RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

giovedì 9 giugno 2016

LE ELEZIONI E IL TLT IN UN ARTICOLO ODIERNO DEL PROF. BARTOLE - COSA NE PENSIAMO.



Sul Piccolo di oggi troviamo un commento sul voto “indipendentista” del costituzionalista prof . Sergio Bartole, che in realtà è un necrologio per il TLT.


 Malgrado la stima per la dottrina giuridica  del prof. Bartole, 
in premessa dobbiamo rettificare  alcuni dati che ci propone quando si cimenta in questioni elettorali: le tre liste indipendentiste concorrenti hanno totalizzato 3.330 voti. Sono 732 in più di Un’ Altra Trieste Popolare che è quella che ha eletto un consigliere ed è la più votata fra le liste non in una coalizione.

Proprio la presentazione di tre liste concorrenti ha convinto diversi elettori di area a votare direttamente 5 Stelle, cosa plausibile visto l’ elevato successo del “Voto Disgiunto” da noi suggerito che ha portato Paolo Menis ad avere più di 5.000 voti in più rispetto alla sua lista.
Non dimentichiamo inoltre che molti elettori di area indipendentista si sono astenuti sia spontaneamente vista la frammentazione delle liste indipendentiste, sia su sollecitazione degli astensionisti del MTL.


Chiarito questo resta evidente che l’ esito di queste elezioni non depongono a favore di un consenso alla ipotesi del TLT, per quanto nessuno ne abbia fatto una specie di referendum, avendo ciascuna lista piuttosto puntato su programmi amministrativi: sia UpT che la lista Potenza il TLT non lo avevano nemmeno nel simbolo…


L’ argomentazione del prof. Bartole è giuridica e in stile dotto.
Ma, secondo noi, la questione del TLT non è giuridica ma geopolitica e geoeconomica.


In questo Rinascita Triestina si è sempre differenziata da chi aveva fatto del TLT una questione di mera giurisprudenza, da discutere in qualche tribunale, trasformando un movimento popolare in una congregazione di aspiranti avvocati dilettanti (il famoso "gavemo le carte").


L’ idea di uno "stato indipendente di Trieste" è stata proposta ufficialmente prima della Grande Guerra da Valentino Pittoni, deputato socialista al Parlamento di Vienna e fondatore delle Cooperative Operaie di Trieste recentemente assassinate dal sistema partitico italiano col concorso attivo del PD, per preservare queste terre dall’ “attrito” fra Impero e neostato italiano in fase imperialista e aggressiva (Guerra di Libia ecc.).
Il prof. Bartole lo sa bene essendo anche lui proveniente dall’ area socialista.


La questione di Trieste, e del TLT, in realtà nasce con la separazione, VIOLENTA e
senza che fosse mai stato convocato un referendum popolare, del Porto dell’ Impero dal suo entroterra naturale mitteleuropeo, per essere inglobato in un contesto statale ostile ed arretrato: quello italiano.

Contesto statuale italiano in cui Trieste è sempre stata corpo estraneo e marginale e mai integrata sotto il profilo economico prima ancora che politico.


Da lì sono nati 100 anni di grave decadenza economica e sociale, inevitabile col taglio delle radici che apportavano linfa vitale.
Di soprusi nazionalisti, di trasformazioni etniche imposte, di soffocamento della cultura mitteleuropea, di repressione violenta delle nazionalità autoctone diverse da quella italiana.
Questo ha determinato la presenza ENDEMICA a Trieste di istanze indipendentiste e fortemente autonomiste che periodicamente, come un fiume carsico, irrompono impetuose in superficie sotto varie forme.


Stavolta, visto il giustizialismo giudiziario imperante nell’ opposizione, ha preso la forma prevalente di rivendicazioni giuridiche legalitarie, talvolta in forma ossessiva e disattenta alle tematiche sociali ed economiche sottostanti.
Ma il sottostante resta la ribellione alla decadenza economica, civile e politica della città.


Il fiume carsico delle istanze indipendentiste, autonomiste, antinazionaliste ogni volta ricerca una RAPPRESENTANZA POLITICA ED ISTITUZIONALE, che non ha trovato nemmeno in queste elezioni vista la pochezza dei gruppi dirigenti, talvolta travolti da deliri ipergiuridici e personalistici, che si è concretizzata nella sciocchezza di tre liste in concorrenza e un rumoroso gruppo astensionista sullo stesso segmento di mercato politico.
UpT aveva ambizioni di allargarsi: ma per questo ci vuole professionalità e preparazione che, evidentemente, non c' erano.


I fiume carsico si è disperso, TEMPORANEAMENTE come altre volte, in più rivoli e in parte rifluendo nel sottosuolo della città.


Bogdan Novak conclude il suo libro
Trieste 1941-1954. La lotta politica, etnica e ideologica “ pubblicato per l’ Università di Chicago nel 1970, osservando che la “questione di Trieste”non è chiusa: “basterà una crisi dello Stato e dell’ economia italiana perche Trieste ricominci a guardare al suo entroterra storico e naturale” cui è legata da un destino geopolitico economico e storico più forte di una tornata elettorale balorda.


Lo Stato italiano impedisce a Trieste di far parte della Macroregione Danubiana mentre la inserisce in quella “Adriatico-ionica” insieme a Puglia e Sicilia (vedi in fondo).
Grandi cambiamenti sono in corso a livello mondiale: la Cina con la sua Nuova Via della Seta vuole arrivare nel Nord Adriatico, i paesi dell’ area danubiana stanno ritrovando una sintonia all’ interno di un’ Europa comunitaria in crisi per la prevalenza del capitale finanziario sull’ economia reale, la Russia persegue il suo sogno di uno sbocco nel Mediterraneo e così via.


Trieste è in una posizione strategica in tutto questo e lo Stato Nazionale Italiano in crisi economica, politica, sociale e morale le sta stretto: e questo malgrado il voto degli anziani triestini che si sono rifugiati nel “nonno innamorato” e non certo nel PD, cui è vicino il prof. Bartole, che ha pochi motivi di gioire dei risultati elettorali.


Stiano tranquilli. Trieste non morirà città provinciale ed emarginata dello Stato (comatoso) italiano guidato da uno smargiasso fiorentino.
Spiace che tanta dottrina si sprechi per questo esito infausto.
Molte cose hanno da succedere ancora sullo scenario internazionale.



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