RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 24 settembre 2017

L' AMORE E' CIECO: QUELLO PER L' ITALIA E' PURE MASOCHISTA - TRIESTE E' EUROPA, L' ITALIA NO - BARCELLONA E' EUROPA, LA SPAGNA NO - Stati-Nazione ottocenteschi, centralistici e falliti, produttori di tasse, burocrazie e deficit, incapaci di reggere il passo con la modernità e l' efficienza richiesta dai tempi nuovi - Una forte autonomia può salvare Trieste dal naufragio dell' europa meridionale iniziato in Grecia, grazie al Porto Franco Internazionale che lavora al 90% con la Mitteleuropa e l' Oriente.

L'ITALIA E' AL QUART' ULTIMO POSTO PER REDDITO PRO CAPITE

Questo articolo sostiene le seguenti tesi:


a) Le aree più sviluppate dell' Europa Meridionale tendono a rendersi autonome da  Stati Nazione ottocenteschi ed inefficienti che le stanno trascinando in una stagnazione permanente: è l' inizio di un processo destinato a crescere.

b) Gli "errori" di progettazione economica e istituzionale della Ue e dell' Euro stanno creando una spaccatura insanabile tra un Nocciolo Europeo (Kerneuropa) prospero e a guida tedesca e una Periferia Sud depressa e stagnante.
Catalogna, Lombardia, Veneto ed altre aree inserite nella "catena di valore" tedesca non intendono finire nel buco nero della marginalizzazione: in questa luce vanno interpretati i prossimi referendum per l' indipendenza e l' autonomia.

c) Contrariamente alla propaganda martellante la dimensione di un territorio non ha alcun legame con il suo successo nella nuova economia globale: Singapore, Hong-Khong, i cantoni Svizzeri, il Lussemburgo ed innumerevoli altri esempi lo dimostrano oltrechè gli studi più recenti e accreditati (
ad esempio Parag Khanna e Kenichi Ohmae ).

d) Trieste è pienamente inserita nella "catena di valore" tedesca e mitteleuropea: il suo Porto Franco Internazionale lavora già ora al 90% con queste aree europee e solo al 10% col mercato italiano.

e) Trieste e il Porto Franco Internazionale non hanno nulla da guadagnare, e nulla hanno guadagnato  in 100 anni, dall' inserimento organico in uno Stato Nazione come l' Italia, noto per le colossali inefficienze e il fisco rapace; non ha interessi, economia, storia comuni con la massima parte dell' Italia e per svilupparsi nuovamente deve aspirare ad un autonomo inserimento in contesti europei come la Macroregione Danubiana.



Alcuni si dimostrano stupiti dal fatto che quasi contemporaneamente si manifestino fenomeni di richiesta di maggior autonomia in diverse periferie, soprattutto sud, dell' Europa.
I sintomi principali sono il referendum indipendentista in Catalogna e i referendum autonomisti di Lombardia e Veneto dove si mira a statuti di autonomia analoghi a quelli della Provincia di Bolzano.
La spiegazione sta in quasi 10 anni di crisi la cui fine è spesso annunciata ma mai concretizzata.


L' Italia è ormai nel gruppo di coda europeo quanto a reddito pro capite, davanti solo a Gracia, Spagna e Portogallo (vedi immagine sopra).


Infatti, come rileva Henry Kissinger nel suo recente libro "Ordine Mondiale" questa situazione è dovuta al fatto che l' Europa meridionale è invischiata negli "errori di progettazione" (se solo di errori non voluti si tratta) della UE e dell' Euro che impongono un' unione monetaria a cambio fisso senza trasferimenti fiscali federali: cosa che non è data in natura ed obbliga i paesi più deboli a "svalutazioni interne" di salari, stipendi e asset con impoverimento conseguente.

In tal modo le aree forti (Germania e satelliti) accumulano un surplus economico e fiscale sempre maggiore mentre quelle deboli vengono respinte nel sottosviluppo.
Ma nelle periferie del Sud europeo ci sono aree forti economicamente e ben integrate con i mercati internazionali ad esempio Catalogna, Lombardia, Veneto ed altre che si trovano zavorrate da Stati Nazione ottocenteschi, burocratici, inefficienti, corrotti e, come l' Italia, addirittura incapaci di controllare parti del territorio infestate dalla criminalità.
E che pongono mille ostacoli alle imprese oberandole di adempimenti cervellotici e taglieggiandole con tasse rapaci per sostenere il debito pubblico.


La ricerca della indipendenza e dell' autonomia è istinto di sopravvivenza, non egoismo.


Ed è una tendenza inarrestabile come l' attrazione verso il Nocciolo Europeo che si è formato intorno alla Germania e nella cui "catena di valore" queste aree sono sempre più integrate.


Quella del Nocciolo Europeo o "Kerneuropa" non è un' idea casuale ma è stata teorizzata fin dal 1994 dallo staff dell' attuale ministro delle finanze di Berlino Wolfgang Schäuble: guardando le cartine sotto si capisce subito chi può farne parte e chi no.

Trieste, malgrado tutto, grazie al suo Porto ed anche alle assicurazioni (vedi Allianz) è ben inserita nella catena di valore della Kerneuropa (clicca QUI 
QUI e QUI), si candida ad essere il terminal della Nuova Via della Seta marittima, e la Cina quando pensa all' Europa pensa alla Germania.

Cosa ha guadagnato Trieste dalla anelata, da taluni, annessione all' Italia ?
La popolazione attuale è inferiore a quella del 1910, le industrie, compreso le navalmeccaniche, quasi scomparse con un Pil da industria ridotto a un miserrimo 9%, la popolazione più anziana d' Italia, persino l' università dal 2001 è scesa da 24.225 a soli 16.581 studenti.

Trieste ha adesso la "fortuna" di essere in un paese che è al quart' ultimo posto per reddito pro capite in Europa, poco sopra Grecia, Spagna e Portogallo.


Il Porto di Trieste manipola merci destinate al mercato italiano solo per il 10% della sua attività mentre è strategico per la Mitteleuropa anche dal punto di vista energetico: basta guardare la ramificazione delle linee ferroviarie per capire quali sono le RADICI VERE E VITALI di Trieste.


Cos' è che ci unisce di più a Crotone, Cosenza o Roma che a Vienna, Klagenfurt o Lubiana ?
L' "amore per l' Italia" ci è stato detto per decenni: un amore cieco, sordo e masochista come quello che unisce vittime (nel nostro caso "prede di guerra") e carcerieri.

Perchè l' Italia è la palla al piede di Trieste!
23 anni per avere un Decreto Attuativo per i Punti Franchi dovuto per legge;
14 anni di nulla per il Sito Inquinato Nazionale della Zona Industriale;
l' EZIT ente preposto allo sviluppo industriale fatto fallire con una richiesta assurda di tasse non dovute da un ente pubblico NON economico;
pretesa della Sovrintendenza alle Belle Arti di intervenire anche sullo sviluppo del Porto Nuovo con richieste e vincoli architettonici e paesaggistici degni del manicomio...


Gli investimenti sulle banchine del porto sono istituzionalmente a carico dei privati e quelli per le infrastrutture ferroviarie e stradali per i pochi chilometri fino al confine possono essere tranquillamente in capo all' Europa, ai paesi e agli operatori interessati, alla Macroregione Danubiana di cui però nè l' Italia nè la Regione fanno parte (al contrario della Slovenia, dell' Austria e della Germania meridionale).


L' organizzazione territoriale autonoma, snella ed agile, per un territorio limitato, è mille volte più efficiente di quella che prevede mille passaggi ai ministeri romani che non sanno nemmeno dove è Trieste.
A riprova, quasi due anni fa sono stati promessi 50 milioni del Ministero della Cultura per Porto Vecchio: ad oggi non si è visto un solo centesimo ma solo scartoffie e promesse.
Da anni si protesta per l' abbandono del Parco di Miramar: adesso presentano come una conquista un futuro  stanziamento ministeriale per lavori che potrebbero cominciare nel 2019: tra due anni !


Una Trieste autonoma, che trattiene il 100% delle tasse, che riforma regolamenti e burocrazia in modo razionale e moderno, che attira talenti e manager, ha la possibilità di accogliere le sfide della modernità, finalmente togliendosi la gigantesca e medioevale palla al piede italiana.


Non occorrono rivoluzioni e traumi, basta fare come già si fa a Bolzano e nelle Città-Stato portuali di Brema e Amburgo, che hanno competenze statali pur essendo federate alla Germania.


Questa è modernità e ricerca di assetti adatti alle sfide globali, non le retoriche nazionaliste e le giaculatorie sull' unità dì Italia che già si sta irrimediabilmente sfaldando.


E non ha niente a che fare col localismo !


I referendum del 22 ottobre in Veneto e Lombardia, che seguiranno quello in Catalonia, sono l' inizio di un processo storico e geopolitico inarrestabile.









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