Sui nuovi assetti di organizzazione del
territorio regionale proposti dall’ assessore regionale Roberti, di cui abbiamo già detto QUI, è arrivata l’
interpretazione autentica del “Deus ex machina” dell’ attuale maggioranza
regionale, l’ abile e navigato politico udinese Ferruccio Saro, che così dice
sul Piccolo del 19/1:
"- un unico ente territoriale che conglobi Trieste, Gorizia e l’ Isontino con “un presidente giuliano e uno isontino che si alternino ogni due anni e mezzo. Un numero pari di consiglieri, a prescindere dal peso demografico dei due territori”. -
Questa la “proposta indecente” dopo il “patto della tartara” con il sindaco Roberto Dipiazza.
"- un unico ente territoriale che conglobi Trieste, Gorizia e l’ Isontino con “un presidente giuliano e uno isontino che si alternino ogni due anni e mezzo. Un numero pari di consiglieri, a prescindere dal peso demografico dei due territori”. -
Questa la “proposta indecente” dopo il “patto della tartara” con il sindaco Roberto Dipiazza.
Un ircocervo inefficiente e disfunzionale
già a prima vista: come può funzionare un ente governato da presidenti a turno
provenienti da territori disomogenei e con interessi diversi e magari eletti da
maggioranze diverse?
E per di più composto da amministrazioni comunali che non vogliono convivere ?
Infatti le prime reazioni degli amministratori pubblici isontini sono pesantemente negative indice di una conflittualità futura incoercibile che paralizzerebbe qualsiasi ente. Una follia!
Invece lo sviluppo del Porto Franco Internazionale di Trieste come terminal della Nuova Via della Seta ha bisogno di strumenti di “governace” del territorio autonomi ed efficienti per governarne la crescita e l’ evoluzione nell’ interesse dei cittadini: lo immaginate voi il territorio di Trieste governato ogni due anni da un presidente goriziano eletto a Gorizia, con competenze anche sulle "zone speciali" (ovvero "franche") come auspicato oggi da Saro?
Queste proposte nascono evidentemente da alchimie istituzionali che, forse, tengono conto di esigenze di risparmio e, certamente, di equilibri politici ma, sicuramente, non della necessità di creare valore e crescita.
E per di più composto da amministrazioni comunali che non vogliono convivere ?
Infatti le prime reazioni degli amministratori pubblici isontini sono pesantemente negative indice di una conflittualità futura incoercibile che paralizzerebbe qualsiasi ente. Una follia!
Invece lo sviluppo del Porto Franco Internazionale di Trieste come terminal della Nuova Via della Seta ha bisogno di strumenti di “governace” del territorio autonomi ed efficienti per governarne la crescita e l’ evoluzione nell’ interesse dei cittadini: lo immaginate voi il territorio di Trieste governato ogni due anni da un presidente goriziano eletto a Gorizia, con competenze anche sulle "zone speciali" (ovvero "franche") come auspicato oggi da Saro?
Queste proposte nascono evidentemente da alchimie istituzionali che, forse, tengono conto di esigenze di risparmio e, certamente, di equilibri politici ma, sicuramente, non della necessità di creare valore e crescita.
Curioso che l’ adesione a questo
acrobatico progetto e le esortazioni moralistiche a “pensare più alle unioni
che alle divisioni in Regione” arrivino da una Associazione Industriali e
da alcuni sindacati che hanno assistito inerti al crollo del PIL industriale di Trieste al di sotto della ridicola cifra del 9%...non senza aver sbeffeggiato per
decenni il regime di Porto Franco definito “roba da nostalgici” mentre
adesso viene finalmente riusato per fare industria.
Per non parlare del Presidente della Camera di Commercio Paoletti la cui prospettiva strategica espressa in questi anni è al massimo quella di un Acquario votato al fallimento.
Dipiazza, invece, il cui orizzonte strategico è quello del parcheggio a Barcola, aderisce al progetto con il “patto della tartara” per avere il sostegno di una maggioranza scricchiolante in Comune e nella speranza di presiedere un “area vasta” a coronamento della carriera politica.
Sta di fatto che tutte le esortazioni retoriche all’ unione e al “superamento dei campanilismi” e a “diventare più grandi per fare massa critica” non tengono minimamente conto del fatto che le analisi più aggiornate e con maggior visione planetaria indicano una netta crescita delle “Città Stato” interconnesse e costiere che si stanno sviluppando ovunque e in particolar modo in presenza di porti internazionali.
Del resto non è un fenomeno nuovo nella storia: basti pensare alle Città Stato Anseatiche testimoniate da Brema e Amburgo che tuttora sono Stati Autonomi nella federazione germanica perchè così funzionano meglio.
Per non parlare del Presidente della Camera di Commercio Paoletti la cui prospettiva strategica espressa in questi anni è al massimo quella di un Acquario votato al fallimento.
Dipiazza, invece, il cui orizzonte strategico è quello del parcheggio a Barcola, aderisce al progetto con il “patto della tartara” per avere il sostegno di una maggioranza scricchiolante in Comune e nella speranza di presiedere un “area vasta” a coronamento della carriera politica.
Sta di fatto che tutte le esortazioni retoriche all’ unione e al “superamento dei campanilismi” e a “diventare più grandi per fare massa critica” non tengono minimamente conto del fatto che le analisi più aggiornate e con maggior visione planetaria indicano una netta crescita delle “Città Stato” interconnesse e costiere che si stanno sviluppando ovunque e in particolar modo in presenza di porti internazionali.
Del resto non è un fenomeno nuovo nella storia: basti pensare alle Città Stato Anseatiche testimoniate da Brema e Amburgo che tuttora sono Stati Autonomi nella federazione germanica perchè così funzionano meglio.
Per il semplice motivo che la dimensione
della “Città Stato” è la più efficiente per decisioni veloci, minor burocrazia,
efficace interfacciamento con i mercati internazionali senza appesantimenti
burocratici e strutture amministrative bizantine, pachidermiche e centraliste.
Nella globalizzazione, che continua, non sempre è meglio essere più grandi ed elefantiaci, spesso è preferibile privilegiare l’ efficienza legata alla piccola dimensione territoriale: lo testimonia il fatto che le realtà più ricche sono le nuove città stato e i piccoli territori autonomi: Singapore, Hong Kong, la Svizzera con i suoi 26 cantoni totalmente autonomi.
Nella globalizzazione, che continua, non sempre è meglio essere più grandi ed elefantiaci, spesso è preferibile privilegiare l’ efficienza legata alla piccola dimensione territoriale: lo testimonia il fatto che le realtà più ricche sono le nuove città stato e i piccoli territori autonomi: Singapore, Hong Kong, la Svizzera con i suoi 26 cantoni totalmente autonomi.
Lo spiega bene il famoso analista
geopolitico Parag Khanna che anche qui a Trieste, ospite del Limes Club, lo scorso anno ha presentato il suo libro “La rinascita delle Città Stato”.
Altre sue famose opere come “Connectography” e “Come si governa ilmondo” lo dimostrano con dovizia di esempi concreti: “La connettività è più importante delle dimensioni e ancora di più della sovranità statuale” Parag Khanna (Connectography).
geopolitico Parag Khanna che anche qui a Trieste, ospite del Limes Club, lo scorso anno ha presentato il suo libro “La rinascita delle Città Stato”.
Altre sue famose opere come “Connectography” e “Come si governa ilmondo” lo dimostrano con dovizia di esempi concreti: “La connettività è più importante delle dimensioni e ancora di più della sovranità statuale” Parag Khanna (Connectography).
Sono cose che gli amministratori pubblici
dovrebbero conoscere prima di spararle grosse.
Il problema di Trieste non è essere unita amministrativamente a Gorizia ma essere connessa con il mondo a livello globale dopo che la disastrosa annessione all’ Italia l’ aveva isolata tagliandone pure le radici mitteleuropee che per fortuna stanno ricrescendo.
Il problema di Trieste non è essere unita amministrativamente a Gorizia ma essere connessa con il mondo a livello globale dopo che la disastrosa annessione all’ Italia l’ aveva isolata tagliandone pure le radici mitteleuropee che per fortuna stanno ricrescendo.
Mentre qui si vorrebbe interloquire con investitori internazionali e governare vorticosi processi di crescita territoriale con un ente, incasinato permanentemente da conflitti interni, burocrazia e che cambia presidente e linee guida ogni due anni !!!
Un altro problema è che si parla di un
ente territoriale Trieste-Gorizia ma non delle competenze autonome e
decisionali che avrebbe: una riedizione della vecchia Provincia solo allargata
territorialmente non è molto appassionante.
Alla fine della contrattazione con Roma sull’ autonomia il Veneto avrà competenze autonome e dotazioni finanziarie superiori a quelle attuali della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
La Regione FVG farebbe bene a ottenere da Roma maggiori competenze esclusive e maggiori dotazioni finanziarie per poi riversarle a cascata sugli enti territoriali dotati di autonomia propria.
Il modello cui far riferimento esiste ed è la Provincia Speciale Autonoma di Bolzano, la cui efficienza amministrativa può essere verificata da chiunque.
Nel suo ambito ha trovato soluzione positiva anche il rapporto con i comuni della minoranza linguistica Ladina: esempio da studiare e imitare anche in relazione al rapporto tra Trieste e i comuni a maggioranza Slovena del circondario.
L’ idea di fondo per Trieste è quella della “Città Stato Portuale” con capacità di autogoverno.
Si discuta sul percorso per arrivarci nei fatti e in pratica, senza arenarsi su dispute anacronistiche e nominalistiche giuridiche e di sovranità, chiamandola come si preferisce: Provincia Autonoma di Trieste, Cantone Autonomo di Trieste, Città Metropolitana di Trieste, Città Stato Federata ecc.
L' importante è che sia un ente elettivo autonomo con capacità reali di autogoverno del territorio: quello di Trieste.
“L’archetipo dello Stato Nazione occidentale si va via via dissolvendo… Gli stati stanno mutando pelle per diventare federazioni di potenti centri amministrativi locali”
Parag Khanna (Connectography)
Alla fine della contrattazione con Roma sull’ autonomia il Veneto avrà competenze autonome e dotazioni finanziarie superiori a quelle attuali della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia.
La Regione FVG farebbe bene a ottenere da Roma maggiori competenze esclusive e maggiori dotazioni finanziarie per poi riversarle a cascata sugli enti territoriali dotati di autonomia propria.
Il modello cui far riferimento esiste ed è la Provincia Speciale Autonoma di Bolzano, la cui efficienza amministrativa può essere verificata da chiunque.
Nel suo ambito ha trovato soluzione positiva anche il rapporto con i comuni della minoranza linguistica Ladina: esempio da studiare e imitare anche in relazione al rapporto tra Trieste e i comuni a maggioranza Slovena del circondario.
L’ idea di fondo per Trieste è quella della “Città Stato Portuale” con capacità di autogoverno.
Si discuta sul percorso per arrivarci nei fatti e in pratica, senza arenarsi su dispute anacronistiche e nominalistiche giuridiche e di sovranità, chiamandola come si preferisce: Provincia Autonoma di Trieste, Cantone Autonomo di Trieste, Città Metropolitana di Trieste, Città Stato Federata ecc.
L' importante è che sia un ente elettivo autonomo con capacità reali di autogoverno del territorio: quello di Trieste.
“L’archetipo dello Stato Nazione occidentale si va via via dissolvendo… Gli stati stanno mutando pelle per diventare federazioni di potenti centri amministrativi locali”
Parag Khanna (Connectography)
Salve
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