RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

giovedì 6 ottobre 2016

IL PORTO OFF SHORE DI VENEZIA AVREBBE TROVATO INVESTITORI CINESI - AGGIUDICATA PER 4 MILIONI LA PROGETTAZIONE DEFINITIVA AL CONSORZIO ITALO-CINESE 4C3 - PD E DIPIAZZA DICANO COME STANNO LE COSE VERAMENTE: NE VA DEL FUTURO DEL PORTO DI TRIESTE !


Oggi il Corriere della Sera, edizione del Veneto, pag,10 (che sotto riportiamo) ci informa, tra l' altro, che:

1) è stato aggiudicata la progettazione definitiva del Porto Off Shore (quello che accopperebbe Trieste) al raggruppamento italo cinese 4C3 per la somma di 4 milioni di euro. La cosa è confermata anche da altri organi di informazione specializzati ( clicca QUI  e QUI ).

2) W
ang Xiaojun chief engineer di China Communication Constructions Company Group era presente al convegno di ieri sull' Off-Shore e il suo gruppo, che è il 5° contractor mondiale, è stato indicato, dal sindaco di Venezia Brugnaro, come l' investitore e il gestore per detto porto off-shore.


3) la prima Mama Vessel, la particolare imbarcazione per il trasferimento dei container a terra, sarà realizzata il prossimo anno con fondi della UE.

Il PD locale minimizza e ci ripete che l' Off-Shore veneziano è stato bloccato e che l' invio del progetto al Cipe da parte del ministro Delrio è "solo un atto dovuto" e che sono tutte "forzature giornalistiche" de diabolico Costa presidente in scadenza della Autorità Portuale di Venezia (in quota PD), che riesce a coinvolgere anche il Ministro degli Esteri Gentiloni.
Tuttavia a noi pare che stanziare 4 milioni di euro per il progetto definitivo già aggiudicato a un gruppo di cui fa parte un grosso contractor cinese sia qualcosa di diverso di un atto dovuto.
Indire una gara per la progettazione definitiva dell' Off-Shore al costo di 4 milioni sapendo che non si fa nulla sarebbe uno spreco di denaro pubblico e un danno erariale: ma non vediamo nessuno che lo contesta.
Inoltre abbiamo gran stima dei Cinesi e non pensiamo che si muovano a casaccio.
Notiamo che mentre a Trieste si  continua a strologare su inesistenti investitori in Porto Vecchio per ipotetici "Attrattori ulturali Transfrontalieri" ed altre stranezze, a Venezia si dia prova di maggior concretezza.

Chiediamo che la pubblica opinione sia informata su come stanno veramente le cose, perchè ne va del futuro del nostro Porto e perchè vengono usati soldi pubblici.

Il PD che è al governo  spieghi chiaramente e definitivamente quello che sta succedendo.
Il sindaco Di Piazza che vanta grande amicizia con Brugnaro, sindaco di Venezia e acceso sostenitore dell' off-shore veneziano,  prenda posizione o almeno spieghi ai cittadini come stanno le cose.

Il porto off shore arriva al Cipe La prima nave pronta in un anno

Costa: «Autorizzazioni e investitori, c’è tutto. Venezia batta i pugni: il governo ce lo deve»

Mama Vessel Le navi che porteranno i container dal terminal d’altura dell’off shore ai porti interni. La prima nave sarà realizzata entro il prossimo anno. E’ finanziata dall’Ue


«Fermarlo? Il progetto è amministrativamente maturo, ha tutte le autorizzazioni, tutto il mondo ce lo sta copiando e ci sono pure gli investitori», dice il presidente del Porto Paolo Costa. Cosa tutt’altro che trascurabile tanto che il sindaco Luigi Brugnaro durante il seminario di ieri sul porto off shore si avvicina a Nang Xiaojun chief engineer di China Communication Constructions Company Groupi e rivolgendosi al pubblico esclama: «Dicono che non esistono, eccoli qui in carne e ossa». Se poi aggiungiamo che il ministero delle Infrastrutture ha mandato il progetto al Cipe per il via libera alla realizzazione della piattaforma a Marghera (i soldi già ci sono) e per l’autorizzazione a redigere progetto definitivo del terminal d’altura, è chiaro che il futuro presidente del Porto si troverà a gestire una macchina che procede quasi da sola. Anche perché la progettazione definitiva è già stata avviata con l’aggiudicazione del bando, da oltre 4 milioni di euro, al raggruppamento di imprese italo-cinese 4C3, costituito dalle società 3Ti Progetti Italia ed E-Ambiente, guidato dal quinto general contractor mondiale Ccccg, appunto, che vuole anche metterci i soldi per costruire e gestire il porto off shore. Di più: il prossimo anno sarà costruita la prima mama Vessel (finanziata al 50 per cento dall’Unione europea), la nave speciale che porterà i container dal terminal d’altura ai porti interni di Marghera, Chioggia, Porto Levante e Mantova. «Un’opera fattibile che consentirà di costruire una prospettiva di lavoro per le nuove generazioni — ha ribadito il sindaco — Un progetto di sviluppo economico e di pianificazione strategica non solo per Venezia, ma per l’intero Paese».
Rotterdam sta adottando un sistema simile, Kalifa a 50 chilometri da Abu Dhani lo sta copiando, così come la Guyana francese, e l’Agenzia nazionale americana per la sicurezza che vuole fare lo screening dei container in altura. Un modello che permette di intercettare le mega navi da 18 mila teu che oggi non possono raggiungere l’Italia perché non ci sono i porti in grado ospitarli. Il terminal d’altura consente il deconsolidamento in mare e il trasporto delle merci nei diversi scali: il progetto prevede 1 milione e 400 mila teu a Marghera nell’area Monte Syndial, 60 mila a Porto Levante, centomila a Mantova, e 150 mila a Chioggia. «Un modello di esercizio provato, economicamente conveniente e ambientalmente sostenibile», precisa Costa che sottolinea l’importanza geografica di Venezia «in questo momento il porto più accessibile del mercato europeo». Non a caso negli ultimi otto anni il traffico è più che raddoppiato (da 290 mila a 600 mila teu) nonostante il momento di recessione. E se Brugnaro chiede al governo di evitare ulteriori «tentennamenti» («Sono state finanziate grandi opere a Milano e a Napoli è arrivato il momento di valorizzare Venezia»), Costa ribadisce la necessità di rispettare gli accordi presi al momento del via libera al Mose: «Restituire al porto l’accessibilità nautica e garantire la salvaguardia della città, questo aspetto è andato perso con il tempo, ma la comunità veneziana non riesce a battere i pugni sul tavolo».



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