ma nell’Italia di oggi è stata una scelta anomala, in particolare nel settore pubblico, così incline all’outsourcing.

Lo ha fatto perché “ha un debole” per i portuali? Lo ha fatto perché, come manager pubblico, ha il mandato di conservare e valorizzare un patrimonio dello Stato e ha capito che il modo migliore per farlo, per far crescere i traffici del porto, per attrarre investimenti, per accrescere l’occupazione, è quello di garantirsi una pace sociale ottenuta non attraverso contrattazioni sottobanco o favoritismi ma riconoscendo ai lavoratori i loro diritti fondamentali. Nel caso specifico del lavoro portuale, limitando la precarietà.

Può essere definito questo “paternalismo”?

Certo, è stata una decisione presa “dall’alto”, non è stata la conseguenza di una lotta dei lavoratori con picchetti, ore di sciopero, veglie notturne, sacrifici di salario e magari conseguenze giudiziarie; come di solito avviene in questi casi, dove il diritto te lo devi conquistare con il sudore e il sangue. Come le lotte dei lavoratori dei magazzini della logistica – tanto per capirci – dove ci lasciano pure la pelle. É stata il risultato di una scelta “manageriale” che – particolare non secondario – si è rivelata giustissima.

Il Clpt (Collettivo dei Lavoratori del Porto di Trieste) continua a ricordare (a rinfacciare) a D’Agostino l’appoggio e la solidarietà che gli ha dimostrato quando una sciagurata sentenza di un’Authority romana lo aveva destituito.
Quella è stata una bella pagina nella storia del Clpt, ma credo che con quel gesto i lavoratori del porto difendessero anche se stessi e i diritti che la scelta manageriale di D’Agostino aveva loro concesso, non è che “si spendevano” generosamente per il loro Presidente. Certo, avrebbero potuto starsene a casa e non scendere in piazza, si sarebbero persi una splendida giornata di sole.

Poi le cose sono cambiate, i portuali hanno fatto diverse scelte sindacali, sono entrate in gioco altre dinamiche, in alcuni casi i terminalisti hanno cercato di ristabilire condizioni autoritarie, prontamente rintuzzate da una forza lavoro che ormai si era rafforzata nella solidarietà (ma anche da un deciso atteggiamento da parte della governance del porto), la decisione di Sommariva di accettare la nomina alla Presidenza di La Spezia ha fatto mancare un interlocutore con cui i portuali avevano una forte empatia.

Il Clpt ha cominciato a essere riconosciuto come realtà cittadina e si è affrancato dalle pure logiche portuali, è diventato – possiamo dire – un attore della politica triestina. Cambiando le cose, i rapporti con la Presidenza sono cambiati. Ma le cose sono cambiate così come sono cambiate in altri porti, si pensi a Genova, dove una parte dei portuali, per la prima volta dopo settant’anni (!), ha deciso di voltare le spalle alla Cgil. Questo non deve scandalizzare. Se si pensa alla drammatica situazione della formazione del ceto politico nell’Italia di oggi, al fatto che possiamo avere deputati semianalfabeti e Ministri con esperienza zero nella materia su cui dovrebbero governare – c’è da stare contenti che dei lavoratori del porto possano diventare non solo dei sindacalisti sul loro luogo di lavoro ma anche dei “cittadini che fanno politica”.

Però nel momento stesso in cui lo diventano non possono pensare di sottrarsi al giudizio politico degli altri, non possono pensare che i loro comportamenti pubblici debbano sempre essere giudicati bonariamente solo come “azioni di un onesto lavoratore”.
In particolare oggi, dove con le problematiche sollevate dal Covid e dalla gestione governativa della pandemia, aggravata da micidiali tentennamenti dell’Oms, la complessità della situazione è aumentata a dismisura, la confusione delle lingue pure, la sistematica deformazione della realtà è un esercizio costante, lo spregio della competenza uno spettacolo televisivo. La complessità di oggi mette a dura prova il politico più “navigato”, figuriamoci tutti gli altri, comprese “le matricole”.

“No al Green Pass” come obbiettivo unificante

Avevo scritto all’inizio che i reduci dei movimenti di protesta degli anni Settanta possono portarsi dietro stereotipi e pregiudizi che impediscono loro di capire la realtà di oggi. É quello che è capitato anche a me. Quando a Trieste il coordinamento del movimento No Green Pass e il Clpt hanno dichiarato il blocco a oltranza del porto ho pensato subito a un’iniziativa neofascista.
Trieste da questo punto di vista ha un ricco Curriculum, non dimentichiamo che è stata la culla di Gladio, come ben ricostruisce Franzinelli nel suo volume sul 1960 e il governo Tambroni.
Invece, mi ero sbagliato di grosso (c’è da dire anche che manco da Trieste per ragioni di forza maggiore da almeno tre mesi, agosto compreso). Leggendo su www.infoaut.org la chiara cronistoria, scritta dai protagonisti, di quel movimento che ha visto alla fine migliaia di persone in piazza, ho capito che ero finito fuori strada.

Il movimento l’avevano messo in piedi e gestito giovani che stanno nel campo opposto all’estrema destra.

Ma non per questo mi sono tranquillizzato, anzi, le perplessità sono aumentate e con esse gli interrogativi senza risposta. Ne riporto uno solo.

Trovo curioso che proprio sul porto si sia concentrata la protesta, cioè sulla realtà che bene o male funziona meglio. Non c’era proprio a Trieste e dintorni nessun altro simbolo dell’arroganza del potere o dello sfruttamento dei lavoratori da individuare come obbiettivo? É proprio il porto la peggiore immagine dell’Italia di oggi? Tanto da mobilitare gente da tutta Italia e farla accorrere ai varchi? Qualcuno ricorda in Italia un fenomeno del genere per una lotta sindacale? Sì, il precedente c’è: la manifestazione del 18 settembre per la Gkn a Firenze. Ma quella era una manifestazione con l’appoggio della Cgil e di alcuni partiti. Qui sembra spontanea, una cosa a Trieste mai vista per una lotta sindacale in un luogo specifico di lavoro.

E allora il mio pensiero corre a un altro luogo di lavoro, che da lì, da dove c’è tutta quella gente, si vede a occhio nudo: la Fincantieri di Monfalcone, un’azienda pubblica – com’è pubblico un porto – dove il modello dell’organizzazione del lavoro è “leggermente” diverso, si basa sugli appalti e i subappalti, sul reclutamento di forza lavoro straniera proveniente da quegli ambienti che sono considerati l’ultimo girone dell’inferno del lavoro mondiale, dai cimiteri delle navi del Bangladesh. Un modello dove investigatori e magistratura hanno trovato anche corruzione e caporalati. Lì il sindacato ha firmato, proprio sugli appalti, a maggio di quest’anno, accordi che è meglio dimenticare.

Lì è tutto tranquillo, lì l’Amministratore Delegato ing. Bono, può dichiarare alla stampa che assumerebbe volentieri migliaia di giovani italiani ma questi, purtroppo, preferiscono fare i rider…

In realtà il mio interrogativo rimane senza risposta perché parte da un equivoco: quello di considerare la vicenda triestina una lotta sindacale. Ma quella non è una lotta sindacale, come per Gkn, quella è una protesta politica contro la gestione governativa della pandemia e quindi concentra su un unico obbiettivo simbolico – capitato per caso – non solo tutta la rabbia, le frustrazioni, le pulsioni che si sono accumulate in questo anno e mezzo, non solo la protesta studentesca, non solo i lavoratori con le loro famiglie, ma anche tutto il potenziale esplosivo del movimento no vax e la volontà dell’opposizione di Fratelli d’Italia e dei gruppi neonazi che hanno tutto l’interesse a destabilizzare il governo Draghi, sfidando apertamente l’ordine pubblico.

Collante di tutto questo è stata la dichiarazione del blocco a oltranza che, dal punto di vista strettamente sindacale, quindi del solo Clpt, è un’idiozia, perché anche un bambino capisce che non avrebbe potuto reggere più di un paio di giorni.

Se questo è vero, allora è anche plausibile che il movimento No Green Pass:

a) sia stato generato a Trieste dall’area “antagonista” (detto per brevità);

b) quando è giunto al culmine dell’insperata mobilitazione i lavoratori del porto organizzati in Clpt ci sono saltati dentro e

c) invece di manifestare davanti alla Prefettura – simbolo dello Stato e del governo – sono andati a bloccare il porto e

d) lì hanno servito su un piatto d’argento un bel pranzo a chi non era invitato. A turisti di passaggio, a no vax militanti e neonazi.

Ma perché i portuali sono andati a cacciarsi in una situazione che poteva sfuggire al loro controllo?
Non dobbiamo dimenticare varie cose: che il Green Pass è una questione che riguarda specificamente il lavoro e i luoghi di lavoro, che i sindacati di base della logistica avevano dichiarato sciopero generale il 15 ottobre e che la solidarietà dei cittadini con la protesta contro il Green Pass era stata massiccia.
 Alla fine però a Trieste sembrava che la partita si giocasse tra chi era disposto a concludere questo “tornante” di lotta (e magari riprenderlo più tardi o altrove) e chi pensava di poter continuare il blocco a oltranza rinforzando il picchetto operaio con la massa degli “autoinvitati”.

Non era detto che dovesse finir male. Invece è finita con le cariche della polizia, ma i sostenitori del blocco a oltranza avrebbero dovuto saperlo sin dall’inizio.
Di mezzo qualcuno che “voleva” che finisse così ci deve essere stato. In questi frangenti la troppa ingenuità non è ammessa.

Io mi auguro solo che un ceto politico in embrione non perda l’entusiasmo, ma sappia trarre l’insegnamento giusto da questa esperienza.
Per questo su un punto vorrei essere chiaro e abbandonare per un momento le vesti di osservatore diversamente imparziale.

Il movimento no vax non può che essere di estrema destra

Conosco bene i dilemmi del vaccinarsi o meno, li ho avuti in famiglia, con mio figlio, sebbene di lieve entità. Per questo distinguo tra il problema individuale e l’appartenenza, la militanza, al movimento mondiale no vax.
Uno può essere operaio ma non per questo appartenere al movimento operaio.
Considero l’idea di libertà del movimento no vax quanto di più contrario ci possa essere all’idea di solidarietà che sta alla base dell’esistenza stessa del movimento operaio, del sindacato, della sinistra.
Ne ho scritto su un testo che circola su Facebook e su diversi siti (clicca QUI).

Quando è scoppiata la pandemia sono rimasto disorientato come tutti, l’unica voce era quella di un governo fatto di gente alle prime armi, del teatrino televisivo ne ho piene le scatole da tempo.
Come orientarmi? Mi sono ricordato che di epidemie ne ho sentito parlare nel 1974-75 da gente che le ha studiate a fondo, da gente con cui ho lavorato, da uomini come Giulio Maccacaro, docente di statistica medica, direttore di “Sapere”, fondatore di “Epidemiologia e Prevenzione”, ispiratore di “Medicina democratica” e di quel movimento di lotta per la salute che ha svelato i danni dell’amianto e di tante altre sostanze tossiche letali o portatrici di malattie degenerative. Che ha anticipato i criteri fondatori del servizio sanitario nazionale, che ha combattuto Big Pharma e la ricerca asservita alle multinazionali, che si è battuto per una medicina territoriale e per una politica di prevenzione basata sulla consapevolezza dei cittadini, che ha pensato alla formazione degli operatori sanitari. Tutto quello che la gestione governativa dell’emergenza non ci ha voluto o saputo dare. É una grande tradizione di conoscenza e di passione civile, è la “mia” cultura alla quale dovevo restare fedele.
E questa diceva che la gestione dell’epidemia non si può limitare alle campagne vaccinali.
É un problema assai più complesso che va affrontato con diverse strategie, in modo da indirizzare prima di tutto le persone verso un comportamento intelligente e consapevole.

Anch’io ho avuto perplessità sul vaccino, ma non sulla necessità di vaccinarsi e quando mi hanno detto “sei una cavia!” ho risposto che ne ero ben consapevole, ma che la vaccinazione ha dato i suoi frutti lo dicevano i numeri. Con quel bel po’ di tradizione alle spalle avrei dovuto correre dietro ai vari guru no vax e andare a braccetto con quel tipo con le corna di bufalo che ha dato l’assalto a Capitol Hill?
O con certi personaggi che schiamazzavano ai varchi del porto di Trieste?

No grazie.