RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 14 giugno 2022

KERNEUROPA E FUTURO DI TRIESTE


Il Termine Kerneuropa (Europa del Nocciolo) è stato usato fin dal 1996 da Schäuble (già ministro delle finanze tedesco) che proponeva di creare uno zoccolo duro per progredire nell’integrazione europea a più velocità e rinunciando all’ unanimità.

A fronte della insignificanza della Ue nella crisi ucraina Berlino decide un riarmo di proporzioni epocali (100 miliardi subito più 2% del PIL all’ anno): ridiventa così una potenza geopolitica europea a tutto campo senza rinunciare a coltivare influenza nel proprio estero vicino.
Sarebbe dunque tentata di recuperare la nozione di Kerneuropa, per tenersi stretti i territori limitrofi più integrati nella filiera produttiva dell’industria tedesca.
Un’area da mantenere aperta agli scambi commerciali e di capitali anche verso Oriente.
Di questa catena del valore fanno parte il Benelux, l’Europa centrale (Austria, Slovenia, Ungheria, Slovacchia, Cechia) e il Nord Italia, le cui eccellenze manifatturiere sono avvinte all’economia teutonica in un’inevitabile simbiosi.
Si pensi che un’ auto tedesca contiene mediamente il 40% di componenti fabbricati nel Nord Italia.
Come si relazionerebbe la Kerneuropa con gli altri attori circostanti o rilevanti nello spazio continentale?
Negli ultimi 70 anni Parigi ha sempre scommesso sul concetto esclusivo di “coppia franco-tedesca” per marcare stretto lo strapotere della Germania e cementare l’integrazione europea sull’asse del Reno.
Mentre l’ufficializzazione della Kerneuropa sancirebbe la subordinazione di Parigi (proposito irricevibile per l’ossessione di grandeur francese) e sposterebbe molto più a est della frontiera fluviale del Reno il baricentro del progetto.
La Kerneuropa sarebbe conciliante nei confronti di Mosca, poiché l’elemento germanico è da almeno tre secoli portato a cercare un’intesa con quello russo per definire le rispettive sfere d’influenza nell’Europa centro-orientale.
Ma anche perché la Russia è il principale fornitore energetico della Germania, gas e petrolio a prezzi convenienti, mentre la Cina ne è il principale partner economico (ben 213 miliardi di euro di interscambio nel 2020).
Tale sviluppo desterà l’ostilità di Polonia, Baltici e Stati Uniti. Con la prima che sconta i traumi storici delle intese fra Russia e Germania.
E con gli USA costretti per grammatica imperiale a impedire il consolidamento sul suolo europeo di un egemone o di un’alleanza che ne metta a repentaglio il predominio sul continente esercitato sul piano militare tramite la Nato.
L’Italia sarebbe esposta a una spinta centrifuga, con il motore produttivo del Nord a premere per restare nella sfera della Germania, a differenza del resto del paese, meno integrato nell’economia tedesca e che più ha patito le conseguenze della crisi finanziaria e dei vincoli imposti dall’ortodossia teutonica.
L’ Italia inoltre è nuovamente fanalino di coda in Europa con uno SPREAD BTP-BUND schizzato a 250 con un aumento del 185% in un anno, malgrado Draghi premier.
La guerra in Ucraina fa da acceleratore a tendenze geopolitiche già in atto, produce un profondo riassestamento degli assetti geopolitici e fa uscire allo scoperto le linee di rottura nella UE: ad esempio la frattura con l’ Ungheria riguardo alle sanzioni o l’ intransigenza antirussa dei Baltici che puntano alla resa dei conti con Mosca.
Trieste è lo sbocco storico e naturale della Kerneuropa a guida tedesca sul Mediterraneo, mare con valenza strategica e commerciale crescente dove, non a caso la HHLA di Amburgo ha investito in un terminal.
Si pensi che il Porto Franco Internazionale di Trieste lavora per il 90% con quest' area.
Gli interessi di Trieste coincidono in massima parte con quelli della Kerneuropa.
Piaccia o no questa è la linea di tendenza oggettiva dell’ evoluzione geopolitica: se ne traggano le conseguenze.

pd
La cartina è tratta da Limes 2018 ed è di Laura Canali.