RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 13 novembre 2018

# Esclusiva - LA GARA PER TRIESTE TRA CINESI E ARABI – ANCHE LA “DP WORD” DEL DUBAI IN CORSA PER UN TERMINAL NEL PRINCIPALE PORTO DELLA MITTELEUROPA SULLA “VIA DELLA SETA” – DAL ”PORTO FRANCO INTERNAZIONALE” ANCHE LA SOLUZIONE PER LA FERRIERA INQUINANTE: GIOVEDI’ PRIMO INCONTRO TRA ARVEDI E AUTORITA’ PORTUALE PER UNA RICONVERSIONE LOGISTICA E UNO SNODO FERROVIARIO –


Le paure seminate ad arte di un “pericolo di svendita alla Cina” del Porto Franco Internazionale di Trieste sono campate in aria.
In realtà ci sono molteplici e concreti interessamenti per il Porto Franco Internazionale di Trieste che per la sua collocazione geopolitica è il vero porto dell’ Europa Centrale ed Orientale sulle Nuove Vie della Seta ed è lo snodo intermodale ideale tra nave e  ferrovia.

La DP WORLD importantissima compagnia emanazione dell’ Autorità Portuale del Dubai è concretamente interessata a un terminal a Trieste ed ha già iniziato trattative per ampliare e/o costruire un nuovo terminal (QUI una scheda).

Ormai è noto e dibattuto anche il concreto interessamento del colosso cinese CHINA MERCHANTS GROUP di cui già parla la stampa da giorni (QUI).

L’ esito auspicabile e probabile di questa situazione, e di questa benefica concorrenza tra grandi operatori internazionali, è che vi saranno due grandi terminal: uno per gli operatori cinesi e uno per gli operatori del Dubai.

Entrambi gradiscono molto lo status di Porto Franco perché è uno strumento che usano ampiamente con successo in patria sia in Cina (vedi la gigantesca Free Zone di Shanghai e non solo) sia a Dubai: altro che “Porto Franco strumento obsoleto” dei politici tromboni locali capaci solo di parlare a vanvera di un fantomatico  turismo in Porto Vecchio di cui non c’è traccia a 4 anni dalla “sdemanializzazione”!

Entrambi gli operatori hanno forte interesse non solo allo shipping ma anche alle ricadute industriali e produttive nel retro porto, cosa che hanno ben collaudato nelle Free Zones in patria e nel mondo.

Nel nostro piccolo possiamo citare le sinergie in essere nel costituendo Punto Franco di Bagnoli dell' interporto di Trieste, dove Wartsila, dopo aver ceduto più della metà dell'area, è diventata uno dei primi clienti di Interporto per la parte logistica.


Non c è contrapposizione fra porto ed industria, ma solo fra buon porto e cattiva industria.


Le aree portuali su cui si concentra l’ interessamento degli operatori cinesi ed arabi sono ovviamente la costruenda Piattaforma Logistica suscettibile di essere base del Molo VIII e il Molo VII di cui è previsto il raddoppio: entrambi previsti nel Piano Regolatore già approvato.

E’ prevedibile un ingresso graduale nelle compagini delle società che adesso detengono i terminal, secondo lo schema del “piano Geraci”, il sottosegretario che ha efficacemente sostenuto le ragioni del porto di Trieste negli incontri con le autorità cinesi.

Resta il problema del collegamento ferroviario della nuova Piattaforma Logistica e del Molo VIII  e della necessaria nuova stazione di Servola che dovrebbe sorgere al posto dell’ “Area a Caldo” della Ferriera, fonte del più pesante inquinamento della città.
Giovedì ci sarà un incontro tra L’ Autorità Portuale e Arvedi che darà inizio alle trattative anche su questo punto indispensabile per consentire la formazione di treni di 750 metri, che sono il nuovo standard europeo che sarà effettivo con l'apertura dei trafori del Semmering e della Koralpe, e che rappresenta la vera soluzione del problema dell’ inquinamento della Ferriera, come sosteniamo da anni.
E’ dallo sviluppo del Porto Franco Internazionale che i cittadini, servolani in primis,  avranno la soluzione dei loro problemi non solo di inquinamento ma anche di occupazione.

Su questo tema abbiamo avuto nel 2016 un “vivace” scambio di opinioni con taluni esponenti del “Comitato 5 Dicembre” che presentatisi con il piglio “adesso ghe pensi mi” ai comitati antiinquinamento già esistenti da anni, non hanno mai voluto confrontarsi con i temi dell’ alternativa occupazionale all’ “area a caldo” della Ferriera e della creazione di un nuovo grande terminal logistico ritenendo di risolvere tutto con un paio di manifestazioni sfociate prima in un’ alleanza con Dipiazza, che li ha cavalcati elettoralmente, e poi inevitabilmente nella palude attuale.
Il temp
o e i fatti sono galantuomini.

Il Piccolo con l’ articolo odierno dell’ ottimo Diego D’ Amelio descrive con un’ attendibilità decisamente migliorata la situazione del rapporto tra Ferriera e Porto, eccolo:



Summit tra Authority e Arvedi


In ballo il destino della Ferriera Incontro giovedì tra il presidente del Porto D’Agostino e il magnate dell’acciaio Sul tavolo il possibile avvio di una trattativa per la vendita dell’area siderurgica

di Diego D’Amelio

L’Autorità portuale scende in campo nella partita della Ferriera e si propone per offrire una cabina di regia che possa condurre alla cessione parziale o totale dell’area in uso a Siderurgica Triestina. 

Il presidente Zeno D’Agostino e l’imprenditore Giovanni Arvedi si incontreranno giovedì per confrontarsi sul futuro dello stabilimento di Servola. Sui contenuti del faccia a faccia vige il più assoluto riserbo, ma è facile ipotizzare che D’Agostino metterà sul tavolo del Cavaliere la disponibilità dell’Autorità portuale a farsi mediatrice nelle possibili trattative fra azienda e gruppi privati interessati all’area.
Una prospettiva divenuta concreta, dopo l’emergere dell’interesse del colosso asiatico China Merchants a entrare nella compagine azionaria della Piattaforma logistica con un’operazione che potrebbe concludersi già entro l’anno. 

Il presidente dell’Authority domanderà al magnate dell’acciaio quali sono le condizioni ritenute indispensabili per valutare la vendita dell’area: e dunque se esiste un interesse a trattare e a partire da quale somma. Arvedi è un osso duro e conosce alla perfezione il modo di alzare la posta: non a caso Siderurgica Triestina ripete pubblicamente in ogni occasione di voler scrivere un nuovo Accordo di programma, essendo prossimo alla scadenza quello attuale.
D’Agostino non ha a sua volta mai fatto misero di considerare la zona strategica per lo sviluppo della logistica a prescindere dall’arrivo di capitali stranieri, tanto più che già esiste un piano per ricavare sui terreni oggi occupati dall’area a caldo uno snodo ferroviario di ultima generazione, in grado di consentire la creazione di convogli da 750 metri. Dalle parti di via von Bruck ritengono che i tempi per il cambio di passo siano maturi.
L’arrivo di investitori stranieri, l’Accordo di programma agli sgoccioli, il varo del Porto franco rappresentano per D’Agostino elementi su cui costruire alternative alla produzione di ghisa.
Nel suo ruolo di soggetto pubblico neutrale, l’Autorità intende tuttavia legare a ogni progetto futuro la salvaguardia dei lavoratori. Si tratta del punto più delicato ed è per questo che il Porto intende giocare la sua funzione di facilitatore, chiedendo alla struttura commissariale di avviare nei prossimi mesi una mappatura completa della manodopera dello stabilimento: numero di persone, mansioni, professionalità, stipendi, distanza dal pensionamento e dunque possibilità di valutare alcuni scivoli. Un passo necessario per capire quali e quanti lavoratori potranno essere utilizzati nel resto delle operazioni logistiche e manifatturiere legate allo scalo in caso di effettiva chiusura dello stabilimento.

Le slides sul tema "Ferriera e alternativa occupazionale" da noi presentate il 18 febbraio 2016 ad un incontro con taluni esponenti del Comitato 5 Dicembre e da essi contestate polemicamente perchè non interessati all' alternativa occupazionale e perchè "lavoro e salute non vanno messi sullo stesso piano", alimentando così il conflitto coi lavoratori siderurgici: infatti dopo due anni e mezzo e manifestazioni che dovevano risolvere tutto...
(clicca QUI o sull' immagine)