RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

lunedì 7 novembre 2016

ZONA FRANCA di OSIMO: UNA ZONA FRANCA BELL’ E PRONTA, GIA’ APPROVATA DALLA UE – GORIZIA SI APPRESTA AD USARLA E TRIESTE DORME... MENTRE LA CINA APRE LA "NUOVA VIA DELLA SETA" NEI BALCANI –


Secondo noi il Trattato di Osimo del 1975, essendo solo bilaterale tra Italia e Jugoslavia, non ha il potere di stabilire o trasferire sovranità statale sulle zone (A e B) solamente amministrate in forza del Memorandum di Londra del 1954. Si può cedere o disporre di ciò che si possiede non di quello che solo si amministra provvisoriamente.

Tuttavia il Trattato di Osimo prevede anche altre cose che era facoltà degli stati firmatari disporre per le zone amministrate. 
Alludiamo alla prevista Zona Franca doganale e FISCALE che insiste su entrambe le zone A e B e che non è stata realizzata.

Adesso il sindaco di Gorizia ha presentato la richiesta di attivarla per salvare economicamente la sua città (clicca QUI) forte del fatto che la UE non può opporsi grazie proprio agli accordi di associazione alla UE della Slovenia che prevedono il mantenimento di questa possibilità stabilita dal precedente Trattato di Osimo.
Inoltre NON ha nemmeno bisogno di un passaggio al parlamento italiano in quanto già approvata.


La stampa e i politicanti triestini tacciono e dormono malgrado la rivendicazione di una Zona Franca sia nel DNA della città fin dal dopoguerra, e malgrado proprio a Trieste fosse prevista dal trattato di Osimo la localizzazione di una Zona Franca fiscale e doganale a fini produttivi, mai realizzata anche per responsabilità della politica locale travolta da deliri nazionalisti ed etnici.


E' ormai evidente come il problema centrale di Trieste sia l' incapacità, ormai centenaria, di esprimere una classe politica in grado di perseguire gli interessi di questa città invece degli interessi nazionali italiani o quelli dell' ideologia o partito di apparteneneza.


Che gli interessi nazionali italiani e quelli di Trieste siano oggettivamente divergenti è evidente da un semplice sguardo alla cartina geografica: " Trieste è una città che, al di là delle vicende della storia, ha una funzione dettata dalla geografia. Propaggine insignificante per un Paese che è come un grande molo proteso nel Mediterraneo, rappresenta invece l’accesso al mare per l’Europa danubiana» (Luciano Santin Il Piccolo 5/11/16).


La Zona Franca prevista da Osimo non è stata realizzata negli anni '70 soprattutto per opposizione locale dettata da paure paranoidi di invasione etnica di manodopera jugoslava: la Jugoslavia non c'è più, e nemmeno il blocco comunista, e oggi le "invasioni etniche" arrivano da altri continenti proprio attraverso l' Italia. 


In cambio c'è una forte disoccupazione dovuta a una crisi strutturale e permanente dello Stato Italiano in condizione prefallimentare e un grande bisogno di forti stimoli economici che una Zona Franca può certamente dare come è dimostrato dagli esempi su tutto il pianeta con oltre 3.000 zone franche che hanno creato 66 milioni di posti di lavoro.


Bisogna chiarire che i Punti Franchi del Porto Franco Internazionale di Trieste godono di EXTRATERRITORIALITA' DOGANALE e non fiscale, ovvero riguardano le merci e non i redditi di aziende e persone, che sono da sempre, anche durante l' Impero, sottoposti a tassazione.

Con l' unica eccezione del Punto Franco Industriale che godeva anche di esenzioni FISCALI che, non si comprende come, sono svanite nel tempo lasciando il residuo dell' esenzione dalle accise sui carburanti.

Tuttavia un' interpretazione dell' Allegato VIII che è stata recentemente fatta propria anche dal Presidente dell' APT D' Agostino (clicca QUI) - dopo che già a luglio aveva appoggiato la proposta di No Tax Area da istituire nei Punti Franchi Portuali - sostiene la non applicabilità nei Punti Franchi di tasse eccedenti i servizi offerti, aggiungendo così la extraterritorialità fiscale a quella doganale.


Questo sarebbe uno strumento formidabile di attrazione per imprese che desiderano dislocarsi lungo la "Nuova Via della Seta" voluta da Pechino e che adesso conosce un nuovo grande sviluppo nei Balcani (clicca QUI per le notizie odierne).


Da allora abbiamo sentito di tutto dai politicanti locali, che si lambiccano il poco cervello con un futuro incentrato sul solo turismo: dal mercato del pesce alla lanciamissili Vittorio Veneto in Porto Vecchio, dagli idovolanti ai mini orient-express, dalle spiagge di sabbia a Barcola ai Central Park in Porto Vecchio, dall' Ursus come la Torre Eiffel agli Attrattori Culturali Transnazionali rappresentati da accorpamenti di musei privi di visitatori per arrivare alla "Città Turistica" che serve solo a consentire aperture illimitate alle Grandi Catene a danno del commercio indipendente.
Tutta fuffa che anche se, per pura ipotesi, venisse realizzata non risolverebbe niente.

Palesi stupidaggini per apparire sul giornale locale.

Ma non abbiamo sentito NULLA sulla Zona Franca e la No Tax Area di cui si parla concretamente con l' appoggio del governo sia a Gorizia, sia a Milano per riutilizzare l' area dell' Expò, sia a Napoli per la riconversione dell' area della Ferriera di Bagnoli.

Ma ne parlano concretamente anche a Venezia per affiancarla al porto nostro concorrente (clicca QUI)
E sono sempre sindaci e politici locali a muoversi attivamente.

Invece nella sedicente "classe politica" triestina, di destra e di sinistra, l' ordine di scuderia è il silenzio malgrado giuridicamente vi sia la possibilità di averla SENZA OPPOSIZIONE DELLA UE sia grazie all' Allegato VIII, sia grazie al Trattato di Osimo.


Quello che sconcerta è la vacuità del dibattito politico locale che spazia dalla "battaglia degli striscioni" per approdare a breve all' opposizione nazionalista ad intitolare Canal Grande a Maria Teresa.


Eppure ci sono temi di importanza strategica, come lo sviluppo prorompente della "Nuova Via della Seta" cinese con importanti investimenti nei Balcani in infrastrutture e porti, quello di Fiume compreso, con 500 milioni di investimenti cinesi in Slovenia (QUI).

Trieste rischia di essere presa in una tenaglia fra le Zone Franche di Gorizia e Milano (Expo') e le infrastrutture della Nuova Via della Seta nei Balcani.

Con l'aggravante che la nuova ferrovia tra il porto del Pireo (Atene) acquisito dai cinesi e Budapest bypassi il Nord Adriatico come destinazione privilegiata per i traffici Oriente-Europa Centrale.
Ed i cinesi lavorano svelti: non come i venditori di fumo locali che in due anni dalla magica "sdemanializzazione" non hanno ancora mosso un chiodo, anzi non sanno neanche cosa fare e non hanno un cent di investimenti.

Solo una grande Zona Franca doganale e fiscale potrebbe contrastare il rischio che Trieste venga tagliata fuori.


Ma qui una classe politica ignorante e succube di Roma non se ne rende nemmeno conto: ed è colpa dei triestini che da decenni votano questi personaggi, dell' uno o dell' altro schieramento dei partiti nazionali.

Una Zona Franca non è ancora l' indipendenza politica ma è un grande passo in quella direzione e soprattutto verso l' indipendenza economica ed il rilancio dell' economia triestina di cui c'è assoluto e urgente bisogno e che rimandare ulteriormente sarebbe deleterio per Trieste.






1 commento:

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