RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 29 settembre 2017

I "FRATELLI D' ITALIA" SI MOBILITANO CONTRO LA SELECO NEL PUNTO FRANCO DI PORTO VECCHIO - CONVOCATA COMMISSIONE REGIONALE D' INQUISIZIONE E SI MOBILITA CONFINDUSTRIA - I POLITICI NON VOGLIONO MOLLARE IL COMITATO PORTUALE E DIPIAZZA FA RICORSO - COMPETENZA E RAPPRESENTANZA: DIFFICILE MIX, MA ADESSO ABBIAMO BISOGNO DI COMPETENTI - LA PROVINCIA AUTONOMA UNA SOLUZIONE -


Sventolano i Tricolori, suonano le Fanfare e il capo regionale di "Fratelli d’Italia", Luca Ciriani, cadidato in pectore a Presidente della Regione, "s' è desto" e chiede la riunione della Seconda Commissione che discuta del passaggio della Seleco da Pordenone (dove non c'è) al Punto Franco di Porto Vecchio !
Dice l' autorevole "Fratello d' Italia" Ciriani: «Nelle prossime ore depositerò una richiesta di convocazione urgente della Seconda commissione consiliare che inviti in audizione l’Ad dell’azienda trevigiana. Apprendere, dopo mesi di illusioni, che sul sito pordenonese di Vallenoncello verrà messa definitivamente la parole fine, da pordenonese, mi amareggia molto» (Piccolo 20/9/17 pag.20).

Ecco invece le valutazioni del presidente di Unindustria Pordenone sul Porto Franco Internazionale di Trieste in relazione all'annunciato insediamento della Seleco in Porto vecchio: "Devo ancora approfondire nei dettagli – ha spiegato Agrusti – il funzionamento di questa nuova legislazione perché sarebbe quantomeno curioso che servisse ad alimentare un sistema di dumping interno tale da spingere un buon numero di imprese a spostare le aziende a Trieste da Udine e Pordenone. Anche perché noi abbiamo protestato, e a ragione, quando la Polonia, grazie alle agevolazione dell’Unione europea, si è presa Electrolux e non potremmo certo accettare una situazione simile in casa nostra."

Niente di nuovo: è assolutamente normale che chi rappresenta tanto accesamente gli interessi Italiani e del Friuli si opponga frontalmente al Porto Franco Internazionale di Trieste.
Per costoro, nelle varie gradazioni di tricolorazione, il Porto di Trieste deve essere, al massimo, di solo transito con tutto il retroporto e gli insediamenti industriali saldamente in territorio italiano, ovvero friulano.

Questo spiega molto dei pluridecennali ritardi nel rendere operativo il Porto Franco Intrernazionale e tutti gli sforzi per scoraggiare l' utilizzo produttivo dei Punti Franchi per cui la stessa Seleco aveva fatto inutilmente richiesta in passato e proprio  in  Porto Vecchio.


E, secondo costoro, il Porto Franco di Trieste non deve nemmeno rompere troppo ai porti italiani concorrenti.

Purtroppo la Geopolitica vuole che sia nelle condizioni migliori per essere il candidato ideale a terminal marittimo delle Nuove Vie della Seta...e così le cose devono cambiare per forza, se non per amore...

Adesso che i Punti Franchi, PER PRIMO PROPRIO QUELLO DI PORTO VECCHIO (ohibo!), possono essere usati per attività industriali in Regione si protesta, mentre Monfalcone chiede che il Porto Franco sia esteso anche lì.

Che i territori di questa regione artificiale e inventata abbiano interessi divergenti è noto e sperimentato quotidianamente: ci sarà pur un motivo perchè il Friuli sia stato annesso con un referendum all' Italia nel 1866 mentre Trieste è stata annessa con la violenza come "preda di guerra" nel 1921 e perciò senza alcun referendum...
Il rapporto conflittuale in Regione si sperimenta costantemente dal 1963, a danno di Trieste che ha meno peso elettorale per motivi demografici.

Questa spaccatura cronica e strutturale della Regione Friuli-Venezia Giulia, costruita a tavolino come i confini in medioriente che stanno saltando, pone seri problemi di "governance" territoriale perchè non è possibile che ogni volta che un' industria intende stabilirsi a Trieste la Politica regionale debba riunire commissioni, minacciare e intimidire gli imprenditori e rompere le scatole invece di agevolare gli investimenti con un clima disteso e collaborativo.


Per questo insistiamo sulla PROVINCIA SPECIALE AUTONOMA DI TRIESTE con poteri analoghi a quelli di Bolzano (che sono superiori a quelli della Regione) e con il 100% delle tasse trattenute in loco.

Anche nel Comitato Portuale si pone un problema di governance territoriale nel momento che viene sancita l' incompatibilità con le  cariche elettive: Dipiazza e Serracchiani devono lasciare il posto a tecnici di provata capacità (e puntano ovviamente i piedi vista l' importanza che il Porto Franco Internazionale va assumendo).


Da anni a Trieste si pone il problema del rapporto tra Competenza e Rappresentanza.

Il fatto che la Rappresentanza elettorale sia stata ottenuta soprattutto grazie a pulsioni di pancia, appartenenze nazionalistiche e ideologiche, mutazioni forzose della composizione demografica, disinformazione sitematica grazie ad un monopolio giornalistico piuttosto che per la valutazione di seri programmi politici, non depone molto a suo favore.

Abbiamo tanto bisogno di Competenza e la svolta offerta finalmente dalla nuova Autorità Portuale ne è la dimostrazione concreta.


Avessimo la nostra Provincia Speciale Autonoma di Trieste, un suo rappresentante potrebbe collaborare con l' Autorità Portuale, che dovrebbe comunque avere l' ultima parola, per lo sviluppo armonico di Porto Franco e Territorio.

La presenza di politici di mestiere nei comitati portuali non la vediamo volentieri: cambiano spesso e non sempre per motivi razionali.
Cosa farebbe un Comitato Portuale con dentro un Ciriani eletto a Presidente Regionale come diversi vorrebbero ? Canterebbe l' Inno di Mameli ?

mercoledì 27 settembre 2017

DALLA REGIONE PROTESTE PER L' INSEDIAMENTO DELLA SELECO NEL PUNTO FRANCO DI PORTO VECCHIO - CI VUOLE LA PROVINCIA AUTONOMA DI TRIESTE: COME A BOLZANO -


Come c' era da aspettarsi sono arrivate proteste dalla Regione sulla scelta di Seleco di insediarsi nel Punto Franco di Porto Vecchio portando a 3 (TRE) gli importanti insediamenti produttivi che utilizzano Porto Vecchio grazie al regime di Punto Franco: la SAIPEM, polo mondiale per la robotica subacquea, la GMT, leader nei metalli e con la "borsa metalli" ed ora la Seleco con l' elettronica di consumo.

Alla faccia di chi vuole farne un parco giochi con musei e spiaggia di sabbia e non ha combinato niente a tre anni dalla "sdemanializzazione" mentre ha sempre detto che i Punto Franco in Porto Vecchio non serve a niente...

Politici e Confindustria pordenonesi  e friulani protestano come era logico e come è sempre successo visto che gli interessi dei territori sono da sempre divergenti in una regione artificiale e inventata che aveva un bel trattino grosso tra Friuli -- e -- Venezia Giulia.

Perfino il Vicepresidente delle Regione Bolzanello, candidato in pectore del PD, invece di tacere o congratularsi per il rilancio industriale di Trieste grazie all' utilizzo produttivo dei Punti Franchi
fa oggi sul Piccolo una spericolata arrampicata sugli specchi a sostegno delle proteste del suo collegio elettorale:
«Come Regione non abbiamo alcun documento in evidenza, e dunque restiamo a quanto dichiarato dalla proprietà in precedenza, vale a dire la prospettata apertura di un sito produttivo in provincia di Pordenone. Certo – prosegue Bolzonello –, ben sappiamo come quello del Punto franco è un tema di estrema competitività per un’azienda, ma non ci piacerebbe che questa operazione in direzione Trieste, di cui si parla, fosse legata solo ad aspetti doganali». Bolzonello auspica che Sèleco mantenga le promesse di un investimento produttivo nel Pordenonese, «fermo restando che ben comprendiamo come una parte rilevante della sua produzione necessita di forniture estere e dunque, per quel che riguarda la sede locale, è del tutto legittimo che si possa guardare al vantaggio che può portare una presenza a Trieste. Ma – conclude – il Punto franco non deve servire come comodità per continuare nel contempo a operare in un’altra parte d’Italia». " (???? Che vuol dire ???)

Questa Regione assomiglia ai "separati in casa" che si mettono l' arsenico nella minestra ed è ora che si prenda atto che è necessaria la formazione di due provincie autonome di Trieste e Friuli (ed eventualmente Pordenone se i pordenonesi non vogliono stare con Udine, come pare) con i poteri speciali conferiti a Bolzano e Trento, e tasse trattenute al 100%.

E' l' unico modo per avere risorse adeguate allo sviluppo e alle infrastrutture, innovare una burocrazia incancrenita in pessime italiche abitudini ed assicurare un' efficace "governance" del territorio.
Una governance che necessariamente sia costruita intorno al Porto Franco Internazionale che è il vero volano economico di Trieste, senza tante concessioni alle congreghe di politici per cui le elezioni sono più una gara di "circonvenzione d' incapace" che una questione di programmi per il futuro.



E INFATTI IL PRIMO UTILIZZO PRODUTTIVO DI UN PUNTO FRANCO DOPO IL DECRETO AVVIENE PROPRIO NEL NEGLETTO PORTO VECCHIO CON LA SELECO...Clicca QUI o sull' immagine per le dichiarazioni di Russo e Rosato.

martedì 26 settembre 2017

LA SELECO IN PORTO VECCHIO GRAZIE AL PUNTO FRANCO ! UNA GRANDISSIMA VITTORIA ! NOI NE PARLIAMO DAL 2014 ! SOLO L' UTILIZZO PRODUTTIVO DEI PUNTI FRANCHI PUO' RIVITALIZZARE PORTO VECCHIO E CREARE OCCUPAZIONE: ALTRO CHE LE SCEMENZE PARATURISTICHE DI CUI I POLITICI FANTASTICANO DA ANNI PER GETTARE FUMO NEGLI OCCHI DEI CITTADINI ! AVANTI COSI!

La Seleco si insedia in Porto Vecchio grazie al Punto Franco residuo e in un magazzino NON sdemanializzato e ancora, fortunatamente, nella disponibilità dell' Autorità Portuale: posti di lavoro e sede centrale trasferita da Milano a Trieste ! E non è che l' inizio...

Il "caso" vuole che nella slide che riproponiamo ossessivamente dal 2014 si parli proprio della Seleco come esempio di possibile insediamento produttivo usando il Punto Franco di Porto Vecchio.


Non abbiamo la sfera di cristallo ma semplicemente analizziamo la situazione con criteri razionali e non da propaganda elettorale e sapevamo che già a suo tempo la Seleco Brionvega voleva insediarsi ma era stata di fatto, colpevolmente, scoraggiata.

Sul riutilizzo produttivo dei Punti Franchi,

compreso quello di Porto Vecchio che viene riesteso, ABBIAMO RAGIONE NOI e torto quelli che hanno fatto di tutto per toglierli, spostarli, sdemanializzarli ecc.

I politici su Porto Vecchio oscillano tra Color Run, Spiagge di Sabbia, Mercato del Pesce, Central Park, Passeggiate, spettacolini di luci e suoni, urbanizzazioni impossibili e dannose, senza combinare niente di concreto ormai a tre anni dalla "sdemanializzazione" che come unico risultato ha portato un sigillo trecentesco al sen. Russo oltre a montagne di annunci, articoli trionfalistici e tonnellate di scartoffie burocratiche.
Mentre noi parliamo di Saipem e Seleco: realtà concrete e posti di lavoro.

A Trieste da anni  parlare di industria e reindustrializzazione era diventata quasi una bestemmia: solo turismo, eventi e spettacoli erano degni di considerazione.

Anche in Consiglio Comunale ieri, all' audizione di Zeno D'Agostino si è parlato di Punti Franchi e facilitazioni fiscali da aggiungere alla extraterritorialità doganale: la No Tax Area su cui martelliamo da anni.
Questo dimostra che Trieste ha bisogno di manager e tecnici capaci intorno a cui ricostruire una classe dirigente e politica attualmente alla frutta.


Noi parliamo da sempre di Utilizzo Produttivo dei Punti Franchi e NO TAX AREA: adesso queste nullità cercheranno di intestarsi i meriti grazie alla grancassa mediatica .

Trieste rinasce grazie al Porto Franco : oggi stappiamo una bottiglia !


Ecco l' articolo del Piccolo (QUI la versione on-line):


Sèleco in Porto vecchio con 50 posti di lavoro
L’azienda produttrice di tv attratta dai vantaggi della zona franca di Trieste Previsto a giorni il trasferimento in città anche della sede legale ora a Milano

Sèleco, lo storico marchio italiano produttore di elettrodomestici ed elettronica di consumo, trasferisce la sua sede legale e il suo stabilimento produttivo a Trieste. L’Autorità portuale ha appena rilasciato un’autorizzazione di anticipata occupazione del Magazzino 5 in Porto vecchio. È la prima azienda che opera in ambito non portuale a sbarcare a Trieste - prospettando una cinquantina di posti di lavoro -, attratta dall’accelerazione sul regime di zona franca. È l’inizio di un processo che il presidente dell’Autorità portuale dell’Adriatico Orientale, Zeno D’Agostino, aveva anticipato all’entrata in vigore del decreto che regolamenta le nuove free zone di Trieste. Allora infatti raccontò di una decina di investitori fortemente interessati alla zona extradoganale, aggiungendo che entro la fine dell’anno avremmo assistito ai primi insediamenti di nuove aziende che opereranno in regime di Punto franco anche per realizzare trasformazioni industriali. «L’anticipata occupazione è stata rilasciata per consentire alla Sèleco di iniziare immediatamente i lavori che permetteranno di mettere a norma quella struttura e di trasformarla nel loro stabilimento - precisa D’Agostino che non nasconde soddisfazione per la riuscita dell’operazione -, ora servono i tempi tecnici per sbrigare questioni amministrative e poi nell’arco di qualche settimana verrà rilasciata la concessione». A operare in attività non portuale in regime di zona franca c’è già anche Saipem, la società del gruppo Eni di carattere logistico-marino, titolare di una concessione decennale in forza della quale gestisce l’area su cui è operativo il capannone 23. Il magazzino 5 dove sbarcherà Sèleco è invece adiacente alla sede distaccata dei Vigili del fuoco in Punto franco vecchio, e vanta un’estensione di 6mila metri quadrati. Sèleco spa attualmente ha sede legale a Milano e strutture operative nel capoluogo lombardi e a Como. Ma il marchio di tv venne fondato nel 1965 a Pordenone. Nei mesi scorsi era stata annunciata la riapertura con rilancio proprio dello storico stabilimento produttivo di Pordenone. Un progetto che comunque non verrà abbandonato, precisano dell’azienda, anche se l’operazione Trieste ne farà inevitabilmente slittare i tempi. «Abbiamo deciso di ripartire proprio dal Fvg e da Trieste in particolare – spiega Aurelio Latella, consigliere di amministrazione delegato di Sèleco e di origini triestine - attratti certamente dal regime di Porto franco, ma anche dal fermento che si respira oggi in questa città che ha caratteristiche che incarnano il nostro progetto legato all’innovazione. Non si tratta però di un addio a Pordenone: la città si inserirà in un progetto più ampio». Entro una decina di giorni la sede legale verrà spostata a Trieste in uno studio professionale sulle Rive. «Siamo felicissimi per l’anticipata occupazione - dichiara Latella -, a breve partirà il progetto operativo per convertire il magazzino nello stabilimento in cui faremo progettazione, assemblaggio, stoccaggio e commercializzazione». Entro pochi mesi verranno aperti a Trieste gli uffici amministrativi della spa «mentre per l’inizio della produzione e l’entrata a regime dello stabilimento servirà più tempo ma meno di un anno», assicura. L’azienda avvierà anche nuove assunzioni. «A regime, nella prima fase, lavorerà una cinquantina di persone», valuta Latella. L’idea di spostare la sede a Trieste è nata di recente. «Ad agosto con esattezza - racconta il manager -, abbiamo colto che quell’area stava diventando il punto di massima energia del territorio, con opportunità incredibili, peculiarità uniche supportate anche da un grande sostegno delle istituzioni». Sèleco, nei mesi scorsi, ha affidato a dei professionisti triestini uno studio di valutazione sui vantaggi che l’azienda avrebbe tratto dall’operare in regime di zona extradoganale. Viste le prospettive, il cda ha deliberato per lo spostamento. «Devo sottolineare che le istituzioni, Autorità portuale e Comune, hanno dimostrato concretezza, competenza e rapidità: valori aggiunti per un’azienda che intende prendere una decisione così importante», aggiunge Latella. Il quale, in veste anche di imprenditore nell’ambito dell’innovazione e del design, anticipa che «Sèleco farà da apripista per altri progetti, ora allo studio, per quella zona». Il gruppo Sèleco, proprietario anche del marchio Magnadyne e produttore pure delle cuffie audio e radio Dab, ha da sempre una particolare sensibilità per lo sport. Oggi è sponsor della Lazio, del Napoli basket, della Pallanuoto Catania e con il marchio Magnadyne dell’Udinese e della Spal. Un aspetto che lascia intravvedere la possibilità di veder comparire il logo Sèleco anche sulle maglie della Triestina calcio. .


QUESTA SLIDE DEL 2014 E' CONCRETA E REALISTICA: STA AI LETTORI SCEGLIERE SE SEGUIRE I PIFFERAI O TENERE I PIEDI PER TERRA INSIEME A NOI !
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domenica 24 settembre 2017

L' AMORE E' CIECO: QUELLO PER L' ITALIA E' PURE MASOCHISTA - TRIESTE E' EUROPA, L' ITALIA NO - BARCELLONA E' EUROPA, LA SPAGNA NO - Stati-Nazione ottocenteschi, centralistici e falliti, produttori di tasse, burocrazie e deficit, incapaci di reggere il passo con la modernità e l' efficienza richiesta dai tempi nuovi - Una forte autonomia può salvare Trieste dal naufragio dell' europa meridionale iniziato in Grecia, grazie al Porto Franco Internazionale che lavora al 90% con la Mitteleuropa e l' Oriente.

L'ITALIA E' AL QUART' ULTIMO POSTO PER REDDITO PRO CAPITE

Questo articolo sostiene le seguenti tesi:


a) Le aree più sviluppate dell' Europa Meridionale tendono a rendersi autonome da  Stati Nazione ottocenteschi ed inefficienti che le stanno trascinando in una stagnazione permanente: è l' inizio di un processo destinato a crescere.

b) Gli "errori" di progettazione economica e istituzionale della Ue e dell' Euro stanno creando una spaccatura insanabile tra un Nocciolo Europeo (Kerneuropa) prospero e a guida tedesca e una Periferia Sud depressa e stagnante.
Catalogna, Lombardia, Veneto ed altre aree inserite nella "catena di valore" tedesca non intendono finire nel buco nero della marginalizzazione: in questa luce vanno interpretati i prossimi referendum per l' indipendenza e l' autonomia.

c) Contrariamente alla propaganda martellante la dimensione di un territorio non ha alcun legame con il suo successo nella nuova economia globale: Singapore, Hong-Khong, i cantoni Svizzeri, il Lussemburgo ed innumerevoli altri esempi lo dimostrano oltrechè gli studi più recenti e accreditati (
ad esempio Parag Khanna e Kenichi Ohmae ).

d) Trieste è pienamente inserita nella "catena di valore" tedesca e mitteleuropea: il suo Porto Franco Internazionale lavora già ora al 90% con queste aree europee e solo al 10% col mercato italiano.

e) Trieste e il Porto Franco Internazionale non hanno nulla da guadagnare, e nulla hanno guadagnato  in 100 anni, dall' inserimento organico in uno Stato Nazione come l' Italia, noto per le colossali inefficienze e il fisco rapace; non ha interessi, economia, storia comuni con la massima parte dell' Italia e per svilupparsi nuovamente deve aspirare ad un autonomo inserimento in contesti europei come la Macroregione Danubiana.



Alcuni si dimostrano stupiti dal fatto che quasi contemporaneamente si manifestino fenomeni di richiesta di maggior autonomia in diverse periferie, soprattutto sud, dell' Europa.
I sintomi principali sono il referendum indipendentista in Catalogna e i referendum autonomisti di Lombardia e Veneto dove si mira a statuti di autonomia analoghi a quelli della Provincia di Bolzano.
La spiegazione sta in quasi 10 anni di crisi la cui fine è spesso annunciata ma mai concretizzata.


L' Italia è ormai nel gruppo di coda europeo quanto a reddito pro capite, davanti solo a Gracia, Spagna e Portogallo (vedi immagine sopra).


Infatti, come rileva Henry Kissinger nel suo recente libro "Ordine Mondiale" questa situazione è dovuta al fatto che l' Europa meridionale è invischiata negli "errori di progettazione" (se solo di errori non voluti si tratta) della UE e dell' Euro che impongono un' unione monetaria a cambio fisso senza trasferimenti fiscali federali: cosa che non è data in natura ed obbliga i paesi più deboli a "svalutazioni interne" di salari, stipendi e asset con impoverimento conseguente.

In tal modo le aree forti (Germania e satelliti) accumulano un surplus economico e fiscale sempre maggiore mentre quelle deboli vengono respinte nel sottosviluppo.
Ma nelle periferie del Sud europeo ci sono aree forti economicamente e ben integrate con i mercati internazionali ad esempio Catalogna, Lombardia, Veneto ed altre che si trovano zavorrate da Stati Nazione ottocenteschi, burocratici, inefficienti, corrotti e, come l' Italia, addirittura incapaci di controllare parti del territorio infestate dalla criminalità.
E che pongono mille ostacoli alle imprese oberandole di adempimenti cervellotici e taglieggiandole con tasse rapaci per sostenere il debito pubblico.


La ricerca della indipendenza e dell' autonomia è istinto di sopravvivenza, non egoismo.


Ed è una tendenza inarrestabile come l' attrazione verso il Nocciolo Europeo che si è formato intorno alla Germania e nella cui "catena di valore" queste aree sono sempre più integrate.


Quella del Nocciolo Europeo o "Kerneuropa" non è un' idea casuale ma è stata teorizzata fin dal 1994 dallo staff dell' attuale ministro delle finanze di Berlino Wolfgang Schäuble: guardando le cartine sotto si capisce subito chi può farne parte e chi no.

Trieste, malgrado tutto, grazie al suo Porto ed anche alle assicurazioni (vedi Allianz) è ben inserita nella catena di valore della Kerneuropa (clicca QUI 
QUI e QUI), si candida ad essere il terminal della Nuova Via della Seta marittima, e la Cina quando pensa all' Europa pensa alla Germania.

Cosa ha guadagnato Trieste dalla anelata, da taluni, annessione all' Italia ?
La popolazione attuale è inferiore a quella del 1910, le industrie, compreso le navalmeccaniche, quasi scomparse con un Pil da industria ridotto a un miserrimo 9%, la popolazione più anziana d' Italia, persino l' università dal 2001 è scesa da 24.225 a soli 16.581 studenti.

Trieste ha adesso la "fortuna" di essere in un paese che è al quart' ultimo posto per reddito pro capite in Europa, poco sopra Grecia, Spagna e Portogallo.


Il Porto di Trieste manipola merci destinate al mercato italiano solo per il 10% della sua attività mentre è strategico per la Mitteleuropa anche dal punto di vista energetico: basta guardare la ramificazione delle linee ferroviarie per capire quali sono le RADICI VERE E VITALI di Trieste.


Cos' è che ci unisce di più a Crotone, Cosenza o Roma che a Vienna, Klagenfurt o Lubiana ?
L' "amore per l' Italia" ci è stato detto per decenni: un amore cieco, sordo e masochista come quello che unisce vittime (nel nostro caso "prede di guerra") e carcerieri.

Perchè l' Italia è la palla al piede di Trieste!
23 anni per avere un Decreto Attuativo per i Punti Franchi dovuto per legge;
14 anni di nulla per il Sito Inquinato Nazionale della Zona Industriale;
l' EZIT ente preposto allo sviluppo industriale fatto fallire con una richiesta assurda di tasse non dovute da un ente pubblico NON economico;
pretesa della Sovrintendenza alle Belle Arti di intervenire anche sullo sviluppo del Porto Nuovo con richieste e vincoli architettonici e paesaggistici degni del manicomio...


Gli investimenti sulle banchine del porto sono istituzionalmente a carico dei privati e quelli per le infrastrutture ferroviarie e stradali per i pochi chilometri fino al confine possono essere tranquillamente in capo all' Europa, ai paesi e agli operatori interessati, alla Macroregione Danubiana di cui però nè l' Italia nè la Regione fanno parte (al contrario della Slovenia, dell' Austria e della Germania meridionale).


L' organizzazione territoriale autonoma, snella ed agile, per un territorio limitato, è mille volte più efficiente di quella che prevede mille passaggi ai ministeri romani che non sanno nemmeno dove è Trieste.
A riprova, quasi due anni fa sono stati promessi 50 milioni del Ministero della Cultura per Porto Vecchio: ad oggi non si è visto un solo centesimo ma solo scartoffie e promesse.
Da anni si protesta per l' abbandono del Parco di Miramar: adesso presentano come una conquista un futuro  stanziamento ministeriale per lavori che potrebbero cominciare nel 2019: tra due anni !


Una Trieste autonoma, che trattiene il 100% delle tasse, che riforma regolamenti e burocrazia in modo razionale e moderno, che attira talenti e manager, ha la possibilità di accogliere le sfide della modernità, finalmente togliendosi la gigantesca e medioevale palla al piede italiana.


Non occorrono rivoluzioni e traumi, basta fare come già si fa a Bolzano e nelle Città-Stato portuali di Brema e Amburgo, che hanno competenze statali pur essendo federate alla Germania.


Questa è modernità e ricerca di assetti adatti alle sfide globali, non le retoriche nazionaliste e le giaculatorie sull' unità dì Italia che già si sta irrimediabilmente sfaldando.


E non ha niente a che fare col localismo !


I referendum del 22 ottobre in Veneto e Lombardia, che seguiranno quello in Catalonia, sono l' inizio di un processo storico e geopolitico inarrestabile.