RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 28 settembre 2018

FELTRI INTERVISTA EVA KLOTZ FONDATRICE DEL PARTITO INDIPENDENTISTA SUDTIROLER FREIHEIT - I parallelismi con Trieste analogamente annessa a tavolino dopo la fine della Inutile Strage



Libero, il quotidiano di Vittorio Feltri, continua la pubblicazione di articoli sul Sudtirolo.
Ieri ha riproposto un intervista ad Eva Klotz  realizzata nel 1987, facendola precedere da un' introduzione. Riportiamo entrambe sotto.
Nella sua introduzione Feltri rimarca nuovamente che il Sudtirolo NON fu conquistato militarmente, come molti credono, ma solamente concesso a tavolino in pagamento del tradimento consumato con l' entrata in guerra nel 1915.

Analogamente a quanto successo con Trieste: entrambi i territori erano stati promessi all' Italia con il Patto Segreto di Londra firmato il 26 aprile 1915 in cambio della entrata in guerra dell' Italia contro l' alleato austriaco.

La vicenda degli accordi segreti fu fonte di grande scandalo e riprovazione morale quando ne fu svelata l' esistenza dai rivoluzionari russi che avevano preso possesso degli archivi diplomatici dello Zar.
Accordi segreti per creare un altro fronte contro gli Imperi Centrali: altro che guerra risorgimentale.


Così come mai l' esercito italiano riusci a conquistare il Sud Tirolo, così non riuscì mai a conquistare Trieste, fermato all' Hermada dai difensori guidati dal generale Svetozar Borojević von Bojna.


E' curiosa la vicenda dell' arrivo del Cacciatorpediniere Audace che sbarcò 200 carabinieri sul Molo S. Carlo di Trieste ormai abbandonata da giorni dall' esercito austriaco e dal Luogotenente.
Sapendo che il 3 novembre sarebbe stato firmato l' Armistizio a Villa Giusti di Padova l' Italia, che è sempre la più furba, diede incarico all' Audace di raggiungere Trieste prima della firma del medesimo, e di sbarcarvi qualche militare per vantare un "diritto di conquista".
Tuttavia l' Audace, da allora detto "maledetta barca" dai triestini, arrivò a Trieste alle 16,30 del 3 novembre mentre l' Armistizio era stato già firmato un' ora e mezza prima alle 15 e per giunta fece una manovra sbagliata che lo portò a sbattere contro il molo... allora non c' erano i telefonini e internet per confrontare gli orari...
Questo l' eroico episodio che si vuole celebrare il 3 novembre con un' adunata fascista e turbonazionalista, e ufficialmente con fanfare, pennacchi e roboanti discorsi.


Ecco gli articoli di Feltri:


La vita agra dei «negri» nel Sud Tirolo
di VITTORIO FELTRI Libero 27/9/18
Divampa la polemica sul tema Sud Tirolo ai cui abitanti di lingua tedesca si vorrebbe concedere il doppio passaporto, italiano e austriaco. Ci sembra una questione di lana caprina. Infatti avere in tasca due documenti anziché uno solo non cambia il destino di nessuno.
 I nostri connazionali sono persuasi di essere diventati padroni del Brennero e dintorni grazie a una conquista militare. Falso, si trattò di una annessione diplomatica avvenuta nel 1919 a guerra mondiale terminata. Da allora noi abbiamo invaso con la burocrazia il territorio, mentre i tirolesi hanno cercato di difendere la loro cultura e i loro diritti. Non sempre le cose sono andate bene.

Ancora oggi i due popoli non si sono integrati completamente, e litigano sulla base di pregiudizi figli di una ignoranza della storia. Ecco perché riproponiamo due miei articoli pubblicati circa trenta anni or sono che aiutano a comprendere i motivi dei dissidi. Da quel tempo ai giorni attuali non è mutato molto. Vale la pena di fare un ripasso delle epoche trascorse per capire quanto accade adesso. Non parteggiamo per alcuno, desideriamo soltanto spiegare ai lettori lo svolgimento delle vicende altoatesine.

L' intervista e Eva Klotz:

«Noi, negri del Sud Tirolo»
L’indipendentista Eva Klotz nell’87: «Francesco Giuseppe era più democratico, vogliamo l’uso pieno del tedesco e un referendum per decidere se stare con l’Italia o per conto nostro"
di Vittorio FELTRI 1987

La città è quieta, sonnacchiosa sotto la nebbia autunnale. A prima vista, non è diversa da Treviso, Bergamo o Sondrio. Palazzi solidi nel centro, architetture decise, e tante casette sparpagliate sui monti, campanili esagerati che svettano qua e là. Una bella catolina che rasserena. Ma è apparenza.E l’apparenza inganna. Ogni tanto,dai tetti del presepio si leva un filo di fumo acre: dinamite. Già, gli attentati, qui non sono mai finiti. Perché? Gli italiani che vivono lontano dall’Alto Adige non capiscono. Da trent’anni leggono sul giornale di tralicci e di automobili che saltano per aria, e si domandano che cosa vogliano i terroristi. Tornare sotto l’Austria? E che ci tornino. L’indipendenza? Che se la piglino. Il nostro è un Paese troppo lungo: chi sta a Campobasso che ne sa di quel che succede a Merano? E che importa a unnapoletano, coi guai che ha, se a San Candido gli alpini non simpatizzano con le Fràulein? Della questione tirolese si parla per sentito dire e si pensa
per sentito pensare: si buttano li un paio di luoghi comuni, e l’argomento è chiuso.
Si riapre, però, in tempo di elezioni, e di spoglio, quando ci si rende conto che la geografia politica della zona è completamente diversa da quella nazionale: dominano il Movimento sociale e la Svp; cioè, i fascisti e i tedeschi. La Dc, il Psi e gli altri sono partiti minori, per di più, insignificanti. Si fa una affrettata analisi del voto e si conclude che da queste parti son tuffi matti. Ma i matti siamo noi che ci ostiniamo a considerare questa regione come una qualsiasi, e a ignorarne gli umori e la loro origine. Che è storicamente recente, anche se ci sembra lontana: risale a 69 anni fa.
La grande guerra era appena terminata e il Tirolo, nella macelleria dei vincitori, fu regalato, come osso, all’Italia: dalla sera alla mattina, oltre 300mila cittadini austriaci furono costretti a cambiare bandiera. D’accordo - obietterà il lettore - ma perché non si arriva
a un compromesso? Ne discutiamo con Eva Klotz, un nome che è una garanzia contro ogni sospetto di passione tricolore. E' la figlia di Georg, il «martellatore della Vai Passiria», che negli Anni ‘60 era considerato il numero uno dei nemici di Roma; gli furono attribuiti quasi tuffi i ‘botti” che echeggiarono nei pressi del Brennero e inflitti un paio di ergastoli, che non scontò mai in quanto era un soggetto non facile da prendersi: morì libero in un bo
sco a Innsbruck, nel 1976, all’età di 56anni.
Frau Eva è l’unica esponente del 
Heimatbund (Lega della patria) al consiglio provinciale dl Bolzano in cui la Volkspartei ha la maggioranza relativa; ha fama di dura oppositrice all’ andazzo italiano, leader degli inflessibili e lucida ideologa. La incontriamo nei corridoi del “parlamentino”: è giovane, occhi chiari, una treccia castana attorcigliata sulla nuca; indossa un vestito di maglia nera, taglio 1930. Sintetizzando al massimo: è proprio carina.

L’accento non è da speaker, ma il suo italiano è migliore di quello di molti immigrati.
Allora, gentile signora, perché non la smettete di litigare?
«Nessuna lite, solo rivendicazioni. E legittime».
Però ad alto potenziale esplosivo, talvolta.
«E successo. Non siamo stati noi ad accendere la miccia».
Chi è stato?
«Piacerebbe anche a me saperlo. Non può essere, comunque, che un nostro avversario. Noi non abbiamo interesse a ricorrere alle bombe, adesso, dato che non ci mancano mezzi legali né il consenso. ll terrorismo fa comodo a coloro che desiderano mantenere lo stato di emergenza».
Insinua che i bombaroli siano italiani?
«Non ho elementi per insinuare, mi limito a fornirle qualche informazione che l’aiuti a farsi un’opinione».
La sua qual è?
"Chi ricorre alla violenza, chiunque sia, è in errore».
Perdoni, ma nella sua famiglia non tutti erano di questo avviso.
«Altra epoca. Allora non c’erano altemative. D’altronde il governo cominciò a darci retta dopo le deflagrazioni. Oggi, ed è sperimentato, basta negoziare, purché ci sia buona volontà».
Siete soddisfatti di ciò che avete ottenuto?
«No. Ci hanno dato un brodino, una finta autonomia. Ma non disperiamo di strappare di più».
Che cosa?
«L’autodeterminazione».
Cioè?
«Un referendum con il quale gli abitanti decidano se stare con l’Italia o per conto proprio, formando una regione libera che legiferi e non sia sottomessa alla burocrazia capitolina».
Mettiamo che si realizzi il distacco. Che ne sarebbe dei nostri, li caccereste fuori a calci? O verrebbero sottomessi come i negri in Sudafrica?
«Non abbandoniamoci a eresie, per carità. Semmai i negri, attualmente, siamo noi. I trentini, quand’erano sotto l’impero austroungarico, godevano di ogni diritto dovuto alle minoranze. Nei processi, avevano facoltà di parlare la madrelingua fino in Cassazione, cosa che a noi, nel 1987, non è consentita. E in tribunale, un conto è esprimersi nel proprio idioma, un altro è tradurre».
Era più democratico Francesco Giuseppe?
«Non c’è ombra di dubbio. Per noi il pluralismo e la tolleranza sono sacri da alcuni secoli. Già nel 1300, alla gestione dello Stato partecipava il popolo, contadini compresi».
Non risulta che siate perseguitati.
«Le risulta male. Negli anni Venti, piombarono qui i conquistatori, licenziarono gli sconfitti dagli uffici pubblici e si insediarono alloro posto, ebbero gli incarichi migliori, privilegi, case,
stipendi, onori; e noi zitti, umiliati. Abolirono nelle scuole il tedesco che da millenni avevamo nel sangue. Fummo colonizzati>.
Però in settant’anni, anche coloro che non possedevano attitudini poligloffiche avrebbero avuto il tempo di perfezionarsi.
«Questa è buona. in Alto Adige, su 140mila immigrati da decenni, neanche 20mila si sono impadroniti del tedesco, che pure ritengo indispensable per inserirsi in una comunità prevalentemente tedesca».
C’è un piccolo particolare: vi garbi o no, ora siete cittadini della nostra Repubblica.
«Ecco ciò che ci irrita, la mentalità da conquistatori che è immutata dal 1918. Agite come se questa terra fosse bottino di guerra, non rispettate l’identità degli indigeni; gli antichi romani erano più evoluti, non stravolgevano i paesi occupati, anzi, favorivano la conservazione dei costumi locali. Perché cancellare la nostra cultura? In Svizzera le lingue sono tre, ben distinte, e la convivenza civile non ne risente. Lugano e Zurigo sono in simbiosi. Un luganese a Basilea si adegua, non impone il suo vocabolario né cambia
il nome dei villaggi e delle strade, invece, un barese a Vipiteno si arrabbia se non lo comprendono».
Scusi, ma non è di rigore la doppia terminologia sui cartelli, negli uffici pubblici, dovunque?
«Qualche progresso è stato fatto.Ma siamo lontani dalla parità. Col famoso trattato di Parigi è stato reintrodotto il tedesco nelle scuole, i duegruppi etnici hanno propri Istituti, chi frequenta l’Università in Austria gode di contributi come coloro che scelgono Padova. Tuttavia la situazione è insoddisfacente».
Perché?
«L’autonomia, che pure ci è stata riconosciuta, è più formale che sostanziale».
Non ci pare, faccia degli esempi.
«Prendiamo il Consiglio provincia le. La traduzione simultanea avviene dal tedesco all’italiano e non viceversa. Sicché un tirolese, per quanto provveduto, è svantaggiato. Alle poste, all’lnps, alla mutua, sul treno: moltospesso il personale non risponde in tedesco, benché per accedere al pubblico impiego sia necessario il patentino che certifichi il bilinguismo, il fatto è che gli enti, attaccandosi a un cavillo, assumono a Roma personale provvisorio che non ha i requisiti, poi lo lasciano qui».
Non sarete eccessivamente nazionalisti?
«La nostra storia dimostra che siamo gente pacifica, ci ribellammo con le armi solamente a Napoleone perché ci aveva aggrediti. Nel caso di oggi, difendiamo il diritto di essere quel che siamo>.
Un’integrazione incruenta non sembrerebbe così grave.
«Tutto è lecito se avviene spontaneamente. Ma i veri nazionalisti sono quegli italiani che ostentano atteggiamenti da dominatori, e hanno appoggiato il Msi portandolo al 30 per cento».
Non saranno diventati fascisti per reazione al vostro comportamento ostile?
«Lo sono diventati perché potenzialmente lo erano già: arroganti e sopraffattori, non si arrendono all’idea che l’era mussoliniana dei pretoriani sia tramontata. Ciò non toglie che molti suoi connazionali siano squisiti e amabifi».
Appunto. Però pochi giorni fa è stata rifiutata l’iscrizione di un bambino del “tricolore” ad un asilo tirolese.
«li bilinguismo perfetto è un’utopia.Se un nostro bimbo entra in una vostra scuola, fatica li doppio dei compagni e, se non eccezionalmente, non li raggiunge nel profitto. La maestra è costretta a rallentare e ad abbassare il livello delle lezioni, se le rincresce perdere l’alunno in difficoltà. Ma in questo modo si penalizza la maggioranza.
Lo stesso si verifica se in una scolaresca tedesca viene paracadutato un ragazzino italiano. E non è giusto. E preferibile che ognuno studi dove può rendere di più, nessuno gli impedirà, intanto, di apprendere come seconda lingua la nostra o la vostra. Ho dimestichezza con questi problemi: mi occupo di politica, ma sono stata insegnante».
Non ci sarà sotto un po’ di razzismo?
« Assurdo. Questo ignobile sentimento si sviluppa in presenza di due o più razze. Qui la pelle è di un colore solo. Almeno fisicamente siamo tutti uguali: dovremmo esserlo anche nella facoltà di tutelare la personalità; gli italiani la loro, noi la nostra».

mercoledì 26 settembre 2018

LIBERO SUDTIROLO - CONTINUA LA CAMPAGNA STAMPA DEL GIORNALE DI FELTRI PER IL DOPPIO PASSAPORTO AUSTRIACO E PER L' AUTONOMIA, DA PRENDERE A MODELLO PER ALTRI TERRITORI - TRIESTE COME LA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO - BUONSENSO CONTRO IDEOLOGIA: BASTA OTTUSO NAZIONALISMO OTTOCENTESCO E CELEBRAZIONI DI "VITTORIE" DI PIRRO -



Continua l' interessante campagna stampa di "Libero", quotidiano diretto da Vittorio Feltri, a favore del doppio passaporto austriaco e, soprattutto, del modello di autonomia sudtirolese da estendere alle regioni e territori che lo volessero. Ne parlavamo già ieri (clicca QUI).
Dimostra che sono questioni di BUONSENSO che superano la divisione ideologica destra - sinistra.
Proponiamo sotto l' articolo di ieri di Renato Farina mentre proporremo domani, per non appesantire troppo, altri articoli di Feltri pubblicati oggi.


L' articolo di Libero che proponiamo sotto è ampiamente condivisibile in particolare su questi punti:
1) "Giuseppe Conte è il caso vincoli il suo consenso alla possibilità per i cittadini di prima lingua italiana li residenti da più di quattro anni (come prevede la legge provinciale per avere il diritto di voto lo cale) di ottenere anch’essi, se si sentono austriaci, lo stesso diritto. ": perchè svincola il doppio passaporto dalla questione etnica e linguisica per farne, modernamente, un fatto territorialecome sarebbe nel caso di Trieste.  Salvini ha dichiarato nell' incontro con il vicecancelliere Strache che "un accordo si troverà sulla cittadinanza austriaca" con gran scorno degli "italianissimi" locali stile "Fratelli d' Italia".
2) "può spendere il 90 per cento delle sue tasse in casa propria" : ovvero la necessità dell' autonomia finanziaria e la facoltà di trattenere le tasse sul territorio.
3) "Autonomia per le Regioni che la vogliano": Il modello della Provincia Autonoma di Bolzano  è quanto  andiamo sostenendo da tempo. Per arrivarci è necessario che la Regione rivendichi nuove competenze esclusive da delegare al Cantone Autonomo di Trieste di cui parlava Fedriga in campagna elettorale.

Una volta l' applicazione delle autonomie previste dalla Costituzione italiana contro il centralismo nazionalista era prerogativa della sinistra democratica: da tempo i suoi gruppi dirigenti se ne sono dimenticati, cosi come della difesa dei lavoratori e dei ceti più deboli massacrati dal neoliberismo... e si lamentano se sono in via d' estinzione.


Buona lettura:

LA QUESTIONE SUDTIROLESE 
Altro che lamentarsi del doppio passaporto !
L’Alto Adige è un tesoro. Peccato non sia nostro. 
Fondi provinciali per il volontariato e legge sul Maso. Così Bolzano è l’unica provincia dove la montagna non si è spopolata. Anzi, produce ricchezza e figli
di Renato FARINA Libero 26/9/18

Ieri alla Camera c’è stata un’interrogazione parlamentare. Una faccenda locale, e però molto istruttiva. Rigua da un territorio della provincia di Belluno, coronato dalle Dolomiti, da cui la gente scappa, perché i servizi se ne vanno, pure l’lnps, e la montagna è così abbandonata. L’interrogante, il deputato pentastellato Federico D’Incà, uno in gamba, chiede con vigore che si guardi un metro più in là, alla provincia diBolzano, all’AltoAdige. Questa interrogazione, senza averne l’intenzione, e perciò con la forza della realtà, spiega perché l’Alto Adige (dizione italica) o Sud Tirolo (nome storico, non a caso te desco) sia un tesoro seppellito nel nostro campo, che andrebbe investito per salvare l’Italia. E se la maggioranza dei suoi abitanti, i quali ne determinano il senso civico e la cultura amministrativa, vuole avere la doppia cittadinanza, che essi l’abbiano pure, che problema è? Se li fa essere più se stessi, non ci tolgono niente. Semmai, poiché il cancelliere di Vienna Sebastian Kurz ha detto di voler condurre la pratica in accordo con il governo di Roma, Giuseppe Conte è il caso vincoli il suo consenso
 alla possibilità per i cittadini di prima lingua italiana li residenti da più di quattro anni (come prevede la legge provinciale per avere il diritto di voto lo cale) di ottenere anch’essi, se si sentono austriaci, lo stesso diritto. 
L’Italia è piena di cittadini italiani con passaporto peruviano, statunitense, pachistano, marocchino: cioè extracomunitario.
Se sulle Alpi una popolazione libera e prospera, che non minaccia di usare i passaporti per passare nelle file dell’Isis, dispone di questa doppia carta, chi potrà aversene a male? Torno all’interrogazione. Dice D’Incà, che è deputato di quelle terre: «Noi parliamo di alcune vallate delle Alpi che sono soggette a uno spo polamento molto grave, tra le più isolate che cisono all’in terno delle Alpi». Parla della provincia di Belluno, «un territorio aspro, montano, bellissimo: le Dolomiti sono bellis sime. In quelle vallate abbiamo meno di un figlio per donna e, quando nasce un ragazzo, questo probabilmente vorrà andarsene a cercare non soltanto fortuna, ma anche servizi migliori in grandi città e in centri diversi».
PICCOLA PATRIA
D’Incà porta «l’esempio pratico dell’Alto Adige. Abbiamo, da una parte, meno di un figlio per donna e, dall’altra parte, in Alto Adige, addirittura 1,76 figli per donna; quest’ultimo è tra i luoghi d’Italia dove c’è l’andamento demografico migliore». Perché? Perché Bolzano è così? Perché è insieme italiana e austriaca. E una piccola patria. Ha cercato di mantenere la propria identità, contro i tentativi prima del ventennio mussoliniano e poi resistendo a un certo revanscismo molto nazionalista e poco patriottico negli anni 70-80.
POCA IMMIGRAZIONE
Risultato: è una perla. Vero: 
può spendere il 90 per cento delle sue tasse in casa propria. Vero: la maggioranza tedesca fa di tutto per rendere stabile la proporzione tra le etnie che la favorisce, e a suo tempo il grande leader sudtirolese Silvius Magnago scoraggiò l’immigrazione da altre regioni in ogni modo, con ciò inducendo gli italiani a sentirsi vittime di un apartheid nella Repubblica che si chiama italiana.
Il fatto è che questa Repubblica preme il calcagno dove la storia gliene negherebbe il diritto, e se va le il principio dell’autodeterminazione e della difesa sovranista su base identitaria, e non burocraticamente formale, hanno mille ragioni i sudfirolesi.
Di certo non serve manifestare ostilità a un’iniziativa fraterna del governo viennese verso gente della loro medesima cultura, stirpe, persino dialetto.
E meniamo a frutto l’intelligenza della montagna tirolese.
Esempio? Elena Artioli, figlia di madre di stirpe tedesca e del grande imprenditore automobilistico della Bugatti, consigliere provinciale leghista bolzanina antesignana di una pacificazione con l’etnia tedesca, e perciò emarginata a suo tempo dalla coalizione di centrodestra (magari sarebbe il caso di ripensarci, vero Salvini?) propone per tutta Italia il modello li creato con leggi e costumi civici idonei. E copiabili.
LA RICETTA
Invece di assumere forestali o allargare la pletora d’impiegati comunali, tra le Dolomiti tirolesi si è incentivata la propensione della popolazione dei villaggi per il volontariato, l’amministrazione finanzia squadre di pompieri volontari che difendono benissimo i loro boschi (sono i loro boschi!), aiuta la Croce Bianca volontaria disponibile 24 ore su 24; ogni villaggio ha una banda musicale volontaria che organizza perfino i balli e tutte le feste e sagre, con un corpo di Schùtzen impiegati volontari anche per servizi d’ordine, le Haus der Kultur per il teatro, per gli eventi culturali. Dice la Artioli: «Soprattutto abbiamo incentivato il desiderio degli agricoltori di restare nel le loro terre». La montagna si è ripopolata, i contadini che erano scesi in città in cerca di lavoro sono tornati nelle loro case in montagna utilizzando gli aiuti generosi della Provincia per costruire o rinnova re le case con tuffi i servizi e le comodità delle case cittadine, ma coi gerani sui balconi, ed ampliarle permetterle pure a disposizione dei turisti che amano la montagna.
Scuole di artigianato. La legge sul Maso impedisce il frazionamento dei poderi di montagna, lasciandolo ai primogeniti, con una liquidazione per gli altri eredi che con sente di aprire botteghe artigiane in valle. Il risultato? I villaggi dell’Alto Adige sono i più belli e graziosi del mondo, il reddito è elevato, 
la Provincia di Bolzano ha il più basso livello di disoccupazione d’Europa. Per ché non si possono usare gli stessi criteri positivi che hanno reso ricchi i villaggi dell’Al to Adige- Sud Tirolo? Autonomia per le Regioni che la vogliano. Chiamiamoli a far da maestri nelle scuole: di cultura civica e di antimafia, che è la stessa cosa. Che abbiano due passaporti, che male ci fa?


SCHEDA da "Libero":
LAVORO PER TUTTI
Nel primo trimestre 2018, la crescita media del mercato del lavoro è stata deI 3,7%, con punte del +8,5% per il settore alberghiero e del +5,5% per l’edilizia. La disoccupazione si è attestata aL 2,7% (ultimi due trimestri) (In Italia è il 12% ndr) mentre un anno fa era ancora al 3,5%. Il tasso di occupazione ha raggiunto il 78,4%, livello mai registrato in Alto Adige e che fa sperare nell’effettivo raggiungimento dell’obiettivo dell’80% auspicato per il 2020.

ALTA NATALITÀ E VITA LUNGA
Secondo l’istituto provinciale di statistica, il numero di abitanti in Alto Adige è in crescita, essendo passato dai 504.643 abitanti dei 2011 ai 527.750 al 31.12.2017. Il bilancio migratorio assume valori positivi dai primi anni ‘90. lI tasso di fertilità totale (1,76 figli per donna) è il più alto di tutto il territorio nazionale, e anche per quanto riguarda la longevità l’Alto Adige si pone al di sopra della media, con una speranza di vita di 81,1 anni per gli uomini e di 85,6 anni per le donne.




martedì 25 settembre 2018

FINIRLA COL NAZIONALISMO ITALIANO E LE CELEBRAZIONI DELLA “VITTORIA” NELL’ “INUTILE STRAGE” E’ QUESTIONE DI BUONSENSO NON DI “DESTRA O SINISTRA”- IL GIORNALE “LIBERO” DI FELTRI NE PARLA SEMPRE PIU’ SPESSO ANCHE IN RELAZIONE AL DOPPIO PASSAPORTO AUSTRIACO CHE VORREMMO ANCHE NOI: ALTRO CHE CORTEI DI FASCISTI IMPORTATI – PER TRIESTE IL BILANCIO A 100 ANNI DI ANNESSIONE ALL’ ITALIA E’ PESANTEMENTE NEGATIVO –

Su Libero, il giornale diretto da Vittorio Feltri, si susseguono da giorni articoli nettamente a favore non solo della concessione del doppio passaporto ai Sudtirolesi, ma perfino al diritto di autodeterminazione e di eventuale ritorno all' Austria.
Articoli firmati da Vittorio Feltri (QUI), Renato Farina (QUI) e Giuliano Zulin (QUI) che riportiamo integralmente sotto.


Fa piacere che da un giornale considerato di "destra" e apertamente sostenitore della Lega di Salvini vengano argomenti che spiazzano il becero e antiquato nazionalismo italiano che ancora impera da queste parti in certe forze politiche di destra che arrivano a sostenere la "Marcia su Trieste" di Casa Pound il giorno del Patrono S. Giusto: per celebrare la "vittoria" contro l' odiata Austria che ha fatto la fortuna della nostra Città e del suo Porto.

Nell' articolo odierno Giuliano Zulin così argomenta:Ci ripetiamo: Roma non ha conquistato militarmente Bozen—Bolzano. La provincia altoatesina è stata regalata all’ Italia, in base agli accordi post prima guerra mondiale. I Soldati del re non hanno nemmeno sparato un colpo a Merano, Bressanone o  San Candido... Semmai abbiamo invaso la regione con mezzi, uomini e donne. Ecco la verità"...
"Lei, Urzì, appartiene a un partito sovranista, Fratelli d’Italia. E capisco che quando vi toccano sull’unità del Paese diventate matti. Però ricordo che Giorgio Almirante disse:
«La patria è dove ognuno ha il suo cuore». Questo è il sovranismo: essere padroni  a casa propria".
(Nota nostra: Senza cortei nazionali  fascisti che vengono da fuori a imporre celebrazioni per giornate che dovrebbero essere di lutto)

Facciamo notare che, per quanto poco noto, nemmeno Trieste è stata conquistata militarmente dall' Italia il cui regio esercito è sempre stato fermato all' Hermada e che nemmeno a Opicina, Duino o Sistiana i soldati italiani hanno mai sparato un colpo.
Sono arrivati, in appena 200 carabinieri (e non bersaglieri), col piccolo cacciatorpediniere Audace (la famosa Maledetta Barca) sul molo S.Carlo due giorni dopo la smobilitazione dell' esercito austriaco e dopo che il governatore austro-ungarico se ne era andato da giorni. 
L' Audace attraccò, con una manovra balorda urtando la banchina, alle 16,10 del 3 novembre 1918, un' ora dopo la firma ufficiale dell' Armistizio a Villa Giusti.

Facciamo notare che a fronte di 280 disertori triestini e del litorale che sono passati nelle file italiane ben 45.000 triestini hanno combattuto nell' esercito imperiale il che conferma le analisi degli storici secondo cui il fenomeno "irredentista" a Trieste era rimasto limitato a sparuti gruppi di facinorosi per lo più molto giovani.

Ricordiamo che Trieste è stata annessa all' Italia appena il 12 novembre 1920 con il trattato di Rapallo per ottemperare agli accordi segreti che spinsero l' Italia a sferrare l' attacco del maggio 1915 contro l' Austria fino a quel momento alleata nella "Triplice Alleanza".

E che anche nel secondo dopoguerra le truppe italiane sono arrivate a Trieste appena nel 1954 in seguito al Memorandum di Londra stilato sotto la pressione della "Guerra Fredda" e non già per diritti storici o militari.
E che mai vi fu un referendum popolare sulle due annessioni avvenute a tavolino.

Trieste nel 1382 si dedicò spontaneamente agli Asburgo per avere protezione dall' imperialismo veneziano che la opprimeva impedendone lo sviluppo  come porto concorrente.

Divenne il Porto Franco dell' Impero e così diventò una città europea florida, moderna ed evoluta, come tutta la sua architettura austriaca dimostra, ben collegata con l' entroterra attraverso linee ferroviarie all' avanguardia che ancora oggi sono la  ricchezza del suo porto.

Se nel futuro diventerà snodo strategico delle "Nuove Vie della Seta" sarà grazie alla sua proiezione e i suoi collegamenti con la Mitteleuropa e non certo con l' Italia verso cui solo il 10% delle merci è diretto.
All' Italia bastano e avanzano i suoi porti e principalmente Genova e Venezia.

Come disse nel 1914 il grande economista liberale e Presidente della Repubblica Luigi Einaudi : "Unica ricchezza il porto di Trieste, il quale però perderebbe gran parte del valore nel giorno che fosse separato dal suo retroterra tedesco e slavo ed aggregato all' Italia" .
E' quanto puntualmente è successo facendo il bilancio, estremamente negativo, dei 100 anni di malgoverno italiano.Trieste con l' annessione all' Italia è entrata in un declino che potrà essere arrestato solo ritrovando la sua funzione di porto dell' Europa Centrale ed Orientale, e questo succederà grazie alle Nuove Vie della Seta di Pechino.

Ed anche a Trieste c'è stata l' italianizzazione forzata, perfino dei cognomi e dei toponimi, e il divieto di parlare lingue autoctone del territorio come lo sloveno (e non solo).

E' troppo dire che le vicissitudini dei Triestini darebbero diritto anche a loro di avere il passaporto austriaco?

La proposta per il doppio passaporto ai Sud Tirolesi  presentata al Bundesrat parlava infatti di "vecchi austriaci" (Altösterreicher), volendosi con ciò intendere gli abitanti delle terre di lingua tedesca presenti nel vecchio Impero. I Triestini sono tra questi e limitare il doppio passaporto a criteri etnici e/o linguistici appare anacronistico: le macroregioni europee sono su base territoriale e multinazionale, così come lo fu l' Impero prima che i nazionalismi lo smembrassero, dando inizio ad un secolo di guerre e lotte ideologiche.

L' idea che lo stato debba coincidere con la lingua e la nazionalità è ottocentesca e superata: gli italiani del Canton Ticino stanno benissimo in Svizzera e non si sognano di chiedere l' annessione alla scassatissima Italia mentre, ad esempio, sono numerosi gli stati di lingua e cultura anglossassone.
Dalle nostre parti dove lingue ed etnie sono da sempre mescolate l' idea di Stato Nazione omogeneo è perniciosa e fonte di guerre, violenze e "pulizie etniche".

Ecco gli articoli di Libero in ordine decrescente di data:

Il doppio passaporto non offende nessuno 


25/9 Giuliano ZULIN
Il tricolore ha cancellato l’identità di un popolo È ora di restituire la cittadinanza agli altoatesini

Caro consigliere Urzì, forse ha capito male... Qui a Libero non abbiamo parlato di secessione dell’Alto Adige, per altro un argomento che si dovrebbe affrontare prima o poi. Semplicemente siamo favorevoli alla concessione della cittadinanza austriaca agli abitanti del Sud Tirolo. Tutto qua. Un gesto di libertà, di identità e di equità nei con fronti di un popolo, quello di lingua tedesca, che ha subìto un’occupazione poco meno di cento anni fa da parte dell’ Italia.
Fino all’avvento dei tricolori, gli abitanti di quella terra meravigliosa a sud del Brennero, non avevano conosciuto altra famiglia se non quella asburgico-tedesca.
Parliamo di secoli e secoli. Una tradizione quasi cancellata, dal giorno alla notte, con l’avvento del fascismo.
Ci ripetiamo: Roma non ha conquistato mlitarmente Bozen-Bolzano. La provincia altoatesina è stata regalata all’Italia, in base agli accordi post prima guerra mondiale.
I soldati del re non hanno nemmeno sparato un colpo a Merano, Bressanone o San Candido... Semmai abbiamo invaso la regione con mezzi, uomini e donne.
Eccola verità... È ovvio che non si può tornare indietro al 1919 per chiedere scusa a chi, abituato a dialogare in tedesco, di colpo è stato considerato straniero a casa sua. Però almeno possiamo rimediare a 100 anni fuori dal percorso naturale della storia sudrirolese. Senza più frontiere fisiche (se non per controllare che i clandestini non diventino turisti) è sacrosanto concedere la doppia cittadinanza Italiana-austriaca a un cittadino e contribuente italico che però parla come i cugini oltre-confine. Caro Urzì, come cambierebbe la sua vita se il suo vicino di casa ricevesse la doppia cittadinanza? Non mangerebbe più? Non dormirebbe più? Personalmente, quando vado al bar o in pizzeria, non chiedo alla gente che incontro se ha due-tre-quattro passaporti. Saranno affari loro. Lei, Urzì, appartiene a un partito sovranista, Fratelli d’Italia. E capisco che quando vi toccano sull’unità del Paese diventate matti. Però ricordo che Giorgio Almfrante disse: «La patria è dove ognuno ha il suo cuore». Questo è il sovranismo: essere padroni a casa propria. E la casa degli alto atesini di lingua tedesca, la stragrande maggioranza, è in Austria. Non si preoccupi, infine, caro Urzì: non diventerà mai profugo italiano. Lei, come tutti i cittadini dell’Alto Adige, ha la fortuna di vivere in un posto che non è costretto a spedire a Roma il proprio gettito fiscale. I profughi sono altri.


L’Alto Adige si merita di tornare a casa in Austria 

24/9 Giuliano ZULIN
Ce l’hanno regalato nel 19191 anche se ci vivevano quasi solo tedeschi Se vogliamo un’Europa di popoli dobbiamo rispettare il loro desiderio 


L’Alto Adige merita di tornare a casa sua: l’Austria. Gli abitanti dell’area intorno a Bolzano-Bozen hanno tutti i diritti di avere il doppio passaporto italiano-austriaco. Fa bene Vienna a fare campagna elettorale in Sud Tirolo per spingere i cittadini di lingua tedesca, la stragrande maggioranza, a fare pressione su Roma per fare pace con la storia. Già, perchè è inutile e specioso continuare ad attaccare gli austriaci di ingerenze, senza ricordare i fatti e le tappe che ci hanno portato a questa situazione.
E allora rinfreschiamoci la memoria, nella speranza che gli avversari del doppio passaporto capiscano di essere fuori strada. 1) L’Alto Adige fu occupato militarmente dall’ Italia solo alla fine della prima guerra mondiale, dopo l’armistizio tra Roma e quel che rimaneva dell’Austria-Ungheria. In seguito, 1919, le potenze vincitrici del confitto ufficializzarono il passaggio del territorio a sud del Brennero all’italia. Il regalo tra l’altro era già stato deciso a Londra, nel 1915, quando il nostro governo s’impegno a fare la guerra contro gli ex alleati asburgici e prussiani. 2) Con il fascismo inizia l’italianizzazione del Sud TiroIo. Da ogni parte dello Stivale viene spedita gente a Bolzano a vivere e lavorare. Il tedesco è bandito dalle scuole, s’inse guadi nascosto ai bambini. 3) Mussolini e Hitler si mettono d’accordo per tutelare i poveri crucchi. Nel 1939 siglano un patto che concede ai sud tirolesi la possibilità di diventare cittadini del “Reich”. In decine di migliaia emigrano. Però è una porcata. Scoppia quasi una guerra civile: coloro che scappano passano per eroi, altiri li definiscono traditori, le famiglie si dividono... La seconda guerra mondiale sterilizza i “traslochi”. Il fuhrer occupa militarmente l’Alto Adige e lo trasforma in “Zona di operazione Prealpi”. Parecchi sudtirolesi combattono sotto le insegne della Wehrmacht. Bilancio finale: quasi diecimila morti. 4) Alla fine della seconda guerra, i tedeschi a nord di Trento pensano che finalmente si possa tornare a casa, ovvero in Austria. I comunisti alle porte di Vienna però fanno paura. Così alla fine Alcide De Gasperi, trentino, riesce a con vincere l’allora cancelliere Gruber, il quale accetta che la regione possa rimanere italiana in cambio di una super autonomia. Uno status speciale peraltro sancito in Costituzione. E evidente che i soldi in cambio del Tricolore hanno funzionato, specie nel periodo della ricostruzione post bellica e fino alla caduta del muro di Berlino, anche se non sono mancate le dimostrazioni di insofferenze verso Roma, culminate con gli attentati ai tralicci. Ma adesso, vent’anni dopo l’eliminazione dei confini tra gli Stati aderenti alla Ue, che senso ha continuare a vietare diritti naturali agli altoatesini? Anche perchè noi, Italia, ci siamo comportati come il cancelliere Kurz con gli italiani rimasti in Istria e Dalmazia dopo il 1945, ai quali abbiamo concesso dppie cittadinanze, giustamente. Ma il govemo di Roma si è già spinto oltre, come ha rico dato poco tempo fa Sergio Romano sul Corriere della Sera: «Nel 1992, con una sorta di annessione demografica, ha considerevolmente aumentato il numero degli italiani all’estero concedendo la nazionalità a chiunque potesse dimostrare di avere un genitore o un nonno italiano. Poco importa che non avesse mai messo piede nel Paese natale degli avi. Se il “sangue” era stato italiano per almeno due generazioni, quegli argentini e quei brasiliani dovevano essere considerati italiani». Se, come sostengono pure i sovranisti, sognamo un’Europa dei popoli, allora è giusto che i popoli si ritrovino. Gli Stati-nazione di ottocentesca memoria sono sorpassati dalla tecnologia e dalla storia. Che facciamo, torniamo indietro?


Nota di Libero: LA DALMAZIA NO L’italia ricevette anche Gorizia, Trieste, l’Istria, alcune isole dalmate e Zara (col Trattato di Rapallo). Il resto della Dalmazia, con le sue grandi comunita italiane, venne data al Regno di Yugoslavia. 

 

Vittorio Feltri, l'amara verità sul passaporto austriaco: "Perché i
tirolesi fanno bene a scappare" 
23/9 Vittorio FELTRI

Il direttore Vittorio Feltri risponde all'ambasciatore Gianfranco Giorgolosull'ipotesi di concedere il doppio passaporto, italiano e austriaco, ai residenti del sud Tirolo.

Illustre ambasciatore, devo confermare che l' articolo di Renato Farina sulla doppia cittadinanza da attribuire ai sudtirolesi è impeccabile. Non contiene un solo svarione. E mi corre l' obbligo di aggiungere alcune precisazioni di carattere storico per giustificare le pretese legittime dei cittadini di lingua tedesca nella regione erroneamente definita altoatesina.

Il Tirolo infatti fu assegnato tramite pratica burocratica all' Italia in seguito alle trattative postbelliche all' inizio del secolo scorso, al termine del conflitto mondiale. In pratica esso fu trasferito di sana pianta, dall' oggi al domani, dall' Austria alla nostra patria senza un vero perché. Cosicché tutti gli uffici pubblici furono occupati da funzionari meridionali che non sapevano parlare la lingua germanica, e si creò lassù un caos tremendo e insopportabile per la gente locale che non capiva l' idioma di Dante.


Persino nei tribunali e nelle scuole si imponeva il nostro lessico e gli indigeni non capivano nulla e avevano difficoltà ad apprendere a scuola nonché a difendersi davanti ai giudici.

Sono solo due esempi del disastro che abbiamo creato su quelle splendide montagne. Insomma, fu il trionfo dell' incomunicabilità, inevitabilmente foriera di dissidi a volte aspri. I crucchi si considerarono invasi ed ebbero nostalgia dell' Austria che li aveva compresi e protetti per secoli. Ecco perché nacque sui bricchi un sentimento di ostilità e il desiderio di protesta, più che giustificati.

Ma le forme di ribellione furono e sono assai moderate. Il famigerato martellatore della Valpassiria, Klotz, si limitò ad abbattere alcuni tralicci eppure fu giudicato un terrorista pericoloso. In realtà, non fece mai male ad una mosca. A me era simpatico.
Soprattutto aveva ragione di essere irritato con noi prepotenti ed ignoranti.

Oggi i tirolesi ci hanno accettati e ci tollerano. Ma in fondo al cuore preferiscono Vienna a Roma e non so dare loro torto. Passare da Francesco Giuseppe a Gigi Di Maio rimane un salto mortale. Chi ambisce a riavere il passaporto austriaco ha tutta la mia solidarietà. Lo vorrei anch' io.

di Vittorio Feltri

IL PASSAPORTO AUSTRIACO AI BOLZANINI ? BEATI LORO !
20/9 Renato FARINA



Nessuno scandalo per la proposta del cancelliere Kurz: tutta la storia e la cultura dell’Alto Adige sono legate a Vienna

·         Che problema c’è? Se l’Austria vuol dare il passaporto della Republik Österreich a quelli che la storia, e il loro diritto a chiamarsi come gli pare, segnala come sudtirolesi, dove sarebbe l’offesa alla Repubblica Italiana? Francamente non si riesce a capire perché dichiarare gesto «ostile» - così si sono espressi i ministri Moavero e Fraccaro - un atto di affetto reale e non retorico della madre patria verso i suoi figlioli che le disgrazie della guerra hanno dislocato oltre il confine. Magari si fosse posta nello stesso modo l’Italia, proteggendo sul serio i nostri connazionali incorporati in regimi totalitari o espulsi con disonore da Slovenia e Croazia (e accolti malamente tra noi), nel secondo Dopoguerra.
Lo sappiamo molto bene e non si faccia finta di non saperlo - che la provincia di Bolzano è stata annessa all’Italia dopo il 1918. Non c’entrava nulla, in questo caso l’irredentismo Trentino, abbiamo confiscato un popolo.
Così sono stati nazionalizzati non solo le montagne e le cascate, i palazzi e i monumenti, ma anche i tedeschi che ci abitavano e che costituivano il 90 per cento della popolazione.
C’è qualcuno che può con qualche ragione etica sostenere che hanno torto a sentire Vienna come casa materna e paterna? Lingua, cultura, costumi, fiori sui balconi, musica, eroi nazionali, persino poeti: sono timbrati Asburgo.
Sia chiaro: i sudtirolesi, al termine del processo appena avviato, resteranno cittadini italiani, e come tali devono e dovranno fedeltà a uno Stato che ha fatto di tutto, e anche di più, per tutelarne l’identità minoritaria e privilegiarli fiscalmente.
Poteva insomma andargli peggio, molto peggio, rispetto ai tedeschi del Volga e dei Sudeti. Ma resta il fatto che non si vede perché impedire a gente perbene, che non ha nessuna intenzione di arruolarsi nell’Isis, di mantenere un rapporto di vitale appartenenza alla loro nazione.
CONFINI E IDENTITÀ
Ho imparato qualcosa da Bossi: a distinguere la nazione dallo Stato. Dopo il 1918 e anche dopo il 1945 i principi di autodeterminazione dei popoli e quell’altro di configurare i confini non in base alla geografia ma all’identità nazionale (lingua, cultura, sentimento della vita) sono andato al diavolo. I vincitori hanno tirato delle righe per punire Austria, Germania e Turchia, e nel 1945 anche l’Italia.
Il fatto che noi abbiamo subìto il torto sui confini ad est, non ci esime dal dovere di giustizia di ammettere che abbiamo legato a noi, con catene d'oro, un popolo che ha legittimamente il cuore dall’altra parte del Brennero.
Nel frattempo, dopo le tensioni degli anni 60, gli attriti si sono attutiti. L’Onu e le organizzazioni internazionali hanno riconosciuto formalmente all’Austria il ruolo di «tutrice» degli interessi dei sudtirolesi.
NESSUN TRADIMENTO
A proposito: sudtirolese è una parola tabù, viene ritenuta sinonimo di tradimento del Tricolore. Ma il dizionario Treccani la fa corta: «Sudtirolese: Altoatesino di lingua tedesca, cioè originario o abitante del Sud-Tirolo (ted. Südtirol), altra denominazione dell’Alto Adige».
LA LEGGE ALLO STUDIO
La vicenda prende l'avvio a luglio. Il 22 di quel mese il quotidiano di Innsbruck Tiroler Tageszeitung fa sapere che il cancelliere Sebastian Kurz vuole attuare il programma di governo che prevede la doppia cittadinanza, e Vienna è molto avanti nel predisporre la legge.
Non ha informato Roma, bensì ha trattato con Bolzano (e il presidente sudtirolese della Provincia, Arno Kompatscher, aveva già dato il suo benestare) ma da quelle parti sul Danubio si dava per scontato sapessero che, se una cosa è votata dal popolo, il premier deve farla.
Nell’articolo si riferisce inoltre che sono stati risolti da una speciale commissione i punti problematici del provvedimento.
È stabilito chi saranno i beneficiari del doppio passaporto: i cittadini italiani del Sud Tirolo di lingua tedesca e ladina. Si definiscono, inoltre, i diritti di cui godranno i nuovi «austriaci-italiani» e quali doveri dovranno rispettare. Voteranno anche per il parlamento austriaco, potranno fare il servizio militare.
UN SEGNO DI PACE
Siamo Paesi alleati. Kurz dice che tra Stati confinanti il doppio passaporto è segno di pacificazione, ed è una profezia di un’Europa dei popoli e non delle banche. Giuseppe Conte mancava poco mandasse Kurz dove di solito i grillini spediscono il prossimo, ed è stato fieramente avverso. Il cancelliere del Ppe ha risposto morbidamente, sostenendo che agirà di concerto con il governo italiano. Matteo Salvini ha dato un mezzo via libera: «Meglio il doppio passaporto che lo ius soli».
ITALIANI INCLUSI
Si cerca una mediazione. La leghista bolzanina di madre tedesca e padre italiano, Elena Artioli, molto vicina al Südtiroler Volkspartei (abbreviato SVP, letteralmente in italiano «Partito Popolare Sudtirolese») propone di dare la possibilità a tutti gli altoatesini, anche a quelli di lingua italiana, di avere questo doppio passaporto come segno di pacificazione. Siccome è un’idea intelligente, non si farà.

L' annunciata adunata nazionale di Casa Pound a Trieste il 3 novembre per celebrare il centenario della "vittoria" contro gli odiati austriaci.