RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 12 novembre 2016

E' ORA CHE LE DONNE ISLAMICHE SI RIBELLINO E LE OCCIDENTALI LE AIUTINO A CONQUISTARE I LORO DIRITTI: COSI' SI SCONFIGGE OSCURANTISMO E TERRORISMO.


I "radical chic" si lambiccano il cervello non solo per capire perchè gli operai americani (neri e ispanici compresi) in massa abbiano votato Trump, ma anche il 60 % delle donne.

Così come gli operai hanno guardato alla sostanza del programma economico di Trump, che prevede una politica di grandi investimenti pubblici nelle infrastrutture, che in America sono obsolete, con conseguente forte rilancio dell' economia reale e creazione di milioni di posti di lavoro stabili - cosa di cui anche le madri di famiglia hanno bisogno -, così pure le donne hanno visto una realtà di donne emancipate, libere e di successo nell' enturage del vituperato sessista, compreso l' italiana Paola Tommasi e l' avvocatessa femminista che difendeva le donne molestate da Bill Clinton.

La figlia Ivanka è una donna brillante e femminista convinta ed anche la moglie Melania è una donna che si è fatta da se ben prima del matrimonio, colta, laureata che parla 5 lingue, immigrata slovena che ha una sua attività indipendente dal marito.

Già in maggio abbiamo parlato di lei QUI accusati di fare gossip: adesso è la first lady dimostrando che Trump, il cui figlio è bilingue inglese-sloveno, è molto meno razzista di tutti gli "italianissimi" di Trieste capaci di scannarsi per una lapide bilingue.

Siamo convinti che l' elezione di Trump avrà delle conseguenze geopolitiche importanti per le nostre terre, sia per la distensione con la Russia sia per la focalizzazione dell' attenzione.


Tutti questi e queste "radical chic" non stanno muovendo un dito per la orrenda condizione delle donne nei paesi islamici.

E nemmeno per quelle immigrate che spesso sono scannate e bastonate a casa nostra in ossequio ad una "tradizione culturale" che qualcuno di questi stolti prova a giustificare.

Ci è toccato di sentire "mediatori culturali" e soloni nostrani giustificare infibulazioni, reclusioni in casa, obbligo di velo come necessario "rispetto della loro cultura"!

In realtà siamo convinti che la soluzione del conflitto fra Islam e Occidente liberale passi per un forte movimento di liberazione delle donne da una schiavitù secolare e intollerabile.

E ci meravigliamo di non vedere una forte mobilitazione democratica in questo senso ma solo silenzio da sinistra, girotondi e femministe pronti a scatenarsi per delle battute scollacciate negli USA.
Forse temono le reazioni degli integralisti islamici che sopra ogni cosa tengono al dominio totale sulle loro donne e sul loro corpo.



Humor in rete:

giovedì 10 novembre 2016

POPULISMO VS. ELITARISMO: IL PROBLEMA E' DIGERIRE LA STAMPA CHE CI PROPINA BOCCONI AVVELENATI PER NASCONDERE LA REALTA', NON TRUMP CHE E' IL RISULTATO DELLA REALISSIMA E GIUSTIFICATISSIMA INCAZZATURA DELLA GENTE E DEI LAVORATORI


La stampa e la politica continuano nell' uso stupido del termine "populismo" ed il popolo li rimette a posto.

Ormai la "sinistra di governo" (e non solo di governo) è diventata un mix di "politically correct", snobismo ed elitarismo da salotto borghese.

I giudizi spesso sono sul "bon ton" ma non sulla sostanza.

Nessuno di quei signori  che oggi manifestano per le strade americane, insieme alle star di Hollywood, Lady Gaga & c.,  per non accettare gli esiti di un' elezione democratica è mai andato a sporcarsi la manina stringendo quella dei minatori di carbone del Wisconsin o degli operai rimasti senza lavoro per la delocalizzazione.
E neanche la promessa 
di Madonna di sesso orale in cambio di voti a Hillary è servita molto...

In Italia succede lo stesso e si pretende che la gente si appassioni per una riforma costituzionale varata da miss Boschi / Etruria /  Tacco 12, mentre la disoccupazione giovanile è al 40%.
La disoccupazione italiana è impensabile negli stessi USA che si sono ribellati utilizzando l' unico strumento democratico ed efficace a disposizione: il voto contro l' estabilishment e le èlite.

Lo stesso  succederà in Austria con il voto a Hofer e in Italia con il NO al referendum (malgrado il sostegno di Briatore al SI di Renzi), ed è appena successo a Monfalcone: zona operaia ex-rossa.

Quelli che non amano i gufi ma si sono innamorati degli eleganti salotti bancari farebbero bene a cambiare frequentazioni se vogliono capire quello che sta succedendo: e cioè che i ceti popolari e le classi medie sempre più impoveriti da politiche economiche neoliberiste (in Europa più che in America) fatte proprie dalla ex-sinistra, più interessata alla globalizzazione e libera circolazione dei capitali che alla gente, stanno cominciando ad usare tutte le armi politiche che si trovano a disposizione per colpire le èlite finanziarie di cui la Clinton era notoriamente espressione. E la sinistra renziana pure.


Chi è causa del suo mal pianga sè stesso. E si prenda un digestivo.

Qua  sotto un bel esempio di toni apocalittici e schifati da perfetto snob del Piccolo del 11/11

mercoledì 9 novembre 2016

CON TRUMP VINCE LA DISTENSIONE INTERNAZIONALE E PERDONO LA GRANDE FINANZA E LE ELITE - VOTO OPERAIO E DEI CETI PRODUTTIVI PER LO SVILUPPO DELL' ECONOMIA REALE E UN PIANO DI GRANDI INFRASTRUTTURE - SEGUIRA' HOFER IN AUSTRIA E LA DIPARTITA DI RENZI, CHE CON LA SUA FAMOSA CENA CON OBAMA ED IL TIFO PER HILARY HA PORTATO SFIGA


Contro tutte le previsioni ed auspici dei media e delle èlite internazionali ha vinto Trump; malgrado lo schieramento di tutti i media internazionali e di Hollywood per la Clinton.

Nel suo breve discorso stamattina ha citato tre punti fondamentali:

1) Ricerca di accordi internazionali con gli altri paesi.
Evidente il riferimento a Russia e Cina con cui la Clinton voleva invece ingaggiare un confronto "muscolare".

2) Un grande piano di infrastrutture ed opere per rilanciare l' economia REALE, e non solo finanziaria, che riecheggia il New Deal di Roosvelt, mentre i Clinton sono notoriamente legati al mondo della finanza e i Bush, che hanno appoggiato Hillary malgrado la loro appartenenza repubblicana, a quello del petrolio.
Questo tema ha permesso di ottenere un grande successo tra i lavoratori americani che hanno abbandonato i democratici, come succede anche da noi, e tutti rilevano che il voto operaio si è indirizzato su Trump. Così come quello dei ceti medi impoveriti dalla globalizzazione finanziaria, fonte di crisi a danno dei popoli, perseguita dalle èlite mondiali
occidentali.

3) Sarà il presidente di tutti indipendentemente da razza, religione ed etnia. Ed il fatto che la first lady sia slovena ed immigrata ed i figli bilingui inglese-sloveno depone a favore della sincerità dell' impegno passate le turbolenze elettorali (e anche del maggior interesse che quest' area del mondo potrà ricevere).

Sta spirando un vento contrario alle èlite attuali la cui politica è sconfessata dal pessimo stato del mondo.
Ha vinto la Brexit, ha vinto Trump, vincerà Hofer in Austria che ha già parlato di autodeterminazione del Sudtirolo (QUI) e perderà il referendum Renzi che si è pesantemente sbilanciato per la Clinton ed Obama.

Infatti per l' Italia sarà un pesante boomerang il leccaggio spinto di Renzi ad Obama e Hillary, unico premier europeo così sbilanciato (clicca QUI), che ha visto la sua apoteosi nella famosa "cena di stato" organizzata dal consigliere renziano Jim Messina, ingaggiato per il referendum e già responsabile della campagna di Obama e di quella di Cameron contro la Brexit...


Verranno probabilmente tolte le sanzioni alla Russia e sarà riconosciuto il nuovo confine della Crimea con ciò sanzionando che anche le frontiere possono essere riviste, sia in Medio Oriente che in Europa, se questo può migliorare le cose.

Forse verrà indebolita la politica di migrazioni (o meglio deportazioni) di massa per avere manodopera a basso costo in Europa.

Tutti i "politicamente corretti" sono sconvolti e si strappano le vesti orripilati dal fatto che un' estraneo alle èlite sia democratiche che repubblicane sia stato eletto: probabilmente non avevano capito che l' interventista guerrafondaia era la Clinton, ed è questo che ci riguarda, mentre le questioni interne agli USA sono gli elettori americani a valutarle e deciderle.

Ormai i "politicamente corretti" e la sedicente "sinistra" liberal sono schierati con la grande finanza e le èlite, per motiv
i estetici e valoriali sovrastrutturali, e per questo perdono ovunque il sostegno del mondo del lavoro.

QUI "Trump sarà isolazionaista e non interventista"intervista TV a Lucio Caracciolo.



lunedì 7 novembre 2016

#USA ELEZIONI AMERICANE - Il filosofo SLAVOJ ZIZEK : “NÉ CLINTON NÉ TRUMP STANNO DALLA PARTE DEGLI OPPRESSI, PER CUI LA VERA SCELTA È ASTENERSI DAL VOTO O SCEGLIERE TRUMP CHE TRA I DUE E’ QUELLO CHE, PUR NON VALENDO NULLA, APRE LE MAGGIORI POSSIBILITÀ CHE SI INNESCHI UNA NUOVA DINAMICA POLITICA” - un articolo per i nostri lettori


Tra un giorno si saprà come è andata a finire, mentre qui si fa il tifo, Renzi compreso, come se potesse contare qualcosa.

Intanto offriamo ai nostri lettori un interessante articolo di Slavoj Zizek, il  noto filosofo di Lubiana, che pur essendo orientato a sinistra sostiene sia preferibile una vittoria di Trump.

Avevamo già pubblicato un articolo di Limes (QUI) in cui si  sosteneva che per l' Europa sarebbe stata più conveniente un' elezione di Trump perchè meno interventista della Clinton e più disposto ad accordi con Putin e la Cina che farebbero calare la tensione internazionale.
Tensione che tutti gli analisti prevedono in forte crescita con la Clinton che ha posizioni di dura contrapposizione sia con la Russia che con la Cina e generalmente interventiste a livello internazionale: non è un caso che entrambi gli ex-presidenti Bush, intervenuti militarmente in Medio Oriente, per quanto repubblicani abbiano dichiarato il loro voto per la democratica Clinton.

E' inoltre notorio il legame dei Clinton con gli ambienti finanziari globali, sauditi compresi visto che finanziano la sua campagna, che ha portato Bill Clinton nel 1999 prima ad abolire il Glass-Steagall Act del 1933 che sanciva la separazione fra banche d' affari e banche commerciali, come protezione dagli effetti della crisi del 1929 - abolizione che ha codeterminato la crisi devastante dei "derivati"del 2008 - e poi a graziare il finanziere bancarottiere Marc Rich (cosa che ha determinato una successiva inchiesta a carico dell' ex-Presidente).

Inoltre la nazionalità Slovena della First Lady Melania (QUI) potrebbe focalizzare l' attenzione  su queste terre, patria di Zizek ma anche nostre vicine, normalmente in ombra sullo scenario internazionale.

Insomma, mentre è chiaro che sul piano interno Trump farebbe una politica classicamente "di destra" ma economicamente espansiva, a livello internazionale potrebbe essere più utile alla distensione e alla pace: il che lo farebbe preferire da molti, ma non certo dalle èlite politiche e finanziarie che gli sono ostili al punto da minacciare "crolli dei mercati".

Se Trump vincerà sarà perchè è considerato "antisistema", se perderà la Clinton sarà perchè pagherà lo spudorato appoggio della grande finanza e delle èlite internazionali che non sono più molto amate.

Insomma c'è da ragionare evitando di schierarsi con la "panza" e l' ideologia come stanno facendo in tanti, soprattutto sui giornali, immaginando convergenze con la situazione italiana.

ZIZEK SCEGLIE IL CANDIDATO ANTI- ESTABILISHMENT.
Testo di Slavoj Zizek pubblicato da “la Repubblica” (Traduzione di Emilia Benghi)

Saramago in “Saggio sulla lucidità” narra le vicende accadute in un non meglio identificato paese democratico. La mattina delle elezioni è guastata da piogge torrenziali e l’affluenza alle urne è preoccupantemente bassa, ma a metà pomeriggio il tempo si rimette e la popolazione accorre in massa ai seggi.

Il sollievo del governo ha però breve durata, in quanto lo scrutinio rivela che più del 70% delle schede sono bianche. Sconcertato da questa apparente mancanza di senso civico il governo concede ai cittadini l’opportunità di rimediare con un’altra elezione a solo una settimana di distanza. L’esito è ancor peggiore: questa volta l’83% delle schede sono bianche. Si tratta di un complotto per rovesciare non solo il governo in carica, ma l’intero sistema democratico?

La morale di questo esperimento concettuale è chiara: il pericolo oggi non è la passività, bensì la pseudo-attività, il bisogno di “agire”, di “partecipare” per nascondere la vacuità di ciò che accade. La gente interviene di continuo, “fa qualcosa”. La vera difficoltà è fare un passo indietro. L’astensione alle urne è quindi un vero e proprio atto politico, che ci obbliga a confrontarci con la vacuità delle democrazie odierne.

In un mondo ideale è esattamente così che dovrebbero comportarsi i cittadini di fronte alla scelta tra Clinton e Trump. Trump è ovviamente “peggio” perché promette una svolta a destra e porta la moralità pubblica allo sfacelo; quanto meno però promette un cambiamento, mentre Hillary è “peggio” perché spaccia per desiderabile l’assenza di cambiamento. Trump vuole rifare grande l’America e Obama gli ha risposto che l’America è già grande — ma è vero?

In paese in cui uno come Trump ha l’opportunità di diventare presidente può davvero essere considerato grande? I pericoli di una presidenza Trump sono ovvi: non solo Trump promette di nominare giudici conservatori alla Corte Suprema, non solo mobilita i più cupi circoli dei suprematisti bianchi e flirta con il razzismo anti-immigrati; non solo si fa beffa delle regole del vivere civile e simboleggia la disintegrazione delle norme etiche fondamentali;

Trump si pone come difensore della gente comune in difficoltà, mentre in realtà è fautore di un brutale programma neoliberista con sgravi fiscali per i ricchi, ulteriore deregulation e così via. Ebbene sì, Trump è un volgare opportunista, ma è pur sempre un volgare esemplare di umanità.

Fredric Jameson invitava a ragione a non definire frettolosamente il movimento di Trump un nuovo fascismo. Innanzitutto il timore che la vittoria di Trump trasformi gli Usa in uno stato fascista è un’esagerazione ridicola. Da dove nasce quindi questa paura? È chiaro che ha la funzione di unirci tutti contro Trump, offuscando così le reali divisioni politiche esistenti tra la sinistra resuscitata da Sanders e Hillary, che è LA candidata dell’establishment, sostenuta da una variegata coalizione, che va dai veterani della guerra fredda di Bush come Paul Wolfowitz all’Arabia Saudita.

In secondo luogo resta il fatto che Trump è sostenuto dalla stessa indignazione che ha mobilitato i supporter di Bernie Sanders, è visto dalla maggioranza dei suoi sostenitori come il candidato anti-establishment. I progressisti che paventano la vittoria di Trump non temono in realtà una svolta radicale a destra. A spaventarli è semplicemente un reale, radicale cambiamento sociale.

I liberal ammettono le ingiustizie della nostra vita sociale (e ne sono sinceramente preoccupati), ma vogliono porvi rimedio con una “rivoluzione senza rivoluzione” come diceva Robespierre (in perfetto parallelo con il consumismo odierno, che offre caffè decaffeinato, cioccolato senza zucchero, birra analcolica, multiculturalismo senza scontri violenti e così via): la visione del cambiamento sociale senza vero cambiamento, in cui nessuno si fa male sul serio, in cui i progressisti dotati delle migliori intenzioni restano tranquilli nel bozzolo delle loro enclave sicure.

La vittoria di Hillary è la vittoria dello status quo, dominato dalla prospettiva di un’altra guerra mondiale (e Hillary è proprio la tipica democratica combattente della guerra fredda), lo status quo di una situazione in cui gradualmente, ma inevitabilmente, scivoliamo verso la catastrofe ecologica, economica, umanitaria e di altro genere.

La vittoria di Trump contiene in sè un grave rischio, non c’è dubbio, ma la sinistra sarà mobilitata solo dalla minaccia di una catastrofe. Né Clinton né Trump stanno «dalla parte degli oppressi», per cui la vera scelta è astenersi dal voto o scegliere tra i due quello che, pur non valendo nulla, apre le maggiori possibilità che si inneschi una nuova dinamica politica che possa condurre alla massiccia radicalizzazione della sinistra.




ZONA FRANCA di OSIMO: UNA ZONA FRANCA BELL’ E PRONTA, GIA’ APPROVATA DALLA UE – GORIZIA SI APPRESTA AD USARLA E TRIESTE DORME... MENTRE LA CINA APRE LA "NUOVA VIA DELLA SETA" NEI BALCANI –


Secondo noi il Trattato di Osimo del 1975, essendo solo bilaterale tra Italia e Jugoslavia, non ha il potere di stabilire o trasferire sovranità statale sulle zone (A e B) solamente amministrate in forza del Memorandum di Londra del 1954. Si può cedere o disporre di ciò che si possiede non di quello che solo si amministra provvisoriamente.

Tuttavia il Trattato di Osimo prevede anche altre cose che era facoltà degli stati firmatari disporre per le zone amministrate. 
Alludiamo alla prevista Zona Franca doganale e FISCALE che insiste su entrambe le zone A e B e che non è stata realizzata.

Adesso il sindaco di Gorizia ha presentato la richiesta di attivarla per salvare economicamente la sua città (clicca QUI) forte del fatto che la UE non può opporsi grazie proprio agli accordi di associazione alla UE della Slovenia che prevedono il mantenimento di questa possibilità stabilita dal precedente Trattato di Osimo.
Inoltre NON ha nemmeno bisogno di un passaggio al parlamento italiano in quanto già approvata.


La stampa e i politicanti triestini tacciono e dormono malgrado la rivendicazione di una Zona Franca sia nel DNA della città fin dal dopoguerra, e malgrado proprio a Trieste fosse prevista dal trattato di Osimo la localizzazione di una Zona Franca fiscale e doganale a fini produttivi, mai realizzata anche per responsabilità della politica locale travolta da deliri nazionalisti ed etnici.


E' ormai evidente come il problema centrale di Trieste sia l' incapacità, ormai centenaria, di esprimere una classe politica in grado di perseguire gli interessi di questa città invece degli interessi nazionali italiani o quelli dell' ideologia o partito di apparteneneza.


Che gli interessi nazionali italiani e quelli di Trieste siano oggettivamente divergenti è evidente da un semplice sguardo alla cartina geografica: " Trieste è una città che, al di là delle vicende della storia, ha una funzione dettata dalla geografia. Propaggine insignificante per un Paese che è come un grande molo proteso nel Mediterraneo, rappresenta invece l’accesso al mare per l’Europa danubiana» (Luciano Santin Il Piccolo 5/11/16).


La Zona Franca prevista da Osimo non è stata realizzata negli anni '70 soprattutto per opposizione locale dettata da paure paranoidi di invasione etnica di manodopera jugoslava: la Jugoslavia non c'è più, e nemmeno il blocco comunista, e oggi le "invasioni etniche" arrivano da altri continenti proprio attraverso l' Italia. 


In cambio c'è una forte disoccupazione dovuta a una crisi strutturale e permanente dello Stato Italiano in condizione prefallimentare e un grande bisogno di forti stimoli economici che una Zona Franca può certamente dare come è dimostrato dagli esempi su tutto il pianeta con oltre 3.000 zone franche che hanno creato 66 milioni di posti di lavoro.


Bisogna chiarire che i Punti Franchi del Porto Franco Internazionale di Trieste godono di EXTRATERRITORIALITA' DOGANALE e non fiscale, ovvero riguardano le merci e non i redditi di aziende e persone, che sono da sempre, anche durante l' Impero, sottoposti a tassazione.

Con l' unica eccezione del Punto Franco Industriale che godeva anche di esenzioni FISCALI che, non si comprende come, sono svanite nel tempo lasciando il residuo dell' esenzione dalle accise sui carburanti.

Tuttavia un' interpretazione dell' Allegato VIII che è stata recentemente fatta propria anche dal Presidente dell' APT D' Agostino (clicca QUI) - dopo che già a luglio aveva appoggiato la proposta di No Tax Area da istituire nei Punti Franchi Portuali - sostiene la non applicabilità nei Punti Franchi di tasse eccedenti i servizi offerti, aggiungendo così la extraterritorialità fiscale a quella doganale.


Questo sarebbe uno strumento formidabile di attrazione per imprese che desiderano dislocarsi lungo la "Nuova Via della Seta" voluta da Pechino e che adesso conosce un nuovo grande sviluppo nei Balcani (clicca QUI per le notizie odierne).


Da allora abbiamo sentito di tutto dai politicanti locali, che si lambiccano il poco cervello con un futuro incentrato sul solo turismo: dal mercato del pesce alla lanciamissili Vittorio Veneto in Porto Vecchio, dagli idovolanti ai mini orient-express, dalle spiagge di sabbia a Barcola ai Central Park in Porto Vecchio, dall' Ursus come la Torre Eiffel agli Attrattori Culturali Transnazionali rappresentati da accorpamenti di musei privi di visitatori per arrivare alla "Città Turistica" che serve solo a consentire aperture illimitate alle Grandi Catene a danno del commercio indipendente.
Tutta fuffa che anche se, per pura ipotesi, venisse realizzata non risolverebbe niente.

Palesi stupidaggini per apparire sul giornale locale.

Ma non abbiamo sentito NULLA sulla Zona Franca e la No Tax Area di cui si parla concretamente con l' appoggio del governo sia a Gorizia, sia a Milano per riutilizzare l' area dell' Expò, sia a Napoli per la riconversione dell' area della Ferriera di Bagnoli.

Ma ne parlano concretamente anche a Venezia per affiancarla al porto nostro concorrente (clicca QUI)
E sono sempre sindaci e politici locali a muoversi attivamente.

Invece nella sedicente "classe politica" triestina, di destra e di sinistra, l' ordine di scuderia è il silenzio malgrado giuridicamente vi sia la possibilità di averla SENZA OPPOSIZIONE DELLA UE sia grazie all' Allegato VIII, sia grazie al Trattato di Osimo.


Quello che sconcerta è la vacuità del dibattito politico locale che spazia dalla "battaglia degli striscioni" per approdare a breve all' opposizione nazionalista ad intitolare Canal Grande a Maria Teresa.


Eppure ci sono temi di importanza strategica, come lo sviluppo prorompente della "Nuova Via della Seta" cinese con importanti investimenti nei Balcani in infrastrutture e porti, quello di Fiume compreso, con 500 milioni di investimenti cinesi in Slovenia (QUI).

Trieste rischia di essere presa in una tenaglia fra le Zone Franche di Gorizia e Milano (Expo') e le infrastrutture della Nuova Via della Seta nei Balcani.

Con l'aggravante che la nuova ferrovia tra il porto del Pireo (Atene) acquisito dai cinesi e Budapest bypassi il Nord Adriatico come destinazione privilegiata per i traffici Oriente-Europa Centrale.
Ed i cinesi lavorano svelti: non come i venditori di fumo locali che in due anni dalla magica "sdemanializzazione" non hanno ancora mosso un chiodo, anzi non sanno neanche cosa fare e non hanno un cent di investimenti.

Solo una grande Zona Franca doganale e fiscale potrebbe contrastare il rischio che Trieste venga tagliata fuori.


Ma qui una classe politica ignorante e succube di Roma non se ne rende nemmeno conto: ed è colpa dei triestini che da decenni votano questi personaggi, dell' uno o dell' altro schieramento dei partiti nazionali.

Una Zona Franca non è ancora l' indipendenza politica ma è un grande passo in quella direzione e soprattutto verso l' indipendenza economica ed il rilancio dell' economia triestina di cui c'è assoluto e urgente bisogno e che rimandare ulteriormente sarebbe deleterio per Trieste.