RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 21 giugno 2016

BREXIT - L'EUROPA DELLA PAURA ED I POLITICI SONNAMBULI

(La parte a righe bianche è la sfera di influenza economica tedesca e noi ci siamo dentro a differenza di gran parte dell' Italia)


Trieste e i Triestini si sentono europei, molto più europei, e precisamente Mitteleuropei, di quegli Italiani  che volevano stare in Europa solo per "status simbol" che certificasse il superamento della condizione di stato mediterraneo arretrato e periferico: un complesso di inferiorità che lo stato italiano unitario si porta dietro da sempre.
Sicuramente fin dai tempi in cui 
Klemens vonMetternich, che non era un cretino, disse" L'Italia non è che un'espressione geografica”.


In virtù di questo senso di inferiorità l’ Italia ha fatto letteralmente “carte false” per essere ammessa al club dei paesi europei pur non avendone la struttura statale, politica, culturale ed economica adeguata.


Si è trovata così, a prezzo di sacrifici e spremitura dei cittadini, con una valuta esageratamente forte per la sua economia e per di più in un regime di cambio fisso che la stà massacrando ed amplificando i problemi di debito pubblico e privato.


Trieste è la città più europea che ha la grande disgrazia di essere amministrata dallo Stato Italiano e le sue sorti sono sempre state decise a livello di politica internazionale e MAI con consultazione popolare.


Trieste per questa sua natura e per la sua collocazione geopolitica che la rende cerniera tra il Mediterraneo e la Mitteleuropa subisce enormemente le conseguenze degli avvenimenti internazionali.


Per questo intendiamo stimolare i nostri lettori a riflettere sulla situazione internazionale e soprattutto sulle conseguenze che potrà avere in Europa il concatenarsi di eventi a partire dal referendum inglese di giovedì sulla cosiddetta Brexit.


Proponiamo qui sotto un primo articolo dell’ amico Lucio Caracciolo direttore di Limes che riportiamo integralmente.

Onestamente è molto allarmante quando paragona questo periodo al periodo precedente la Grande Guerra.

E' corredato dalla cartina geopolitica che vedete sopra e che evidenzia le diverse Europe che si stanno preparando e che avranno un' accelerazione nei prossimi mesi.

Per chi volesse  invece cimentarsi ad approfondire le tematiche economiche cliccando QUI
 troverà un articolo dell' economista prof. Alberto Bagnai. 


L'EUROPA DELLA PAURA E I POLITICI SONNAMBULI 

di Lucio Caracciolo direttore di Limes, rivista di geopolitica.

SONO passati settant'anni da quando la Gran Bretagna, guida ideale dell'eterogenea coalizione antinazista, riaprì lo spazio della democrazia e della libertà in Europa. Oggi, a sette giorni dal referendum che deciderà della permanenza britannica nell'Unione Europea — e in buona misura del futuro di ciò che resta della casa comunitaria — dobbiamo chiederci quanto di quelle conquiste sia ancora vivo. O se invece le luci della politica si stiano spegnendo, nel nostro continente e non solo, per riconsegnarci alla brutalità della lotta di tutti contro tutti. Con ogni mezzo disponibile.
L'assassinio di una battagliera deputata laburista, Jo Cox, nel suo collegio elettorale di Birstall — tipica località dell'Inghilterra tradizionale, presso Leeds, nota per aver dato i natali al presunto scopritore dell'ossigeno — è un delitto senza precedenti nella moderna storia britannica. È presto per definirne tassativamente il movente.
ANCHE se un testimone giura di aver sentito l'omicida strepitare " Britain First" — "la Gran Bretagna prima di tutto" — mentre massacrava la parlamentare, impegnata a sostenere la permanenza del suo Paese nell'Unione Europea.
Resta che l'eco di tanto crimine ha sconvolto la patria della democrazia proprio mentre questa si appresta a esercitarla nella sua forma suprema: la consultazione popolare diretta. La sospensione della campagna su entrambi i fronti — Leave e
Remain — che fino a ieri non si sono risparmiati invettive e colpi bassi, segnala un sussulto di consapevolezza nella più sperimentata democrazia del pianeta: in un paese civile nessuna causa può valere il sangue di un'innocente.
Possiamo mettere da parte analisi e sondaggi condotti finora — gli ultimi davano i pro-Brexit al 53%. Da ieri pomeriggio il referendum sull'uscita o meno del Regno Unito dall'Unione Europea non è più lo stesso. Toni e modi dei due schieramenti dovranno necessariamente adattarsi al lutto.
Ma l'asse dello scontro corre lungo un discrimine irrazionale. I fautori della permanenza nell'Ue giocano la carta della paura, dipingendo dall'alto di un condiscendente paternalismo catastrofi imminenti in caso di Brexit. Quanto ai paladini della sovranità britannica, accendono la rabbia contro i poteri stabiliti, conniventi con l'eurocrazia brussellese nel consegnare le isole britanniche a orde di immigrati infiltrate da terroristi islamici.
In un confronto normale, gli europeisti dovrebbero cantare le lodi dell'Unione Europea — ciò che evitano scrupolosamente, avvertendone l'impopolarità — e gli antieuropeisti dipingere il loro paradiso alternativo, una volta emancipata Britannia dai ceppi di Bruxelles — peccato non ne abbiano la minima idea. Nel Regno Unito si sta giocando una partita al buio. Nessuna persona di senno può prevedere le conseguenze del referendum, quale ne sia l'esito. Di qui il ricorso alla retorica eccitata, che parla alla pancia e annebbia la ragione. Clima ideale per gli imprenditori dell'odio.
Non si tratta di una specialità britannica. La campagna presidenziale negli Stati Uniti segue analogo copione. E la qualità della vita democratica nel Vecchio Continente — soprattutto nei Paesi appena emancipati dalla morsa sovietica, che sembrano regredire verso cupi etnicismi illiberali — non è mai stata tanto misera. Quanto a noi italiani, viviamo in un Paese nel quale Mein Kampf è tornato best seller.
Le gravi notizie che giungono dall'arcipelago che da solo seppe resistere a Hitler finiranno per aprirci gli occhi? Quattro anni fa uno storico australiano, Christopher Munro Clark, che insegna nella università di Cambridge in cui si laureò Jo Cox, pubblicò il suo monumentale studio sulla prima guerra mondiale: I sonnambuli. Come l'Europa è andata alla guerra nel 1914. Siamo in tempo per evitarne una nuova edizione aggiornata a questo secolo. A meno di continuare a far finta di nulla, mentre il campo della politica ingiallisce e nelle praterie dell'antipolitica crepitano le fiamme.



Si fa per ridere:


La "Macroregione Danubiana" da cui Trieste è esclusa a causa della politica estera italiana che privilegia la "Macroregione Adriatico Ionica" che comprende il Sud  e la Sicilia



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