RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 6 ottobre 2018

PORTO VECCHIO: E LA MONTAGNA PARTORI' UN TOPOLINO DOPO 4 ANNI DI GESTAZIONE - UN PARCHEGGIO: TUTTO QUI? - DOVE SONO GLI INVESTITORI CHE FANNO LA FILA? - URBANIZZAZIONE DI PORTO VECCHIO: UN FALLIMENTO ANNUNCIATO.


FUMO NEGLI OCCHI
Tronfi come tacchini hanno inaugurato un parcheggio.
Ecco il risultato concreto dell' urbanizzazione di Porto Vecchio a quattro anni dalla "sdemanializzazione" del 2014 del sen Russo.
Oltre naturalmente alla "rotonda" che porta nel deserto e al bel risultato di aver incasinato Viale Miramare.

Si vantano anche dell' ESOF 2020 ( la mostra temporanea sulla scienza) che però con l' urbanizzazione di Porto Vecchio non c' entra niente essendo un evento nato per conto suo nel mondo scientifico cittadino e con finanziamenti autonomi.

Insomma 4 anni di annunci e propaganda per arrivare ad un parcheggio !

Ricordiamo i roboanti articoli del Piccolo che

quattro anni fa annunciavano migliaia di posti di lavoro e "centomila cittadini in piu" grazie alla mitica sdemanializzazione.

Dove sono finiti e quanto hanno investito i famosi "investitori" che secondo Di Pizza fanno la fila di fronte al suo ufficio ansiosi di cacciare i 5 miliardi che il sen. Russo ha sempre indicato come  necessari?
Dove sono finiti i famosi "Fondi sauditi e americani" che secondo il sen. Russo erano pronti ad investire nell' urbanizzazione di Porto vecchio?

Probabilmente sono nel parcheggio...


Quanto ci vorrà ancora perchè si prenda
UNA BELLA RESTITUZIONE ALLA CITTA':
NUOVI RETICOLATI
ufficialmente atto che 
è fallito il delirante ed antieconomico progetto di urbanizzare quell' area con finalità prevalentemente turistiche?

E che l' unico modo per rivitalizzarla è con un uso produttivo utilizzando il regime di Punto Franco e la fiscalità di vantaggio ?
Come indichiamo da anni (vedi tabellina sotto).

In Cina in quattro anni costruiscono una megalopoli con milioni di abitanti: qui ancora si cercano...
Speriamo che arrivino i cinesi in porto e facciano piazza pulita di questa sedicente "classe politica e dirigente" di chiacchieroni incapaci.





venerdì 5 ottobre 2018

TANTO PEGGIO, TANTO MEGLIO ! L' ITALIA E' L' UNICO PAESE DOVE LA "CLASSE DIRIGENTE" TIFA PER I DEFAULT PUR DI ELIMINARE IL GOVERNO "POPULISTA" - DAL POP-CORN AL TERRORISMO MEDIATICO CATASTROFISTA - UN BEL VIDEO DEL PROF. SAPELLI CHE HA INSEGNATO A TRIESTE STORIA ECONOMICA - E UN LIBRO DI PURO TERRORISMO ECONOMICO INCOMPETENTE


TANTO PEGGIO, TANTO MEGLIO !

Ormai il PD, la sedicente "classe dirigente" e i media "mainstream" tifano per il disastro economico per riuscire a sbarazzarsi di un governo "populista" che non riescono a sconfiggere politicamente ed elettoralmente.

Ogni giorno c'è qualche nuova invenzione per incutere terrore tra la gente sulle conseguenze della  politica economica del governo che non piace alle èlite.

Sotto parliamo del libro "thriller noir" di Sergio Rizzo "02.02.2020 LA NOTTE CHE USCIMMO DALL' EURO" ma intanto invitiamo a godervi la lezioncina economica che il prof. Sapelli rivolge a Calenda.
Il prof. Sapelli è molto noto a Trieste, città su cui ha scritto importanti saggi di storia economica, per avervi insegnato Storia Economica all' università.

Clicca QUI o sull' immagine  per il video della trasmissione di La Sette:


SAPELLI: "Il problema vero è che in Europa c’è una politica ordoliberista fondata sull’assunto catastrofico che non ci deve essere debito pubblico. Ovunque si applica, questa cosa eviscera le economie, distrugge la coesione sociale. E infatti gli Stati uniti sono l’unica potenza che cresce, e naturalmente hanno un surplus militare e hanno moneta di riferimento.
La politica dell’austerità è una catastrofe e, se continua, la deflazione secolare ci distruggerà. 

Il problema è la politica economica, non possiamo continuare con il pilota automatico. La gente vota ma poi i Moscovici dicono ‘’perche’ avete votato’’? Ma il popolo non puo’ sostenere questo né possono farlo le imprese poichè dovrebbero vivere solo di export ma l’export è solo il 30% dei loro ricavi. C’è bisogno di mercato interno. Bisogna toccare i fili ma contesto il modo in cui si è fatto. L’italia è l’unica nazione che ha la classe dirigente che tifa per il default."

Veniamo al libro di Sergio Rizzo 02.02.2020 che già dalla copertina semina angoscia.

Sergio Rizzo, vicedirettore di Repubblica e già giornalista del Corriere della Sera, è famoso perchè insieme ad Antonio Stella ha inventato il termine LA CASTA riferito ai politici  con un fortunato libro che ha iniziato la serie di articoli che hanno alimentato l' odio "populista" per la politica.
E lui ci sguazza e ci guadagna, adesso recitando la parte del "responsabile".

In questo libello propagandistico in un crescendo di affermazioni tanto apocalittiche quanto prive di basi scientifiche ed economiche descrive i presunti effetti catastrofici di una uscita dall' Euro con toni simili alla "Notte dei Morti Viventi" arrivando ad ipotizzare svalutazioni del 60% in pochi giorni e masse di persone ridotte in rovina.

Tuttavia è particolarmente godibile il passo a pag. 109 in cui ipotizza che Bolzano con tutto il SudTirolo, per sfuggire al caos italiano, richieda il ricongiungimento all' Austria ed il ristabilento dei confini del 1918 (e quindi anche il ritorno di Trieste alla Mitteleuropa di cui era il florido porto)...
Non tutto il male viene per nuocere, dunque!


Nota: Dalla presentazione ufficiale e in rete del libro di Rizzo (una volta la "diffusione di notizie false o esagerate atte a turbare l' ordine pubblico" ex art.656 C.P. veniva perseguita...):
"
Quanti italiani, scherzando, sono arrivati ad ipotizzare la vendita delle nostre glorie nazionali per supportare uno stato che fa acqua da tutte le parti? All’asta fallimentare dell’Italia, i cinesi si aggiudicano il Colosseo, la Fontana di Trevi e l’intero lotto di opere d’arte di Galleria Borghese; gli americani acquistano gli Uffizi per appena 200 miliardi di dollari, mentre Pompei va ai russi in cambio di una fornitura venticinquennale di gas e petrolio per l’Italia. È quello che accade nel febbraio del 2020 quando il Bel Paese esce dall’euro, tornando alla lira, anzi, andando verso la Nuova Lira, che non ritrae più le massime glorie nazionali in termini di cultura, arte o scienza, ma i prodi del Partito Sovranista Italiano, frutto della fusione di tutti i partiti. Per tenere fede alle promesse elettorali, il favoloso PSI ha prosciugato i conti pubblici, dirigendosi, a viva forza, verso l’uscita dall’euro. Da qui un effetto domino disastroso e prevedibilissimo: la borsa crolla e i titoli bancari scendono di 30 punti, i capitali vengono ritirati, l’inflazione sale a livelli vertiginosi e così i tassi d’interesse e i mutui. Un cataclisma che spinge le imprese verso la bancarotta e gli italiani al tracollo. Una replica della crisi del ’29 con le persone che, disperate, si buttano dalle finestre del palazzo della borsa. Ma il crollo totale del paese ancora non ferma lo scellerato PSI che nazionalizza l’industria bellica e manda l’esercito alle frontiere…"
P. S. Notiamo che l' attento Roberto Weber ha ripreso oggi sul Piccolo il nostro concetto. Grazie.

mercoledì 3 ottobre 2018

RINASCITA DI TRIESTE E DECLINO DI UDINE: così dice Venezie Post - Ne saremmo lieti, ma sarà vero ? - L' articolo

Riportiamo l' articolo di ieri di Venezie Post (QUI) perchè ci piacciono le buone notizie  anche quando sono un po' superficiali.
Ma un fondo di verità c'è e sono di buon auspicio: un po' di ottimismo aiuta anche se, come dice l' articolo stesso, bisogna darsi molto da fare.


Il declino di Udine, la rinascita di Trieste e le sfide del futuro


In questi anni Udine sembra essersi “triestinizzata” e Trieste “milanesizzata”. La prima è entrata in un declino che la rende periferia estrema del nuovo triangolo industriale. La seconda in grande crescita grazie al Porto e al turismo. Ma il destino non è segnato né in un senso né nell'altro e queste tendenze potrebbero invertirsi.

di Filiberto Zovico



Più di dieci anni fa, durante l’era Illy, sotto l’attenta regia di Cristiana Compagno, Udine celebrava con il Festival InnoVaction la grande forza economica e politica di quel territorio. Se c’era un centro del Friuli Venezia Giulia, questo era sicuramente Udine, non certo la sonnacchiosa Trieste dedita a vivere di rendite pubbliche e a passare intere stagioni a prendere il sole sulle rive.
A determinarne la forza di Udine erano grandi gruppi industriali come Pittini e Fantoni (solo per citare due aziende simbolo), una Università in fase di decollo e una vita culturale che aveva in un Festival come Vicino/Lontano una delle sue punte di diamante.
Trieste appariva invece come una città ripiegata su se stessa, con un Porto in declino, marginale e lontana da uno scacchiere europeo che nella traiettoria da Lisbona a Kiev preferiva salire lungo la Pontebbana verso il nord Europa che avventurarsi sul Carso, per terminare la corsa nel deserto spettrale di un Porto Vecchio abbandonato e chiuso alla stessa città.
Poi, negli ultimi anni, lentamente,  si è determinata la svoltaUdine, forse perché si è sentita sin troppo forte, ha cominciato a chiudersi pian piano in uno splendido isolamento, affidandosi a classi dirigenti (quelle che contano davvero, non quelle politiche) dedite più all’autoconservazione che al tentativo di aprirsi e di giocare sullo scacchiere più ampio di quel nuovo triangolo industriale che da Milano corre fino a Bologna e arriva poi a lambire la provincia di Pordenone.
Trieste, di converso, ha iniziato a mettere a fuoco due delle sue vocazioni: quella turistica e quella portuale. Il turismo, spinto anche da da trend globali, ha fatto scoprire e riempire una città bellissima e di grande fascino. Il Porto, con l’arrivo di D’Agostino, è tornato ad accendere i motori lasciati spenti per decenni e a diventare elemento di traino per la città.
Girando la città Giuliana in occasione di Trieste Next questo clima era visibile e palpabile. Una Trieste viva, bellissima, carica di entusiasmo è stracolma di giovani giunti da ogni parte d’Italia. La sensazione condivisa tra i visitatori è stata, estremizzando le polarità, di una Udine “triestinizzata”, cioè declinante come è stata per anni la città della barcolana,  e di una Trieste “milanesizzata”, cioè rivitalizzata dai nuovi flussi turistici e portuali.
Ma, se queste sono alcune linee di tendenza, va anche detto che il destino di queste città non è segnato, ne in un senso nè nell’altro. Udine ha ancora risorse notevoli per ripartire. Ha sopratutto una nuova classe imprenditoriale molto proiettata al futuro (Siagri di Eurotech e Scarpa di Biofarma solo per citare due uomini simbolo)  che potrebbe invertire il percorso che la sta portando ad essere estrema periferia del triangolo industriale; Trieste, invecese non riparte con un tessuto industriale, non crea sinergie con i centri di ricerca e non realizza un piano straordinario che la colleghi al mondo via aria e via terra, nel caso il miracolo del Porto dovesse arrestarsi, rischia di radicalizzare la sua già naturale tendenza a tornare ad essere solo una casa di riposo diffusa per anziani benestanti.