RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 8 maggio 2018

"SERVONO DUE ITALIE AUTONOME" LO DICE LUCA RICOLFI, AUTOREVOLE SOCIOLOGO E ANALISTA POLITICO - GLI SVILUPPI DELLA CRISI ITALIANA -


L' autorevole studioso Luca Ricolfi , analista stimatissimo da tutti per le sue analisi precise e realistiche, ha rilasciato un' intervista sull' attuale situazione politica e sociale italiana che così si conclude:

«La verità forse è difficile da dire: i cittadini del Sud hanno un’altra cultura, un’altra mentalità, altri valori, e quindi non vogliono vivere come nel CentroNord. Io li capisco, e un po’ li invidio.
Credo che l’unica soluzione sia concedere piena autonomia al Sud.
Nessuna secessione delle regioni del Nord, ma creazione di una grande area meridionale con istituzioni, fisco e politica economica propri.
Culturalmente, ma anche sul piano dell’organizzazione economico-sociale, il centro è più simile al Nord che al Sud, dunque tanto vale che vi siano due Italie libere di governarsi come desiderano, quella del Centronord e quella del Sud, finalmente liberata dal giogo dell’unità nazionale»
.


Sono parole pesanti, un tempo riservate alla sola Lega Nord delle origini e a studiosi come il prof. Gianfranco Miglio.

Ricolfi, che è di sinistra, ha rilasciato l' intervista a Libero, che invece è di destra, che gli ha dedicato un intera pagina lunedì 7 maggio (clicca QUI per l' intervista completa).


Abbiamo già sentito proporre autorevolmente l' adozione di fiscalità di vantaggio solo per il Sud (clicca QUI) ma stavolta lo scenario è complessivo e prende le mosse da quanto sta emergendo da questa convulsa crisi politico - istituzionale italiana che fa seguito e corona alla profonda crisi economica.

I risultati elettorali del 4 marzo hanno
evidenziato una polarizzazione territoriale della politica: il M5S è il partito più forte al Sud e la Lega al Nord.
I risultati delle Regionali in Friuli-Venezia Giulia hanno confermato e approfondito questo dato.

Volenti o nolenti le due forze politiche, che si

avviano a costituire due poli contrapposti che si vuole sottoporre a "ballottaggio" con le nuove imminenti elezioni, si trovano a rappresentare e a rispondere agli elettorati di territori profondamente diversi: l' uno orientato all' assistenzialismo e alla redistribuzione del reddito; l' altro orientato alla produzione e all' alleggerimento fiscale e sempre più integrato nella "catena di valore" mitteleuropea (clicca QUI).

Tutti gli indici socioeconomici dimostrano una profonda differenza tra sud e nord accresciuta da una crisi economica che perdura ormai da dieci anni.
Non c'è più una forza politica in grado di tenere unite e "federare" le istanze dei due poli territoriali e politici come aveva fatto, ad esempio, la DC per decenni.
Nè sono più possibili solidi governi nazionali in grado di tenere unite polarità che, pur assomigliandosi per toni e metodi ed essendo ugualmente tacciate di "populismo", in realtà si respingono.
Lo dimostrano le convulse e inconcludenti trattative per la formazione del nuovo governo e la scelta di andare ad elezioni "ballottaggio" tra M5S e Lega addirittura d' estate.

Pertanto è perfettamente logico che gli osservatori più attenti e realisti comincino a porsi seriamente il problema della separazione territoriale dell' Italia, e delle forme che potrebbe assumere, assumendosi l' onere di parlarne pubblicamente e non più solo in circoli ristretti di esperti come sta avvenendo, ormai da tempo, sia in Italia che in Europa.

Pensiamo che Trieste dovrebbe porsi il problema di come inserirsi utilmente in questo processo che fa parte di un più ampio sommovimento geopolitico europeo indirizzato verso la formazione della "Kerneuropa": per essere attrice e non succube di dinamiche che avvengono ineluttabilmente sulla sua testa.
Non serve fare come gli struzzi: quanto avviene in Italia (e in Europa) ha pesanti ripercussioni su Trieste.
La stessa paralisi istituzionale e governativa attuale rischia di compromettere la capacità di cogliere le opportunità della "Nuova Via della Seta" che può passarci velocemente accanto ma prendere altre destinazioni meno coinvolte nel caos italiano.


Mappe sulla formazione della Kerneuropa 

L' intervista a Ricolfi era corredata da un articolo sull' occupazione femminile e sul dato drammatico al Sud, non ascrivibile alla sola situazione economica. Ecco un passo significativo:
"Il primato negativo (dell' occupazione femminile) spetta alla Sicilia con appena il 29,2% delle donne tra i 15 e i 64 anni che risultano occupate a fronte del 62,4% medio in Europa. Subito dopo viene la Campania (29,4%), seguita da Calabria (30,2%) e Puglia (32%) mentre solo quinta la regione delle Mayotte (32,5%), due isole sperdute nell’Oceano Indiano, facenti parte dei territori d’oltremare francese, ciò che rimane dell’impero coloniale. Riuscire a piazzarsi peggio delle due isole al largo tra Madagascar e Mozambico è proprio un record."                                                                                                             


domenica 6 maggio 2018

MEGAPORTACONTAINER DIROTTATA SU TRIESTE DA VENEZIA: IL PD VENETO ATTACCA TRIESTE E MUSOLINO (presidente autorità portuale Ve) - UNA MACROREGIONE CON IL VENETO SAREBBE UNA SCIAGURA PER TRIESTE



Una grande nave portacontainer viene dirottata su Trieste da Venezia e subito dal Veneto si alzano le polemiche: protagonista la
capogruppo del PD al consiglio regionale Alessandra Moretti, renziana di ferro e meglio conosciuta come "Lady Like" anche per aver attribuito la sua sconfitta elettorale alle regionali al suo abbigliamento poco appariscente consigliato dallo "spin doctor" del Partito.

Questo dice il PD veneto per bocca della sua leader e candidata (perdente) alla Presidenza della Regione nonchè attuale capogruppo regionale:

«Se le navi cinesi, per ragioni “operative”, cominciano a sbarcare le loro merci a Trieste, significa che Venezia sta dicendo addio alla Via della seta — critica Moretti — Un declassamento figlio del disinteresse di tanti, non ultima la Regione Veneto che, in questi anni, nulla ha fatto o detto per scongiurare decisioni che hanno portato al rafforzamento del porto triestino a discapito del nostro».
E poi sostiene pure che se la Cina scaricherà le merci a Trieste ci sarà un forte aggravio di costi per le imprese venete pari a 150 milioni all' anno.


Il campanilismo veneto, discendente diretto e degenerato dell' imperialismo veneziano sull' Adriatico, si manifesta sempre e ovunque.


Musolino, il capace tecnico presidente dell' Autorità portuale, ha reagito alle sconsiderate accuse piddine precisando sul Corriere della Sera che : " I traffici di Venezia e Trieste sono diversi" (clicca QUI).


L' idea di una Macroregione che unisca il Friuli Venezia Giulia con il Veneto, espressa sia dal PD Rosato (QUI
) che da una parte della Lega (soprattutto veneta), sarebbe chiaramente catastrofica per Trieste e va bloccata.
E questo deve essere ben chiarito a Fedriga.


Ecco l' articolo del Corriere di Verona:

La super-container dirottata a Trieste. Moretti attacca. Il Porto: solo lavori


La mega nave container partita dalla Corea viene «dirottata» a Trieste e scoppiano le polemiche. «La Regione non fa niente per il “suo” porto», attacca la consigliera pd Alessandra Moretti, «il porto di Venezia senza nuovi scavi perde la sua competitività», si lamentano gli operatori. L’annuncio è arrivato nel fine settimana: «Motivi operativi», li definisce Evergreen Shipping Agency la società che gestisce il collegamento. In realtà il problema è dato dai lavori al bacino di evoluzione che non permette alla Cma Cgm Cendrillon (una nave lunga 330 metri con un pescaggio fino a 12,6) di arrivare in banchina. «È un problema temporaneo, abbiamo completato il dragaggio, serve la bonifica bellica che deve completare, già lunedì, la Marina Militare. Nessun dirottamento, la nave è stata solo momentaneamente spostata su Trieste per rientrare a scalare su Venezia alla prossima settimana», dice il presidente del Porto Pino Musolino. Ma il problema resta, perché nei prossimi anni l’arrivo delle mega-navi comporterà una scelta di campo dell’ente e della città. Paolo Costa aveva pensato il megaterminal off shore, Musolino, considerandolo eccessivo, ha virato verso un terminal più piccolo alla bocca di porto di Malamocco. «Stiamo lavorando su dati e analisi scientifiche non ci faremo trovare impreparati», precisa il presidente. Ma è chiaro che l’equilibrio dello scalo veneziano è sempre più precario stretto tra aspetto fisico-morfologico (il piano regolatore non prevede scavi di canali oltre i 12 metri) e quello economico. Vale per il traffico commerciale ma anche per le navi da crociera. «Se le navi cinesi, per ragioni “operative”, cominciano a sbarcare le loro merci a Trieste, significa che Venezia sta dicendo addio alla Via della seta — critica Moretti — Un declassamento figlio del disinteresse di tanti, non ultima la Regione Veneto che, in questi anni, nulla ha fatto o detto per scongiurare decisioni che hanno portato al rafforzamento del porto triestino a discapito del nostro». Le polemiche non mancano nemmeno sul fronte delle crociere, con uno stallo che dura da sei anni e il Porto al lavoro sulla soluzione Marghera dopo le decisioni del Comitatone dello scorso 7 novembre. Il comitato No grandi navi ha già lanciato una nuova manifestazione per il prossimo 10 giugno e proprio giovedì scorso ha incassato un successo giudiziario per il «tuffo collettivo» di una protesta analoga risalente al settembre del 2013. Quel giorno una cinquantina di attivisti si erano lanciati in acqua per sospendere il passaggio delle navi da crociera e l’immagine aveva fatto il giro del mondo.
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