RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 8 ottobre 2016

OTTO OTTOBRE 1966 TRIESTE INSORGE CONTRO LA CHIUSURA DEI CANTIERI - 50 ANNI DOPO 75.000 ABITANTI IN MENO (IL 26,7%) E IL 13,9 % DEI CITTADINI EMIGRA ALL' ESTERO: IL DOPPIO DELLA MEDIA ITALIANA - MA I POLITICI FANNO UN POLVERONE SU UNO STRISCIONE PER NON PARLARNE...


L' 8 ottobre 1966 Trieste è insorta in difesa dei suoi Cantieri al grido : "NON CI LASCEREMO CANCELLARE DAL MARE! "-

Malgrado la durezza degli scontri di piazza durati più giorni abbiamo perso ed è proseguito lo smantellamento della nostra economia.

Oggi ricorre il 50° anniversario di quella che è stata un' autentica insurrezione popolare e si possono valutare gli esiti della politica dello stato italiano riguardo Trieste.


Il Comune di Trieste aveva 279.376 abitanti nel 1969 oggi ne ha 204.517: ne ha persi 74.859 pari al 26,7%.
Trieste è l' unica città europea che ha meno abitanti del censimento del 1910. Le altre hanno almeno raddoppiato se non quintuplicato (vedi Roma): comprese le limitrofe Udine e Capodistria.

Il Comune di Trieste ha il 13,9% dei cittadini iscritti all' AIRE ovvero emigrati all' estero: questa percentuale è il doppio di quella nazionale e quasi il triplo della media del Nord italiano e del Nord Est:   

UDINE 5,41 % della popolazione (clicca QUI)
VENEZIA 5,5 % della popolazione.
Naturalmente non si parla dei Triestini emigrati verso altre città italiane.

Proprio ieri sono usciti questi dati sull' emigrazione che sono stati ampiamente commentati sulla stampa italiana che ne ha fatto le prime pagine e paginoni (clicca QUI)

Ma il Piccolo li ha relegati in 10° pagina e quelli di Trieste in un trafiletto invisibile.

Il Piccolo e i politici locali dei partiti nazionali hanno preferito impegnarsi a sollevare un polverone sproporzionato su uno striscione sulla vicenda di un povero ragazzo usato inconsapevolmente da vivo e strumentalizzato da morto.

Il Piccolo facendo prime pagine senza senso della misura, costruendo a tavolino un caso mediatico telefonando ai VIP per riportarne il parere e utilizzando la catena di giornali di cui fa parte con Repubblica capofila, il Sindaco arrampicandosi sulla facciata del Municipio e rilasciando dichiarazioni rozze e ignoranti, gli altri sollevando un polverone strumentale e senza senso per nascondere la loro incapacità di affrontare i problemi reali.

Nessuno però ha parlato dei dati sull' emigrazione e sulla situazione di Trieste... meglio distrarre la pubblica opinione con le "battaglie degli striscioni" .


Questa classe politica e giornalistica figlia del "Marketing", piena di buffoni e attori da avanspettacolo, capace solo di farse e annunci, non può nemmeno lustrare le scarpe ai politici del dopoguerra, anche se nostri avversari.

Foto dell' 8 ottobre 1966 cliccando QUI.




VERITA' PER TRIESTE !


venerdì 7 ottobre 2016

#VeritàPerTrieste - GRAZIE ALLA GUERRA DELLO STRISCIONE NON SI PARLA DI EMIGRAZIONE (E DELLA NO TAX AREA) - 13,9% DELLA POPOLAZIONE TRIESTINA EMIGRA CONTRO IL 5,4% DI UDINE E IL 5,5% DI VENEZIA, E PERCENTUALI ANCORA PIU' BASSE A VERONA E PADOVA PER PARLARE DEL NORD-EST - NOTIZIA "SCORDATA" COME LA NO TAX AREA DI LUGLIO....


A seguire la politica triestina sembra di stare nel cortile di un ricreatorio.
Adesso assistiamo alla "Guerra dello Striscione" in cui si è perso ogni senso della misura.

La notizia del giorno 9 ottobre era l' emigrazione dall' Italia che mantiene ritmi drammatici soprattutto tra i giovani.
L' emigrazione, soprattutto giovanile da Trieste raggiunge il record:

13,9% DELLA POPOLAZIONE TRIESTINA CONTRO IL 5,4% DI UDINE E IL 5,5% DI VENEZIA, E PERCENTUALI ANCORA PIU' BASSE A VERONA E PADOVA PER PARLARE DEL NORD-EST.  (clicca QUI)


L' uscita di questi dati ad opera della CEI ha permesso a Repubblica e Corriere di fare prime pagine e paginoni e a Mattarella di alzare severi moniti e auspici.

Il Piccolo ha invece relegato tutto in 10° pagina facendo una prima pagina spettacolare e colorata sulla questione dello striscione "Verità per Giulio Regeni" che da alcuni mesi sta sul Municipio e che alcuni membri del Consiglio Comunale volevano inopinatamente rimuovere innescando una delle solite guerre surreali tipo quella sulla targa col giorno giusto della "vera liberazione" o altre, scusate, cazzate.

La cosa ha provocato la reazione emotiva del Sindaco che ha fatto togliere lo striscione dimostrando vero decisionismo su una questione vitale per Trieste...

Tromboni locali di ambo gli schieramenti si sono scambiati anatemi su facebook e via stampa, Il Piccolo ha iniziato una campagna stampa con sondaggio e interviste a Soloni vari e ormai l' incendio alimentato dalla "bufera", come scrive il bollettino locale del PD, divampa.

Noi che ci aspettavamo un po' di dibattito sulla secondaria e irrilevante questione della abnorme emigrazione dei triestini assistiamo sbigottiti  a questa "Guerra dei Bottoni" tra i mattacchioni della politica locale, che si scannano sul tema fondamentale di uno striscione su una vicenda internazionale incardinata in Egitto.

A noi sembrano pazzi o ragazzini che giocano alla guerra in ricreatorio.

A parte che troviamo divertente che IL BUGIARDELLO faccia una prima pagina speciale invocando la VERITA' che non sa nemmeno cosa sia, ci domandiamo se tutte le parti coinvolte nella rissa non farebbero meglio a risparmiare le energie per battaglie più costruttive per la città: tipo la questione che i nostri giovani devono emigrare o la NO TAX AREA...

Ma forse preferivano fare la "guerra dello striscione" piuttosto che spiegare perchè Trieste sia diventata, da porto della Mitteleuropa, un posto di emigrazione E NASCONDERE IL PROBLEMA SOTTO IL TAPPETO O TRA LE RIGHE IN 10° PAGINA.





#VeritàPerTrieste - TRIESTE E' LA CITTA' CON PIU' EMIGRATI: 13,9% CONTRO IL 5,4% DI UDINE E IL 5,5% DI VENEZIA - TRIESTE HA MENO ABITANTI DEL 1910 - ECCO COME SI E' RIDOTTO IL "PORTO FRANCO" DELLA MITTELEUROPA AMMINISTRATO DALL' ITALIA -

Sopra il paginone che La Repubblica dedica oggi ai dati sull' emigrazione ma i dati più impressionanti li troviamo comparando 
TRIESTE EMIGRANTI (UFFICIALI)  13,9% DELLA POPOLAZIONE
UDINE 5,41 % DELLA POPOLAZIONE (clicca QUI)
VENEZIA 5,5 % DELLA POPOLAZIONE.

Si sono ribaltati, e di molte volte, i dati del 1918.

Questa la nostra emigrazione:
IL PICCOLO 7 OTTOBRE 2016
Anagrafe dei residenti all'estero (Aire).
Trieste è al sesto posto nel dossier per numero di iscritti all’Aire: sono oltre 28mila
"Analizzando la situazione dei singoli comuni italiani, il dossier colloca Trieste al sesto posto in Italia per iscritti all'Aire, con 28.468 cittadini. La proporzione rispetto alla popolazione residente è notevole: il 13,9% dei 204.420 abitanti del comune al primo gennaio 2016. Da questo particolare punto di vista, Trieste occupa addirittura la prima posizione fra i dieci comuni che troneggiano nella classifica italiana".

TRIESTE E' L' UNICA CITTA' EUROPEA CHE HA MENO ABITANTI DEL 1910 , DATA DELL' ULTIME CENSIMENTO PRIMA DELL' ARRIVO DELL' ITALIA.

TRIESTE FINO AL 1918 CALAMITAVA E ATTIRAVA IMMIGRAZIONE QUALIFICATA GRAZIE ALLE OPPORTUNITA' DI LAVORO LEGATE AL PORTO E ALL' INDOTTO.

TRIESTE HA UN PORTO FRANCO INTERNAZIONALE CHE ERA IL PRINCIPALE DELLA MITTELEUROPA  ED E' ORA AMMINISTRATA DALL' ITALIA CON I RISULTATI CHE VEDIAMO.

VERITA' PER TRIESTE !

P.S.
I DATI SULL' EMIGRAZIONE DEI TRIESTINI SONO UN GROSSO PROBLEMA,
UNO STRISCIONE NO.


VERITA' PER GIULIO REGENI ED ANCHE PER TRIESTE - UNA POLITICA FATTA SOLO DI AZIONI SIMBOLICHE E ANNUNCI NASCONDE LA DECADENZA DELLA NOSTRA CITTA' - VERITA' E CONCRETEZZA -


Ormai non c'è giorno che la politica non si occupi di fatti simbolici senza incidere nella realtà: dallo sloggio di qualche rom, alle repressioni degli artisti di strada, dai divieti a commemorazioni delle leggi razziali fino alla rimozione di striscioni che riguardano la tragica vicenda di questo povero ragazzo stritolato in situazioni più grandi di lui.

Politica fatta solo di azioni simboliche e annunci mirabolanti come quello che prevedeva 100.000 abitanti in più e 2 milioni di turisti all' anno grazie a Porto Vecchio sostenuta da un giornale soprannominato Il Bugiardello, che oggi fa la prima pagina sulla Verità (* vedi foto in fondo).

Tutto fatto per finire sui media senza cambiare niente: in una città (e in un' Italia) che sta andando a remengo.
Tanto fumo e niente arrosto. 


Noi vorremmo una politica che dica la VERITA' sia sul caso Regeni, sia sulla situazione tragica di Trieste e del suo futuro.


Sul perchè si trova in queste condizioni dopo 100 anni d' Italia, sul fatto che la sdemanializzazione di Porto Vecchio è un bluff, sul fatto che l' unica risorsa da usare per un rilancio siano il Porto Franco Internazionale e una No Tax Area, oltre a un rilancio dell' edilizia grazie ad una doverosa riclassificazione della sismicità, sul fatto che il mitico Turismo sia solo una risorsa secondaria e non il futuro di Trieste.
Verità sulla situazione giuridica di "territorio amministrato" .


Questa la nostra emigrazione:
IL PICCOLO 7 OTTOBRE 2016
Anagrafe dei residenti all'estero (Aire).
Trieste è al sesto posto nel dossier per numero di iscritti all’Aire: sono oltre 28mila

"Analizzando la situazione dei singoli comuni italiani, il dossier colloca Trieste al sesto posto in Italia per iscritti all'Aire, con 28.468 cittadini. La proporzione rispetto alla popolazione residente è notevole: il 13,9% dei 204.420 abitanti del comune al primo gennaio 2016. Da questo particolare punto di vista, Trieste occupa addirittura la prima posizione fra i dieci comuni che troneggiano nella classifica italiana"

Trieste ha fatto indigestione di battaglie di simboli, bandiere, inni, promesse, proclami, appelli retorici e squilli di fanfare.

VERITA' E REALTA'
VERITA' E CONCRETEZZA

VERITA' PER TRIESTE

(*) Il 30 gennaio 2016 Il Bugiardello, che oggi fa la prima pagina sulla Verità, faceva un paginone in cui spiegava che "gli analisti" prevedono 2 milioni di turisti / anno nel 2030 in Porto Vecchio e centomila abitanti in più, ma l' "Advisor" ha appena detto che ci vogliono 25 anni per i lavori che sarebbero conclusi nel 2041...una presa per i fondelli continua...

giovedì 6 ottobre 2016

IL PORTO OFF SHORE DI VENEZIA AVREBBE TROVATO INVESTITORI CINESI - AGGIUDICATA PER 4 MILIONI LA PROGETTAZIONE DEFINITIVA AL CONSORZIO ITALO-CINESE 4C3 - PD E DIPIAZZA DICANO COME STANNO LE COSE VERAMENTE: NE VA DEL FUTURO DEL PORTO DI TRIESTE !


Oggi il Corriere della Sera, edizione del Veneto, pag,10 (che sotto riportiamo) ci informa, tra l' altro, che:

1) è stato aggiudicata la progettazione definitiva del Porto Off Shore (quello che accopperebbe Trieste) al raggruppamento italo cinese 4C3 per la somma di 4 milioni di euro. La cosa è confermata anche da altri organi di informazione specializzati ( clicca QUI  e QUI ).

2) W
ang Xiaojun chief engineer di China Communication Constructions Company Group era presente al convegno di ieri sull' Off-Shore e il suo gruppo, che è il 5° contractor mondiale, è stato indicato, dal sindaco di Venezia Brugnaro, come l' investitore e il gestore per detto porto off-shore.


3) la prima Mama Vessel, la particolare imbarcazione per il trasferimento dei container a terra, sarà realizzata il prossimo anno con fondi della UE.

Il PD locale minimizza e ci ripete che l' Off-Shore veneziano è stato bloccato e che l' invio del progetto al Cipe da parte del ministro Delrio è "solo un atto dovuto" e che sono tutte "forzature giornalistiche" de diabolico Costa presidente in scadenza della Autorità Portuale di Venezia (in quota PD), che riesce a coinvolgere anche il Ministro degli Esteri Gentiloni.
Tuttavia a noi pare che stanziare 4 milioni di euro per il progetto definitivo già aggiudicato a un gruppo di cui fa parte un grosso contractor cinese sia qualcosa di diverso di un atto dovuto.
Indire una gara per la progettazione definitiva dell' Off-Shore al costo di 4 milioni sapendo che non si fa nulla sarebbe uno spreco di denaro pubblico e un danno erariale: ma non vediamo nessuno che lo contesta.
Inoltre abbiamo gran stima dei Cinesi e non pensiamo che si muovano a casaccio.
Notiamo che mentre a Trieste si  continua a strologare su inesistenti investitori in Porto Vecchio per ipotetici "Attrattori ulturali Transfrontalieri" ed altre stranezze, a Venezia si dia prova di maggior concretezza.

Chiediamo che la pubblica opinione sia informata su come stanno veramente le cose, perchè ne va del futuro del nostro Porto e perchè vengono usati soldi pubblici.

Il PD che è al governo  spieghi chiaramente e definitivamente quello che sta succedendo.
Il sindaco Di Piazza che vanta grande amicizia con Brugnaro, sindaco di Venezia e acceso sostenitore dell' off-shore veneziano,  prenda posizione o almeno spieghi ai cittadini come stanno le cose.

Il porto off shore arriva al Cipe La prima nave pronta in un anno

Costa: «Autorizzazioni e investitori, c’è tutto. Venezia batta i pugni: il governo ce lo deve»

Mama Vessel Le navi che porteranno i container dal terminal d’altura dell’off shore ai porti interni. La prima nave sarà realizzata entro il prossimo anno. E’ finanziata dall’Ue


«Fermarlo? Il progetto è amministrativamente maturo, ha tutte le autorizzazioni, tutto il mondo ce lo sta copiando e ci sono pure gli investitori», dice il presidente del Porto Paolo Costa. Cosa tutt’altro che trascurabile tanto che il sindaco Luigi Brugnaro durante il seminario di ieri sul porto off shore si avvicina a Nang Xiaojun chief engineer di China Communication Constructions Company Groupi e rivolgendosi al pubblico esclama: «Dicono che non esistono, eccoli qui in carne e ossa». Se poi aggiungiamo che il ministero delle Infrastrutture ha mandato il progetto al Cipe per il via libera alla realizzazione della piattaforma a Marghera (i soldi già ci sono) e per l’autorizzazione a redigere progetto definitivo del terminal d’altura, è chiaro che il futuro presidente del Porto si troverà a gestire una macchina che procede quasi da sola. Anche perché la progettazione definitiva è già stata avviata con l’aggiudicazione del bando, da oltre 4 milioni di euro, al raggruppamento di imprese italo-cinese 4C3, costituito dalle società 3Ti Progetti Italia ed E-Ambiente, guidato dal quinto general contractor mondiale Ccccg, appunto, che vuole anche metterci i soldi per costruire e gestire il porto off shore. Di più: il prossimo anno sarà costruita la prima mama Vessel (finanziata al 50 per cento dall’Unione europea), la nave speciale che porterà i container dal terminal d’altura ai porti interni di Marghera, Chioggia, Porto Levante e Mantova. «Un’opera fattibile che consentirà di costruire una prospettiva di lavoro per le nuove generazioni — ha ribadito il sindaco — Un progetto di sviluppo economico e di pianificazione strategica non solo per Venezia, ma per l’intero Paese».
Rotterdam sta adottando un sistema simile, Kalifa a 50 chilometri da Abu Dhani lo sta copiando, così come la Guyana francese, e l’Agenzia nazionale americana per la sicurezza che vuole fare lo screening dei container in altura. Un modello che permette di intercettare le mega navi da 18 mila teu che oggi non possono raggiungere l’Italia perché non ci sono i porti in grado ospitarli. Il terminal d’altura consente il deconsolidamento in mare e il trasporto delle merci nei diversi scali: il progetto prevede 1 milione e 400 mila teu a Marghera nell’area Monte Syndial, 60 mila a Porto Levante, centomila a Mantova, e 150 mila a Chioggia. «Un modello di esercizio provato, economicamente conveniente e ambientalmente sostenibile», precisa Costa che sottolinea l’importanza geografica di Venezia «in questo momento il porto più accessibile del mercato europeo». Non a caso negli ultimi otto anni il traffico è più che raddoppiato (da 290 mila a 600 mila teu) nonostante il momento di recessione. E se Brugnaro chiede al governo di evitare ulteriori «tentennamenti» («Sono state finanziate grandi opere a Milano e a Napoli è arrivato il momento di valorizzare Venezia»), Costa ribadisce la necessità di rispettare gli accordi presi al momento del via libera al Mose: «Restituire al porto l’accessibilità nautica e garantire la salvaguardia della città, questo aspetto è andato perso con il tempo, ma la comunità veneziana non riesce a battere i pugni sul tavolo».



mercoledì 5 ottobre 2016

MEGLIO CHE I COMICI FACCIANO I COMICI - BENIGNI DICE CHE IL NO AL REFERENDUM COSTITUZIONALE SAREBBE PEGGIO DELLA BREXIT: MAGARI ! - L' INGHILTERRA HA UN BOOM ECONOMICO GRAZIE ALLA SVALUTAZIONE DELLA STERLINA, VUOLE DARE LA PREFERENZA AI PROPRI CITTADINI NELLE ASSUNZIONI E CONTROLLARE L' IMMIGRAZIONE... INTANTO IN ITALIA "MARIETA MONTA IN GONDOLA"...

Per il comico non è più "La Costituzione Più Bella del Mondo" ma va cambiata:
se vincono il NO si finisce come l' Inghilterra con la Brexit : mini boom economico, preferenza agli Inglesi nei posti di lavoro e regolamentazione dell' immigrazione.
Veramente un rischio tremendo...


Intanto in Italia: le previsioni economiche del Governo vanno in "gondoleta" contestate dagli stessi organismi di controllo statali: 
MARIETA MONTA IN GONDOLA (clicca QUI)
Co sto afar del SI e del NO
moleghe 'n ponto, moleghe 'n ponto,
co sto afar del SI e del NO
molèghe 'n ponto tutti do!


martedì 4 ottobre 2016

#BalleTuristicoMuseali - MOSTRA "NAVI DEL LLOYD": QUANTI SONO I BIGLIETTI VENDUTI (INCASSI) E QUALI I COSTI ? - QUANTO TURISMO HA GENERATO ? E' AUTOSUFFICIENTE LA MOSTRA CHE "ITALIA NOSTRA" VUOLE SPOSTARE AL MAGAZZINO 26, COSTATO OLTRE 16 MILIONI PER UN RESTAURO DA COMPLETARE? - PROMETTEVANO DUE MILIONI DI TURISTI ALL' ANNO IN "PORTO VECCHIO".....



"Dirottare l’Istituto di ingegneria genetica e biotecnologia (Icgeb) dal Magazzino 26 che è destinato a funzioni museali e trasferirvi qui la mostra sulle navi del Lloyd subito dopo la Barcolana ...."

Visto che ne parlano qualcuno può rispondere alla domanda che abbiamo fatto mesi fa per sapere quanti siano i biglietti venduti (incassi) e quali i costi della celebrata mostra sulle NAVI DEL LLOYD che vogliono invece portare al Magazzino 26 ? 

Giusto per capire quanto turismo abbia generato e se sia autosufficiente economicamente.

E giusto per capire quanto questa storia del Turismo Museale a Trieste sia campata in aria (vedi Attrattore Culturale Transnazionale).


Ricordiamo che secondo Cosolini questa mostra sulle Navi del Lloyd sarebbe stata il cuore del "Museo del Mare" che avrebbe attratto milioni di turisti (due milioni all' anno ...)
Da mesi attendiamo i dati sull' afflusso turistico reale: e' segreto?


VOGLIONO TRASFORMARE TRIESTE ED IL SUO PORTO IN UN MUSEO CON LA SCUSA DI UN TURISMO INESISTENTE E FANTASTICATO.

N.B. Il 30 gennaio 2016 "gli analisti" prevedono 2 milioni di turisti / anno nel 2030, ma l' "Advisor" ha appena detto che ci vogliono 25 anni per i lavori che sarebbero conclusi nel 2041...una presa per i fondelli continua...


FUORI "ITALIA NOSTRA" E LA SOVRINTENDENZA DAL "PORTO FRANCO INTERNAZIONALE" - SONO LORO, CON I VINCOLI ARCHITETTONICI, I VERI IMMOBILISTI E CAUSA DEL DEGRADO PER IMPOSSIBILITA' DI AMMODERNAMENTO --


STAVOLTA HANNO STUFATO: saremo "politicamente scorretti" e parleremo chiaro.

L' arch. Antonella CAROLI, già sciaguratamente e incomprensibilmente Segretario del Porto al tempo di Maresca nonchè ammiratrice del sen. Russo che sostiene in ogni occasione, è intervenuta nuovamente su Porto Vecchio insieme con la sua "Italia Nostra", attaccando veementemente l' unica proposta decente che è quella di mettere un centro di ricerca avanzata come l' ICGEB in Porto Vecchio e precisamente nel Magazzino 26 restaurato a carissimo prezzo con soldi pubblici.


L' ICGEB non è il  Totem TURISMO e nemmeno un MUSEO che è nelle ossessioni di queste persone, ma un centro di bioingegneria che ha anche ricadute sul tessuto produttivo, e perciò da ostacolare pesantemente con i demenziali vincoli architettonici.


Infatti costoro hanno ribadito che vi è anche un vincolo architettonico sugli interni del magazzino, che ne impedirebbero l' adeguamento alla attività dell' ICGEB, come se non bastasse il vicolo sull' esterno degli edifici e dell' area che l' arch. Semerani ha, giustissimamente, definito "idiota".

Ricordiamo che nel 2001 quel fenomeno di Sgarbi allora sottosegretario, su sollecitazione ed appoggio della medesima Antonella Caroli, Segretaria del Porto, e di Italia Nostra, ha posto un pesantissimo vincolo architettonico sull' area di Porto Vecchio, vincolo che è la causa prima della mancata modernizzazione dell' area e del conseguente degrado.

Costoro, versando lacrime di coccodrillo, parlano di IMMOBILISMO mentre ne sono la causa prima come si vede anche oggi con l' ICGEB.

L' attività di porre vincoli architettonici e di applicare in modo demenziale la legge Galasso (quella sui paesaggi) da parte della Sovrintendenza paracadutata da Roma, supportata da "Italia Loro", non si limita a Porto Vecchio e a creare problemi all' Adria Terminal che lì è ancora operativo, ma investe inopinatamente anche Porto Nuovo creando problemi e bloccando chi vuole costruire nuovi capannoni e vincolando perfino le pietre delle banchine.

DEVONO STARE FUORI DAL "PORTO FRANCO INTERNAZIONALE DI TRIESTE" SU CUI NON HANNO ALCUNA COMPETENZA.


E I VINCOLI ARCHITETTONICI DEVONO ESSERE TOLTI: 32 MILIONI DI RESTAURI PER MAGAZZINO 26 E CENTRALE IDRODINAMICA, SENZA CREARE UN SOLO POSTO DI LAVORO, SONO PIU' CHE SUFFICIENTI...
IL PORTO NON E' UN MUSEO !

Qui il testo del Piccolo (vedi foto):
Dirottare l’Istituto di ingegneria genetica e biotecnologia (Icgeb) dal Magazzino 26 che è destinato a funzioni museali e trasferirvi qui la mostra sulle navi del Lloyd subito dopo la Barcolana per rendere l’ex Centrale idrodinamica nuovamente fruibile per le visite agli impianti. Con questi obiettivi, sull’argomento triestino del secolo cioé Porto vecchio è scesa in campo a spada tratta ieri anche Italia Nostra che ha in gestione l’embrione di Polo museale già esistente all’interno dell’antico scalo. La referente per il Polo Antonella Caroli e la vicepresidente provinciale Giulia Giacomich hanno fortemente criticato la scelta della nuova sede dell’Icgeb confermata nella riunione d’insediamento del Tavolo romano su Porto vecchio a cui hanno preso parte Regione, Comune, Autorità portuale e governo (rappresentato dal segretario generale del ministero per i Beni e le attività culturali, cui si deve il contributo di 50 milioni, Antonia Pasqua Recchia, e dal capo dipartimento per gli Affari regionali della presidenza del Consiglio Antonio Naddeo). «A una nostra prima valutazione - hanno commentato le rappresentanti di Italia Nostra - la struttura specialistica dell’Icgeb potrebbe andare a stravolgere le parti interne dell’edificio in quanto la realizzazione di laboratori, attrezzature tecniche, controsoffittature, pavimentazioni galleggianti, aree di rispetto, potrebbero presentare notevoli problematiche dal punto di vista autorizzativo dato che l’edificio è vincolato anche dall’interno». Ma non è solo questa l’obiezione che muove Italia Nostra che insiste sul fatto che il Magazzino 26 «viene individuato anche dalle linee guida dell’advisor Ernst&Young come area museale ed espositiva», mentre ospitando l’Icgeb «verrebbe interdetto all’accesso pubblico». Per l’Istituto di ingegneria genetica e biotecnologia secondo Italia Nostra «si potrebbe individuare un’area...


P.S. Visto che ne parlano qualcuno può rispondere alla domanda che abbiamo fatto mesi fa per sapere quanti siano i biglietti venduti (incassi) e quali i costi della celebrata mostra sulle navi del Lloyd che vogliono invece portare al Magazzino 26 ? Giusto per capire quanto turismo abbia generato e se sia autosufficiente economicamente.

Italia Nostra

lunedì 3 ottobre 2016

L' ATTUALISSIMO DISCORSO DI LUCIANO SANTIN IN OCCASIONE DEL 634° ANNIVERSARIO DELLA DEDIZIONE DI TRIESTE ALL' AUSTRIA - 30 SETTEMBRE 2016

30.9.2016: 634° anniversario della Dedizione di Trieste all’Austria


Riprendiamo, per il suo interesse e attualità, il bel discorso di Luciano Santin in occasione del 634° anniversario della dedizione di Trieste all' Austria, pubblicato dal Club Touristi Triestini (clicca QUI ).

"Mi si chiedono due parole in occasione dell’anniversario della Dedizione di Trieste all’Austria. Non parlerò di nostalgie, di miti scintillanti, di patrie ideali, di appartenenze a una civiltà. Temi che pure avrebbero ragioni e dignità per essere trattati.
Parlerò invece di funzionalità. Pazienza se qualcuno rimarrà deluso, ma sono capace di dire solo ciò che penso, ciò che ho faticosamente e provvisoriamente maturato negli anni.
Partirei da una riflessione. La mia infanzia ha attraversato il dopoguerra, ultimi anni ’40, primi ’50, quindi ho mangiato pane e Fratelli d’Italia, Piave, Ragazze di Trieste, ogni giorno che Dio mandava in terra.
Ma giunto all’età della ragione, mi sono reso conto che sulla storia patria, intendo quella della Heimat triestina, mi era stato raccontato ben poco, a parte il mito della doppia redenzione, tacendo peraltro i venticinque italianissimi anni intercorsi tra i due fatti, con tutti i nefasti eventi, gli esiti, le conseguenze.
Soprattutto il mezzo millennio che aveva preceduto il possesso italiano, era stato liquidato con il distico di una canzone, che si cantava ogni mattina a scuola, altrimenti le lezioni non sarebbero potute iniziare, e che recitava: “infranse alfin l’italico valore, le forche e l’armi dell’impiccatore”.
Dunque, la notte e l’alba: prima le tenebre della tirannide assassina, poi la luce gloriosa e salvifica. Redentrice. Nient’altro.
Ma dell’altro ci doveva essere: stava a testimoniarlo l’ossatura stessa della città, i palazzi, l’impianto urbano, quello portuale. Tutte cose che avevano ben più dei quarant’anni che separavano la mia fanciullezza dalla Trieste del primo ’900.
Così ho cominciato a documentarmi, a leggere testi di storia, ma ancor più vecchi giornali, a chiacchierare con i testimoni di quell’epoca scomparsa, che erano già vecchi quando io ero giovane.
E le prime scoperte furono, allora, l’alfa e l’omega della Trieste asburgica: l’impressionante crescita occorsa tra il 1900 e l’inizio della Grande guerra, e l’atto che ne era stato all’origine, sia pure molto da lontano: la dedizione all’Austria.
Una cosa abbastanza sbalorditiva, quest’ultima: nel 1300 le città si conquistavano col ferro e col fuoco. Al massimo i regnanti si scambiavano i possedimenti, con gli abitanti sopra, secondo le loro convenienze.
Trieste, invece, all’epoca fece una libera scelta.
Si offrì all’Austria, contrattando condizioni di grande favore, tra cui quella, mai abbastanza sottolineata, di bene indisponibile.
La corona non avrebbe mai potuto cedere la città così come allora si usava, le sorti degli Asburgo erano indissolubilmente legate a quelle di Trieste, che poteva solo essere strappata loro. E ciò occorse, con Napoleone e poi con i Savoia. Ma, si trattò, appunto, di una conquista.
A questo punto la domanda che discende dalla dedizione è: perché questa scelta, perché darsi all’Austria?
La prima risposta, abbastanza ovvia è: c’era una forte istanza autonomista, legata al libero Comune, e Trieste non voleva sottomettersi a Venezia, signora del mare, che con le buone e le meno buone si era impossessata di tutta la costa del Nord Adriatico.
La seconda risposta, o una prosecuzione della prima, se vogliamo, chiede di allargare un po’ lo sguardo alla carta d’Europa, l’Europa continentale. Nel momento in cui la città restava l’ultima figurina, quella che mancava alla collezione veneziana, diventava automaticamente più preziosa.
E questa tessera mancante al mosaico costiero della Serenissima poteva diventare altamente strategica. Non c’era più il muro di Venezia, a chiudere all’Europa centrale l’accesso al mare, o a monopolizzarne il controllo, ma c’era un varco, tra l’altro il punto più diretto e favorevole in termini di passi montani, con il Prewald, sotto il Nanos.
Questa opportunità piace pensare che sia stata allora presa in considerazione, certo a futura memoria, perché l’Adriatico non era ancora un mare libero. Lo sarebbe diventato appena nel 1717, con la patente di libera navigazione proclamata da Carlo VI.
C’è da considerare il fatto che la tensione verso il Mediterraneo del bacino danubiano ed oltre è un dato quasi fisico, gravitazionale. Pensiamo ai patriarchi tedeschi, che attraverso il Friuli puntavano al mare, o anche alla Germania nazista, che voleva Trieste per farne il porto meridionale del III Reich.
Ripeto, non parliamo di cascami romantici, di affetti controirredentistici. Non parliamo neppure di legalità. Certo, nel 1918 per l’annessione all’Italia non si fecero plebisciti. Erano stati tenuti, decenni prima, al Sud, in Toscana, negli Stati pontifici, per l’unificazione d’Italia, e poi in Veneto e in Friuli per le annessioni del 1866. Ma a Trieste no. Non si fece nulla. Perché – fu la spiegazione – dell’italianità di tutte le terre della penisola si poteva dubitare, non di quella di Trieste, la fedele di Roma.
Anche fedelissima dell’Austria, però.
Ma, dicevo, non parliamo di queste cose che appartengono ormai alla storia, parliamo della geografia. Della funzione di Trieste.
Trieste ha un senso come città europea, o non lo ha. Non lo ha come centro di una certa dimensione.
Nei primi anni del ’900 a dirlo con consapevolezza fu Ruggero Timeus: “cresca l’erba tra le pietre dei moli, purché siamo italiani. Torniamo a essere un villaggio costiero, ma nel seno della madrepatria”.
Per l’Italia, che dispone di parecchi sbocchi a mare dalla Liguria al Veneto, Trieste è un posto fuori mano e tecnicamente, funzionalmente – ripeto – inutile.
Invece nell’Europa di oggi, che, pur tra contraddizioni e zoppìe ha una permeabilità molto maggiore che non in passato, Trieste potrebbe far valere il suo ruolo strategico, tra Centro Europa e Mediterraneo, e anche tra Est e Ovest.
Ma per poterlo realmente riassumere Trieste deve essere in grado di rapportarsi con il suo hinterland direttamente, rapidamente, e godendo di poteri decisionali.
Se ogni cosa deve transitare per Roma la battaglia è perduta in partenza. Perché a livello centrale italiano si dimenticano abbastanza di noi. Funzionalmente non serviamo, elettoralmente non contiamo, a livello italiano centomila voti, perché di questo si tratta, pesano poco.
Tre anni fa “Reporter”, l’esemplare programma di Milena Gabanelli su Rai 3, si è occupata dei collegamenti a Nord Est, Slovenia e Austria. Interviste ai governatori Zaia e Serracchiani, a Mauro Moretti, all’epoca amministratore delegato delle ferrovie, a Bortolo Mainardi, commissario straordinario Tav.
Andatevela a guardare, questa trasmissione, ecco il link. Si intitola confine Nord est. Ne esce fuori sostanzialmente questo discorso: l’Italia ha deciso di disinvestire sulle ferrovie verso est e verso nord.
E questo mentre ci si spertica in discorsi sulla necessità di fare la Tav come corridoio europeo.
Ci sono delle cose che assolutamente non quadrano.
Questa sintesi l’ho fatta io, ma, come ho detto, andatevi a vedere il servizio e giudicate personalmente.
Ecco, queste sono cose sulle quali i nostri rappresentanti dovrebbero attivarsi, non sulla guerra agli artisti di strada o sulla spiaggia tipo Copacabana a Barcola.
Da notare che la Presidente della Regione denuncia l’abbandono, però lei, che è numero due del partito di governo e che è anche responsabile nazionale dei Trasporti e Infrastrutture dello stesso partito, forse potrebbe fare qualcosa. Ma da Roma adesso si preferisce guardare al ponte sullo stretto di Messina.
Ripeto una volta di più. Qui parliamo di funzionalità. Se avremo modo di relazionarci con il mondo cui possiamo servire, e che serve a noi, ma relazionarci in modo diretto, senza tramiti e filtri lenti e poco motivati, possiamo nutrire delle speranze nel domani. Altrimenti mettiamoci il cuore in pace.
Circola un’aria strana. Si parla di soppressione dell’autonomia, forse di macroregione Nord Est. Penso che sarebbe una cosa esiziale.
Perché, se l’autonomia era una necessità, affermata come tale, quando Trieste era limes del mondo occidentale, suo caposaldo di chiusura, è ancora più vitale oggi, che sono possibili l’apertura e le interazioni positive.
La funzione crea o sviluppa gli organi diceva Lamarck. Ma se si fa di tutto per bloccare la funzione, gli organi non nasceranno, e quelli che esistono deperiranno.
A Trieste l’abbiamo visto negli ultimi centovent’anni. Iniziati con uno straordinario, tumultuoso sviluppo, al quale è seguita una decadenza che sembra non avere fine."

Luciano Santin è giornalista e già corrispondente di Panorama.