RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 8 dicembre 2017

ITALIA IN FONDO ALLE CLASSIFICHE EUROPEE ANCHE PER DISUGUAGLIANZA - E' INDICE DI UN' ECONOMIA ARRETRATA E IN REGRESSO - DATI DA TERZO MONDO -

E' finita in un angolino del Piccolo una notizia molto importante e molto grave: l' Istat ha annunciato che l' indice di disuguaglianza, l' "indice di Gini", pone l' Italia agli ultimi posti in Europa.
Non è solo una questione moralmente sgradevole ma la forte disuguaglianza è sintomo di un economia fortemente arretrata e in regresso.
E' sintomo di inesistenza o distruzione della classe media.


Le economie del Terzo Mondo hanno indici di disuguaglianza elevatissimi con  drammatiche povertà accanto a ricchezze scandalose.

In Africa ad esempio troviamo satrapi con ricchezze smisurate accanto a popolazioni al limite della sopravvivenza: è tipico delle econome arretrate.

La disuguaglianza elevata ha gravi conseguenze sullo sviluppo economico e civile di un paese: ne parlano diffusamente Nobel per l' economia come Stiglitz e Krugman nei loro libri.


L' Italia è in fondo alla classifica europea anche per questo: ben al di sotto di paesi vicini come la stessa Slovenia, come sottolinea il Piccolo, per non parlare dell' Austria.

C'è chi vuole a tutti i costi restare in un' Italia centralista e fare il "sovranista" su una barca che affonda: chi si contenta gode e i masochisti godono a soffrire.


Noi siamo per la scialuppa di salvataggio: subito autonomia spinta come a Bolzano dove questi tragici dati economici sono ribaltati.

Ecco il testo del trafiletto del Piccolo del 7/12 pag. 2 che riprende notizie ufficiali dell' Istat:


Agli ultimi posti dell’Unione europea
Nella graduatoria dei Paesi dell’Ue, l’Italia occupa la ventesima posizione per quanto riguarda la disuguaglianza tra i redditi degli individui, ossia l’indice di Gini che in Italia è pari a 0,331, sopra la media europea di 0,307. Lo rende noto l’Istat.
Distribuzioni del reddito più diseguali rispetto all’Italia si rilevano in altri Paesi dell’area mediterranea quali Portogallo (0,339), Grecia (0,343) e Spagna (0,345).
In Italia l’indice di Gini è più elevato nel Sud e nelle Isole (0,349) rispetto al Centro (0,322), al Nord-ovest (0,310) e al Nord-est (0,282). La Slovenia è invece fra le nazioni più eque con un valore di 0,244. 






martedì 5 dicembre 2017

“TRIESTE NON E’ UNO DEI 30 PORTI ITALIANI MA LO SCALO DEL CENTROEUROPA”: LO DICE PERFINO “IL PICCOLO” – IL MOMENTO POSITIVO E LE OPPORTUNITA’ NON DEVONO ESSERE GUASTATE DALLA BUROCRAZIA E DAL FISCO ITALIANI: CI VUOLE UNA FORTE AUTONOMIA DEL TERRITORIO CHE DEVE POTER RISPONDERE IN TEMPI RAPIDI ALLE ESIGENZE DEI MERCATI MONDIALI - E' RAGIONEVOLE CHE IL PORTO DELLA MITTELEUROPA DIPENDA DAI MINISTERI ROMANI FAMOSI PER INEFFICIENZA E LUNGAGGINI ? CHE DIPENDA DA ROMA O DA UDINE ?


Sul Piccolo di lunedì, dopo aver letto dell' interesse della Cina per il Porto Franco Internazionale di Trieste e l' annuncio dell' arrivo di una nuova delegazione cinese, leggiamo questa frase sorprendente a pag. 16: " a cent’anni dalla fine della Prima guerra mondiale, Trieste nei fatti non è più uno dei trenta porti italiani, ma è tornata ad essere lo scalo del Centroeuropa".
E' sorprendente perchè è la verità finalmente scritta sul Bugiardello dopo un secolo di bufale.
A cent' anni dalla sciagurata Grande Guerra, che si ostinano a celebrare con fanfare e pennacchi pure nel 2018 (in aggiunta a Via Almirante), Trieste con il suo porto non è stata integrata nel mercato italiano, come auspicavano i nazionalisti italiani e continua ad essere quello che è sempre stata: lo sbocco al mare  Mediterraneo e a Suez della Mitteleuropa, di cui fa parte.

Solo il 10% del lavoro del nostro porto si realizza con il mercato interno italiano, mentre il 90% è con l' estero.
Lo dice lo stesso articolo del Piccolo poche righe prima: "basta controllare su una carta geografica il fitto reticolo disegnato dalle migliaia di treni carichi di merci che da qualche anno, con crescita costante, arrivano e partono dal porto di Trieste: per il 90% sono a servizio della mitteleuropa."
Un' altra verità scritta finalmente e per la prima volta sul Bugiardello.

Ed ecco il reticolo ferroviario che rappresenta graficamente le vere radici di Trieste.
A questo reticolo ci auguriamo si aggiunga presto la Transalpina da riattivare fino alla stazione di Campo Marzio.






E' evidente che i confini degli Stati Nazione sorti in questi 100 anni non hanno niente a che fare con questa realtà funzionale :

 Ma il pericolo che incombe sul pieno sviluppo delle potenzialità di questo "buon momento"  per Trieste sono il peso e gli ostacoli posti dalla burocrazia e dal fisco italiani che hanno già fatto scappare gli investitori cinesi dal porto di Taranto cui si erano inizialmente interessati, per poi stabilirsi al Pireo che è diventato il loro principale hub mediterraneo.

Il territorio su cui insiste il Porto Franco Internazionale deve poter reagire efficacemente e velocemente alle sollecitazioni dei mercati  e degli investitori internazionali.
Se si vogliono attivare o espandere Punti Franchi produttivi in Zona Industriale e altrove non ci devono essere inghippi e rallentamenti.


Le attività produttive devono potersi insediare rapidamente e senza pastoie burocratiche.
E senza vessazioni fiscali: serve una ZES o zona franca fiscale da aggiungere a quella doganale.

Ma l' Italia è un paese che ci mette 23 anni a varare il decreto attuativo per i Punti Franchi di Trieste previsto dalla legge 84/94, facedoci perdere un quarto di secolo di sviluppo.


Il SIN Sito Inquinato Nazionale paralizza praticamente da 16 anni tutta la Zona Industriale senza alcun intervento concreto, ostacolando e rendendo onerosi nuovi insediamenti ed obbligando a defatiganti e costose continue trasferte al ministero romano per qualsiasi pratica e sciocchezza.

Il vincolo architettonico posto su Porto Vecchio dal Ministero romano vincola esterni e interni di palazzi fatiscenti ed aree che potrebbero facilmente essere usate per insediamenti produttivi in regime di Punto Franco, obbligando anche qui a pratiche, lungaggini e costi aggiuntivi irragionevoli.
Il Ministero romano pretende perfino di intervenire con vincoli paesaggistici (legge Galasso) sull' attività del Porto Franco: follie burocratiche di cui l' Italia è specialista e leader mondiale.

E' evidente che ci vuole una forte autonomia, con decisioni prese rapidamente e qui sul territorio e non nei meandri dei "misteri dei ministeri".

E la stessa Regione è una fabbrica di burocrazia e lungaggini oltrechè di paralisi per conflitti endemici tra Friuli e Trieste  artificialmente messi insieme pur avendo interessi, storia, economia diversi.


E' RAGIONEVOLE CHE IL PORTO DELLA MITTELEUROPA DIPENDA DAI MINISTERI ROMANI FAMOSI PER INEFFICIENZA E LUNGAGGINI ?
CHE DIPENDA DA ROMA O DA UDINE?

E' chiaro che una forte autonomia è una necessità vitale per non perdere il treno della storia e le opportunità che oggi si presentano grazie anche all' improvvisa buona stampa  cui devono però seguire i fatti: non è ancora l' indipendenza vagheggiata da alcuni, perseguibile in tempi lunghi, ma una necessità attuale e vitale per lo sviluppo della nostra città portuale su cui tutti possiamo e dobbiamo essere uniti, dimenticandoci ideologie e divisioni.
Facciamo un bel S.Nicolo' a Trieste !

VENTO AUTONOMISTA - 1) IN CORSICA VOLA LA COALIZIONE AUTONOMISTA / INDIPENDENTISTA: 46,7% - 2) LA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO OTTIENE LA COMPETENZA PRIMARIA PER L' ENERGIA IDROELETTRICA: BOLLETTE PIU' BASSE PER INDUSTRIE E FAMIGLIE -


1) CORSICA: AL PRIMO TURNO DELLE ELEZIONI REGIONALI STRAVINCE LA LISTA AUTONOMISTA ED INDIPENDENTISTA

In  al primo turno delle elezioni di domenica (3 dicembre) ha stravinto la lista “Pe’ a Corsica”, autonomista e indipendentista, che da anni già governa l’isola. Vincitori delle regionali del 2015, Talamoni (già presidente dell’Assemblea corsa) e Simeoni (sindaco di Bastia) aumentano il consenso di due anni fa con il 46,7% dei voti, superiore di 20 punti sul 2015.
Gli autonomisti non sembrano quindi avere ostacoli per il ballottaggio di domenica prossima, al quale dovrebbero poter partecipare altre tre liste: la destra di Mondoloni, non riconosciuta a livello nazionale dai Republicains, seconda con il 15% e sopra quella “ufficiale” di Bozzi, che aveva il sostegno di Sarkozy, ferma all’11,7%. Quarta la lista macroniana, all’11%. Al 6,5% il partito indipendentista di sinistra di Benedetti, mentre “Insoumis”, ramo corso della sinistra di Melenchon, è al 6%. Spazzato via il 
Front National della Le Pen, al 3%. 

2) LA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO OTTIENE, INSIEME A QUELLA DI TRENTO, LA COMPETENZA PRIMARIA (GOVERNO ESCLUSIVO) DELL' ENERGIA IDROELETTRICA
Dopo mesi di trattative introdotta nell' art. 69 della "legge di stabilità" la concessione di pieni poteri alle Provincie Autonome di Bolzano e Trento sulla produzione di energia idroelettrica, molto elevata in quelle zone.
Pieni poteri su concessioni e gare, sulla proprietà degli impianti e sui canoni di concessione.
Pieni poteri sulle tariffe dell' utenza ed inoltre gratuitamente 220 kilowatt/ore per ogni kilowatt di potenza nominale da girare gratis o a tariffe di favore a famiglie bisognose o imprese.
Il privilegio dell' autonomia reale e non limitata come quella della Regione Friuli- VG.
Il Veneto si è subito mosso per richiedere altrettanto oltre ai 9/10 delle tasse e a 23 competenze primarie.
La Regione FVG invece ha fatto concessioni fiscali al governo centrale rinunciando a 1 miliardo e 800 milioni di tasse da trattenere sul territorio.