RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 12 dicembre 2017

ITALIA ALL' ULTIMO POSTO IN EUROPA PER CONSUMI DELLE FAMIGLIE: "Tutto va ben madama la Marchesa ! " - SI SALVA LA PROVINCIA AUTONOMA DI BOLZANO (con quella di Trento e la Val d' Aosta) -


Le cose vanno meglio nelle Province Autonome di Bolzano e Treno e in Val d' Aosta:
L' AUTONOMIA PAGA
La "narrazione politica" (come si dice adesso delle balle elettorali) è che la situazione economica italiana sia in grande miglioramento.
Le famiglie però non sembrano essersene rese conto: infatti i consumi delle famiglie italiane sono quelli in maggior sofferenza in europa.


Il Corriere della Sera del 10 dicembre sul supplemento "La Lettura" ha pubblicato un eloquente 
grafico da cui si vede che la curva dei consumi delle famiglie italiane è la peggiore in Europa, peggio della Spagna - che sta risalendo - e molto sotto la media, nonchè tuttora inferiore di quasi 5 punti al 2010 quando erano già crollati in seguito alla crisi del 2008.
Una crisi che perdura ormai da 10 lunghi anni.


Ci pare che questo dato sia sufficiente a spiegare la "disaffezione" verso una classe politica e dirigente ritenuta incapace, in malafede e produttrice di frottole.

Confrontando i dati dei consumi delle famiglie per regioni nella classifica si nota  lo

sprofondamento ulteriore del Sud e la regressione di due regioni del Centro mentre restano stabilmente in testa, con dati paragonabili a quelli europei, le Province Autonome di Bolzano e Trento  e la Val d' Aosta (che trattengono i 9/10 delle tasse ed hanno una autonomia molto spinta).
Dal momento che queste aree sono più povere di attività produttive e di risorse di altre del Nord, la maggiore prosperità delle famiglie, sia in termini assoluti che relativi, è da attribuirsi all' autonomia ed al fatto che le tasse vengono in gran parte gestite localmente sotto l' attento controllo dei cittadini.
Anche la Sicilia trattiene tutte le tasse ma su come le usa è meglio stendere un velo pietoso.

Mentre la Sardegna dovrebbe trattenere i 7/10 e il FVG il 6/10 ma dopo i recenti patti finanziari con il governo la percentuale si è quasi dimezzata.

lunedì 11 dicembre 2017

PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE: "NEL MODO COME E' USUALE NEGLI ALTRI PORTI LIBERI DEL MONDO" - La visita a Shanghai della delegazione regionale ha evidenziato cos'è una Free Zone mondiale: 121 Kmq di benefit e agevolazioni che devono essere riprodotte a Trieste come prescrive l' art 1. dell' Allegato VIII -


Si è notata l' espressione stupefatta della
Seracchiani intervistata
dalla RAI durante la recente visita a Shanghai della delegazione regionale insieme al Presidente D' Agostino: ha parlato di "Free Zone enorme".
Infatti si tratta di ben 121 chilometri quadrati di vantaggi doganali e fiscali per le aziende.

Da molti anni, su impulso di Deng Xiao Ping, la Cina ha costruito un modello di sviluppo di grande successo basato sulle  numerose ed efficienti "Zone Economiche Speciali" ovvero  Zone Franche dove lo stato allenta la sua presa e garantisce efficienza e poca e snella burocrazia.


Mentre a Trieste 
con particolare stupidità, ed anche a Bruxelles e a Roma, le Free Zones venivano demonizzate e ostacolate, e si lasciavano imperversare i Ministeri in Porto Franco Extradoganale, in Cina e altrove le usavano per costruire le basi di uno sviluppo travolgente che ora si manifesta con le "Nuove Vie della Seta".

Il Porto Franco Internazionale di Trieste deve adeguarsi ai vantaggi e benefit offerti dalla Free Zone di Shanghai: adesso hanno visto e sanno di cosa si tratta.


Il ragionamento parte dall' Allegato VIII che ormai tutti, governo e tribunali italiani compresi, ritengono obbligatorio rispettare negli articoli dall' 1 al 20.

L' articolo 1 stabilisce la natura del Porto di Trieste quando al secondo comma parla di "regime internazionale di Porto Libero" e sottolineiamo "REGIME INTERNAZIONALE".

Al primo comma dell' art.1 ne chiarisce le modalità operative: "nel modo come è usuale negli altri porti liberi del mondo".


L' espressione "nel modo come è usuale" può apparire generica nel sistema giuridico italiano ma, al contrario, è estremamente significativa nel sistema giuridico anglosassone (Common Law) e internazionale che è consuetudinario, cioè non basato su codici rigidi ma su consuetudini e giurisprudenza.
E non è un caso che vi si faccia implicito riferimento proprio nel trattato di Pace redatto dalle Potenze Alleate riguardo un Porto Franco Internazionale.


La conseguenza importantissima è che i vantaggi offerti dal Porto Franco Internazionale di Trieste dovrebbero dinamicamente adeguarsi a quelli degli "altri porti liberi del mondo" indipendentemente dalle normative italiane ed anche europee, sulle quali il Trattato di Pace, con il suo Allegato VIII, è prevalente oltrechè precedente e comunque recepito in sede UE.

In questo articolo non facciamo l' elenco minuzioso degli adeguamenti necessari ma ci limitiamo a segnalare le clamorose incongruenze di una Dogana che interferisce in quanto avviene dentro i Punti Franchi, di una Soprintendenza dipendente da un Ministero Romano ("belle arti" per capirci) che pretende di dettare regole su magazzini e "paesaggio" del Porto Franco, di un Ministero dell' Ambiente che comanda e paralizza l' attività su tutta la Zona Industriale dichiarata improvvidamente SIN (Sito Inquinato Nazionale) e così mummificata da oltre 15 anni invece di diventare tutta Punto Franco.
A tre anni dalla "sdemanializzazione" Porto Vecchio è ancora immobile e sottoposto a infinite pratiche burocratiche invece di essere destinato interamente ad insediamenti produttivi.


Trieste ha pochi spazi e non arriva certo ai 121 Kmq di Free Zone di Shanghai (tutto Porto Vecchio ha solo 0,7 Kmq): se anche quei pochi che esistono vengono paralizzati dalla burocrazia o destinati, come Porto Vecchio, alle inconcludenti fantasie turistiche di politici in cerca di facile visibilità con proposte strampalate non si va da nessuna parte e anche gli spiragli di sviluppo che si stanno aprendo possono chiudersi.

Gli investitori internazionali non hanno tempo da perdere con la demenziale burocrazia italiana, nè con un fisco ottuso e rapace, e tantomeno con la incomprensibile e autoreferenziale politica italiana.

Per questo insistiamo sulla urgenza e necessità di una forte autonomia del nostro territorio, trampolino per sviluppi futuri.
E sulla urgente necessità di una No Tax Area Fiscale da affiancare all' extraterritorialità doganale del Porto Franco.



Importanti vantaggi fiscali erano già previsti nel Porto Franco Industriale: vedi depliant celebrativo del 1960