RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 25 settembre 2018

FINIRLA COL NAZIONALISMO ITALIANO E LE CELEBRAZIONI DELLA “VITTORIA” NELL’ “INUTILE STRAGE” E’ QUESTIONE DI BUONSENSO NON DI “DESTRA O SINISTRA”- IL GIORNALE “LIBERO” DI FELTRI NE PARLA SEMPRE PIU’ SPESSO ANCHE IN RELAZIONE AL DOPPIO PASSAPORTO AUSTRIACO CHE VORREMMO ANCHE NOI: ALTRO CHE CORTEI DI FASCISTI IMPORTATI – PER TRIESTE IL BILANCIO A 100 ANNI DI ANNESSIONE ALL’ ITALIA E’ PESANTEMENTE NEGATIVO –

Su Libero, il giornale diretto da Vittorio Feltri, si susseguono da giorni articoli nettamente a favore non solo della concessione del doppio passaporto ai Sudtirolesi, ma perfino al diritto di autodeterminazione e di eventuale ritorno all' Austria.
Articoli firmati da Vittorio Feltri (QUI), Renato Farina (QUI) e Giuliano Zulin (QUI) che riportiamo integralmente sotto.


Fa piacere che da un giornale considerato di "destra" e apertamente sostenitore della Lega di Salvini vengano argomenti che spiazzano il becero e antiquato nazionalismo italiano che ancora impera da queste parti in certe forze politiche di destra che arrivano a sostenere la "Marcia su Trieste" di Casa Pound il giorno del Patrono S. Giusto: per celebrare la "vittoria" contro l' odiata Austria che ha fatto la fortuna della nostra Città e del suo Porto.

Nell' articolo odierno Giuliano Zulin così argomenta:Ci ripetiamo: Roma non ha conquistato militarmente Bozen—Bolzano. La provincia altoatesina è stata regalata all’ Italia, in base agli accordi post prima guerra mondiale. I Soldati del re non hanno nemmeno sparato un colpo a Merano, Bressanone o  San Candido... Semmai abbiamo invaso la regione con mezzi, uomini e donne. Ecco la verità"...
"Lei, Urzì, appartiene a un partito sovranista, Fratelli d’Italia. E capisco che quando vi toccano sull’unità del Paese diventate matti. Però ricordo che Giorgio Almirante disse:
«La patria è dove ognuno ha il suo cuore». Questo è il sovranismo: essere padroni  a casa propria".
(Nota nostra: Senza cortei nazionali  fascisti che vengono da fuori a imporre celebrazioni per giornate che dovrebbero essere di lutto)

Facciamo notare che, per quanto poco noto, nemmeno Trieste è stata conquistata militarmente dall' Italia il cui regio esercito è sempre stato fermato all' Hermada e che nemmeno a Opicina, Duino o Sistiana i soldati italiani hanno mai sparato un colpo.
Sono arrivati, in appena 200 carabinieri (e non bersaglieri), col piccolo cacciatorpediniere Audace (la famosa Maledetta Barca) sul molo S.Carlo due giorni dopo la smobilitazione dell' esercito austriaco e dopo che il governatore austro-ungarico se ne era andato da giorni. 
L' Audace attraccò, con una manovra balorda urtando la banchina, alle 16,10 del 3 novembre 1918, un' ora dopo la firma ufficiale dell' Armistizio a Villa Giusti.

Facciamo notare che a fronte di 280 disertori triestini e del litorale che sono passati nelle file italiane ben 45.000 triestini hanno combattuto nell' esercito imperiale il che conferma le analisi degli storici secondo cui il fenomeno "irredentista" a Trieste era rimasto limitato a sparuti gruppi di facinorosi per lo più molto giovani.

Ricordiamo che Trieste è stata annessa all' Italia appena il 12 novembre 1920 con il trattato di Rapallo per ottemperare agli accordi segreti che spinsero l' Italia a sferrare l' attacco del maggio 1915 contro l' Austria fino a quel momento alleata nella "Triplice Alleanza".

E che anche nel secondo dopoguerra le truppe italiane sono arrivate a Trieste appena nel 1954 in seguito al Memorandum di Londra stilato sotto la pressione della "Guerra Fredda" e non già per diritti storici o militari.
E che mai vi fu un referendum popolare sulle due annessioni avvenute a tavolino.

Trieste nel 1382 si dedicò spontaneamente agli Asburgo per avere protezione dall' imperialismo veneziano che la opprimeva impedendone lo sviluppo  come porto concorrente.

Divenne il Porto Franco dell' Impero e così diventò una città europea florida, moderna ed evoluta, come tutta la sua architettura austriaca dimostra, ben collegata con l' entroterra attraverso linee ferroviarie all' avanguardia che ancora oggi sono la  ricchezza del suo porto.

Se nel futuro diventerà snodo strategico delle "Nuove Vie della Seta" sarà grazie alla sua proiezione e i suoi collegamenti con la Mitteleuropa e non certo con l' Italia verso cui solo il 10% delle merci è diretto.
All' Italia bastano e avanzano i suoi porti e principalmente Genova e Venezia.

Come disse nel 1914 il grande economista liberale e Presidente della Repubblica Luigi Einaudi : "Unica ricchezza il porto di Trieste, il quale però perderebbe gran parte del valore nel giorno che fosse separato dal suo retroterra tedesco e slavo ed aggregato all' Italia" .
E' quanto puntualmente è successo facendo il bilancio, estremamente negativo, dei 100 anni di malgoverno italiano.Trieste con l' annessione all' Italia è entrata in un declino che potrà essere arrestato solo ritrovando la sua funzione di porto dell' Europa Centrale ed Orientale, e questo succederà grazie alle Nuove Vie della Seta di Pechino.

Ed anche a Trieste c'è stata l' italianizzazione forzata, perfino dei cognomi e dei toponimi, e il divieto di parlare lingue autoctone del territorio come lo sloveno (e non solo).

E' troppo dire che le vicissitudini dei Triestini darebbero diritto anche a loro di avere il passaporto austriaco?

La proposta per il doppio passaporto ai Sud Tirolesi  presentata al Bundesrat parlava infatti di "vecchi austriaci" (Altösterreicher), volendosi con ciò intendere gli abitanti delle terre di lingua tedesca presenti nel vecchio Impero. I Triestini sono tra questi e limitare il doppio passaporto a criteri etnici e/o linguistici appare anacronistico: le macroregioni europee sono su base territoriale e multinazionale, così come lo fu l' Impero prima che i nazionalismi lo smembrassero, dando inizio ad un secolo di guerre e lotte ideologiche.

L' idea che lo stato debba coincidere con la lingua e la nazionalità è ottocentesca e superata: gli italiani del Canton Ticino stanno benissimo in Svizzera e non si sognano di chiedere l' annessione alla scassatissima Italia mentre, ad esempio, sono numerosi gli stati di lingua e cultura anglossassone.
Dalle nostre parti dove lingue ed etnie sono da sempre mescolate l' idea di Stato Nazione omogeneo è perniciosa e fonte di guerre, violenze e "pulizie etniche".

Ecco gli articoli di Libero in ordine decrescente di data:

Il doppio passaporto non offende nessuno 


25/9 Giuliano ZULIN
Il tricolore ha cancellato l’identità di un popolo È ora di restituire la cittadinanza agli altoatesini

Caro consigliere Urzì, forse ha capito male... Qui a Libero non abbiamo parlato di secessione dell’Alto Adige, per altro un argomento che si dovrebbe affrontare prima o poi. Semplicemente siamo favorevoli alla concessione della cittadinanza austriaca agli abitanti del Sud Tirolo. Tutto qua. Un gesto di libertà, di identità e di equità nei con fronti di un popolo, quello di lingua tedesca, che ha subìto un’occupazione poco meno di cento anni fa da parte dell’ Italia.
Fino all’avvento dei tricolori, gli abitanti di quella terra meravigliosa a sud del Brennero, non avevano conosciuto altra famiglia se non quella asburgico-tedesca.
Parliamo di secoli e secoli. Una tradizione quasi cancellata, dal giorno alla notte, con l’avvento del fascismo.
Ci ripetiamo: Roma non ha conquistato mlitarmente Bozen-Bolzano. La provincia altoatesina è stata regalata all’Italia, in base agli accordi post prima guerra mondiale.
I soldati del re non hanno nemmeno sparato un colpo a Merano, Bressanone o San Candido... Semmai abbiamo invaso la regione con mezzi, uomini e donne.
Eccola verità... È ovvio che non si può tornare indietro al 1919 per chiedere scusa a chi, abituato a dialogare in tedesco, di colpo è stato considerato straniero a casa sua. Però almeno possiamo rimediare a 100 anni fuori dal percorso naturale della storia sudrirolese. Senza più frontiere fisiche (se non per controllare che i clandestini non diventino turisti) è sacrosanto concedere la doppia cittadinanza Italiana-austriaca a un cittadino e contribuente italico che però parla come i cugini oltre-confine. Caro Urzì, come cambierebbe la sua vita se il suo vicino di casa ricevesse la doppia cittadinanza? Non mangerebbe più? Non dormirebbe più? Personalmente, quando vado al bar o in pizzeria, non chiedo alla gente che incontro se ha due-tre-quattro passaporti. Saranno affari loro. Lei, Urzì, appartiene a un partito sovranista, Fratelli d’Italia. E capisco che quando vi toccano sull’unità del Paese diventate matti. Però ricordo che Giorgio Almfrante disse: «La patria è dove ognuno ha il suo cuore». Questo è il sovranismo: essere padroni a casa propria. E la casa degli alto atesini di lingua tedesca, la stragrande maggioranza, è in Austria. Non si preoccupi, infine, caro Urzì: non diventerà mai profugo italiano. Lei, come tutti i cittadini dell’Alto Adige, ha la fortuna di vivere in un posto che non è costretto a spedire a Roma il proprio gettito fiscale. I profughi sono altri.


L’Alto Adige si merita di tornare a casa in Austria 

24/9 Giuliano ZULIN
Ce l’hanno regalato nel 19191 anche se ci vivevano quasi solo tedeschi Se vogliamo un’Europa di popoli dobbiamo rispettare il loro desiderio 


L’Alto Adige merita di tornare a casa sua: l’Austria. Gli abitanti dell’area intorno a Bolzano-Bozen hanno tutti i diritti di avere il doppio passaporto italiano-austriaco. Fa bene Vienna a fare campagna elettorale in Sud Tirolo per spingere i cittadini di lingua tedesca, la stragrande maggioranza, a fare pressione su Roma per fare pace con la storia. Già, perchè è inutile e specioso continuare ad attaccare gli austriaci di ingerenze, senza ricordare i fatti e le tappe che ci hanno portato a questa situazione.
E allora rinfreschiamoci la memoria, nella speranza che gli avversari del doppio passaporto capiscano di essere fuori strada. 1) L’Alto Adige fu occupato militarmente dall’ Italia solo alla fine della prima guerra mondiale, dopo l’armistizio tra Roma e quel che rimaneva dell’Austria-Ungheria. In seguito, 1919, le potenze vincitrici del confitto ufficializzarono il passaggio del territorio a sud del Brennero all’italia. Il regalo tra l’altro era già stato deciso a Londra, nel 1915, quando il nostro governo s’impegno a fare la guerra contro gli ex alleati asburgici e prussiani. 2) Con il fascismo inizia l’italianizzazione del Sud TiroIo. Da ogni parte dello Stivale viene spedita gente a Bolzano a vivere e lavorare. Il tedesco è bandito dalle scuole, s’inse guadi nascosto ai bambini. 3) Mussolini e Hitler si mettono d’accordo per tutelare i poveri crucchi. Nel 1939 siglano un patto che concede ai sud tirolesi la possibilità di diventare cittadini del “Reich”. In decine di migliaia emigrano. Però è una porcata. Scoppia quasi una guerra civile: coloro che scappano passano per eroi, altiri li definiscono traditori, le famiglie si dividono... La seconda guerra mondiale sterilizza i “traslochi”. Il fuhrer occupa militarmente l’Alto Adige e lo trasforma in “Zona di operazione Prealpi”. Parecchi sudtirolesi combattono sotto le insegne della Wehrmacht. Bilancio finale: quasi diecimila morti. 4) Alla fine della seconda guerra, i tedeschi a nord di Trento pensano che finalmente si possa tornare a casa, ovvero in Austria. I comunisti alle porte di Vienna però fanno paura. Così alla fine Alcide De Gasperi, trentino, riesce a con vincere l’allora cancelliere Gruber, il quale accetta che la regione possa rimanere italiana in cambio di una super autonomia. Uno status speciale peraltro sancito in Costituzione. E evidente che i soldi in cambio del Tricolore hanno funzionato, specie nel periodo della ricostruzione post bellica e fino alla caduta del muro di Berlino, anche se non sono mancate le dimostrazioni di insofferenze verso Roma, culminate con gli attentati ai tralicci. Ma adesso, vent’anni dopo l’eliminazione dei confini tra gli Stati aderenti alla Ue, che senso ha continuare a vietare diritti naturali agli altoatesini? Anche perchè noi, Italia, ci siamo comportati come il cancelliere Kurz con gli italiani rimasti in Istria e Dalmazia dopo il 1945, ai quali abbiamo concesso dppie cittadinanze, giustamente. Ma il govemo di Roma si è già spinto oltre, come ha rico dato poco tempo fa Sergio Romano sul Corriere della Sera: «Nel 1992, con una sorta di annessione demografica, ha considerevolmente aumentato il numero degli italiani all’estero concedendo la nazionalità a chiunque potesse dimostrare di avere un genitore o un nonno italiano. Poco importa che non avesse mai messo piede nel Paese natale degli avi. Se il “sangue” era stato italiano per almeno due generazioni, quegli argentini e quei brasiliani dovevano essere considerati italiani». Se, come sostengono pure i sovranisti, sognamo un’Europa dei popoli, allora è giusto che i popoli si ritrovino. Gli Stati-nazione di ottocentesca memoria sono sorpassati dalla tecnologia e dalla storia. Che facciamo, torniamo indietro?


Nota di Libero: LA DALMAZIA NO L’italia ricevette anche Gorizia, Trieste, l’Istria, alcune isole dalmate e Zara (col Trattato di Rapallo). Il resto della Dalmazia, con le sue grandi comunita italiane, venne data al Regno di Yugoslavia. 

 

Vittorio Feltri, l'amara verità sul passaporto austriaco: "Perché i
tirolesi fanno bene a scappare" 
23/9 Vittorio FELTRI

Il direttore Vittorio Feltri risponde all'ambasciatore Gianfranco Giorgolosull'ipotesi di concedere il doppio passaporto, italiano e austriaco, ai residenti del sud Tirolo.

Illustre ambasciatore, devo confermare che l' articolo di Renato Farina sulla doppia cittadinanza da attribuire ai sudtirolesi è impeccabile. Non contiene un solo svarione. E mi corre l' obbligo di aggiungere alcune precisazioni di carattere storico per giustificare le pretese legittime dei cittadini di lingua tedesca nella regione erroneamente definita altoatesina.

Il Tirolo infatti fu assegnato tramite pratica burocratica all' Italia in seguito alle trattative postbelliche all' inizio del secolo scorso, al termine del conflitto mondiale. In pratica esso fu trasferito di sana pianta, dall' oggi al domani, dall' Austria alla nostra patria senza un vero perché. Cosicché tutti gli uffici pubblici furono occupati da funzionari meridionali che non sapevano parlare la lingua germanica, e si creò lassù un caos tremendo e insopportabile per la gente locale che non capiva l' idioma di Dante.


Persino nei tribunali e nelle scuole si imponeva il nostro lessico e gli indigeni non capivano nulla e avevano difficoltà ad apprendere a scuola nonché a difendersi davanti ai giudici.

Sono solo due esempi del disastro che abbiamo creato su quelle splendide montagne. Insomma, fu il trionfo dell' incomunicabilità, inevitabilmente foriera di dissidi a volte aspri. I crucchi si considerarono invasi ed ebbero nostalgia dell' Austria che li aveva compresi e protetti per secoli. Ecco perché nacque sui bricchi un sentimento di ostilità e il desiderio di protesta, più che giustificati.

Ma le forme di ribellione furono e sono assai moderate. Il famigerato martellatore della Valpassiria, Klotz, si limitò ad abbattere alcuni tralicci eppure fu giudicato un terrorista pericoloso. In realtà, non fece mai male ad una mosca. A me era simpatico.
Soprattutto aveva ragione di essere irritato con noi prepotenti ed ignoranti.

Oggi i tirolesi ci hanno accettati e ci tollerano. Ma in fondo al cuore preferiscono Vienna a Roma e non so dare loro torto. Passare da Francesco Giuseppe a Gigi Di Maio rimane un salto mortale. Chi ambisce a riavere il passaporto austriaco ha tutta la mia solidarietà. Lo vorrei anch' io.

di Vittorio Feltri

IL PASSAPORTO AUSTRIACO AI BOLZANINI ? BEATI LORO !
20/9 Renato FARINA



Nessuno scandalo per la proposta del cancelliere Kurz: tutta la storia e la cultura dell’Alto Adige sono legate a Vienna

·         Che problema c’è? Se l’Austria vuol dare il passaporto della Republik Österreich a quelli che la storia, e il loro diritto a chiamarsi come gli pare, segnala come sudtirolesi, dove sarebbe l’offesa alla Repubblica Italiana? Francamente non si riesce a capire perché dichiarare gesto «ostile» - così si sono espressi i ministri Moavero e Fraccaro - un atto di affetto reale e non retorico della madre patria verso i suoi figlioli che le disgrazie della guerra hanno dislocato oltre il confine. Magari si fosse posta nello stesso modo l’Italia, proteggendo sul serio i nostri connazionali incorporati in regimi totalitari o espulsi con disonore da Slovenia e Croazia (e accolti malamente tra noi), nel secondo Dopoguerra.
Lo sappiamo molto bene e non si faccia finta di non saperlo - che la provincia di Bolzano è stata annessa all’Italia dopo il 1918. Non c’entrava nulla, in questo caso l’irredentismo Trentino, abbiamo confiscato un popolo.
Così sono stati nazionalizzati non solo le montagne e le cascate, i palazzi e i monumenti, ma anche i tedeschi che ci abitavano e che costituivano il 90 per cento della popolazione.
C’è qualcuno che può con qualche ragione etica sostenere che hanno torto a sentire Vienna come casa materna e paterna? Lingua, cultura, costumi, fiori sui balconi, musica, eroi nazionali, persino poeti: sono timbrati Asburgo.
Sia chiaro: i sudtirolesi, al termine del processo appena avviato, resteranno cittadini italiani, e come tali devono e dovranno fedeltà a uno Stato che ha fatto di tutto, e anche di più, per tutelarne l’identità minoritaria e privilegiarli fiscalmente.
Poteva insomma andargli peggio, molto peggio, rispetto ai tedeschi del Volga e dei Sudeti. Ma resta il fatto che non si vede perché impedire a gente perbene, che non ha nessuna intenzione di arruolarsi nell’Isis, di mantenere un rapporto di vitale appartenenza alla loro nazione.
CONFINI E IDENTITÀ
Ho imparato qualcosa da Bossi: a distinguere la nazione dallo Stato. Dopo il 1918 e anche dopo il 1945 i principi di autodeterminazione dei popoli e quell’altro di configurare i confini non in base alla geografia ma all’identità nazionale (lingua, cultura, sentimento della vita) sono andato al diavolo. I vincitori hanno tirato delle righe per punire Austria, Germania e Turchia, e nel 1945 anche l’Italia.
Il fatto che noi abbiamo subìto il torto sui confini ad est, non ci esime dal dovere di giustizia di ammettere che abbiamo legato a noi, con catene d'oro, un popolo che ha legittimamente il cuore dall’altra parte del Brennero.
Nel frattempo, dopo le tensioni degli anni 60, gli attriti si sono attutiti. L’Onu e le organizzazioni internazionali hanno riconosciuto formalmente all’Austria il ruolo di «tutrice» degli interessi dei sudtirolesi.
NESSUN TRADIMENTO
A proposito: sudtirolese è una parola tabù, viene ritenuta sinonimo di tradimento del Tricolore. Ma il dizionario Treccani la fa corta: «Sudtirolese: Altoatesino di lingua tedesca, cioè originario o abitante del Sud-Tirolo (ted. Südtirol), altra denominazione dell’Alto Adige».
LA LEGGE ALLO STUDIO
La vicenda prende l'avvio a luglio. Il 22 di quel mese il quotidiano di Innsbruck Tiroler Tageszeitung fa sapere che il cancelliere Sebastian Kurz vuole attuare il programma di governo che prevede la doppia cittadinanza, e Vienna è molto avanti nel predisporre la legge.
Non ha informato Roma, bensì ha trattato con Bolzano (e il presidente sudtirolese della Provincia, Arno Kompatscher, aveva già dato il suo benestare) ma da quelle parti sul Danubio si dava per scontato sapessero che, se una cosa è votata dal popolo, il premier deve farla.
Nell’articolo si riferisce inoltre che sono stati risolti da una speciale commissione i punti problematici del provvedimento.
È stabilito chi saranno i beneficiari del doppio passaporto: i cittadini italiani del Sud Tirolo di lingua tedesca e ladina. Si definiscono, inoltre, i diritti di cui godranno i nuovi «austriaci-italiani» e quali doveri dovranno rispettare. Voteranno anche per il parlamento austriaco, potranno fare il servizio militare.
UN SEGNO DI PACE
Siamo Paesi alleati. Kurz dice che tra Stati confinanti il doppio passaporto è segno di pacificazione, ed è una profezia di un’Europa dei popoli e non delle banche. Giuseppe Conte mancava poco mandasse Kurz dove di solito i grillini spediscono il prossimo, ed è stato fieramente avverso. Il cancelliere del Ppe ha risposto morbidamente, sostenendo che agirà di concerto con il governo italiano. Matteo Salvini ha dato un mezzo via libera: «Meglio il doppio passaporto che lo ius soli».
ITALIANI INCLUSI
Si cerca una mediazione. La leghista bolzanina di madre tedesca e padre italiano, Elena Artioli, molto vicina al Südtiroler Volkspartei (abbreviato SVP, letteralmente in italiano «Partito Popolare Sudtirolese») propone di dare la possibilità a tutti gli altoatesini, anche a quelli di lingua italiana, di avere questo doppio passaporto come segno di pacificazione. Siccome è un’idea intelligente, non si farà.

L' annunciata adunata nazionale di Casa Pound a Trieste il 3 novembre per celebrare il centenario della "vittoria" contro gli odiati austriaci.






































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