RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 19 gennaio 2019

LA RINASCITA DI TRIESTE CITTA’ STATO – L’ idea di unificare Trieste con Gorizia in un unico ente territoriale è disfunzionale e balzana: il contrario dei più recenti sviluppi geopolitici mondiali - Il modello amministrativo della Provincia Autonoma di Bolzano -

Sui nuovi assetti di organizzazione del territorio regionale proposti dall’ assessore regionale Roberti, di cui abbiamo già detto QUI, è arrivata l’ interpretazione autentica del “Deus ex machina” dell’ attuale maggioranza regionale, l’ abile e navigato politico udinese Ferruccio Saro, che così dice sul Piccolo del 19/1:
"- un unico ente territoriale che conglobi Trieste, Gorizia e l’ Isontino con “u
n presidente giuliano e uno isontino che si alternino ogni due anni e mezzo. Un numero pari di consiglieri, a prescindere dal peso demografico dei due territori. -
Questa la “proposta indecente” dopo il “patto della tartara” con il sindaco Roberto Dipiazza.


Un ircocervo inefficiente e disfunzionale già a prima vista: come può funzionare un ente governato da presidenti a turno provenienti da territori disomogenei e con interessi diversi e magari eletti da maggioranze diverse?
E per di più composto da amministrazioni comunali che non vogliono convivere ? 

Infatti le prime reazioni degli amministratori pubblici isontini sono pesantemente negative indice di una conflittualità futura incoercibile che paralizzerebbe qualsiasi ente. Una follia!

Invece 
lo sviluppo del Porto Franco Internazionale di Trieste come terminal della Nuova Via della Seta ha bisogno di strumenti di “governace” del territorio autonomi ed efficienti per governarne la crescita e l’ evoluzione nell’ interesse dei cittadini: lo immaginate voi il territorio di Trieste governato ogni due anni da un presidente goriziano eletto a Gorizia, con competenze anche sulle "zone speciali" (ovvero "franche") come auspicato oggi da Saro?

Queste proposte nascono evidentemente da alchimie istituzionali che, forse, tengono conto di esigenze di risparmio e, certamente, di equilibri politici ma, sicuramente, non della necessità di creare valore e crescita.


Curioso che l’ adesione a questo acrobatico progetto e le esortazioni moralistiche a “pensare più alle unioni che alle divisioni in Regione” arrivino da una Associazione Industriali e da alcuni sindacati che hanno assistito inerti al crollo del PIL industriale di Trieste al di sotto della ridicola cifra del 9%...non senza aver sbeffeggiato per decenni il regime di Porto Franco definito “roba da nostalgici” mentre adesso viene finalmente riusato per fare industria.
Per non parlare del Presidente della Camera di Commercio Paoletti la cui prospettiva strategica espressa in questi anni è al massimo quella di un Acquario votato al fallimento.
Dipiazza, invece, il cui orizzonte strategico è quello del parcheggio a Barcola, aderisce al progetto con il “patto della tartara” per avere il sostegno di una maggioranza scricchiolante in Comune e nella speranza di presiedere un “area vasta” a coronamento della carriera politica.

Sta di fatto che tutte le esortazioni retoriche all’ unione e al “superamento dei campanilismi” e a “diventare più grandi per fare massa critica” non tengono minimamente conto del fatto che le analisi più aggiornate e con maggior visione planetaria indicano una netta crescita delle “Città Stato” interconnesse e costiere che si stanno sviluppando ovunque e in particolar modo in presenza di porti internazionali.
Del resto non è un fenomeno nuovo nella storia: basti pensare alle Città Stato Anseatiche testimoniate da Brema e Amburgo che tuttora sono Stati Autonomi nella federazione germanica perchè così funzionano meglio.


Per il semplice motivo che la dimensione della “Città Stato” è la più efficiente per decisioni veloci, minor burocrazia, efficace interfacciamento con i mercati internazionali senza appesantimenti burocratici e strutture amministrative bizantine, pachidermiche e centraliste.

Nella globalizzazione, che continua, non sempre è meglio essere più grandi ed elefantiaci, spesso è preferibile privilegiare l’ efficienza legata alla piccola dimensione territoriale: lo testimonia il fatto che le realtà più ricche sono le nuove città stato e i piccoli territori autonomi: Singapore, Hong Kong, la Svizzera con i suoi 26 cantoni totalmente autonomi.


Lo spiega bene il famoso analista
geopolitico Parag Khanna che anche qui a Trieste, ospite del Limes Club, lo scorso anno ha presentato il suo libro “La rinascita delle Città Stato”.

Altre sue famose opere come “Connectography” e “Come si governa ilmondo” lo dimostrano con dovizia di esempi concreti: 
La connettività è più importante delle dimensioni e ancora di più della sovranità statualeParag Khanna (Connectography).
Sono cose che gli amministratori pubblici dovrebbero conoscere prima di spararle grosse.

Il problema di Trieste non è essere unita amministrativamente a Gorizia ma essere connessa con il mondo a livello globale
dopo che la disastrosa annessione all’ Italia l’ aveva isolata tagliandone pure le radici mitteleuropee che per fortuna stanno ricrescendo.

Mentre qui si vorrebbe interloquire con investitori internazionali e governare vorticosi processi di crescita territoriale con un ente, incasinato permanentemente da conflitti interni, burocrazia e che cambia presidente e linee guida ogni due anni !!!


Un altro problema è che si parla di un ente territoriale Trieste-Gorizia  ma non delle competenze autonome e decisionali che avrebbe: una riedizione della vecchia Provincia solo allargata territorialmente non è molto appassionante.

Alla fine della contrattazione con Roma sull’ autonomia il Veneto avrà competenze autonome e dotazioni finanziarie superiori a quelle attuali della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
La Regione FVG farebbe bene a ottenere da Roma maggiori competenze esclusive e maggiori dotazioni finanziarie per poi riversarle a cascata sugli enti territoriali dotati di autonomia propria.

Il modello cui far riferimento esiste ed è la Provincia Speciale Autonoma di Bolzano, la cui efficienza amministrativa può essere verificata da chiunque.
Nel suo ambito ha trovato soluzione positiva anche il rapporto con i comuni della minoranza linguistica Ladina: esempio da studiare e imitare anche in relazione al rapporto tra Trieste e i comuni a maggioranza Slovena del circondario.

L’ idea di fondo per Trieste è quella della “Città Stato Portuale” con capacità di autogoverno.


Si discuta sul percorso per arrivarci nei fatti e in pratica
, senza arenarsi su dispute anacronistiche e nominalistiche giuridiche e di sovranità, chiamandola come si preferisce: Provincia Autonoma di Trieste, Cantone Autonomo di Trieste, Città Metropolitana di Trieste, Città Stato Federata ecc.


L' importante è che sia un ente elettivo autonomo con capacità reali di autogoverno del territorio: quello di Trieste.

L’archetipo dello Stato Nazione occidentale si va via via dissolvendo… Gli stati stanno mutando pelle per diventare federazioni di potenti centri amministrativi locali”
Parag Khanna (Connectography)



venerdì 18 gennaio 2019

PATTO DELLA TARTARA E POLPETTE AVVELENATE - Fondere insieme Trieste e l' Isontino?

Sui nuovi assetti di organizzazione del territorio regionale proposti dall' assessore regionale Robert bisogna considerare che:

1) Lo sviluppo del Porto Franco Internazionale di Trieste come terminal della Nuova Via della Seta necessita di strumenti di governace del territorio autonomi ed efficienti per governarne la crescita e l’ evoluzione nell’ interesse dei triestini.

Non è possibile dipendere da Roma o dalla Regione per ogni sciocchezza perché i tempi dei mercati internazionali non sono quelli infiniti della burocrazia italiana: 4 anni di niente di fatto per Porto Vecchio e mesi di attesa per poter avviare (mancavano i doganieri) un Punto Franco dietro la Wartsila lo testimoniano.

Sono anzi necessarie competenze autonome molto rilevanti, superiori a quelle attuali della stessa Regione Autonoma FVG: maggiori autonomie che la Regione deve negoziare con Roma e riversare sugli enti territoriali.

Creare un unico ente di gestione del territorio che coinvolga l’ ex Provincia di Gorizia (comprendente zone friulane), che è territorio disomogeneo a Trieste su molteplici piani e con interessi diversi dove mai si è manifestato un significativo movimento autonomista o indipendentista, è farraginoso, controproducente e compromette l’ efficienza dell’ ente territoriale in una ragnatela di veti incrociati e reciproci sospetti.

2) La prerogativa unica del Porto Franco Internazionale di Trieste e del territorio circostante dipende dalle leggi internazionali conseguenti al Trattato di Pace del 1947, recepito anche dalla UE, che sono strettamente connesse con l' assetto territoriale del TLT.
Tant’è che attualmente il Porto di Monfalcone non può essere Porto Franco perché fuori dai confini di allora.


Annacquare queste prerogative in un ente territoriale che comprenda la provincia di Gorizia, prevedendo addirittura un’ alternanza di presidenze (un presidente Goriziano che governa a turno il territorio del Porto Franco di Trieste ?!?!!!?) come ha detto Roberti, è sbagliatissimo e anche un po’ folle.
Oltre ad aprire la strada a contestazioni europee del Porto Franco e a tentativi di spostamento del medesimo, anziché rafforzarne la specificità rivendicando la piena attuazione dell’ Allegato VIII.


3) La dimensione di Trieste, storicamente determinata dalla “Reichsunmittelbare Stadt Triest”, è quella della “Città Stato Portuale” come lo sono Brema e Amburgo che sono tuttora Stati autonomi nella federazione germanica.
Perché questa è la dimensione amministrativa migliore e più efficiente per i porti internazionali che devono confrontarsi con i mercati mondiali e non con le burocrazie centralistiche: da Singapore a Hong Kong.

Dipiazza si è attovagliato con esponenti di “Progetto FVG” mangiando la tartara e “incassando la disponibilità di Saro a ragionare su un allargamento dell’area vasta all’ex provincia di Gorizia” come dice il Piccolo. E’ comprensibile che un nativo di Aiello del Friuli, molto ansioso di presiedere un “area vasta”, non si rendesse ben conto della polpetta avvelenata in preparazione per Trieste.

Noi invece non mangiamo la tartara e neanche la polpetta avvelenata e siamo ben lieti di dar ragione ai goriziani, isontini e friulani che non ci stanno.


P.S.
Consiglio Comunale di Monfalcone – resoconto del Piccolo del 30/11/2018 : “Da registrare una presa di posizione da parte del consigliere Pd Fabio Delbello, esperto di logistica e trasporti, che ha rinnovato la richiesta di estendere a Monfalcone il Porto Franco.
Irrinunciabile per il consigliere di opposizione la fusione dei due scali ma «Se deve essere Porto di Trieste-Monfalcone e se il porto di Trieste è porto franco, per logica proprietà transitiva si dovrà parlare anche di Porto franco di Trieste-Monfalcone».
Crediamo superfluo spiegare nuovamente per quale motivo non è possibile estendere il regime di porto franco al di fuori della zona A. Trattato di pace, Memorandum di Londra, previgenza della legge rispetto al trattato di Roma alla base della UE...

Figurarsi cosa succederebbe e che spinte ci sarebbero a spostare ANNACQUANDO il regime di Porto Franco se i territori di Trieste, Gorizia e Isontino fossero unificati in un unico ente territoriale.