RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 18 gennaio 2019

PATTO DELLA TARTARA E POLPETTE AVVELENATE - Fondere insieme Trieste e l' Isontino?

Sui nuovi assetti di organizzazione del territorio regionale proposti dall' assessore regionale Robert bisogna considerare che:

1) Lo sviluppo del Porto Franco Internazionale di Trieste come terminal della Nuova Via della Seta necessita di strumenti di governace del territorio autonomi ed efficienti per governarne la crescita e l’ evoluzione nell’ interesse dei triestini.

Non è possibile dipendere da Roma o dalla Regione per ogni sciocchezza perché i tempi dei mercati internazionali non sono quelli infiniti della burocrazia italiana: 4 anni di niente di fatto per Porto Vecchio e mesi di attesa per poter avviare (mancavano i doganieri) un Punto Franco dietro la Wartsila lo testimoniano.

Sono anzi necessarie competenze autonome molto rilevanti, superiori a quelle attuali della stessa Regione Autonoma FVG: maggiori autonomie che la Regione deve negoziare con Roma e riversare sugli enti territoriali.

Creare un unico ente di gestione del territorio che coinvolga l’ ex Provincia di Gorizia (comprendente zone friulane), che è territorio disomogeneo a Trieste su molteplici piani e con interessi diversi dove mai si è manifestato un significativo movimento autonomista o indipendentista, è farraginoso, controproducente e compromette l’ efficienza dell’ ente territoriale in una ragnatela di veti incrociati e reciproci sospetti.

2) La prerogativa unica del Porto Franco Internazionale di Trieste e del territorio circostante dipende dalle leggi internazionali conseguenti al Trattato di Pace del 1947, recepito anche dalla UE, che sono strettamente connesse con l' assetto territoriale del TLT.
Tant’è che attualmente il Porto di Monfalcone non può essere Porto Franco perché fuori dai confini di allora.


Annacquare queste prerogative in un ente territoriale che comprenda la provincia di Gorizia, prevedendo addirittura un’ alternanza di presidenze (un presidente Goriziano che governa a turno il territorio del Porto Franco di Trieste ?!?!!!?) come ha detto Roberti, è sbagliatissimo e anche un po’ folle.
Oltre ad aprire la strada a contestazioni europee del Porto Franco e a tentativi di spostamento del medesimo, anziché rafforzarne la specificità rivendicando la piena attuazione dell’ Allegato VIII.


3) La dimensione di Trieste, storicamente determinata dalla “Reichsunmittelbare Stadt Triest”, è quella della “Città Stato Portuale” come lo sono Brema e Amburgo che sono tuttora Stati autonomi nella federazione germanica.
Perché questa è la dimensione amministrativa migliore e più efficiente per i porti internazionali che devono confrontarsi con i mercati mondiali e non con le burocrazie centralistiche: da Singapore a Hong Kong.

Dipiazza si è attovagliato con esponenti di “Progetto FVG” mangiando la tartara e “incassando la disponibilità di Saro a ragionare su un allargamento dell’area vasta all’ex provincia di Gorizia” come dice il Piccolo. E’ comprensibile che un nativo di Aiello del Friuli, molto ansioso di presiedere un “area vasta”, non si rendesse ben conto della polpetta avvelenata in preparazione per Trieste.

Noi invece non mangiamo la tartara e neanche la polpetta avvelenata e siamo ben lieti di dar ragione ai goriziani, isontini e friulani che non ci stanno.


P.S.
Consiglio Comunale di Monfalcone – resoconto del Piccolo del 30/11/2018 : “Da registrare una presa di posizione da parte del consigliere Pd Fabio Delbello, esperto di logistica e trasporti, che ha rinnovato la richiesta di estendere a Monfalcone il Porto Franco.
Irrinunciabile per il consigliere di opposizione la fusione dei due scali ma «Se deve essere Porto di Trieste-Monfalcone e se il porto di Trieste è porto franco, per logica proprietà transitiva si dovrà parlare anche di Porto franco di Trieste-Monfalcone».
Crediamo superfluo spiegare nuovamente per quale motivo non è possibile estendere il regime di porto franco al di fuori della zona A. Trattato di pace, Memorandum di Londra, previgenza della legge rispetto al trattato di Roma alla base della UE...

Figurarsi cosa succederebbe e che spinte ci sarebbero a spostare ANNACQUANDO il regime di Porto Franco se i territori di Trieste, Gorizia e Isontino fossero unificati in un unico ente territoriale.


1 commento:

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