RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

lunedì 8 luglio 2019

FRONTE DEL PORTO – SI SALDA L’ UNITA’ DI LAVORATORI ED IMPRESE PER LA DETASSAZIONE NEL NOSTRO “PORTO FRANCO INTERNAZIONALE” – ROTTO IL SILENZIO SUL SUCCESSO DELL’ AGITAZIONE DEI PORTUALI DI VENERDI’ SCORSO CHE HA OTTENUTO UN INCONTRO CON IL VICEPREMIER DIMAIO PER LA DETASSAZIONE E IL RISPETTO DELL’ “ALLEGATO VIII” – MONTA LA MARETTA PER LA PIENA APPLICAZIONE DEL REGIME DI PORTO FRANCO -



Dopo giorni di silenzio (clicca QUI) è uscito tardivamente oggi un articolo del Piccolo sulla “assemblea permanente” dei portuali del CLPT di venerdì scorso.
L’ articolo rileva che “Non capita così di frequente che il governatore regionale e il capogruppo del primo partito (perlomeno con i voti delle legislative 2018) a palazzo Madama partecipino a un’assemblea di portuali triestini” per di più improvvisamente autoconvocata all’ interno del Porto Franco dove si erano trasferiti i 
partecipanti all’ assemblea del CLPT  riunitasi in mattinata presso la Stazione Marittima.
Infatti era chiaro come dice l’ articolo stesso che era “possibile il divampare del fronte portuale” anche perché circolavano notizie di blocco di alcuni treni e di picchetti su alcuni moli (clicca QUI per l' articolo completo)
Venerdì scorso era il giorno della firma degli accordi con cui l’ Ungheria acquisiva un terminal logistico evento fatto passare in second’ ordine dalla stampa rispetto alla tenzone politica e al circo mediatico sulla questione dei migranti.

Alla fine trovate il comunicato conclusivo della fruttuosa giornata di mobilitazione emesso dei portuali del CLPT che annuncia:
"E’ stato inoltre deciso di proclamare lo sciopero generale dei lavoratori del Porto a partire dal 20/7/2019 nel caso tale richiesta non fosse stata accolta."

E’ evidente che vi è un interesse comune tra lavoratori e imprese che operano nel Porto Franco (Ungheresi compresi) ad una riduzione del costo del lavoro attraverso la detassazione dovuta a rigore di Allegato VIII soprattutto in un momento in cui vi è l' assurda pretesa di applicare una rapace IMU a capannoni e installazioni portuali in Porto Franco e in assenza di qualsivoglia servizio offerto dal Comune.

L’ unità d’ intenti tra lavoratori e imprese portuali è  emersa pubblicamente nei commenti ad un articolo di FAQ-TRIESTE  che partiva da Porto Vecchio per arrivare  alla detassazione (clicca QUI) e che è stato rilanciato da noti imprenditori portuali, commenti che chiariscono bene il clima che monta in porto.
Riproduciamo qui sotto il dialogo pubblico in rete precisando che Stefano Visintin è il Presidente dell’ associazione di Spedizionieri e Terminalisti, Marino Marini ne è vicepresidente mentre Stefano Puzzer è il più noto esponente ufficiale del CLPT (Coordinamento Lavoratori Portuali Trieste).


Facebook Domenica 7 luglio
Stefano Visintin
 
20 anni fa, nel 1999, la nostra casa di spedizioni, che stava lavorando da 22 anni in porto vecchio, è stata "invitata" a sloggiare, per far posto ad un fantomatico futuro diverso dalla portualità. Il danno economico per la città di Trieste è sicuramente maggiore ai 10 milioni di euro che vengono ora reclamati dal Comune in forma di IMU alle imprese terminalistiche. ORA BASTA! imprese e lavoratori del porto di Trieste hanno finito la pazienza. Se il Comune di Trieste vuole la nostra IMU, il porto chiude!
Marino Marini Esattamente
Marino Marini Caro Presidente sono d’accordo io non intendo pagare, chiudo e mi dispiace per i miei 16 onesti, bravi collaboratori
·  Stefano Puzzer Non chiuderà nessun.
I lavoratori portuali tutti xe e sarà al vostro fianco
·  Stefano Puzzer Tutti uniti per el nostro presente ed el nostro futuro w Trieste i triestini ed el suo Porto.
W noi
Marino Marini Caro Stefano Puzzer come io sono al vostro fianco per le giuste lotte e battaglie
Marino Marini Non aver paura di avere coraggio !!!

Se entro luglio non ci saranno risposte chiare e operative da parte del Governo sulla questione della detassazione e del rispetto dell’ Allegato VIII, che regola il Porto Franco e VIETA balzelli non corrispondenti a servizi pubblici realmente prestati, è facile prevedere che ne vedremo delle belle e che la stampa non potrà far finta di niente come stavolta. Le istituzioni ne tengano conto.


Clicca QUI per l'ntervista televisiva (Tele4) a Stefano Puzzer del CLPT

COMUNICATO STAMPA - Ieri, 5 luglio 2019, si è tenuta presso la sala Cral della Stazione Marittima l’assemblea di tutti i lavoratori del Porto per valutare i risultati raggiunti in merito alla petizione sottoscritta da oltre 600 lavoratori del porto per l’attuazione di quanto previsto dall’Allegato 8° del Trattato di Pace (assunzione diretta di tutti i lavoratori operanti in porto – operativi e amministrativi – da parte dell’Ente gestore del Porto Franco Internazionale di Trieste; contrattazione di primo livello specifica per il Porto Franco Internazionale di Trieste; regime fiscale speciale per i salari dei lavoratori del Porto) e al rispetto di leggi, regolamenti, ordinanze, decreti da parte delle aziende operanti in Porto. Nell’assemblea, alla quale hanno partecipato qualche centinaio di lavoratori di diverse aziende del Porto, è emerso che per quanto riguarda la petizione essa è stata finora del tutto ignorata e che numerose sono le criticità per quanto riguarda il rispetto della dignità, delle retribuzioni e della sicurezza e salute dei lavoratori. I lavoratori hanno perciò deciso l’avvio dello stato di agitazione e l’immediata convocazione di un assemblea permanente dentro il Porto, con la richiesta di un incontro con il Presidente della Regione Fedriga, il Senatore Patuanelli e il Presidente dell’Autorità Portuale D’Agostino al fine di avere certezze sull’applicazione di quanto richiesto nella petizione e sulle criticità nell’operato delle aziende. 
E’ stato inoltre deciso di proclamare lo sciopero generale dei lavoratori del Porto a partire dal 20/7/2019 nel caso tale richiesta non fosse stata accolta. L’assemblea, riunita presso la locanda del Porto, ha incontrato alle ore 17 circa i Presidenti  Fedriga e D’Agostino, il Senatore Patuanelli ed il Presidente di ALPT Sommariva. Al termine di un confronto franco e aperto si è concordato:

 il 10/7 si terrà presso l’Autorità Portuale un incontro tra i rappresentanti dei lavoratori ed il Presidente D’Agostino per risolvere i problemi riguardanti il mancato rispetto di leggi e regolamenti da parte delle aziende
 entro il 31/7 si terrà un incontro a Roma presso il Ministero dell’Economia con una delegazione dei lavoratori portuali di Trieste per avviare l’applicazione di quanto richiesto dalla petizione, in particolare rispetto al regime fiscale speciale per i salari.

A seguito di ciò l’assemblea permanente è stata sciolta alle ore 19.00. Si tratta di risultati importanti (e non solo per i portuali), dovuti alla determinazione ancora una volta dimostrata dai lavoratori del Porto, che si aspettano vengano ora avviate concretamente  a soluzione problematiche da lungo (troppo) tempo sul tavolo.

Ringraziamo i Presidenti Fedriga, D’Agostino, Sommariva ed il Senatore Patuanelli per la disponibilità a “metterci la faccia” e per gli impegni presi, che ci auguriamo porteranno a risultati concreti.

CLPT – USB
per contatti: 3896431638 - 3519490303
Coordinamento Lavoratori Portuali di Trieste
34137 Trieste via Ponziana 5 - tel 040 771446 - cell. 3896431638 - 3519490303 Email: clptrieste@libero.i t ; s.puzzer@usb.it - PEC clpt@pec.it
UNIONE SINDACALE DI BASE Lavoro Privato
00175 Roma Via dell’Aeroporto, 129 tel. 06 59640004 Fax 06 54070448 - Email: usb@usb.it www.usb.it



martedì 18 giugno 2019

TRIESTE - PETIZIONE PER UNA STATUA AL CONCITTADINO JOSEF RESSEL INVENTORE DELL’ ELICA NAVALE E DELLA POSTA PNEUMATICA E AUTORE DEL RIMBOSCHIMENTO DEL CARSO, DA COLLOCARE IN PIAZZA DELLA BORSA A TRIESTE



IL COMUNE DI TRIESTE DEDICHI UNA STATUA IN PIAZZA DELLA BORSA ALL’ ILLUSTRE CONCITTADINO JOSEF
RESSEL, INVENTORE DELL’ ELICA NAVALE  E DELLA POSTA PNEUMATICA E ISPETTORE FORESTALE AUTORE DEL RIMBOSCHIMENTO DEL CARSO ALLORA DESOLATO. 

E CORREGGA IL SUO NOME DI BATTESIMO INDICANDO QUELLO VERO, “JOSEF”, IN LUOGO DELL’ ITALIANIZZATO “GIUSEPPE” NEL PICCOLO VICOLO CIECO DECENTRATO A LUI FINORA DEDICATO.

Nato in Boemia nel 1793 da padre tedesco e madre ceca, Josef Ressel si trasferì a Trieste nel 1820. 
Nel 1827 ottenne il brevetto per l’elica navale che sperimentò con successo due anni più tardi nel porto triestino. 
La sua invenzione fu di portata incalcolabile perché rivoluzionò navigazione, commerci, spostamenti sull’acqua.
Nella sua vita Ressel realizzò più di trenta invenzioni tecniche e ottenne il riconoscimento di dieci brevetti.  Tra queste vi furono, ad esempio, i cuscinetti a sfera senza oliatura, una pressa per la produzione di vino e olio, un laminatoio, una macchina a vapore con raffreddamento ad aria, un metodo per la produzione di sapone e la  “posta pneumatica” che fu largamente usata a livello mondiale.

Josef Ressel fu anche ispettore forestale, e operò in Carso e in Istria.
Il suo avveniristico e preveggente programma di rimboschimento nelle terre meridionali dell'Impero salvò il patrimonio forestale delle Alpi Orientali e diede l’ aspetto che oggi conosciamo al Carso allora landa desolata e pietrosa, contribuendo alla diffusa coscienza ambientale tipica delle nostre terre.

Ora un monumento a lui dedicato si trova di fronte al Politecnico di Vienna, e un’ altra statua si trova a Lubiana dove morì improvvisamente durante un viaggio di lavoro. 
La Repubblica Austriaca gli dedicò la banconota da 500 scellini.
Anche Montona d’ Istria, dove fu presente e trovò moglie, gli ha dedicato la piazza principale.
Una manciata delle sue ceneri, fatta venire apposta dalla sua sepoltura di Lubiana, è conservata nell' urna - cenotafio nel cimitero triestino di Sant’Anna, come scrisse il nipote Ferdinando.

Nemmeno il suo nome venne rispettato a Trieste visto che in città un vicolo a fondo cieco gli venne a malavoglia dedicato con il nome italianizzato di Giuseppe e non di Josef.

Vienna, Lubiana e Montona d’Istria lo hanno onorato, Trieste dove ha vissuto e lavorato fruttuosamente continua a essere incapace di dare il giusto risalto a uno dei suoi figli adottivi più importanti malgrado nel novembre 2017 in occasione del 190° anniversario del brevetto dell’elica navale e del 160° anniversario della morte del geniale concittadino, l’ associazione “TriesteBella” e il “Circolo Istria” abbiano inutilmente fatto al Comune un pubblico appello per l’ erezione di una statua in suo ricordo. 
E malgrado i ricorrenti inviti comparsi sui vari media cartacei e on-line.

E’ del tutto evidente, anche dalla italianizzazione del nome di battesimo, che l’ ostracismo a Josef Ressel è dovuto al fatto che non era di nazionalità italiana: cosa peraltro normale tra gli abitanti delle nostre terre ma invisa a chi ne ha perseguito o ammirato una politica di italianizzazione forzata.

Trieste oggi si vuole presentare al mondo come Porto Franco Internazionale e Città della Scienza e tale sua immagine positiva verrebbe rafforzata dando grande risalto alla figura di Josef Ressel con una statua nella centralissima piazza della Borsa e promuovendo a livello internazionale il fatto di essere il luogo dove è stata progettata, brevettata e collaudata l’ elica navale: un’ invenzione di portata globale certamente paragonabile alle maggiori della modernità come il telefono e la radio.

In piazza della Borsa a Trieste perchè fu il centro commerciale della città cui l' invenzione dell' elica navale con il conseguente travolgente sviluppo dei traffici marittimi diede un impulso decisivo.

Il Comune colga l’ opportunità di valorizzare un illustre concittadino e le sue opere di grande prestigio e lustro internazionale per Trieste: opere, purtroppo, ora sconosciute a molti soprattutto nella sua città d’ adozione che avrebbe invece motivo di esserne molto orgogliosa.

Questa petizione è di tutti i cittadini di Trieste che la sottoscrivono, di qualsiasi nazionalità, etnia, religione o orientamento politico.

     FIRMA LA PETIZIONE: CLICCA QUI


LA STATUA DI JOSEF RESSEL A VIENNA
realizzata con fondi raccolti da cittadini di Trieste

LA BANCONOTA DI 500 SCELLINI DEDICATA A 
JOSEF RESSELL

venerdì 7 giugno 2019

D'ANNUNZIO: DA DIETRO LE LINEE ORDINAVA DI BOMBARDARE I SOLDATI ITALIANI COLPEVOLI DI ESSERE STATI FATTI PRIGIONIERI IN UNA AZIONE TOTALMENTE FOLLE DA LUI VOLUTA - DUINO 28 MAGGIO 1917 - ALTRO CHE STATUA !


Per illustrare le gesta del "Vate" D' Annunzio, cui la Giunta Comunale Dipiazza ha deciso di dedicare una statua, ricordiamo l' episodio bellico che lo ha visto protagonista nei pressi di Trieste: precisamente a S. Giovanni di Duino il 28 maggio 1917 in cui si è distinto non solo per predisporre un' azione folle e inutile con cui mandò i soldati italiani, suoi sottoposti, al macello ma addirittura per aver ordinato all' artiglieria di sparare sui poveri superstiti fatti prigionieri dagli austriaci.

D'Annunzio infatti definiva i prigionieri "Peccatori contro la Patria, lo Spirito e il Cielo" solo perchè erano sopravvissuti e fu protagonista della propaganda contro i prigionieri di guerra bollati come codardi o disertori, soprattutto quelli della disfatta di Caporetto causata dall' insipienza dei Comandi, crociata arrivata persino al divieto di collette di beneficenza a loro favore.

L' episodio di Duino fu tra i più ignobili di quella carneficina che fu l' Inutile Strage ed è riportato sulla base di documenti dallo storico di Oxford Mark Thompson nel suo famoso libro "La Guerra Bianca" edito in traduzione italiana dalla autorevole casa editrice "Il Saggiatore" nel 2014.
Non dimentichiamo che la Grande Guerra, ardentemente voluta da D'Annunzio, provocò 651.000 morti  tra i militari italiani e 589.000 vittime fra i civili italiani, senza contare i feriti e gli invalidi, ed ebbe tanto "consenso" popolare che i disertori italiani furono 535.000, dato sempre tenuto in ombra.

Qualcuno si domanda perchè occuparsi ancora di quelle vicende vecchie e mai digerite: giusto! Ma i 381.190 euro di soldi pubblici (nostri) stanziati per la mostra e i 20.000 euro per la statua del pescarese D'Annunzio nella centralissima piazza della Borsa della nostra città cui fu estraneo, sono attuali e concreti, come la pesante recrudescenza di propaganda nazionalista e guerrafondaia che Trieste subisce dal 2014, centenario dell' inizio della Grande Guerra.  

Tutta roba senza alcuna utilità economica o civile per la città.

Ecco il testo del libro, pag. 269 e seguenti e pag.277 


Diverse altre pagine in altri capitoli sono dedicate alle gesta puramente propagandiste e teatrali di questo individuo, esibizionista dai costumi dissoluti, nazionalista esaltato ed odiatissimo dalla truppa che, come leggiamo sotto, voleva addirittura linciarlo:



"Una delle ultime operazioni della Decima battaglia ebbe luogo il 28 maggio, nei pressi di un minuscolo abitato chiamato San Giovanni (di Duino ndr), lungo la strada costiera per Trieste. Oggi il tutto si riduce a una chiesa in un boschetto d' alberi, poche case e un monumento ai caduti (i lupi che si vedono dalla strada ndr).
Basta distrarsi un attimo per passarci accanto senza accorgersene. 
Qualche metro sotto la strada, il più breve fiume d’ Italia scaturisce da una cavità nella roccia calcarea: il suo nome è Timavo e il sito corso è verde, vitreo, gelido, ampio una trentina di metri, lungo appena qualche chilometro ma profondo.
Dopo il 24 maggio, l’avanzata si era bloccata proprio qui. All’interno, gli austriaci resistevano saldamente sul massiccio dell' Hermada. Più avanti, il cammino era bloccato dalla Quota 28, un modesto rilievo costiero coperto da un rado boschetto sul cucuzzolo. Un battaglione del 77 Reggimento, i «Lupi di Toscana" avrebbe dovuto attraversare il fiume su passerelle lanciate proprio sotto la Quota 28 e conquistarla. Un distaccamento avrebbe poi percorso i due chilometri di terreno basso e aperto fino al villaggio di Duino, arroccato sulle falesie, e avrebbe issato un’enorme bandiera italiana sui contrafforti del castello. Il morale degli italiani di Trieste si sarebbe sollevato mentre quello degli austriaci sarebbe crollato.
Le prospettive di successo erano  praticamente nulle. 
Il terreno, sull’una e sull’altra riva del Timavo, era orribilmente paludoso, senza alberi che potessero offrire copertura. Sarebbe stato impossibile infiltrare abbastanza soldati su una passarella, sotto il fuoco nemico, con sufficiente velocità da raggiungere l’obiettivo. Anche se, per un doppio miracolo, gli italiani fossero riusciti a conquistare la collina e a raggiungere il castello di Duino, la loro bandiera sarebbe risultata invisibile da Trieste, distante quasi venti chilometri.
Questo ridicolo piano era stato in parte concepito da un cinquantaquattrenne capitano dei Lancieri di Novara: niente meno che Gabriele D’Annunzio, vate d’Italia e decadente a tutto tondo. 
Condividendo la fascinazione dei futuristi per
gli aerei, D’Annunzio compiva arditi voli sui territori austriaci. Inoltre sfruttava gli eventi per farsi pubblicità personale, chiedendo medaglie a destra e a manca.
Ammirava Cadorna e componeva odi in suo onore. 
A livello non ufficiale, molti nell’esercito lo trovavano comico, per non dire esecrabile.
In quella operazione, D’Annunzio era aiutante del comandante del battaglione, un certo maggiore Randaccio. 
Il diario del poeta è denso di presagi: il tempo è coperto e minaccia pioggia, gli uomini sono esausti «dopo ventiquattro giorni di sofferenze e combattimenti». Solo una delle passerelle previste è stata realizzata: una fila di tavole larghe 40 centimetri, fissate a bidoni di olio vuoti, senza un tientibene, né un cavo a cui aggrapparsi.
Gli osservatori hanno individuato filo spinato e trappole sull’obiettivo. Le «enormi difficoltà" hanno scoraggiato Randaccio. «Non sembra avere troppa fede. Io Io sostengo.» 
Le  voci secondo cui l’operazione avrebbe potuto essere rinviata inducono  D’Annunzio a precipitarsi al Comando supremo, dove ottiene immediatamente udienza dal Duca d’Aosta e viene autorizzato a procedere.
Tornato al Timavo, scorge il parafulmini sui castello di Duino. Il fiume lo affascina e già si eccita al pensiero di vedere i soldati bagnarsi là dove Castore o Polluce avevano un tempo abbeverato i loro bianchi cavalli.
A mezzanotte meno un quarto viene svegliato dal dolcissimo sogno del seno della sua amante (una signora triestina, che risiede a Venezia con il marito compiacente).
Partono in fila indiana verso la riva del fiume, il poeta porta la bandiera.
Un gruppetto di uomini riesce a percorrere la passerella sotto il fuoco nemico e alcuni soldati riescono a raggiungere la sommità della collina, senza però assicurarsene il controllo. 
Randaccio manda a chiamare i rinforzi che, come sempre, scarseggiano.
I mitraglieri austriaci nascosti sui fianco della collina aprono un fuoco d’infilata sulla riva del fiume e sulla passerella.
Quando le truppe sulla riva opposta del fiume vedono quello che li aspetta, quaranta soldati si ammutinano.
Legano camicie bianche alle baionette e rispondono urlando agli ufficiali che li chiamano codardi: «Non vogliamo essere 
mandati al macello! »
«I soldati prigionieri dicono che si sta bene in Austria!».
Anche gli uomini che hanno raggiunto la sommità della collina si stanno arrendendo. Randaccio ordina una ritirata. Gli uomini arretrano disordinatamente sul ponte di tavole, sotto il fuoco nemico, alcuni cadono in acqua. 
D’Annunzio, che evidentemente non ha attraversato, anche se il bollettino ufficiale riferirà altrimenti, li aiuta a risalire sulla riva. Randaccio è gravemente ferito: il poeta posa la sua testa sanguinante sulla bandiera.
Le facce ostili dei superstiti inducono D’Annunzio a domandarsi se quei «traditori» gli spareranno. Confortato dalla certezza che qualsiasi lama o pallottola italiana si trasformerà in diamante nel momento in cui gli penetrerà il cuore o la fronte, è deciso a punire i rinnegati.
Convinto che l’obiettivo avrebbe potuto essere raggiunto se solo «un piccolo gruppo di veri uomini» vi fosse arrivato, ordina alla batteria più vicina di fare fuoco sulla colonna di prigionieri italiani oltre il fiume. Più tardi annoterà che «la battaglia lascia nell’uomo sensuale una malinconia simile a quella che segue il grande piacere».
La fanteria si sente triste anch’essa, anche se per altri motivi.
L’impatto di questo fiasco sul loro morale può essere misurato sul fatto che ottocento tra ufficiali e soldati della Brigata Puglie si arrenderanno sul Timavo più tardi, il giorno dopo, il 29 consegnandosi al nemico con le armi e gli equipaggiamenti.
Solo D’Annunzio trasse profitto dall’ operazione, dissennata anche secondo gli standard di Cadorna: una versione in miniatura e un atto di accusa delle grandi offensive costate già mezzo milione di uomini. 
Perché D’Annunzio era un propagandista più che un soldato e la propaganda è un regno in cui il gesto è sostanza e le parole sono fatti. L’operazione del Timavo era un gesto che, nella sua visione dannunziana era brillantemente riuscito e sarebbe culminato non sul Timavo bensì accanto alla tomba di Randaccio ad Aquileia, dove il poeta tenne un’orazione che lanciò la carriera postuma del maggiore nella sfera della leggenda. 
Il duca d'Aosta fece distribuire copie del discorso agli uomini della Terza armata.
Randaccio corrispondeva ai criteri di eroismo del poeta: aveva condotto un’azione «eroica», era morto nel tentativo di compierla e affidava la sua trasfigurazione al poeta.
Sul letto di morte Randaccio pregò che gli venisse data la capsula di veleno che il poeta, come sapeva, portava sempre con se in battaglia. La chiese per tre volte e per tre volte, biblicamente, gli venne rifiutata. Perchè?
D’Annunzio lo spiegò nella sua orazione funebre: «Era necessario che soffrisse affinchè la sua vita potesse diventare sublime nell’immortalità della morte».
La leggenda richiedeva altresì un’ultima, crudele illusione: D’Annunzio giurò al morto che la Quota 28 era stata conquistata e tenuta, facendo di Randaccio «il vincitore».
Per un perdente, morire in battaglia era semplicemente banale: per 
un vincitore, invece, era «splendido». Riferì le sue ultime parole che, come era inevitabile, erano state «Viva l’Italia !».
L’azione fu riferita con trasporto nel bollettino ufficiale che dichiarava che «i pochi ardimentosi" avevano ricevuto l’ordine di ritirarsi proprio quando stavano per raggiungere il loro obiettivo, andando incontro a una «violenta tempesta di proiettili».
Sorprendentemente i biografi di D’Annunzio non danno rilievo a questo episodio, neppure alla spacconata di voler sparare ai propri soldati. Forse sospettavano una sua millanteria, anche se aveva sia il grado, sia la dissolutezza necessaria per impartire quegli ordini. Inoltre questo sarebbe stato perfettamente in linea con la concezione della disciplina militare caldeggiata da Cadorna.
Forse inventò la scena sul letto di morte di Randaccio. Quello che non falsificò fu l’ insensato massacro dei soldati del 77° Fanteria.
Eppure l’irresponsabilità del poeta impallidisce accanto a quella del duca d’Aosta e del Comando supremo, sempre pronti a lasciarsi sedurre dal carisma, che si trattasse del roboante vitalismo di un Capello o della vacuità adulatrice di un D’Annunzio.

Sadismo mistico  (pag.277)
La giustizia sommaria nell’esercito di Cadorna.

Nel luglio 1917 la Brigata Catanzaro era stremata dalla stanchezza.
I contadini 
meridionali che avevano formato il 141° e 112° Fanteria avevano combattuto sul Carso e sull’altopiano di Asiago per due anni, subendo pesanti perdite. Molti soldati non avevano più avuto neppure la licenza ordinaria dall’inverno del 1915-1916. Il vitto era scarso e scadente. Le sanguinose perdite sui monte Ermada alla fine della Decima battaglia avevano lasciato i superstiti depressi, con un disperato bisogno di riposo.
Dopo più di quaranta giorni passati in linea, la Brigata ebbe il cambio e fu inviata al paese di Santa Maria la Longa (UD), una base logistica della Terza armata.
Era corsa voce che la Catanzaro sarebbe stata inviata in Carnia o sulle Dolomiti, zone relativamente tranquille dopo il Carso. Invece, dopo pochi giorni, le venne ordinato di ritornare sull’Ermada. 
I furibondi mugugni nelle baracche si trasformarono in un’aperta rivolta, che coinvolse entrambi i reggimenti ma si incentrò sulla 6’ Compagnia del 142°. Vennero esplosi dei colpi. 
L’ammutinamento venne arginato dall’ intervento della cavalleria, con i blindati e l’artiglieria leggera da campagna, inviata dal quartier generale della Terza armata. 
Anche così, però, morirono undici soldati, tra cui due ufficiali. Un terzo ufficiale riuscì fortunosamente a scampare: infatti secondo una versione degli avvenimenti, una banda di ribelli si era recata in una villa vicina, dove pensavano si trovasse Gabriele D’Annunzio, gridando: «Morte a D’Annunzio!».
Per sua fortuna, il poeta alloggiava in un campo d’aviazione vicino, perché si stava preparando a un’incursione di bombardamento sull’Istria.

Il giorno seguente, ventotto soldati furono accusati di ribellione e vennero fucilati sul posto. Di questi  dodici vennero scelti a caso all' interno della 6° compagnia. Altri 123 vennero mandati ai tribunali militari. Non era il primo scontro della Brigata con la giustizia militare, ma fu di gran lunga il peggiore. Gli storici descrivono l' episodio di Santa Maria La Longa come l' unico vero ammutinamento verificatosi nell' esercito italiano in tutto il corso della guerra.
D'Annunzio si affrettò a ritornare per assistere alle esecuzioni.
Gli uomini furono allineati contro il muro di un cimitero dietro un campo di grano. Presso il muro crescevano le ortiche. "Un caldo opprimente. Le allodole cantavano". Gli uomini bassi, con la pelle scura, venivano dalla Campania, dalla Calabria, dalla Puglia e dalla Sicilia. Intonarono, ad una voce, un inno o una preghiera. Il poeta distolse lo sguardo mentre i loro corpi si afflosciavano al suolo.
I suoi appunti non riportano alcuna reazione emotiva, bensi solo particolari verificatisi dopo l' avvenimento: «Sotto le foglie vidi i berretti, gli elmetti, i brani delle cervella coperti dalle mosche a nuvoli, le righe del sangue già risecco tra gleba e gleba».


P.S. Quando passiamo per la strada che va da Duino a Monfalcone e all' altezza del Timavo vediamo il monumento con i lupi di bronzo e le targhe grondanti di retorica patriottarda, pensiamo ai poveri soldati mandati al macello da criminali e psicopatici (Ndr.).



COSTUI E' ADDITATO AD ESEMPIO CON UN MONUMENTO IN UNA CITTA' CHE NON FU MAI SUA.



giovedì 14 marzo 2019

#AppelloPerTrieste - IMPEDIRE CHE TRIESTE SIA TAGLIATA FUORI DALLE “VIE DELLA SETA” A FAVORE DEI PORTI CONCORRENTI - QUESTO E’ L’ OBIETTIVO PRINCIPALE IN QUESTO MOMENTO - E' NECESSARIA L' UNITA' DEI TRIESTINI DI BUONA VOLONTA' -




IMPEDIRE CHE TRIESTE SIA TAGLIATA FUORI DALLE “VIE DELLA SETA” E DALLE NUOVE IMPONENTI CORRENTI COMMERCIALI CON L’ ASIA CHE CARATTERIZZERANNO IL NUOVO SECOLO -
- QUESTO E’ L’ OBIETTIVO PRINCIPALE IN QUESTO MOMENTO -

FARE FRONTE COMUNE CON CHI LAVORA PER CONNETTERE TRIESTE AL MONDO E AL SUO ENTROTERRA NATURALE EUROPEO.
COMBATTERE CHI VUOLE ISOLARE TRIESTE E STA ATTACCANDO FRONTALMENTE LA NUOVA AUTORITA’ PORTUALE.

A Trieste ci sono forze retrive, legate alla precedente disastrosa gestione del Porto, che per interessi personali di conservazione di privilegi e rappresentando interessi esterni concorrenti come quelli di Venezia stanno tentando in tutti i modi di far tagliare fuori il nostro Porto Franco Internazionale dalle nuove Vie della Seta e da quello che tutti gli analisti geopolitici considerano come l’ ineluttabile sviluppo dei traffici tra Oriente ed Europa  che caratterizzerà il prossimo secolo. Sfruttano ogni appiglio, come l’ ostilità di USA e UE e i conflitti interni alla disastrata politica italiana.

Questo è il pericolo più grande che va sventato unendo tutti i triestini di buona volontà disposti a fare fronte comune per la difesa degli interessi della città.

Ci sarà tempo poi per i distinguo: non ci sono progetti politici di nessun genere se Trieste torna ad essere un villaggio di pescatori stretto tra una Venezia che riuscirà nel suo decennale intento di diventare Terminal della Via della Seta e Capodistria e Fiume che diventeranno altri terminal perché Slovenia e Croazia hanno già firmato il Memorandum con la Cina come anche i paesi UE dell’ entroterra (Ungheria, Slovacchia, Repubblica Ceca, Polonia…).

Va riconosciuto all’ Autorità Portuale presieduta da Zeno D’ Agostino di aver riportato Trieste al centro dell’ interesse internazionale prodigandosi in viaggi e contatti che prima nessuno faceva e di averne fatto il punto di riferimento principale nell’ Alto Adriatico per la Cina.
Stanno per essere firmati accordi con il colosso cinese CCCC per il potenziamento della rete ferroviaria, e sono in gestazione importanti accordi per la concessione, non vendita, di un nuovo grande terminal portuale che, con la necessaria stazione ferroviaria di Servola, risolverebbe anche il problema della riconversione della parte inquinante della Ferriera e dell’ alternativa occupazionale e dello sviluppo economico della città secondo le nostre regole.


Va riconosciuto anche al presidente Fedriga di avere posizioni diverse dal 
presidente veneto leghista Zaia che, dopo l’ esclusione di Venezia invita a “fermare la colonizzazione cinese” che partirebbe da Trieste (clicca QUI) mentre taceva quando i cinesi potevano finanziare il porto off-shore di Venezia (clicca QUI).

Così come va riconosciuto a Francesco Russo di avere posizioni diverse dal PD che a Roma fa interrogazioni parlamentari contro le aperture del governo alle “Vie della Seta” e dalle alte strida in Commissione Trasporti della Camera della capogruppo del Partito Democratico Raffaela Paita moglie di Luigi Merlo, ex presidente del porto di Genova, poi manager MSC e attualmente presidente di Federlogistica (qui).

Anche il Sindaco Dipiazza ha avuto parole favorevoli agli investimenti cinesi nel porto di Trieste e nei suoi collegamenti ferroviari.


Per il suo impegno nella promozione internazionale del porto di Trieste  lo stesso Zeno D’ Agostino è oggetto di pesanti attacchi personali da parte di queste forze retrive e delle televisioni locali che fanno loro da megafono come dimostra il volgare servizio (di cui alleghiamo sotto il Link) che nulla ha di giornalistico ma molto di propagandistico seminando senza alcun fondamento sospetti sulla base di sospetti e di manifesti complottisti comparsi in città.

Link al vergognoso "servizio" televisivo 
propagandistico e autoincensante di Tele4 
( proprietà, guarda caso, del gruppo veneto
MediaNordEst-"Rete Veneta" diretta da Bacialli
impegnata in una campagna contro gli investimenti cinesi a Trieste. 

Noi esprimiamo solidarietà al Presidente D’ Agostino e chiediamo ai nostri lettori uno sforzo unitario in questo momento, senza badare a posizioni politiche e  rancori precedenti: di fronte al pericolo di emarginazione Trieste deve unirsi.
Sono uniti gli operatori e i lavoratori del porto: lo siano anche i cittadini.

IL BENE DI TRIESTE E DEI NOSTRI RAGAZZI PRIMA DI TUTTO !







martedì 12 marzo 2019

Via della Seta: IL TESTO DEL MEMORANDUM ITALIA-CINA - GIA' 13 PAESI DELLA UE HANNO SIGLATO UN MEMORANDUM CON LA CINA TRA CUI SLOVENIA E CROAZIA - SE L' ITALIA NON VUOLE INVESTIMENTI NEL PORTO DI TRIESTE CI SONO QUELLI DI CAPODISTRIA E FIUME...NESSUN PROBLEMA PER I CINESI... - COSA FIRMERA' L' AUTORITA' PORTUALE DI TRIESTE IL 22 -



Sono già 13 i Paesi dell’Ue che hanno siglato un memorandum di intesa con la Cina, mentre un altro, oltre all’Italia, lo sta negoziando. Si tratta di Bulgaria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Grecia, Lettonia, Lituania, Malta, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia
Il Lussemburgo del presidente UE Juncker è invece in trattativa.
Come si vede il "Gruppo di Visegrad" è ben rappresentato e sono presenti i paesi stretti alleati degli USA del "Trimarium" compresi i Baltici e la Polonia.


Se l' Italia non vuole nessuna intesa a causa delle pressioni esterne, delle opposizioni interne e dei timori sugli investimenti cinesi nel Porto Franco Internazionale di Trieste che
per nostra sciagura si trova ad amministrare dal 1954questi investimenti saranno fatti a 
Capodistria e Fiume visto che Slovenia e Croazia hanno aderito alla BRI.

Anzi la Slovenia sta utilizzando tecnologia cinese anche per la rete 5G già operativa sperimentalmente dal Monte Nanos e utilizzabile anche a  Senosecchia.

Trieste sarebbe tagliata fuori dalle grandi correnti di traffico e di sviluppo economico del nuovo secolo e saranno contenti i politici locali che fanno campagne contro gli investimenti, insieme ai giornalisti di giornali e TV che foraggiano, ma saranno ricordati dai nostri discendenti come i peggiori emuli di Marco Ranfo. 


Il 22 marzo l’Autorità Portuale di Trieste firmerà con il colosso cinese CCCC un memorandum of understanding relativo al progetto Trieste Integrated Rail Hub (Trihub), uno dei due inseriti dall’Italia nella lista stilata dalla commissione europea lo scorso luglio in occasione del vertice eurocinese. La cornice, quindi, sarà quella definita da Bruxelles e, in base all’accordo, i cinesi sottoscriveranno semplicemente l’interesse a finanziare il potenziamento dell’infrastruttura ferroviaria retroportuale triestina (anzichè il raddoppio dei binari di Koper).
Tra l' altro è in discussione la stazione di Servola da realizzare al posto dell' inquinante "area a caldo" della Ferriera.
Il presidente del porto Zeno D’Agostino ha dissipato ogni dietrologia sul porto franco triestino e chiarito che ogni potenziale investimento cinese seguirà le regole tracciate per chiunque altro.

Fra essi c’è la trattativa in fieri di China Merchant Group per l’acquisizione di Piattaforma Logistica di Trieste, società che sta realizzando l’omonimo terminal multimerce.
Primo tassello, nel piano regolatore portale triestino, della realizzazione di un nuovo terminal container (Molo VIII) probabile obiettivo primario dei cinesi.
Ma la cosa ha più di commerciale che di geopolitico e, se avverrà, sarà semplicemente il passaggio di mano di una concessionaria del porto di Trieste secondo le ordinarie regole che disciplinano la materia.


Insomma, l’interesse cinese per Trieste è sostanziale, ma, sebbene da essa sarebbe rafforzato, si muove in parallelo e autonomamente dalla BRI, Nei fatti la Cina si sta muovendo entro limiti identici a quelli di qualunque investitore. 
Con buona pace dei dietrologi malati di complottismo che allignano in un arco che va da Forza Italia al PD.

ECCO IL TESTO IN ITALIANO DEL MEMORANDUM CHE CI AUGURIAMO VENGA FIRMATO DURANTE LA VISITA DEL PRESIDENTE XI, CUI DI SEGUITO TROVATE QUELLO IN INGLESE (traduzione di Rita Baldassare)

GIUDICATE VOI CON LA VOSTRA TESTA


DOCUMENTO D’INTESA TRA IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA ITALIANA E IL GOVERNO DELLA REPUBBLICA POPOLARE CINESE SULLA COLLABORAZIONE ALL’INTERNO DEL PROGETTO ECONOMICO “VIA DELLA SETA” E DELL’INIZIATIVA PER LE VIE MARITTIME DEL XXI° SECOLO
Il governo della Repubblica italiana e il governo della Repubblica popolare cinese (d’ora in poi denominati “controparti”), nella prospettiva di promuovere una collaborazione pratica bilaterale; nell’accogliere favorevolmente le conclusioni del Forum sulla cooperazione internazionale della Via della Seta, tenutosi a Pechino nel maggio 2017; nel riconoscere l’importanza e i benefici derivanti da una migliorata connettività tra l’Asia e l’Europa e il ruolo che l’iniziativa della Via della Seta può svolgere in questo ambito; ricordando il comunicato congiunto emanato dalla Tavola rotonda dei capi di stato del Forum per la collaborazione internazionale della Via della Seta; ricordando il piano di azione per il rafforzamento della collaborazione economica, commerciale, culturale e scientifica tra l’Italia e la Cina 2017-2020, stipulato a Pechino nel maggio 2017; ricordando il comunicato congiunto emanato dal 9° Comitato intergovernativo Italia-Cina, tenutosi a Roma il 25 gennaio 2019, e l’impegno espresso in quella sede per promuovere il partenariato bilaterale in uno spirito di rispetto reciproco, uguaglianza e giustizia, a reciproco beneficio, nella prospettiva di una solidarietà globale rafforzata; consapevoli del passato storico comune sviluppato attraverso le vie di comunicazione per via di terra e di mare che collegano Asia e Europa e del ruolo tradizionale dell’Italia come punto di approdo della Via della Seta marittima; ribadendo il loro impegno a onorare i principi e le finalità della Carta delle Nazioni Unite e promuovere la crescita inclusiva e lo sviluppo sostenibile, in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici; ricordando inoltre gli obiettivi fissati dall’Agenda strategica per la collaborazione Unione Europea-Cina 2020, e i principi guida della Strategia dell’Unione Europea per collegare Europa e Asia adottata nell’ottobre 2018; hanno raggiunto la seguente intesa:

Paragrafo I: Obiettivi e principi guida per la collaborazione.

1. Le controparti si impegnano a lavorare insieme nel progetto della Via della Seta (Belt and Road Initiative – BRI) per trasformare in vantaggi le reciproche forze complementari, nell’ottica di una cooperazione pratica e crescita sostenibile, appoggiando le sinergie tra la Via della Seta e le priorità identificate nel Piano di investimento per l’Europa e le reti trans-europee, e altresì tenendo presenti le discussioni riguardanti la Piattaforma per la connettività Unione Europea-Cina. Questo consentirà inoltre alle controparti di rafforzare i loro rapporti politici, i loro legami commerciali e gli scambi tra i popoli. Le controparti si impegnano a rafforzare la collaborazione e a promuovere la connettività regionale in un quadro di riferimento aperto, inclusivo ed equilibrato, i cui benefici si estenderanno a tutte le parti, in modo da promuovere nella regione pace, sicurezza, stabilità e sviluppo sostenibile.

2. Le controparti si impegnano a promuovere la collaborazione bilaterale in base ai seguenti principi:

(i) Guidate dalle finalità e dai principi contenuti nella Carta dell’ONU, le controparti lavoreranno per sviluppo e prosperità reciproche, basate sulla fiducia reciproca e spirito di collaborazione:

(ii) Nel rispetto delle leggi e normative nazionali, coerenti con i rispettivi obblighi internazionali, le controparti si impegnano a promuovere l’avanzamento dei loro progetti di collaborazione;

(iii) Le controparti si impegnano a esplorare le sinergie e ad assicurare coerenza e complementarietà con i meccanismi esistenti di cooperazione bilaterali e multilaterali e con le piattaforme di cooperazione regionale.

Paragrafo II: Aree di cooperazione.

Le controparti si impegnano a collaborare nelle seguenti aree:

1. Dialogo sulle politiche. Le controparti promuoveranno le sinergie e rafforzeranno le strutture di comunicazione e coordinamento. Stimoleranno il dibattito sulle politiche da adottare nelle iniziative di connettività e sugli standard tecnici e normativi. Le controparti lavoreranno assieme alla Banca di investimento asiatica per le infrastrutture (AIIB) per favorire la connettività nel rispetto delle finalità e delle funzioni della Banca.

2. Trasporti, logistica e infrastrutture. Le controparti condividono una visione comune sul miglioramento dei trasporti, affinchè siano accessibili, sicuri, inclusivi e sostenibili. Le controparti collaboreranno allo sviluppo della connettività delle infrastrutture, tra cui investimenti, logistica e inter-operatività, nelle aree di interesse reciproco (come strade, ferrovie, ponti, aviazione civile, porti, energia – tra cui fonti rinnovabili e gas naturale – e telecomunicazioni). Le controparti esprimono il loro interesse nello sviluppo di sinergie tra la Via della Seta, il sistema italiano di trasporti e infrastrutture, come – tra gli altri – strade, ferrovie, ponti, aviazione civile e porti e la Rete trans-europea dei trasporti dell’Unione Europea (TEN-T). Le controparti accoglieranno favorevolmente ogni dibattito nel quadro della Piattaforma di connettività tra l’Unione Europea e la Cina, per migliorare l’efficienza della connettività tra Europa e Cina. Le controparti si impegnano a collaborare nel facilitare il disbrigo delle operazioni doganali, rafforzando la cooperazione nelle soluzioni di trasporto sostenibile, sicuro e digitale, come pure per quel che riguarda investimenti e finanziamenti. Le controparti ribadiscono l’importanza di stabilire procedure di appalto aperte, trasparenti e non discriminatorie.

3. Rimuovere ogni ostacolo al commercio e agli investimenti. Le controparti si impegnano a estendere gli investimenti bilaterali e i flussi commerciali, la cooperazione industriale come pure la cooperazione nei mercati di paesi terzi, esplorando i sistemi per promuovere una robusta cooperazione a beneficio reciproco. Le controparti riaffermano l’impegno condiviso per realizzare scambi commerciali e investimenti aperti e liberi, per contrastare gli eccessivi squilibri macroeconomici, e opporsi all’unilateralismo e al protezionismo. Nell’ambito della Via della Seta, le controparti si impegnano a promuovere commercio e cooperazione industriale in modo aperto, libero, trasparente e non discriminatorio; appalti trasparenti; parità di condizioni e rispetto dei diritti di proprietà intellettuale. Le controparti si impegnano a studiare sistemi di collaborazione e partenariato più stretti e di vantaggio reciproco, promuovendo la cooperazione triangolare e quella nord-sud, sud-sud.

4. Collaborazione finanziaria. Le controparti rafforzeranno le comunicazioni e il coordinamento bilaterale su politiche di riforma fiscale, finanziaria e strutturale, in modo da creare un ambiente favorevole alla collaborazione economica e finanziaria, anche tramite l’avvio di un Dialogo finanziario Italia-Cina, tra il ministro dell’economia e della finanza della Repubblica italiana e il ministro delle finanze della Repubblica popolare cinese.

Le controparti favoriranno il partenariato tra le rispettive istituzioni finanziarie per sostenere congiuntamente la cooperazione in materia di investimenti e finanziamenti, a livello bilaterale e multilaterale e verso paesi terzi, nell’ambito dell’iniziativa della Via della Seta.

5. Connettività tra persone. Le controparti si impegnano a favorire ed espandere gli scambi interpersonali, a sviluppare la rete di gemellaggio tra le città, e a sfruttare appieno la piattaforma dei Meccanismi di cooperazione culturale tra l’Italia e la Cina per portare a termine il gemellaggio tra i siti UNESCO dei rispettivi paesi, allo scopo di promuovere la collaborazione su istruzione, cultura, scienze, innovazione, salute, turismo e benessere pubblico tra le rispettive amministrazioni. Le controparti favoriranno scambi e collaborazione tra le rispettive autorità locali, mezzi di comunicazione, think tank, università e giovani.

6. Cooperazione allo sviluppo nel rispetto dell’ambiente. Le controparti si impegnano a sostenere pienamente l’obiettivo di sviluppare la connettività tramite un approccio sostenibile ed ecologico, promuovendo attivamente la tendenza globale verso lo sviluppo ecologico, circolare e a basse emissioni di carbonio. Con questo spirito condiviso, le controparti collaboreranno nel campo della protezione ambientale, dei cambiamenti climatici ed altre aree di reciproco interesse. Le controparti si impegnano a condividere le loro idee sullo sviluppo sostenibile e a promuovere attivamente le direttive dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e gli accordi di Parigi sui cambiamenti climatici. Il ministero per l’ambiente, il territorio e il mare della Repubblica italiana parteciperà attivamente alla Coalizione internazionale per lo sviluppo ecologico sulla Via della Seta, già avviato dal ministero dell’ecologia e dell’ambiente della Repubblica popolare cinese, in sintonia con il programma ambientale delle Nazioni Unite (UNEP).

Paragrafo III: Modalità di cooperazione.

1. Le modalità di cooperazione potrebbero includere le seguenti, ma senza che siano imposti imposti limiti o restrizioni:

(i) Lo scambio di visite e dibattiti ad alto livello all’interno dei meccanismi di scambio governativi e non governativi. Le controparti metteranno a disposizione reciprocamente le informazioni raccolte nei più svariati campi e su canali multipli, allo scopo di aumentare la trasparenza e incoraggiare la partecipazione di cittadini provenienti da tutti i settori della società;

(ii) Le controparti studieranno lo sviluppo di programmi pilota nelle aree chiave, negli scambi economici e nella cooperazione, nella ricerca congiunta, nello sviluppo delle capacità, negli scambi e nella formazione del personale.

2. Le controparti si impegnano a esplorare i modelli di cooperazione a vantaggio reciproco per sostenere le principali iniziative nell’ambito della Via della Seta. Le controparti seguiranno i principi del mercato, promuoveranno la cooperazione tra capitale pubblico e privato, incoraggeranno gli investimenti e il supporto finanziario attraverso approcci diversificati. Le controparti ribadiscono il loro impegno verso investimenti che siano sostenibili, sotto il profilo sociale e ambientale, e fattibili economicamente.

3. Le controparti si impegnano a esplorare congiuntamente tutte le opportunità di cooperazione tra Italia e Cina e di possibile cooperazione in paesi terzi. Le controparti si impegnano a rispettare modi di cooperazione che siano a beneficio di tutti i partecipanti e ad adottare progetti che siano a vantaggio dei paesi terzi, favorendo le loro priorità in termini di sviluppo e le esigenze della loro popolazione, assicurandosi che siano validi e sostenibili sotto il profilo fiscale, sociale, economico e ambientale.

4. Le rispettive autorità competenti delle controparti potranno siglare accordi di collaborazione in settori specifici, anche per la creazione di strutture specifiche di collaborazione.

Paragrafo IV: Meccanismo di cooperazione.

Le controparti sfrutteranno appieno i meccanismi bilaterali già esistenti per sviluppare la cooperazione nell’ambito dell’iniziativa della Via della Seta.

La commissione governativa Italia-Cina avrà il compito di monitorare lo svolgimento e i futuri sviluppi del presente accordo.

Paragrafo V: Risoluzione delle controversie.

Le controparti si impegnano a risolvere amichevolmente tutte le controversie derivanti dall’interpretazione di questo documento di intesa tramite incontri diretti.

Paragraph VI: Legislazione applicabile.

Questo documento d’intesa non costituisce un accordo internazionale che potrebbe portare all’applicazione di diritti e obblighi sotto la legge internazionale. Nessuna parte di questo documento è da considerare come base di impegno legale o finanziario per le controparti. Il presente documento d’intesa verrà interpretato secondo la legislazione delle controparti e la legislazione internazionale, laddove ne ricorrano i presupposti, e per la parte italiana anche secondo la normativa dell’Unione Europea.

*** Questo documento d’intesa avrà effetto dalla data della firma.

Questo documento d’intesa resterà valido per un periodo di cinque anni e sarà rinnovato automaticamente per altri periodi di cinque anni in futuro, a meno che non venga terminato da una delle controparti con comunicazione scritta con almeno tre mesi di anticipo.

Firmato a…. il….., in due originali, ognuna in lingua italiana, inglese e cinese, tutti ugualmente autentici. Nel caso di divergenze interpretative, farà fede il testo in lingua inglese. 
Per il governo della Repubblica italiana 
Per il governo della Repubblica popolare cinese


MEMORANDUM OF UNDERSTANDING BETWEEN THE GOVERNMENT OF THE ITALIAN REPUBLIC AND THE GOVERNMENT OF THE PEOPLE’S REPUBLIC OF CHINA ON COOPERATION WITHIN THE FRAMEWORK OF THE SILK ROAD ECONOMIC BELT AND THE 21ST CENTURY MARITIME SILK ROAD INITIATIVE
The Government of the Italian Republic and the Government of the People’s Republic of China (hereinafter referred to as “the Parties”) based on the aspiration of furthering bilateral practical cooperation; Welcoming the hosting of the Belt and Road Forum for International Cooperation in Beijing in May 2017; Recognizing the importance and benefits of improving connectivity between Asia and Europe and the role that the Belt and Road Initiative can play in this respect; Recalling the Joint Communiqué of the Leaders Roundtable of the Belt and Road Forum for International Cooperation; Recalling the Plan of Action for the Strengthening of Economic, Commercial and Cultural-scientific Cooperation between Italy and China 2017-2020 agreed in Beijing in May 2017; Recalling the Joint Communiqué of the 9th Italy-China Inter-Governmental Committee, held in Rome on January 25th, 2019 and the commitment expressed therein to promote the bilateral partnership in a spirit of mutual respect, equity and justice and in a mutually beneficial manner, in the perspective of a strengthened global solidarity; Conscious of the historical common heritage developed through the land and sea routes linking Asia and Europe and of Italy’s traditional role as terminal of the maritime Silk Road; Reiterating their commitment to honor the purposes and principles of the UN Charter and to promote inclusive growth and sustainable development, in line with the 2030 Agenda for sustainable development and the Paris Accord on climate change; Recalling also the objectives set by the EU-China 2020 Strategic Agenda for Cooperation and the principles driving the EU Strategy for Connecting Europe and Asia adopted in October 2018; have reached the following understanding:

Paragraph I: Objectives and Guiding Principles of Cooperation.

1. The Parties will work together within the Belt and Road Initiative (BRI) to translate mutual complementary strengths into advantages for practical cooperation and sustainable growth, supporting synergies between the Belt and Road Initiative and priorities identified in the Investment Plan for Europe and the Trans-European Networks, bearing in mind discussions in the EU China Connectivity Platform. This will also enable the Parties to enhance their political relations, economic ties, and people-to-people exchanges. The Parties will strengthen cooperation and promote regional connectivity within an open, inclusive and balanced framework beneficial to all, so as to promote regional peace, security, stability and sustainable development.

2. The Parties will promote bilateral cooperation based on the following principles:

(i) Guided by the purposes and principles of the UN Charter the Parties will work for common development and prosperity, deepened mutual trust and beneficial cooperation;

(ii) In accordance with their respective domestic laws and regulations, consistent with their respective international obligations, the Parties will strive to promote the smooth progress of their cooperation projects;

(iii) The Parties will explore synergies and ensure consistency and complementarity with existing bilateral and multilateral cooperation mechanisms and regional cooperation platforms.

Paragraph II: Areas of Cooperation.

The Participants Parties will cooperate in the following areas:

1. Policy Dialogue. The Parties will promote synergies and strengthen communication and coordination. They will enhance policy dialogue on connectivity initiatives and technical and regulatory standards. The Parties will work together within the Asian Infrastructure Investment Bank (AIIB) to promote connectivity in accordance with the purpose and functions of the Bank.

2. Transport, logistics and infrastructure. Both Parties share a common vision about the improvement of accessible, safe, inclusive and sustainable transport. The Parties will cooperate in the development of infrastructure connectivity, including financing, interoperability and logistics, in areas of mutual interest (such as roads, railways, bridges, civil aviation, ports, energy –including renewables and natural gas- and telecommunications). The Parties express their interest in developing synergies between the Belt and Road Initiative, the Italian system of transport and infrastructure, such as -inter alia- roads, railways, bridges, civil aviation and ports and the EU Trans-European Transport Network (TEN-T). The Parties welcome the discussions in the framework of the EU-China Connectivity Platform to improve the efficiency of the connectivity between Europe and China. The Parties will cooperate in facilitating customs clearance, strengthening co-operation in sustainable, safe and digital transport solutions as well as in their investments and financing. The Parties highlight the importance of open, transparent, and non-discriminatory procurement procedures.

3. Unimpeded trade and investment. The Parties will work towards expanding two-way investment and trade flow, industrial cooperation as well as cooperation in third country markets, exploring ways to promote substantive mutually beneficial cooperation. The Parties reaffirm their shared commitment to free and open trade and investment, to counter excessive macroeconomic imbalances and to oppose unilateralism and protectionism. In the framework of the Belt and Road Initiative, they will promote transparent, non-discriminatory, free and open trade and industrial cooperation, an open procurement, level playing field and respect for intellectual property rights. They will explore closer and mutually beneficial collaboration and partnerships, which include advancing North-South, South-South and triangular cooperation.

4. Financial cooperation. The Parties will strengthen the bilateral communication and coordination on fiscal, financial and structural reform policies in order to create a favorable environment for economic and financial cooperation, also through considering the establishment of the a Italy-China Finance Dialogue between the Ministry of Economy and Finance of the Italian Republic and the Ministry of Finance of the People’s Republic of China. The Parties will encourage the partnerships between the respective financial institutions to jointly support investment and financing cooperation, at bilateral and multilateral level and towards the third Countries, under the framework of Belt and Road Initiative.

5. People-to-people connectivity. The Parties will endeavor to expand people-to-people exchanges, to develop their sister cities network, to fully utilize the platform of Italy - China Culture Cooperation Mechanism to cooperate for the finalization of the twinning among Italian and Chinese UNESCO world heritage sites, to promote cooperation arrangements on education, culture, science, innovation, health, tourism and public welfare among their respective Administrations. The Parties will promote exchanges and cooperation between their local authorities, media, think tanks, universities and the youth.

6. Green Development Cooperation. Both Parties are fully supportive of the objective to develop connectivity following a sustainable, environmentally friendly approach, actively promoting the global process towards green, low carbon and circular development. In this spirit, the Parties will cooperate in the field of ecological and environmental protection, climate change and other areas of mutual interest. The Parties will share ideas about green development and actively promote the implementation of the 2030 Agenda for Sustainable Development and the Paris Agreement on Climate Change. The Ministry for the Environment, Land and Sea of the Italian Republic will actively participate the International Coalition for Green Development on the Belt and Road initiated by the Ministry of Ecology and Environment of the People’s Republic of China and the United Nations Environment Programme (UNEP).

Paragraph III: Modes of Cooperation.

1. Modes of cooperation may include - but are not limited to:
(i) The exchange of high-level visits and discussions within existing governmental and non-governmental exchange mechanisms. The Parties will expand information sharing in diverse fields and with multiple channels, to increase transparency and encourage the participation of people from all sectors of society.

(ii) Exploring the development of pilot programs in key areas, economic exchanges and cooperation, joint research, capacity building, personnel exchanges and training.

2. The Parties will explore mutually beneficial models of cooperation to support the implementation of major programs, under the Belt and Road Initiative. The Parties will follow market principles, promote cooperation between public and private capital, encourage investment and financing support through diversified models. Both Parties reiterate their engagement towards investments which are socially and environmentally sustainable and economically viable.

3. The Parties will jointly explore opportunities of cooperation in Italy and in China and discuss cooperation in third Countries. The Parties are committed to modes of cooperation that are advantageous to all participants and to projects that benefit third Countries by supporting their priorities in terms of development and the needs of their people, in a fiscally, socially, economically and environmentally sound and sustainable manner.

4. The relevant Authorities of the Parties may conclude arrangements for collaboration in specific sectorial fields and for the creation of specific cooperation frameworks.

Paragraph IV: Cooperation Mechanism.

The Parties will make full use of existing bilateral mechanisms to develop cooperation in the framework of the Belt and Road Initiative.
The Italy-China Government Committee will be used to monitor progress and follow up.

Paragraph V: Settlement of Differences.

The Parties will settle amicably differences in the interpretation of this Memorandum of Understanding through direct consultations.

Paragraph VI: Applicable Law.

This Memorandum of Understanding does not constitute an international agreement which may lead to rights and obligations under international law. No provision of this Memorandum is to be understood and performed as a legal or financial obligation or commitment of the Parties. This Memorandum of Understanding will be interpreted in accordance with the legislations of the Parties and as well as with applicable international law and, as for the Italian Party, with the obligations arising from its membership of the European Union.

*** This Memorandum of Understanding takes effect on the date of signature.

This Memorandum of Understanding will remain valid for a period of five years and will be automatically extended for subsequent five -year periods and so forth unless terminated by either Party by giving the other Party a written notice at least three months in advance.

Signed at XX on XX , in two originals, each in the Italian, Chinese and English languages, all texts being equally authentic. In case of divergence of interpretation, the text in English will prevail. 
 For the Government of the Italian Government of the People’s Republic Republic of China