RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 14 maggio 2016

RIFORMA SERRACCHIANI DELLA SANITA': I PAZIENTI COMINCIANO AD ANDARE IN SLOVENIA - MENO FILE E LISTE DI ATTESA CHE QUI SONO DI MESI


LA SALUTE ALL' ULTIMO POSTO 
sembra essere diventato lo slogan della Regione gestita dalla Serracchiani che si è esibita con l' AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale) per la Ferriera e una "Riforma" della sanità che ha l' opposizione di medici e pazienti perchè  ha come scopo centrale il taglio dei costi e quindi dei servizi.

Una volta si andava in Slovenia solo per comperare la carne e la benzina, poi si è andati per le cure dentistiche (che la mutua italiana non passa), poi ci sono andate  le imprese, antiquari compresi come  Bernardi & Borghesi a Sesana, perchè la tassazione e le vessazioni burocratiche sono molto più basse (tanto che a Gorizia stanno richiedendo per questo motivo una Zona Franca), poi molti pensionati hanno spostato la residenza perchè il prelievo fiscale sulle pensioni è enormemente inferiore.


Adesso si spostano pure i pazienti per non dover fare file assurde di tre mesi nel sistema sanitario adeguatamente scassato per risparmiare sulla pelle dei malati.


Non occorre andare su siti specializzati per trovare tracce della "migrazione sanitaria" in atto: basta andare sul Piccolo QUI.


Naturalmente, il bollettino locale del PD non presenta il fatto descritto come un esempio delle lunghe attese pre e post riforma (abbiamo notizia di malati di tumore che devono aspettare un mese i risultati della PET al CRO di Aviano perchè non ci sono medici sufficienti a leggere l' analisi) ma come una brillante opportunità di utilizzo transfrontaliero delle strutture sanitarie.

Un po' come De Gasperi che nel dopoguerra invitava gli italiani ad emigrare per trovare opportunità di lavoro.
Il problema però è che le tasse la gente le paga all' Italia e alla sua Regione gestita dalla brillante vice di Renzi, che non fornisce un servizio corrispettivo perchè i soldi le servono per altro...

Nel 1918 quando sono arrivati qui con la famosa "maledetta barca" hanno trovato l' ospedale e il servizio sanitario pubblico più moderno d' Europa (il Maggiore): adesso andremo a Sesana...

venerdì 13 maggio 2016

A MARZO IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO SALE A 2.228,7 MLD, NUOVO RECORD



#Buongoverno
RAPPORTO BANKITALIA,
A MARZO IL DEBITO PUBBLICO ITALIANO SALE A 2.228,7 MLD, NUOVO RECORD
(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - In marzo lo stock del debito delle amministrazioni pubbliche e' aumentato di 14 miliardi, a 2.228,7 miliardi, nuovo top. Il precedente massimo risaliva al maggio 2015, a 2.219,6 miliardi. L'incremento del debito, si legge nel supplemento al Bollettino statistico della Banca d'Italia, e' stato inferiore al fabbisogno del mese (21,5 miliardi), grazie alla riduzione di 4,7 miliardi delle disponibilita' liquide del Tesoro (a fine marzo pari a 70 miliardi;
DEBITO PUBBLICODEBITO PUBBLICO

78,9 miliardi nello stesso periodo del 2015) e all'effetto complessivo dell'emissione di titoli sopra la pari, della rivalutazione dei titoli indicizzati all'inflazione e del deprezzamento dell'euro (2,9 miliardi). Con riferimento ai sottosettori, il debito delle amministrazioni centrali e' aumentato di 13,9 miliardi; quello delle amministrazioni locali e degli Enti di previdenza e' rimasto sostanzialmente invariato.

FANTATURISMO IN PORTO VECCHIO - QUANTI TURISTI VERI VENGONO PER LA MOSTRA SUL LLOYD ? IL CRACK DELL' EXPO' E' UN SERIO AVVERTIMENTO PER LA "POLITICA DEI BLUFF" TURISTICI CARA AL PD.


E' noto da tempo agli operatori economici che l' Expo' di Milano è stato un crack dal punto di vista economico.
Perfino il "ligio al PD" Piccolo ne parla oggi in un articolo di cui, sotto, riportiamo il testo integrale da cui si ricava che l' EXPO':
 --- HA UN DEFICIT DI 1,258 MILIARDI FINANZIATO CON SOLDI PUBBLICI E RESTA UN DEBITO DI OLTRE 400 MILIONI
--- L' UNIVERSITA' DI VENEZIA CALCOLA UN AUMENTO DEL PIL (LORDO)  DI 1,4 MILIARDI SUL SISTEMA ITALIA A FRONTE DI 1,258 DI SOLDI PUBBLICI (la Bocconi valuta di più ma è noto che, dai tempi di Monti, Bocconi e Governo sono legati a doppio filo).

E' l' ulteriore conferma che queste iniziative sono economicamente perdenti e servono solo per il "prestigio" politico.

Bisogna cominciare a ragionare seriamente e coi piedi per terra dell' ipotesi di sviluppo turistico e urbanistico di Porto Vecchio che i Partiti della Nazione indicano come il vero futuro di Trieste.

Del Porto Vecchio Urbanizzato il PD parla come del PRINCIPALE FUTURO MOTORE ECONOMICO, ATTRATTORE PER  MILIONI DI TURISTI ALL' ANNO ecc.
Il cuore di questo presunto attrattore turistico sarebbe un "Museo del Mare" il cui cuore sarebbe costituito, come annunciato, dalla mostra del LLoyd in corso (clicca QUI).

Per valutare l' attendibilità di queste affermazioni chiediamo che vengano resi pubblici, prima delle elezioni, i dati ufficiali della Mostra sul Lloyd in Porto Vecchio che è il primo esperimento sul campo.

QUANTI TURISTI VERI ATTIRA VERAMENTE LA MOSTRA SUL LLOYD ?

Detratti locali, scolaresche e turisti che sono qui comunque?
E' possibile saperlo per valutare se le ipotesi di Cosolini sono credibili?

Inoltre lo stesso Advisor ha ricordato che per lanciare la nuova destinazione turistica di Porto Vecchio (fra 20-25 anni ?) saranno necessari continui Grandi Eventi e manifestazioni di peso internazionale (una al mese ha detto).
CHI PAGA TUTTO QUESTO ?
Se lo Stato Italiano è senza soldi e si grida al miracolo per un finanziamento CIPE di soli 50 milioni ancora da deliberare ?
Mentre solo l' Expò di Milano ne ha ricevuti 1.258 ed ha ancora debiti ?
E sapendo che che Porto Antico di Genova, con tanto di famosissimo Acquario, è in forte deficit cronico (clicca QUI)?

Non è che questi della urbanizzazione in chiave turistica di Porto Vecchio stanno facendo i conti senza l' oste?  Fantaturismo, insomma !?

Quando noi parliamo di Zona Franca Territoriale e dei suoi benefici abbiamo l' esempio, e i conti, di 3.500 zone franche in 130 paesi che danno lavoro a 66 milioni di persone.
Abbiamo anche l' esempio, e i conti, della Zona Franca Extradoganale di Livigno che da miserabile è diventato il comune più ricco d' Italia.

I conti dell' Expò e del Porto Antico di Genova, che è in grave deficit finanziario cronico (QUI un altro articolo), non depongono a favore delle fantasie dei Partiti della Nazione nostrani.

Chi ripianerà i deficit strutturali? Il Comune (noi)?

NON E' CHE STANNO TIRANDO LA CITTA' IN UN CRACK SENZA SENSO ECONOMICO ?
E IMMOBILIZZANDO PORTO VECCHIO IN UN ITER BUROCRATICO E UN PROGETTO LUNGHISSIMO DI ESITO INCERTO E SENZA INVESTITORI (DA UN ANNO E MEZZO NON SI PUO' PIU' FARE NIENTE IN ATTESA DELLA REALE SDEMANIALIZZAZIONE) ?


QUI ci sono le nostre proposte per Porto Vecchio e Zona Franca, clicca.

____________________
Ecco il  testo integrale dell' articolo del Piccolo:
Per Expo spesi 2,2 miliardi
oltre la metà soldi pubblici
La relazione del liquidatore della società. Guerra di cifre sui crediti dalle bonifiche
Per andare in pareggio il biglietto sarebbe dovuto costare poco più di 100 euro

di Andrea Di Stefano
◗ MILANO
Oltre due miliardi di euro di
costi. Patrimonio netto di 23
milioni al netto dei costi di gestione
sino allo scorso 28 febbraio.
Sono i numeri che emergono
dalla relazione del liquidatore
della società Expo Milano
2015 che saranno portati
all’esame dell’assemblea il
prossimo 27 maggio. Per la
precisione da quando è nata,
nel 2009, a quando ha chiuso i
battenti, nel 2015, la società
Expo è costata 2,254,7 miliardi
di euro. Ha chiuso con un patrimonio
netto pari a 30,7 milioni
che considerando i 7,7
milioni per la gestione fino al
18 febbraio 2016, si riduce a 23
milioni di euro. Expo è stata finanziata
per 1,258 miliardi
con contributi pubblici, 944
milioni di ricavi gestionali e
168,9 milioni di altri ricavi. Dalla
vendita dei biglietti ha ricavato
421,3 milioni, dalle sponsorizzazioni
353,7 milioni,
dall’affitto degli spazi ai Paesi
partecipanti 19,2 milioni. Se
non ci fossero state risorse
pubbliche per quasi 1,3 miliardi
la società avrebbe dovuto
vendere i biglietti ad almeno
100 euro l’uno per tentare di
compensare le spese complessive
sostenute. Le concessioni
di spazi e servizi di Padiglione
Italia hanno generato ricavi
per 29,2 milioni di euro, le royalties
sul cibo e il merchandising
a 27,8 milioni. È stato confermato
che Expo 2015 nell’anno
dell’esposizione universale
è andata in perdita per 32 milioni,
su un totale di più di 700
milioni di entrate.
Oggi nei conti della società
che è amministrata da un collegio
di liquidatori guidata da
Alberto Grando, pesano, enon
poco, i crediti vantati per 279,3
milioni di euro già svalutati
per 59,7 milioni. Questi crediti
sonocompensati in gran parte
dai debiti, per 148,8 milioni
nei confronti dei medesimi
soggetti. Pertanto i crediti netti
esigibili risultano essere 70,8
milioni di euro a fine anno. Di
questi, 32,9 milioni sono stati
incassati al 18 febbraio 2016.
Rimangono da incassare ulteriori
37,9 milioni di euro. Nelle
pieghe del bilancio del liquidatore
c’è poi il nodo delle bonifiche:
la società Arexpo che ha
messo a disposizione le aree
aveva stimato menodi 7 milioni,
Expo Spa aveva sostenuto
spese per complessivi 86,6 milioni
(tra bonifiche e movimento
terra). Proprio un mese fa la
società in liquidazione ha raggiunto
un accordo con Arexpo
che le permetterà di incassare
5,7 milioni per le bonifiche
mentre per il movimento terra
si finirà in tribunale perché il
collegio dei periti ha stabilito
al massimo che spetterebbe
adExpo 29 milioni.
Numeri che sembrano non
collimare per nulla con quelli
del bilancio pubblicato ieri dal
liquidatore che ha contabilizzato
82,6 milioni di euro da ricevere
dai proprietari delle
aree. A fine 2015 i debiti ancora
da liquidare ammontano a
406,8 milioni di euro, di cui
148,8 milioni di euro compensati
da crediti di pari importo
verso gli stessi soggetti, per un
totale netto di 258 milioni di
euro. Ad essi vanno aggiunti
57 milioni di euro di atti transattivi
con le imprese appaltatrici
accantonati a fondo. Anche
le università si dividono
sulla valutazione dell’impatto
economico dell’evento: se la
Sda Bocconi stima un impatto
di pil aggiuntivo di 4,2 miliardi
di euro sull’intera Italia e di 2
miliardi per la sola città di Milano,
l’Università di Venezia
valuta, invece, in 1,4 miliardi
l’effetto dei visitatori dell’evento
sul sistema Italia ridimensionando
soprattutto l’effetto
non solo turistico.





giovedì 12 maggio 2016

PORTO VECCHIO: FUFFA MEDIATICA SUL NULLA. ALLA RIUNIONE TECNICA CON L' "ADVISOR" MUGUGNI PER LE BANALITA' SCONTATE


Il PD renziano è diventato il degno erede di Berlusconi anche per la capacità di costruire bolle mediatiche sul nulla: dal Ponte sullo Stretto a Porto Vecchio passando per il Job Act.
La strombazzata conferenza dell' "advisor" Ernst & Young ieri non ha fornito il benchè minimo dato su:
PROGETTI CONCRETI
INVESTITORI
TEMPI CERTI.
Si conferma quello che abbiamo detto ieri QUI.

Ciò nonostante sono state confezionate sui Media delle bolle informative elettorali con ANNUNCI di progetti immaginari.

E DIRE CHE E' PASSATO UN ANNO E MEZZO DALL' EMENDAMENTO RUSSO SULLA SDEMANIALIZZAZIONE: un tempo più che sufficiente per qualche timida manifestazione di interesse se veramente ci fossero "Fondi sauditi e americani" pronti ad intervenire come ha detto il sen. Russo e se  "Tutta Europa ha gli occhi puntati su Porto Vecchio a Trieste, con potenziali investitori in visita continua" come dicono gli sprovveduti dirigenti locali del PD, insieme ai poveri militanti che si bevono tutto.

Ma niente: solo un compitino di buoni propositi (e sparate colossali) su dati arcinoti tanto che nella riunione tecnica precedente quella di imbonimento al pubblico ci sono stati mugugni per  la banalità offerta in cambio del lauto compenso (180.000 €) come perfino  IL PICCOLO deve ammettere in un nascosto trafiletto a pag. 17 in un guizzo isolato di verità annegato nella propaganda:
"Prima della parte pubblica della presentazione che si è protratta per un paio d’ore, i lavori si sono aperti con una sessione tecnica in cui, dopo un’intervento introduttivo l’advisor ha illustrato le prime risultanze della propria attività di analisi e ha raccolto ulteriori spunti e idee dai vari soggetti interessati all’operazione. Il lavoro è incominciato da solo un mese ed Ernst&Young si è soffermato a lungo anche sulla radiografia della situazione attuale in Porto vecchio e sulle proposte di base, tutto già ben noto da anni anche a molti cittadini, il che ha suscitato qualche mugugno su presunte banalità in parte dell’esposizione. (Maranzana).
Ma tutto l' articolo verte sull' unica cosa concreta di cui possono parlare: IL TRENINO PER LA BARCOLANA! (vedi foto alla fine).
Evidentemente il PD pensa che ai Triestini come a dei fanciulli bisognosi di giochi e divertimenti, come a Roma antica: al popolo bue "panem et circenses", solo che qui non c'è il pane perchè manca il lavoro.

CLICCANDO QUI TROVATE LE SLIDES DEL "ADVISOR"  ALLA RIUNIONE TECNICA: decidete voi se rappresentano una novità e se valgono i soldi pubblici erogati.

Tra gli annunci a voce è rilevante notare che:

--- CI SARANNO ABITAZIONI;

--- CI VORRANNO OTTIMISTICAMENTE 20-25 ANNI PER REALIZZARE IL TUTTO (NON PIU' SOLO 15) vedi TGR RAI QUI;

--- CI VORRANNO ANCORA INGENTI INVESTIMENTI PUBBLICI (QUALI CON L' ITALIA ALLA CANNA DEL GAS?): ALTROVE SONO STATI DAI 3 AI 10 MILIARDI ! Vedi Il Piccolo QUI ;

--- SI PENSA A UN CENTRO PER L' ARTE PERO' CI VUOLE IL PUNTO FRANCO CHE HANNO APPENA TOLTO (vedi TGR RAI QUI.): scopiazzando, come hanno fatto anche con l' incubatore di Start Up nel magazzino 26, la nostra annosa proposta di fare un centro per le opere d' arte analogo a quello del Porto Franco dell' aereoporto di Ginevra (vedi nota alla fine).
Che le nostre proposte siano riprese va bene, ma dà un po' fastidio che qualcuno riceva decine di migliaia di euro di parcella per questo, senza citare la fonte e riservando a noi silenzio ed esecrazioni;

--- SI PENSA A GRANDI EVENTI CONTINUI, UNO AL MESE, PER SOSTENERE IL TUTTO SCOPIAZZANDO ANCHE IL NOSTRO "FESTIVAL DELLA MITTELEUROPA" (QUI) un' po' storpiandolo togliendo "Mittel"" e lasciando "Europa"  vedi Il Piccolo QUI.
A questo punto vogliamo almeno una percentuale dei 180.000 €!

Surreale il servizio di Tele4 (QUI) su questa messinscena: mentre il cronista inizia onestamente dicendo "Ci si sarebbe aspettati qualcosa di più di una mera fotografia dell' esistente" il servizio prosegue con le sparate spaziali tipo "Trieste con un milione e mezzo di abitanti" e "20.000 nuovi posti di  lavoro" che sono solo nei sogni malati di  politici in campagna elettorale.
Le sparate sono talmente abnormi da togliere ogni residuo di credibilità.

Ma, tanto per cominciare, qualcuno può fornire i dati reali dell' afflusso di turisti alla mostra del Lloyd che, secondo Cosolini, andrà a costituire il cuore del famoso Museo del Mare che dovrebbe attirare milioni di turisti in Porto Vecchio? 
Fuori i numeri prima delle elezioni così capiamo concretamente di cosa stanno blaterando riguardo al turismo !

Insomma, come sempre, "politica degli annunci", aria fritta e panna montata: intanto il tempo e la crisi avanzano, i giovani emigrano e il degrado aumenta in un Porto Vecchio immobilizzato dalle chiacchiere e dal lunghissimo iter di "sdemanializzazione"- una vera raganatela burocratica per bloccare tutto - invece di essere immediatamente avviato a un riutilizzo produttivo grazie alle agevolazioni del Punto Franco.

Nota - COME DICIAMO DA OLTRE TRE ANNI SU  QUESTE PAGINE:
COSA FARE IN PORTO VECCHIO INVECE DELLA PRIVATIZZAZIONE /  URBANIZZAZIONE / SDEMANIALIZZAZIONE:
Il Porto Vecchio/Punto Franco Nord si presta, oltre che al mantenimento delle attività portuali che vi continuano ad operare (dall’ Adria Terminal alla Saipem), ad un utilizzo produttivo che sfrutti le possibilità offerte dal particolare regime di Punto Franco ovvero:
  1. Imprese ad alta tecnologia pulite, sul tipo della “Silicon Valley”;
  2. Incubatori di “Start-up” giovanili con fiscalità di vantaggio;
  3. Centri di ricerca legati alle aziende dell’area di ricerca ed alle istituzioni scientifiche;
  4. Centri finanziari e bancari “Off-shore”, extra UE, per realizzare la nostra “city”;
  5. Custodia, borsa e manipolazione di materie prime e metalli, anche pregiati ed opere d’arte anche per operazioni finanzarie come avviene nel punto franco dell’aeroporto di Ginevra e Singapore;
  6. Trasformazione di merci, anche nel campo della moda, tessili ed alimentari, in regime extradoganale;
  7. Assemblaggio di macchinari ad alta tecnologia per impieghi specializzati, potenziando ed incentivando quanto già viene prodotto dalla Saipem con i robot per le trivellazioni sottomarine;
  8. Potenziamento delle attività portuali esistenti come l’Adriaterminal, alla quale sono stati tolti i collegamenti ferroviari nel 2010.
  9. Distretto nautico, con cantieri per Yacht che operano “estero su estero” e “usi del mare” in esenzione doganale e fiscale ;IN QUESTO RIENTRA ANCHE LA RICHIESTA FINCANTIERI PERFETTAMENTE COMPATIBILE CON IL PUNTO FRANCO.
Per cogliere le nuove opportunità che ci vengono offerte nel Porto Nuovo è necessario un Nuovo grande Terminal per container e multipourpose con un retro porto situato nella attuale Zona Industriale e Noghere, in regime di Porto Franco.


CHI CERCA LA VERITA' LA TROVA (NASCOSTA):

 Ecco il testo:
"Prima della parte pubblica della presentazione che si è protratta per un paio d’ore, i lavori si sono aperti con una sessione tecnica in cui, dopo un’intervento introduttivo l’advisor ha illustrato le prime risultanze della propria attività di analisi e ha raccolto ulteriori spunti e idee dai vari soggetti interessati all’operazione. Il lavoro è incominciato da solo un mese ed Ernst&Young si è soffermato a lungo anche sulla radiografia della situazione attuale in Porto vecchio e sulle proposte di base, tutto già ben noto da anni anche a molti cittadini, il che ha suscitato qualche mugugno su presunte banalità in parte dell’esposizione. (Silvio Maranzana)
_____________________________________________


Secondo l' "advisor" di Coslini, adeguatamente imbeccato e foraggiato con € 180.000, le "5 anime di Trieste" comprendono ovviamente il "food and bevarage" ( leggi "magna e bevi") ma non  la Portualità con l' indotto (assicurazioni, cantieristica, motori marini, logistica ed altre attività produttive). vedi le sue slides cliccando qui .
 
Ma che ci stiamo a fare a fare ancora con questi !

mercoledì 11 maggio 2016

CONFERENZA "ADVISOR" PER PORTO VECCHIO: LA NOTIZIA E' CHE NON C' E' NESSUNA NOTIZIA




Alla riunione preliminare per tecnici e VIP, precedente la conferenza pubblica delle 16 al magazzino 26, l' "advisor" (consulente) Ernst & Young non ha dato nessuna notizia riguardo Porto Vecchio:
NESSUN PROGETTO
NESSUN INVESTITORE
NESSUNA TEMPISTICA CERTA.

Ha detto che bisognerà essere in grado di presentare bene, con le dovute maniere e belle slides, Porto Vecchio ad eventuali investitori, se ci saranno interessamenti di cui al momento non sia sa nulla.

Ha detto che i lavori potrebbero partire tra un anno e mezzo (ovvero a tre anni dall' emendamento Russo che doveva cambiare tutto in poco tempo) SE, e sottolineamo SE, ci saranno progetti ed investitori che, però, ancora non ci sono.
In tre anni la Cina sta creando la ferrovia ad alta velocità, ponti compresi, fra il porto del Pireo (Atene) che ha appena acquisito e Budapest.

Ha citato Fincantieri che però aveva già richiesto in passato spazi in Porto Vecchio per attività inerenti la cantieristica da diporto che può tranquillamente, e ancor meglio, effettuare in regime di Punto Franco.

Ha citato la SAIPEM che però è già all' Adriaterminal in Porto Vecchio solo perchè c' è ancora il Punto Franco ed aveva già in passato proposto di istituire dei corsi per la gestione delle sue attività subacquee.

INSOMMA VUOTO ASSOLUTO su cui domani il Piccolo si scatenerà riprendendo le entusiastiche prolusioni di Cosolini, perchè altro non c' è.

Aria fritta e vuoto pneumatico che sarà confezionato mediaticamente come una grande novità, a fini elettorali.
Per una parcella di 180.000 euro, di soldi nostri, non c' è male come studio preliminare!

P.S.
E' uscito il primo servizio di Telequatttro (qui) su  questa messinscena: mentre il cronista inizia onestamente dicendo " ci si sarebbe aspettati qualcosa di più di una mera fotografia dell' esistente" il servizio prosegue con le sparate spaziali tipo "Trieste con un milione e mezzo di abitanti" e "20.000 nuovi posti di  lavoro" che sono solo nei sogni malati di  politici in campagna elettorale.
Le sparate sono talmente abnormi da togliere ogni credibilità.

TRIESTE: LA PRIORITA' E' IL LAVORO E SUBITO ! - WARTSILA, COOP, GODINA, COMMERCIO E PORTO FRANCO


Da tempo e soprattutto in questa campagna elettorale c'è chi tende a sovvertire e mistificare la realtà economica di Trieste.
Alludiamo al fatto che si vuol far credere che una città nata e cresciuta intorno al Porto Franco Internazionale e al suo indotto, tra cui annoveriamo la cantieristica, le industrie di motori marini, le assicurazioni e tutte le attività legate alla logistica, diventerà un' amena località che vivrà di turismo come Cortina.

In quest' ottica deformata il nuovo motore economico di Trieste dovrebbe diventare l' area di Porto Vecchio, sottratta ad attività produttive di "portualità allargata", finanza e ricerca, per farne un nuovo "Centro Città" con attrazioni turistiche come un "Museo del Mare", trenini ed altre amenità.
Cosa che, nel caso improbabile si trovasse qualcuno disposto ad investirvi dai 3 ai 5 miliardi, potrebbe essere realizzato non prima di 15-20 anni, come ha detto lo stesso "advisor" Ernst &Young (QUI) e avrebbe bisogno di altri anni di "avviamento".

Tempi lunghi ed esiti incerti come dimostra il fatto che Porto Antico di Genova ristrutturato per le Colombiadi, con tanto di famosissimo Acquario, è in forte deficit permanente (QUI).

Un area così grande si presterebbe invece per innumerevoli attività produttive che potrebbero avvantaggiarsi del regime agevolato di Punto Franco (vedi nota in fondo).

Oggi sul Piccolo troviamo una dichiarazione dell' ineffabile sen. Russo sulla crisi occcupazionale: con sprezzo del ridicolo dichiara a pag. 21: "risuciremo a mantenere aziende piccole e grandi a Trieste solo se valorizzeremo il Punto franco e se creeremo la Città metropolitana con i vantaggi competittivi che essa comporta". 
La " Citta Metropolitana"esiste già a Genova, Milano e altrove e NON SERVE ASSOLUTAMENTE A NIENTE. Ma sentire Russo o altri del PD parlare di "Punto Franco", dopo che lo hanno denigrato per anni e dopo quello che hanno combinato con la "sdemanializzazione", è come sentire Dracula parlare di "Banca del Sangue".

La triplice sindacale della Ferriera chiede ai candidati sindaco di pronunciarsi contro la chiusura dell' "area a caldo" per mantenere i relativi posti di lavoro, definendo " bluff: alternative puramente teoriche dietro alle quali non c’è alcun imprenditore": stanno parlando di Porto Vecchio dove non c'è l' ombra di un investitore?
O alludono alla proposta di nuovo Terminal portuale di cui sono portatori anche i portuali del CLPT e studiata da Alpe Adria, società della APT (QUI) ?

Resta il fatto che Arvedi, adessso impegnato ufficialmente anche con l' ILVA di Taranto, (il lupo perde il pelo ma non il vizio), non può pretendere di inquinare una città ed il porto usando i lavoratori come scudi umani dentro uno stabilimento inquinante ultracentenerio.

Vi preghiamo di notare come la stampa locale, solerte a riportare ogni fesseria dei "politici", NON stia parlando della ferma presa di posizione dei lavoratori portuali del CLPT che richiedono una verifica ambientale a causa dell' inquinamento della Ferriera (vedi QUI ).
Probabilmente perchè è un fatto che conta molto di più delle promesse dei candidati nelle passerelle di questi giorni.

Il problema è che di fronte ad una crisi di posti di lavoro senza precedenti i Partiti della Nazione vecchi e nuovi invece di puntare a soluzioni rapide utilizzando quello che già c'è, il regime agevolato di Punto Franco, per favorire insediamenti produttivi, puntano a fantasie fantaturistiche a lungo termine, e in crisi ovunque, come la "urbanizzazione di Porto Vecchio".

"Radoppio del Centro", come  ha detto la Serracchiani, che con l' attuale crisi economica definita ormai "stagnazione secolare" ha come unico esito certo la desertificazione di quello attuale già in forte crisi.

Cerchiamo di ricordare che la chiusura di Godina e Marchi Gomma hanno determinato, nel silenzio delle istituzioni, la perdita di più posti di lavoro di quanto paventato adesso alla Wartsila.
E lasciato un intera zona nella crisi con susseguente chiusura di: un negozio di scarpe,  una osteria tradizionale (ai Cavai), un negozio di drogheria in galleria, e una crisi accentuata per tutti gli altri negozi.

E questi scellerati con 400 negozi che hanno chiuso, le COOP cedute a prezzi stracciati agli amici della Lega delle Cooperative (Nordest e Conad) con una perdita di 400 posti direttamente e nell' indotto, e un calo accentuato di popolazione vogliono aprire una nuova immensa area urbana e commerciale per turisti che verrebbero ad ammirare un "Museo del Mare" il cui centro sarebbe l' attuale mostra sul Lloyd che non va a vedere nessuno !

"Trieste città Museo" con annesso Ospizio è una sorte a cui ci ribelliamo: vogliamo una città viva, legata al suo entroterra mitteleuropeo, fiorente di traffici legati al Porto Franco Internazionale che è  l' autentica risorsa centrale immediatamente attivabile per le mutate condizioni geopolitiche: dalla Nuova Via della Seta di Pechino, all' appena realizzato raddoppio del Canale di Suez, agli accordi fra ferrovie Austriache e Russe (vedi QUI).

Trieste aperta al mondo e all' Europa  non rinchiusa a coltivare il passato nei musei.

Questo tipo di turismo, molto più povero rispetto a quello legato ai Congressi e agli spostamenti per lavoro, può essere solo un contorno al vero "piatto forte": il Porto Franco Internazionale e i Punti Franchi per favorire nuovi insediamenti produttivi di vario genere.

Un primo passo sarebbe mandare a casa alle prossime amministrative il Partito della Nazione vecchio (il centro destra) e quello nuovo (il centro sinistra del PD) con tutti i satelliti come il  "centro" nazionalista di "Un' altra Trieste popolare" e fare emergere nuove formazioni disposte a fare proprie le istanze provenienti dal territorio.

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Nota:
COSA FARE IN PORTO VECCHIO INVECE DELLA PRIVATIZZAZIONE /  URBANIZZAZIONE / SDEMANIALIZZAZIONE:
Il Porto Vecchio/Punto Franco Nord si presta, oltre che al mantenimento delle attività portuali che vi continuano ad operare (dall’ Adria Terminal alla Saipem), ad un utilizzo produttivo che sfrutti le possibilità offerte dal particolare regime di Punto Franco ovvero:
  1. Imprese ad alta tecnologia pulite, sul tipo della “Silicon Valley”;
  2. Incubatori di “Start-up” giovanili con fiscalità di vantaggio;
  3. Centri di ricerca legati alle aziende dell’area di ricerca ed alle istituzioni scientifiche;
  4. Centri finanziari e bancari “Off-shore”, extra UE, per realizzare la nostra “city”;
  5. Custodia, borsa e manipolazione di materie prime e metalli, anche pregiati ed opere d’arte anche per operazioni finanzarie come avviene nel punto franco dell’aeroporto di Ginevra e Singapore;
  6. Trasformazione di merci, anche nel campo della moda, tessili ed alimentari, in regime extradoganale;
  7. Assemblaggio di macchinari ad alta tecnologia per impieghi specializzati, potenziando ed incentivando quanto già viene prodotto dalla Saipem con i robot per le trivellazioni sottomarine;
  8. Potenziamento delle attività portuali esistenti come l’Adriaterminal, alla quale sono stati tolti i collegamenti ferroviari nel 2010.
  9. Distretto nautico, con cantieri per Yacht che operano “estero su estero” e “usi del mare” in esenzione doganale e fiscale ;IN QUESTO RIENTRA ANCHE LA RICHIESTA FINCANTIERI PERFETTAMENTE COMPATIBILE CON IL PUNTO FRANCO.
Per cogliere le nuove opportunità che ci vengono offerte nel Porto Nuovo è necessario un Nuovo grande Terminal per container e multipourpose con un retro porto situato nella attuale Zona Industriale e Noghere, in regime di Porto Franco.



martedì 10 maggio 2016

GRECIA: SITUAZIONE DRAMMATICA NEGLI OSPEDALI CAUSA AUSTERITY - VIDEOINCHIESTA



I tagli dell’Europa uccidono la Grecia: «Io neurochirurgo non posso operare i malati di tumore»

«Non abbiamo i soldi per i letti della terapia intensiva. La spesa sanitaria è scesa di oltre il 60%. Carenze così marcate hanno un costo in vite umane».


Pubblichiamo anche noi questo articolo con videoinchiesta di Fubini sul Corriere della Sera per solidarietà con il popolo greco massacrato dalla politica economica folle e senza morale di Bruxelles e degli utili idioti locali.

L' Italia non è ancora arrivata a questo punto ma ci può arrivare rapidamente con Renzi, la ripresa che non riprende, le controriforme sanitarie  e i tagli alla sanità: bisogna esserne coscienti.

Di seguito anche il testo dell' articolo di Federico Fubini inviato ad Atene.
La dichiarazione sul carbone e l’acciaio. I popoli da riconciliare. Un’unione sempre più stretta. Panagiotis Papanikolaou ieri non ha trovato cinque minuti per riflettere che altrove il 9 maggio significa tutto questo. Per lui l’Europa equivale a liste d’attesa di quaranta giorni per operare di tumore cerebrale e un ascensore in cui i piani sono stati marcati a pennarello blu per risparmiare pochi euro. Si sale così per arrivare al suo decrepito, minuscolo ufficio di neurochirurgo. È nell’ospedale nazionale di Nicea, a occidente della capitale di un club di Paesi che ha realizzato uno degli esperimenti più visionari della storia: l’Unione europea.La dichiarazione sul carbone e l’acciaio. I popoli da riconciliare. Un’unione sempre più stretta. Panagiotis Papanikolaou ieri non ha trovato cinque minuti per riflettere che altrove il 9 maggio significa tutto questo. Per lui l’Europa equivale a liste d’attesa di quaranta giorni per operare di tumore cerebrale e un ascensore in cui i piani sono stati marcati a pennarello blu per risparmiare pochi euro. Si sale così per arrivare al suo decrepito, minuscolo ufficio di neurochirurgo. È nell’ospedale nazionale di Nicea, a occidente della capitale di un club di Paesi che ha realizzato uno degli esperimenti più visionari della storia: l’Unione europea.



Vista da qui, suona come un’utopia distante. Sessantasei anni fa esatti il ministro degli esteri francese Robert Schuman gettava il seme della comunità che avrebbe portato a generazioni di pace, crescita e frontiere aperte. Oggi nel suo piccolo ufficio, il dottor Papanikolaou pensa all’Europa e si lascia sfuggire i segni di un esaurimento nervoso. Cerca di guardare i suoi ospiti ma tiene gli occhi fissi sul pavimento; credendo di parlare, urla. A lui la parola «Bruxelles» fa pensare ai cantieri stradali del suo quartiere di Atene, Pateli, e l’idea lo manda in bestia. «Spendiamo decine di milioni dei fondi europei per ricostruire i marciapiedi a prezzi criminali – dice – ma non abbiamo soldi per tenere aperti i letti di terapia intensiva».Vista da qui, suona come un’utopia distante. Sessantasei anni fa esatti il ministro degli esteri francese Robert Schuman gettava il seme della comunità che avrebbe portato a generazioni di pace, crescita e frontiere aperte. Oggi nel suo piccolo ufficio, il dottor Papanikolaou pensa all’Europa e si lascia sfuggire i segni di un esaurimento nervoso. Cerca di guardare i suoi ospiti ma tiene gli occhi fissi sul pavimento; credendo di parlare, urla. A lui la parola «Bruxelles» fa pensare ai cantieri stradali del suo quartiere di Atene, Pateli, e l’idea lo manda in bestia. «Spendiamo decine di milioni dei fondi europei per ricostruire i marciapiedi a prezzi criminali – dice – ma non abbiamo soldi per tenere aperti i letti di terapia intensiva».

All’ospedale di Nicea al Pireo, come in tutta la Grecia, la contabilità è controversa quanto tragica. Per tenere aperti i quindici letti di terapia intensiva di questo ospedale servirebbero almeno venti infermieri e dieci medici, ma oggi l’ospedale ne ha rispettivamente dieci e tre. Da anni non è più stato sostituito il personale andato in pensione e questa è solo una parte di una catastrofe più vasta: preferendo salvare altre clientele, i vari governi di Atene hanno tagliato il bilancio del ministero della Salute ben oltre gli obiettivi già durissimi indicati dai governi creditori a Bruxelles. Durante una caduta dell’economia del 29,6% dal 2008, la spesa sanitaria per abitante è crollata il doppio.

A Nicea, questo significa qualcosa di preciso: i letti in terapia intensiva sono rimasti solo undici e si spiegano così alcune delle esperienze recenti del dottor Papanikolaou. Una malata di tumore al cervello ha dovuto aspettare tre mesi per curarsi. Un paziente già operato con successo resta ricoverato da due mesi perché ha preso a sanguinare dal cervello, dopo aver contratto in terapia intensiva un raro batterio: lo trasmettono le infermiere, a quanto pare, troppo poche e dunque costrette a curare e toccare più ricoverati in ogni turno. Da anni lavorano sette giorni la settimana. Servirebbe un paramedico per ogni postazione, in Grecia oggi ce ne sono uno ogni tre e resta chiuso oltre un quarto dei letti disponibili in terapia intensiva.

Una carenza di queste dimensioni sta sicuramente costando vite umane. Il 4 febbraio scorso una donna di 55 anni è morta d’influenza nell’ospedale Sotiria («Salvezza») aspettando invano un letto: quel giorno la lista d’attesa per la terapia intensiva ad Atene era di 75 persone. L’associazione dei medici di Atene sostiene – su basi imprecisate - che riaprire duecento letti chiusi salverebbe duemila vite l’anno e la procura proprio ieri ha annunciato «inchiesta di massima urgenza» dal sapore e clamore decisamente italiani. Non che le radici del problema siano un mistero: per riaprire duecento letti in terapia intensiva in Grecia lo Stato deve assumere cento medici e quattrocento paramedici, al costo di quindici milioni l’anno. Non può. I creditori, i governi europei guidati dalla Germania e il Fondo monetario internazionale, non autorizzano il governo greco ad assumere un solo statale: temono il ritorno del clientelismo, oltre a quello della spesa.

Proprio ieri a Bruxelles gli europei hanno preso atto che il governo di Alexis Tsipras imporrà, su loro richiesta, nuovi tagli e un altro aumento delle tasse. Sulla scala dell’Italia, equivarrebbe a un pacchetto di sacrifici da 48 miliardi di euro. La sola differenza è che l’economia ellenica è già crollata di quasi un terzo rispetto in otto anni, nel frattempo ha ridotto il deficit pubblico dell’11% del Pil e – secondo il sito PubMed – è salita al primo posto in Europa per frequenza delle infezioni in terapia intensiva. Papanikolaou, il neurochirurgo, sa già che le misure porteranno nuove tasse per lui, dopo un taglio di oltre metà dello stipendio dal 2011. Da domani opererà il cervello per meno di duemila euro al mese, mentre la migrazione dei nuovi laureati verso la Germania e la Gran Bretagna non potrà che accelerare: già oggi l’ospedale di Nicea fatica a trovare praticanti da formare, perché tutti si precipitano all’estero. «Abbiamo perso una generazione di medici», dice Papanikolaou.
In una lettera ai governi europei, la direttrice dell’Fmi Christine Lagarde ha definito tutto questo insensato. Gli obiettivi di bilancio imposti alla Grecia, un attivo del 3,5% del Pil sul futuro prevedibile, secondo lei non hanno più senso: «Più di quanto economicamente e socialmente sostenibile», ha scritto Lagarde. «Controproducente». Il governo di Atene finge di adeguarsi tagliando e tassando là dove è meno difficile, non dove servirebbe. Ma Wolfgang Schäuble, il ministro delle Finanze tedesco all’origine di queste richieste, non deflette: il suo partito conservatore a Berlino non intende scoprire il fianco destro all’ascesa dei nazionalisti di Alternative für Deutschland. Così, sessantasei anni dopo la dichiarazione di Schuman, le scelte vitali di una nazione vengono determinate dall’agenda di partito di un altro governo in Europa e non da un minimo di logica o di umanità. Il bilancio della Grecia al 2018 prevede già nuovi tagli sui farmaci. In ufficio a Nicea, Papanikolaou continua a guardare per terra. I suoi strumenti di microchirurgia sono obsoleti, le macchine mobili dei raggi X bloccate. Come fate? Il dottore alza gli occhi e si capisce che il vecchio bisturi vorrebbe finirlo sull’ospite.

UN OMAGGIO AL GRANDE CECCHELIN - ASCOLTA QUI LA SUA CANZONE PIU' FAMOSA (e sempre attuale)




AMA IL TUO PROSSIMO LUNGO DISTESO !

Omaggio al grande Cecchelin, la "linguazza" triestina che faceva satira sul serio rischiando la galera:
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NUOVA VIA DELLA SETA: LA POLITICA TRIESTINA SI SVEGLIA IN CAMPAGNA ELETTORALE E PRESENZIA AI CONVEGNI SU TEMI SEMPRE SNOBBATI PRIMA


La campagna elettorale, come il Principe Azzurro, ha il potere di risvegliare la "bella addormentata" politica triestina.
Sono quasi TRE ANNI che dalle pagine di RINASCITA TRIESTINA stiamo insistendo sulla Nuova Via della Seta cinese come opportunità strategica per il PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE e tutto il Territorio, pubblicando studi, mappe e quant' altro per dimostrare che il terminal naturale nel mediterraneo è Trieste e non Venezia come vorrebbe l' Italia, che invece vuole costruire il suo Porto Off-Shore proprio per questo.

A Trieste, che ha già fondali naturali, collegamenti e storia, basterebbe un investimento 14 volte più piccolo (206 MLN) di quello veneziano per creare un nuovo grande Terminal che oltre a creare 1.647 nuovi posti di lavoro risolverebbe il problema della Ferriera (clicca QUI).

La Nuova Via della Seta  (clicca QUI) è stata annunciata nel settembre del 2013 dal Presidente  Xi Jinping e subito noi abbiamo rilanciato la notizia, essenziale per la ripresa del ruolo che compete al nostro Porto Franco Internazionale: quello di cerniera logistica e commerciale fra Oriente e Mitteleuropa, smentendo chi pensa per Trieste solo un futuro di turismo e decadenza pilotata.

Per riprendere questo ruolo il Porto di Trieste, che ha poco spazio, ha bisogno di ogni metro di banchina e area portuale e non può permettersi di sprecare spazio per rifornimenti a una Ferriera inquinante o per progetti fantaturistici di un ipotetico futuro in Porto Vecchio.

Per riprendere il suo ruolo Trieste ha bisogno di utilizzare al massimo lo strumento del Punto Franco extra UE che consente vantaggi invidiabili, se non viene quotidianamente sabotato dalle Dogane italiane...

Per riprendere il suo ruolo Trieste ha bisogno di potenziare e sviluppare i collegamenti con l' Europa Centrale e Orientale e l' area danubiana, mentre invece  le ferrovie italiane hanno chiuso la ferrovia Transalpina.

La nostra pagina FB è nata proprio pubblicando la mappa della Nuova Via della Seta: nel frattempo la Cina, che corre veloce, si è comperata il porto del Pireo (Atene) e sta infrastrutturando i Balcani con linee veloci che arriveranno nel cuore della Mitteleuropa, a Budapest.

Adesso ci sono segni di risveglio dal letargo della catastrofica classe  politica e dirigente locale che, almeno a parole, si comincia a interessare, se non altro presenziando e blaterando ai convegni.
Adesso siamo contenti che qualcosa si muova ed avversari politici riconoscano che le nostre idee erano giuste, naturalmente non nominandoci mai.
E' un passo in avanti per la Rinascita di Trieste.

 Cliccando QUI trovate le slides del nostro intervento su "Ruolo del Porto Franco Internazionale di Trieste nei nuovi scenari geopolitici" del 6 maggio.

Dopo le due foto qua sotto, che diffondiamo da anni, trovate anche il testo dell' articolo del Piccolo, riportato in testa,  che illustra la "scoperta dell' acqua calda" da parte dei nostri illuminati governanti in tempo di elezioni.



IL PICCOLO 10/5/16
La via della seta e i Balcani si incontrano a Trieste Convegno di Ince e Bers per la presentazione delle potenzialità d’investimento della corazzata cinese in infrastrutture nell’area dell’Europa sudorientale
di Mauro Manzin

Trieste snodo lungo la via della seta che i cinesi stanno ripercorrendo nel verso opposto a quello di Marco Polo. Trieste come centro per lo sviluppo del know how, e come incubatrice di importanti progetti finanziari, industriali e commerciali che attraversando i Balcani giungono fino in Estremo oriente. Il volano che permette al capoluogo giuliano di poter svolgere questo ruolo è costituito dall’Iniziativa centroeuropea (Ince) che ha il suo segretariato proprio a Trieste. Ince che, assieme alla Banca per al ricostruzione e lo sviluppo europeo (Bers), con sede a Londra, ha organizzato il prossimo 19 maggio, al Teatro Verdi di Trieste un meeting con importanti banche e fondi cinesi relativamente alle possibilità di investimento nel settore delle infrastrutture marittime, ferroviarie e stradali lungo quella che, per l’appunto, fu ed è la via della seta, con un particolare focus sulle opportunità aperte dai mercati e dalle realtà dell’Europa sud-orientale. L’idea, come spiega il segretario generale dell’Ince, ambasciatore Giovanni Caracciolo di Vietri, nasce dalla lunga collaborazione tra Ince e Bers. Bers che però questa volta ha voluto “alzare la posta” in gioco mettendo a frutto i suoi contatti con il mondo economico e finanziario cinese. Cina che, tra l’altro, è entrata da poco nel borad della Bers. L’ambasciatore Caracciolo ricorda come il Fondo Ince presso la Bers finanzia l’assistenza tecnica collegata agli investimenti della Bers stessa nei Paesi membri dell’Ince ma non appartenenti all’Ue (finanziamenti a fondo perduto per studi di prefattibilità e fattibilità). I fondi sono stanziati dall’Italia che dal 1992 ha versato 41,5 milioni di euro, di cui 23 milioni per progetti di assistenza tecnica. «Questi progetti - precisa Caracciolo - hanno permesso di mobilitare 4,9 miliardi di euro di investimenti nei Paesi beneficiari». «Più precisamente - precisa il segretario generale - ogni euro erogato dall’Ince ha generato circa 215 euro di investimenti da parte di Bers, istituzioni finanziarie internazionali, banche commerciali e partner locali». E a Trieste il prossimo 19 maggio gli imprenditori cinesi passeranno in rassegna tutti i progetti imprenditoriali in corso e di futura realizzazione lungo la via della seta. «Tutto è mirato a investimenti infrastrutturali - spiega Caracciolo - marittimi, ferroviari e stradali, ma anche sull’indotto, sul commercio e sulle piccole e medie imprese». «Un’occasione di primo piano per Trieste e l’Ince - sottolinea ancora l’ambasciatore - soprattutto alla luce degli sviluppi che si potranno trarre nell’area cinese. E sarà anche un’occasione per l’Italia per prendere contatto con i leader finanziari ed economici di Pechino visto che a breve è in cantiere una visita del presidente del Consiglio, Matteo Renzi in Cina». E che l’appuntamento assume un’importanza strategica anche per la Cina lo dimostra il fatto che al meeting, oltre agli interventi istituzionali, si stanno iscrivendo a proprie spese anche gli industriali cinesi (già una trentina hanno assicurato la loro presenza). Anche per questo Caracciolo di Vietri si augura che il meeting del 19 non rimanga un episodio ma sia piuttosto il primo di una serie di incontri periodici tra il Nordest italiano, i Paesi balcanici e i cinesi per parlare di sviluppo e cooperazione. E visto che i cinesi giungeranno a Trieste già il prossimo 13 maggio sera l’Ince sta già predisponendo tutta una serie di incontri tecnici con il Porto di Trieste, con il Polo scientifico-tecnologico e il Mib. Ma contatti si avranno anche con gli scali portuali di Fiume e Capodistria, «contatti - precisa Caracciolo - che io non leggo in chiave concorrenziale, ma in chiave di sistema visto che Trieste, Venezia, Capodistria e Fiume insieme non riescono a movimentare quanto da solo fa il porto di Rotterdam». Oggi l’incontro di Trieste sarà presentato in una conferenza stampa cui parteciperanno fra gli altri il segretario generale dell’Ince, Giovanni Caracciolo di Vietri, la presidente del Fvg, Debora Serracchiani e il sindaco di Trieste, Roberto Cosolini.

lunedì 9 maggio 2016

FERRIERA: ARRIVA LA CAVALLERIA! SCESI IN CAMPO IL LAVORATORI PORTUALI DEL CLPT


QUANDO IL GIOCO SI FA DURO.....

Come avevamo anticipato,  i lavoratori portuali del CLPT, il sindacato indipendente maggioritario in porto, stamattina hanno richiesto ufficialmente la "verifica ambientale" prevista dal DL 81/2008.
Adesso la verifica ambientale si deve fare per legge.
Se sarà riscontrato inquinamento come da retrostante P.le Rosmini nessuna autorità potrà più sottrarsi al proprio dovere.
L' inquinamento del posto di lavoro da agenti esterni non è consentito in alcun modo.
E' in gioco il principale motore economico di Trieste.

I lavoratori portuali sono attenti anche alla questione dei posti di lavoro e sono portatori dell' unica alternativa occupazionale credibile: la chiusura dell' "Area a Caldo" inquinante con creazione di UN NUOVO GRANDE TERMINAL PORTUALE a partire dalle banchine: un progetto che creerebbe da solo 1.647 nuovi posti di lavoro secondo lo studio della società di logistica Alpe Adria di proprietà dell' Autorità Portuale (clicca QUI per le slides).

D' ora in poi poche parole e molti fatti...

QUI (da leggere !) l' articolo di stamattina con cui preannunciavamo la bella notizia.

Il testo della richiesta appena presentata all' Autorità Portuale:
Oggetto: Richiesta di verifica ambientale del Porto Franco Internazionale di Trieste

Con riferimento a quanto previsto anche dal decreto legislativo 9 aprile 2008, n.81,

il sopraindicato sindacato, richiede urgentemente una verifica ambientale all' interno Porto Franco Internazionale di Trieste, al fine di salvaguardare la sicurezza fisica e sanitaria dei lavoratori.
Vista la possibilità concreta che i lavoratori vengano a contatto con sostanze nocive ed inquinanti dovuta alla vicinanza con la "Ferriera di Servola", vista la chiusura di un' area pubblica adiacente al Porto Franco Internazionale di Trieste, riteniamo che tale verifica sia assolutamente dovuta.
Fiduciosi che la Nostra richiesta sarà ben vista ed avvallata dalla Autorità Portuale di Trieste, in attesa di un Vostro pronto riscontro, porgiamo distinti saluti,
Stefano Puzzer





FERRIERA: ARRIVANO I NOSTRI ? VOCI INSISTENTI SEGNALANO CHE I PORTUALI DEL CLPT STANNO PER CHIEDERE LA "VERIFICA AMBIENTALE" DEL PORTO IN RELAZIONE ALL' INQUINAMENTO DELLA FERRIERA


FERRIERA: E' IN ARRIVO LA CAVALLERIA ?
In Porto voci insistenti sostengono che il Coordinamento dei Lavoratori Portuali di Trieste CLPT, il sindacato indipendente maggioritario nel porto, stia per richiedere ufficialmente la "verifica ambientale" per la vicinanza alla Ferriera come da Decreto Legislativo n.81 del 9 aprile 2008.

Se la richiesta verrà ufficializzata, presumibilmente domani, l' analisi della situazione dell' inquinamento dovrà essere fatta rapidamente per legge.

Dopo l' inquinamento rilevato a Servola e Piazzale Rosmini, che si trova proprio dietro al Porto Nuovo, è una iniziativa necessaria a tutelare la salute dei lavoratori cui le autorità e la Autorità Portuale in particolare non possono sottrarsi.

La discesa in campo delle forze del lavoro a fianco dei cittadini in lotta contro l' inquinamento segnerebbe una svolta: non sarebbe più solo una protesta di cittadini ma una questione che riguarda il cuore produttivo di Trieste che non può essere esposto a nocività proveniente dall' esterno, nè a rischi ulteriori per la salute dei lavoratori.

I lavoratori portuali sono attenti anche alla questione dei posti di lavoro e sono portatori dell' unica alternativa occupazionale credibile: la chiusura dell' "Area a Caldo" inquinante con creazione di UN NUOVO GRANDE TERMINAL PORTUALE a partire dalle banchine: un progetto che creerebbe da solo 1.647 nuovi posti di lavoro secondo lo studio della società di logistica Alpe Adria di proprietà dell' Autorità Portuale (clicca QUI per le slides).

Per rendere credibile e praticabile la richiesta ineludibile della CHIUSURA DELL' AREA A CALDO DELLA FERRIERA è necessario affrontare il tema cruciale dell' alternativa occupazionale: in questo caso con una riconversione nel settore portuale e logistico ci sarebbero molti posti di lavoro in più solo grazie al nuovo Terminal, senza contare quelli che verrebbero creati da un Retroporto in Zona Industriale e da un riutilizzo produttivo e non solo urbanistico-turistico di Porto Vecchio.

E' nel Retroporto che vengono creati più posti di lavoro sia per attività logistiche che per l' indotto: dalle manutenzioni alla meccanica del materiale rotabile.

Per questo la "scesa in campo" dei lavoratori portuali rappresenterebbe una svolta fondamentale e strategica nella questione dell' inquinamento dalla Ferriera.
Attendiamo domani per vedere se alle parole seguiranno i fatti.





domenica 8 maggio 2016

AL SOGNO DI PAPA FRANCESCO SERVONO SVILUPPO ECONOMICO E "CACCIATA DEI MERCANTI DAL TEMPIO"

"L' EUROPA TORNI AD ESSERE MADRE ACCOGLIENTE" è l' esortazione di Papa Francesco cui su queste pagine abbiamo sempre riconosciuto ammirati, oltre all' evidente umanità, anche la statura del grande leader mondiale in grado di intravvedere la strada in un momento di grande confusione.

Per questo le sue parole sono lo spunto per una riflessione non retorica che offriamo ai nostri lettori religiosi o laici.


Il messaggio di Papa Francesco ha, a ben vedere, una valenza che può essere addirittura eversiva rispetto alla attuale situazione europea ed italiana in particolare.


Non è evidentemente possibile la serena accoglienza di masse di immigrati e profughi quando non si è in grado di dare un futuro, dignità e lavoro nemmeno ai propri figli e concittadini.


La ribellione soprattutto dei ceti popolari in grande difficoltà e angoscia è inevitabile con tutte le conseguenze di scontri interetnici.


Alle persone, tutte, deve essere assicurata DIGNITA' E POSSIBILITA' DI MANTENERE LA PROPRIA FAMIGLIA CON UN LAVORO ONESTO: non basta la temporanea assistenza e carità.


L' Occidente non ha ascoltato nemmeno leader laici come Marco Pannella, quando digiunavano contro la "Fame del Mondo" per ottenere programmi di sviluppo economico per le aree arretrate del pianeta.
Ora questo ci si ritorce contro con masse inarrestabili di diseredati in arrivo e, tardivamente, ci rendiamo conto che "bisogna aiutare le popolazioni nei loro paesi d' origine" promuovendo lo sviluppo e, anche, rifiutando una politica internazionale fatta di rapina coloniale.

La storia ci insegna che l' accoglienza non traumatica di masse di immigrati, a volte anche necessari per motivi di calo demografico come evidenziato da diversi studi seri (
Demografia e Destino- Limes clicca QUI), è possibile solo in presenza di una fase di espansione economica.

Trieste ne è un esempio evidente: con la Proclamazione del Porto Franco iniziò una fase di vorticosa crescita economica che richiamò qui gente da tutto il mondo, di tutte le razze e tutte le religioni... e ricordiamo anche che le famose "tredici casade" patrizie furono contrarie sia al Porto Franco che all' immigrazione qualificata  perchè temevano di perdere i propri privilegi.

Così Ebrei, Armeni, Tedeschi, Slavi, Levantini, Italiani e tanti altri hanno lavorato in armonia per il bene comune. 

E un irlandese come James Joyce decise di venirci a vivere.
Lo si vede dal famoso dipinto della foto sopra con la gente vestita con tutte le fogge dell' area mediterranea d' allora.


Questo ha fatto di Trieste una grande città europea, moderna e cosmopolita, mentre la chiusura razziale e nazionalista dell' "italianità" fascista l' ha resa depressa e provinciale.


L' Imperatore si rivolgeva alle sue genti con la frase "Ai miei Popoli" e non strillava istericamente da un balcone  "Italianiiii!" o "Tedeschiii !".


LO SVILUPPO ECONOMICO E' NECESSARIO ALL' ACCOGLIENZA E ALLA ARMONICA CONVIVENZA DELLE VARIE COMUNITA' ETNICHE, NAZIONALI E RELIGIOSE.


Per questo penso che l' Inghilterra che ha un economia in crescita, è fuori dall' Euro, ed è terra di democrazia vera possa permettersi un sindaco della capitale, Londra, musulmano appena eletto dai cittadini.


Viceversa l' Europa continentale, e specialmente la sua appendice Sud italiana, è preda di politiche economiche devastanti che hanno trasformato, anche con l' utilizzo dell' Euro, lo shock della crisi finanziaria americana di 8 anni fa in una crisi permanente che sta massacrando la periferia mediterranea e dando vita, per reazione, a fantasmi nazionalisti.

I MERCANTI FINANZIARI si sono impadroniti dell' Europa dei Popoli, sognata dai laici padri fondatori esiliati a Ventotene, e l' hanno trasformata in una "Sinagoga (o Chiesa) di Satana" gestita da tecnocrati non eletti con una corte di lacchè locali (il termine Sinagoga non è assolutamente critico nei confronti degli stimatissimi concittadini Ebrei ma è solo una citazione biblica - Apocalisse di Giovanni  2.9- perchè così si chiamavano allora i templi).


Per cambiare rotta è necessario prima "Scacciare i mercanti dal Tempio": l' unica occasione in cui perfino Gesù Cristo prese in mano un randello (Mc11,15-19;Mt21,12-17;Lc19,45-48 clicca QUI).

Qui sta la potenza eversiva, come eversivo è stato il cristianesimo, del messaggio all' apparenza mite e ingenuo di Papa Francesco: nessuna accoglienza materna è possibile senza sviluppo economico e democrazia.
E per Trieste questo vuol dire riprendere la strada interrotta del Porto Franco Internazionale.

Gli scontri al confine del Brennero sono un' idiozia cosmica che alimenta assurdi scontri nazionalisti fra "Italiani brava gente" e "Austriaci cattivi": l' Austria ha tutto il diritto di tutelare i propri cittadini e in democrazia i governanti rispondono ad un mandato popolare. 
Il governo austriaco, a differenza di Renzi, è regolarmente eletto con una maggioranza di Centro Sinistra (socialisti più cattolici), e non di nazisti, ed il Premier è socialista.


Il problema è quello di riprendere la strada dello sviluppo economico sviluppando le potenzialità che ciascuno ha - noi abbiamo il Porto Franco Internazionale - preventivamente cacciando i mascalzoni, Renzi e propaggini locali comprese, che obbedendo al capitale finanziario e a teorie economiche infondate e di parte (neoliberismo e ordoliberalismo tedesco) stanno mandando "a remengo" l' Europa intera.

Questa la riflessione domenicale di un laico che però ama e studia la tradizione religiosa ed è attento alle esortazioni di un grande Papa.
Pace e bene.


paolo deganutti

Foto da Repubblica - Siamo d' accordo: migrare non è un delitto... anche i nostri figli lo stanno facendo perchè qui non trovano lavoro e futuro.