RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 3 febbraio 2017

FIRMATO CONTRATTO DA 4 MLN PER LA PROGETTAZIONE DEL PORTO OFF-SHORE DI VENEZIA - IL SINDACO BRUGNARO, AMICO DI DIPIAZZA, SPIEGA COME VORREBBE FARE LE SCARPE AL PORTO DI TRIESTE - SAMER AL TGRAI SUI PUNTI FRANCHI



Come avevamo annunciato è stato firmato il contratto da 4 milioni  di soldi pubblici per la progettazione definitiva del Porto Off-Shore di Venezia che vorrebbe diventare il terminal della Nuova Via della Seta Marittima di cui si è parlato nel convecno del Limes Club lunedì scorso.
Qui sotto l' articolo dell' autorevole giornale specializzato Staffetta Quotidiana in cui il sindaco Brugnaro, grande amico di Dipiazza ma non di Trieste, spiega che non solo di logistica si tratterà ma anche di produzione e industria: esattamente quello a cui dovrebbero servire i Punti Franchi del Porto Franco Internazionale di Trieste come si è duscusso al convegno.
Oggi l' operatore Portuale SAMER ha nuovamente parlato di Zone Franche del Porto Franco Internazionale di Trieste al Telegiornale RAI clicca QUI  (dal minuto 8,25).

Staffetta Quotidiana 3 febbraio 2017 Terminal Venezia, firmato accordo per appalto da 4 mln € (clicca QUI)
ecco il testo completo:
Firmato oggi accordo da 4 milioni di euro tra il Porto di Venezia e la società 4C3 per la progettazione definitiva del terminal d'altura, che comprende la realizzazione di una piattaforma a 8 miglia da Malamocco e di terminal container in area Montesyndial a Porto Marghera. L'atto è stato sottoscritto, alla presenza del sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, dal presidente dell'Autorità portuale di Venezia, Paolo Costa, e dal “general manager” dell'Overseas Marketing Development for Europe and Middle East di CCCG, Song Debin, in rappresentanza del raggruppamento di imprese italo-cinese 4C3 che si è aggiudicato l'appalto. “Con questo progetto dell'Autorità Portuale - ha dichiarato il sindaco - si dà continuità ad una visione. La Città nel suo complesso dimostra infatti di essere coerente ed è questo che l'industriale vuole sentirsi dire quando si ragiona sul lungo periodo. Per rilanciare l'area di Porto Marghera abbiamo sempre detto che vogliamo puntare sulla manifattura, sulla logistica e sulla portualità. Passo dopo passo lo stiamo facendo”. “Quando si realizza un progetto - ha continuato il primo cittadino - si pensa solamente all'aspetto edilizio, ma non è mai solo così. Un buon progetto è sempre accompagnato da un piano industriale, con un budget preciso, e da relazioni. Noi siamo particolarmente contenti che ad aggiudicarsi la progettazione definitiva del porto offshore sia stato il consorzio 4C3, perché la China Communications che lo guida si relazionerà ai massimi livelli mondiali e certificherà quanto stiamo facendo. Nell'era della globalizzazione era necessario un nostro efficientamento, per entrare nella rete dei porti mondiali e ricominciare a ragionare in termini di libero mercato. E' così che creiamo lavoro per i nostri ragazzi e diamo un futuro alla città e ai suoi cittadini”. “Avevamo un problema, ossia la difficile accessibilità nautica, e l'abbiamo trasformato in un'occasione - ha commentato poi il presidente Costa -, puntando su un nuovo modo di fare porto. Con questo progetto facciamo un regalo a Venezia, perché la sua economia potrà ancora contare sulla portualità, affiancando e riequilibrando il settore turistico, ma d'altra parte, consentiamo a Venezia di fare un regalo all'Italia e all'Europa, perché il sistema offshore-onshore sarà in grado di inserirsi nel sistema navale e logistico del traffico merci globale. Entro sei mesi la progettazione definitiva sarà realizzata e presentata al Governo, per poter decidere definitivamente sull'opera”. Debin ha infine inquadrato il progetto di Venezia nella più ampia politica proposta dalla Cina “One belt one road”, che prevede lo sviluppo e l'implementazione di una nuova via della seta, che migliori la rete dei collegamenti commerciali mondiali e che, per ragioni anche storiche, non poteva non includere Venezia.

BELLE AMICIZIE E BELLA COLLABORAZIONE TRA PORTI, CARO SINDACO DIPIAZZA, MUTO COME UN PESCE....


ERANO UNA PICCOLA MINORANZA GLI IRREDENTISTI CHE HANNO SPINTO ALLA ROVINA TRIESTE - ALTRO CHE CITTA' IN ATTESA DELLA "REDENZIONE" - OGGI CONFERENZA AL CIRCOLO DELLA STAMPA ORE 17,30 -


Una città dove una minoranza di italiani irredentisti che auspicavano un’alba tricolore - il cinque per cento della popolazione - si contrapponeva a una maggioranza lealista «che durante il conflitto seguì l’Imperatore sui campi di battaglia»

Oggi, alle 17.30 nella Sala Alessi del Circolo della stampa (corso Italia 13) Stefan Wedrac, storico dell’Accademia delle Scienze di Vienna, in una conferenza intitolata “1914-18, dispacci da Trieste” (introdurrà Pierluigi Sabatti, coordinerà l’incontro Luciano Santin)-

Interessante articolo pubblicato sul Piccolo di oggi a firma Pietro Spirito.
Dopo due anni in cui Trieste ha dovuto subire la più disgustosa retorica nazionalista e guerrafondaia sulla Grande Guerra, che giustamente papa Benedetto XV definì invece "Inutile Strage", la verità fa timidamente capolino in una città che non ha dedicato nemmeno un vicolo agli innumerevoli concittadini che hanno combattuto per l' Impero ma ha dedicato tante strade centrali a facinorosi irredentisti e perfino a noti terroristi.


Una città che, come dice l' articolo, nel 1910 aveva 230.000 abitanti mentre nel 2017 ne ha solo 204.000 conquistando il record di unica città europea con meno abitanti di 100 anni prima.

Ristabilire la verità storica è il miglior modo per riparare i torti e favorire la riconciliazione.

Di seguito l' articolo:

Trieste vista da Vienna nel ’15-18 Oggi al Circolo della Stampa conferenza dello storico austriaco Stefan Wedrac
di PIETRO SPIRITO

Una città per certi versi incomprensibile, da reprimere da un lato e aiutare dall’altro. Una città dove una minoranza di italiani irredentisti che auspicavano un’alba tricolore - il cinque per cento della popolazione - si contrapponeva a una maggioranza lealista «che durante il conflitto seguì l’Imperatore sui campi di battaglia». Una città, ancora, divisa al suo interno fra lealisti, nazionalisti italiani e sloveni, tedeschi e immigrati delle più diverse nazionalità, amministrata da una municipalità liberal-nazionale protetta da una legislazione di impianto autonomista da blandire o reprimere a seconda del momento. Così Vienna vedeva Trieste negli anni della Grande guerra: un puzzle non sempre facile da decifrare, fragile e pericoloso a un tempo, una città “dissociata”, politicamente schizofrenica sul cui destino si giocava il destino della guerra, retrovia della prima linea da riorganizzare e coinvolgere «nell’essenza dello Stato asburgico» una volta finita e vinta la guerra. Di questo, cioè di come il governo asburgico centrale vedeva e agiva nei confronti di Trieste negli anni della Prima guerra mondiale parlerà oggi, alle 17.30 nella Sala Alessi del Circolo della stampa (corso Italia 13) Stefan Wedrac, storico dell’Accademia delle Scienze di Vienna, in una conferenza intitolata “1914-18, dispacci da Trieste” (introdurrà Pierluigi Sabatti, coordinerà l’incontro Luciano Santin). Analizzando i rapporti del Commissario imperiale di Trieste al Luogotenente, i dispacci del Luogotenente al ministero degli Interni a Vienna, e altri documenti del ministero degli Interni e della Quinta imperial-regia armata - fonti poco o niente frequentate soprattutto da parte degli storici italiani - Wedrac è riuscito a comporre un quadro composito della Trieste vista da Vienna negli anni cruciali che ne segnarono il destino. «Sino alla fine del diciannovesimo secolo - spiega Wedrac -, Trieste era un’enclave quasi esclusivamente italiana in una regione carsica slovena a matrice prevalentemente agricola». Ancora alla fine degli anni ’60, continua lo storico, gli immigrati si assimilavano rapidamente, e l’italiano restava il mezzo incontrastato di comunicazione nella città portuale. «Ma con il boom del nuovo secolo l’industria in rapida espansione cominciò ad attirare nuova manodopera». La città cambiò rapidamente volto, e nel 1910 il censimento della popolazione contò «230.000 abitanti, 120.000 italiani e quasi 60.000 sloveni, cui vanno aggiunte numerose minoranze, in testa a tutti i tedeschi con una comunità di circa 12.000 anime, e ben 40.000 cittadini stranieri, quasi tutti cittadini del Regno d’Italia, i cosiddetti “regnicoli”». In questo crogiolo ribollente sbocciano i nazionalismi, in particolare l’irredentismo italiano: «Originariamente animato da una fascia di popolazione relativamente ristretta - spiega Wedrac - proveniente in gran parte dalla borghesia colta, negli ultimi decenni della monarchia l’irredentismo non si espresse se non in minima parte in azioni di tipo politico, ma preferì a queste l’irredentismo culturale», promuovendo numerose associazioni a tutela della cultura italiana, diritto garantito ai vari popoli della monarchia dalla Costituzione. In questo quadro l’amministrazione municipale di Trieste era, grazie alle sperequazioni del diritto elettorale, saldamente in mano al partito nazionalista italiano, «che a ogni elezione conquistava i seggi comunali e sfruttava abilmente le possibilità offerte dalla legge per promuovere ogni simbolismo nazionale italiano, insediare regnicoli negli uffici pubblici e sostenere lo sviluppo delle organizzazioni culturali a spese delle altre minoranze». Di fronte a tutto ciò, finché regnò la pace le autorità centrali fecero buon viso a cattivo gioco, intervenendo solo in caso di gravi violazioni. Tuttavia, il 16 agosto 1913 il Luogotenente, principe Konrad zu Hohenlohe-Schillingsfürst, vietò l’assunzione dei regnicoli nelle aziende comunali, come quelle del gas e dell’acqua, perché per legge gli impiegati pubblici dovevano avere cittadinanza austriaca. I decreti - che coinvolgevano sì e no una dozzina di persone - scatenarono in città un putiferio, diventando per i filoitaliani la prova provata dell’atteggiamento italofobo del governo austriaco. Eppure, nota ancora Wedrac, proprio alla vigilia della guerra Trieste diede dimostrazione di attaccamento all’Impero, ad esempio in occasione dei funerali di Francesco Ferdinando e della moglie Sofia dopo l’attentato di Sarajevo, tanto che lo stesso Luogotenente parlò di «esemplare atteggiamento della popolazione», con una partecipazione alle esequie «straordinariamente dignitosa e composta». Le cose però, ancora una volta, cambiarono in fretta. I tumulti del 1914 dei nazionalisti slavi, l’abbandono della città con l’approssimarsi del conflitto non solo da parte dei regnicoli ma anche di centinaia di cittadini austriaci di lingua italiana, portarono Vienna ad assumere un atteggiamento più conciliante nei confronti dei nazionalisti italiani: Hohenlohe-Schillingsfürst fu rimosso dalla carica nel febbraio del 1915 e sostituito alla Luogotenenza dal barone Alfred Fries-Skene che, considerato nella capitale affabile e affidabile, avrebbe dovuto essere più conciliante del suo predecessore. Di nuovo lo scenario cambiò alla dichiarazione di guerra dell’Italia, il 23 maggio del 1915, con le violente dimostrazioni lealiste: «E diversamente da quanto favoleggia ad esempio Silvio Benco, cioè che sarebbero state le autorità statali stesse a organizzare queste manifestazioni per rappresaglia - osserva Wedrac – per il ministero degli Interni a Vienna si trattò di un incidente spiacevolissimo, perché il governo in realtà aveva ordinato al Luogotenente già il 14 maggio di proteggere il consolato italiano e le proprietà dei sudditi italiani». Sciolto e commissariato con una modifica dello Statuto il Consiglio comunale triestino, epurati, o meglio pensionati diversi funzionari comunali considerati irredentisti, in piena guerra il Commissario governativo Johann Krekich-Strassoldo avviò da un lato un risanamento delle finanze e nuove opere di approvigionamento idrico, dall’altro si prodigò nella de-italianizzazione della città, a cominciare dalla toponomastica. Da parte sua Vienna continuava a vedere la situazione in un’ottica differenziata, consapevole del fatto che solo una parte degli italiani d’Austria propendeva per l’irredentismo. «Come ho avuto ampia possibilità di constatare - scrisse lo stesso Krekich-Strassoldo in un dispaccio a Vienna -, la popolazione di Trieste si compone in parte di elementi di fede apertamente austriaca e in parte di persone più o meno dichiaratamente tendenti all’irredentismo. Tra questi estremi si colloca la grande massa degli indifferenti e degli opportunisti». In definitiva, conclude Wedrac, «come ha osservato uno storico viennese è un luogo comune che la monarchia crollò a causa del nazionalismo; ma possiamo anche dire che la monarchia naufragò per aver sopravvalutato il nazionalismo, per aver reagito in maniera eccessiva ai tentativi di destabilizzarla. La cura contro il “terrorismo” irredentistico si rivelò più mortale della malattia». 



giovedì 2 febbraio 2017

DOMANI VENEZIA FIRMA CONTRATTO PER PROGETTAZIONE PORTO OFF-SHORE PER DIVENTARE TERMINAL DELLA "NUOVA VIA DELLA SETA" MARITTIMA - IL SINDACO DI TRIESTE TACE -

FOTO: 23/7/2015 GENTILONI, ATTUALE PREMIER, A VENEZIA COME MINISTRO DEGLI ESTERI ALLA FIRMA DELL' ACCORDO COL PORTO CINESE DI NINGBO NELL' AMBITO DEL FORUM DELLE CITTA' SULLA VIA DELLA SETA ( DI CUI TRIESTE NON FA PARTE...)

Non demorde Paolo Costa, presidente in scadenza dell' autorità portuale di Venezia ed ex ministro del Governo Prodi.
Domani a Venezia il sindaco Brugnaro e Costa firmeranno il contratto per l' affidamento della progettazione definitiva del porto Off-Shore con cui il porto veneziano vorrebbe imporsi come terminal della "Nuova Via della Seta" marittima in aperta concorrenza con Trieste.Di questi temi di importanza strategica per Trieste si è parlato nel convegno del Limes Club di Trieste lunedì scorso.
I soldi pubblici per la progettazione del terminal veneziano ci sono.

Come noto sull' amicizia con il sindaco di Venezia Brugnaro e sulla collaborazione con il porto di Venezia il sindaco di Trieste Dipiazza ha fatto molta parte della sua campagna elettorale.

Perchè Dipiazza continua a tacere sul progetto di porto off-shore veneziano realizzato con spreco di soldi pubblici e in concorrenza con Trieste?

Perche Trieste continua a NON far parte del Forum delle Città dellaVia della Seta ?

Il Sindaco ha cose più importanti per la testa o un senso dell' amicizia con Brugnaro troppo forte?


Ecco il comunicato ANSA
A gruppo italo-cinese 4C3 il progetto offshore del Porto di Venezia
Sarà firmato venerdì prossimo nella sede del Comune di Venezia il contratto che assegna al raggruppamento di imprese italo-cinese 4C3 la progettazione definitiva del sistema portuale offshore-onshore della città lagunare. Il raggruppamento è costituito dalle società 3Ti Progetti Italia ed E-Ambiente, guidato dal quinto general contractor mondiale ‘China Communication Constructions Company Group (Cccg)’.
Il gruppo avrà il compito di sviluppare la progettazione definitiva della diga e del molo container del terminal d’altura, da collegare al terminal a terra a Marghera in area “Montesyndial” con l’innovativo sistema di trasporto nautico delle Mama Vessel, nonché di eseguire le attività di monitoraggio e indagini ambientali per la durata di 180 giorni.
La cerimonia della firma del contratto si svolgerà nella mattinata del 3 febbraio a Ca’ Farsetti. Saranno presenti il sindaco Luigi Brugnaro, il presidente dell’Autorità portuale, Paolo Costa, e il general manager per l’Europa e il medio oriente di Cccg, Song Debin. (ANSA).



mercoledì 1 febbraio 2017

Documenti - IL NUOVO DISCIPLINARE DOGANALE CHE PREVEDE ATTIVITA' PRODUTTIVE NEI PUNTI FRANCHI DEL PORTO DI TRIESTE

Pubblichiamo l' intero "Disciplinare Doganale" per i Punti Franchi entrato in vigore il 20 dicembre 2016 e che è stato citato nel convegno di Limes del 30 gennaio -
Il Disciplinare oltre a citare come fonti normative l' Allegato VIII al Trattato di Pace del 1947, le norme consuetudinarie riguardanti le Zone Franche e i decreti del Commissario del Governo del 1955 e 1959 regola l' attività produttiva e industriale nei Punti Franchi.
Questo disciplinare poteva essere scritto in modo maggiormente rispettoso dell' extraterritorialità doganale del Porto Franco Internazionale di Trieste, ed è sicuramente ancora migliorabile ma rappresenta comunque un passo avanti e rispecchia l' equilibrio attuale delle forze in campo che ci auguriamo abbia un' ulteriore evoluzione.
Una prima breccia è stata aperta, adesso bisogna allargarla.

Come è noto leggi e regolamenti, come i Trattati di Pace, non sono entità metafisiche provenienti dal Cielo ma sono espressione dei rapporti di forza esistenti al momento e mediazione di interessi diversi.


Il documento contiene anche gli allegati riguardanti il trasferimento di porzioni del Punto Franco Nord (Porto Vecchio).



PER SCARICARE IL


( Si presenta capovolto ma va bene per la stampa mentre per la sola lettura può essere facilmente raddrizzato con la specifica funzione di Adobe Reader: Vista/ruota vista)

martedì 31 gennaio 2017

"Dagli amici ci guardi Iddio..." - ATTACCO Al PORTO DI TRIESTE DI BRUGNARO (Sindaco di Venezia) AMICO E SODALE DI DIPIAZZA (CHE TACE) -




Il sindaco di Venezia Brugnaro (Centro Destra) insieme al presidente dell' Autorità Portuale Veneziana Costa (PD area Prodi),
non perdono occasione per sferrare scomposti attacchi al Porto di Trieste: lo abbiamo già documentato in precedenti articoli (clicca QUI).
Possiamo dire che il nostro porto è attaccato da destra e da sinistra...e sempre viene proposta una mortale alleanza con Venezia: il classico "bacio della morte" cui Trieste sfuggì con la Dedizione all' Austria del 1382.


Ricordiamo che DIPIAZZA sostiene a spada tratta l' alleanza con Venezia, soprattutto ai fini portuali ( vedi QUI) mentre Brugnaro ha appena protestato col ministro Delrio per il fatto che l'Autorità Portuale di Trieste dovrebbe far parte di una delegazione ufficiale in Cina.
Evidentemente considera "cosa loro" la Nuova Via della Seta...

Sull' argomento è uscito un articolo del Corriere della Sera del Veneto di Domenica di cui riportiamo l' immagine e che si può scaricare cliccando QUI.

Dipiazza farebbe meglio a pensare al Porto di Trieste prendendo le distanze dal suo sodale di Venezia con cui vorrebbe tessere spericolate alleanze fra porti che hanno entroterra e interessi radicalmente diversi e divergenti: Venezia la Val Padana e Trieste la Mitteleuropa (che Venezia vorrebbe papparsi con l' Off-Shore come terminal della Nuova Via della Seta).

Ma purtroppo temiamo di avere a che fare con un sindaco emulo di Marco Ranfo, il patrizio triestino che nel 1313 cercò di vendere Trieste ai Veneziani (clicca QUI) e pertanto subì la condanna capitale e la "damnatio memoriae".

IL TESTO DELL' ARTICOLO DEL CORRIERE:
 Corriere Veneto
Porti, via della Seta senza Venezia Brugnaro attacca Delrio: così non va
Francesco Bottazzo
Domenica 29 Gennaio 2017 «Non va bene Graziano Delrio, la via della Cina taglia fuori il Porto di Venezia e Venezia? Ma vi sembra logico», twitta il sindaco Luigi Brugnaro a metà pomeriggio. C’è l’ha con la decisione del governo di puntare su Genova e Trieste per la missione cinese che l’Italia sta preparando e che mette al centro i porti. Ci sarà il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il ministro delle Infrastrutture ma prima degli appuntamenti ufficiali sembra previsto per la fine di febbraio una missione dei presidenti dei porti di Genova e Trieste per preparare i contenuti operativi dell’alleanza. «Se confermata, ritengo questa scelta un errore e non solo perché l’Autorità di sistema del Mare Adriatico settentrionale (Venezia e Chioggia) non è rappresentata ma perché l’intero sistema portuale italiano non è solo Genova e Trieste — interviene il parlamentare pd Michele Mognato — Non si era più volte affermato e non solo verbalmente che bisogna fare sistema? Non è più rinviabile un confronto è un chiarimento con il governo come ho ribadito con forza qualche giorno fa in commissione trasporti alla Camera dei deputati».
L’obiettivo della missione è di intercettare i volumi sempre più crescenti che arrivano dalla Cina, ed è probabile che ci siano degli incontri bilaterali su investimenti, trasporto aereo e porti. Appare però singolare l’iniziativa del governo che taglierebbe fuori Venezia su cui, sono proprio i cinesi a voler investire con sviluppo dello scalo, pronti a mettere centinaia di milioni di euro per realizzare il porto off shore. In questi giorni è arrivata anche la decisione del Tar di respingere il ricorso presentato contro l’assegnazione al raggruppamento italo-cinese 4C3 (costituito dalle società 3Ti Progetti Italia ed E-Ambiente e guidato dal quinto general contractor mondiale, China Communication Constructions Company Group) per la progettazione definitiva del nuovo terminal. Non a caso il presidente uscente del Porto di Venezia Paolo Costa critica l’iniziativa che starebbe portando avanti il governo: «Per fortuna che c’è il sindaco a difendere il porto di Venezia da questi subdoli tentativi che stanno rendendo complicati i rapporti con la Cina. Anche perché non mi pare che sia mai stata definita una politica italiana di settore». E non aiutano certo le difficoltà della politica veneziana a fare lobby e a battere i pugni sul tavolo. Lo confermano anche le diverse posizioni sulla soluzione al passaggio delle crociere davanti a San Marco, con il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta sempre più intento a ribadire, a titolo del tutto personale, la necessita di spostare le grandi navi a Marghera, andando contro le posizioni del sindaco Luigi Brugnaro e del Porto che invece vogliono la conferma della centralità della Marittima con la realizzazione del canale delle Tresse. Ci sono poi le lungaggini che hanno portato a rinviare la scelta del nuovo presidente, che solo in questi giorni è in discussione in Parlamento. Al voto favorevole della commissione Trasporti del Senato sulla nomina di Pino Musolino, dovrebbe seguire mercoledì quello della commissione della Camera anche se nei giorni scorsi non sono mancate le posizioni contrarie di alcuni parlamentari. «A questo punto mi auguro che la questione sia affrontata presto dal presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ricordo essere anche il presidente del Comitatone per Venezia», dice Costa. Anche perché alla promessa di novembre del ministro Delrio di convocare il Comitatone, entro gennaio, non sono seguiti i fatti.



domenica 29 gennaio 2017

SALUTIAMO LA FINE DELLA SECONDA "GUERRA FREDDA" - LA GUERRA FREDDA E' STATA UNO DEI PRINCIPALI MOTIVI DELLA DECADENZA DI TRIESTE NEL SECONDO DOPOGUERRA - TRIESTE HA BISOGNO DI PACE E LIBERTA' NEL SUO ENTROTERRA NATURALE: LA MITTELEUROPA -

Lasciamo parlare l' articolo dell' autorevole Rampini su Repubblica, che potete trovare cliccando QUI -
C'è qualcuno che vuole ancora la guerra, fredda o calda ?
Chi ama Trieste vuole l' accordo fra Usa e Russia. 



Usa-Russia, idillio Trump-Putin: "Nuovo rapporto fra uguali, primo obiettivo battere insieme l'Isis
La telefonata tra i due leader sancisce la fine della "seconda guerra fredda". Dietro le dichiarazioni formali si intravvedono i reali frutti della nuova amicizia: da un alto un via libera alla fine delle sanzioni contro Mosca; dall'altro l'endorsement russo alla linea dura di Washington sull'accoglienza ai rifugiati