RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 25 settembre 2016

"PORTO VECCHIO URBANIZZATO" COME IL "PONTE SULLO STRETTO": SI BUTTANO SOLDI NELLE GRANDI OPERE MA LA "NO TAX AREA" E IL PIANO ANTISISMICO NON ARRIVANO MAI - LA SPIAGGIA DI SABBIA A BARCOLA E' UN PROGETTO SERIO COME L' URBANIZZAZIONE DI PORTO VECCHIO: LO DICE L' AUTORE !


L' urbanizzazione, previa sdemanializzazione, di Porto Vecchio è una "grande opera" che costerebbe 5 miliardi secondo il sen. Russo di cui domenica è uscito un nuovo intervento (che riportiamo sotto) in cui insiste sulla idea balzana della spiaggia di sabbia a Barcola ("solo" 25 milioni di costo, secondo lui) che lega strettamente alla vicenda di Porto Vecchio.

5 miliardi sono lo stesso costo finale del MOSE (oltre tre volte la stima iniziale) che sarà forse completato nel 2018: opera probabilmente inadeguata a proteggere Venezia ma finora utilissima ad arricchire le società indagate e i politici corrotti.

Sono stati finora ben 600 i milioni sprecati in studi e lavori preliminari per non fare il Ponte sullo Stretto di Messina che Renzi, ha appena rilanciato.

Sono 26 i miliardi da spendere per completare, nel 2042, l' Alta Velocità Torino-Lione, una delle più inutili grandi opere della storia, che servirà a sostituire una rete ferroviaria già esistente e in grado di assorbire un traffico merci e passeggeri limitato e pure in calo.
Sono 3 i miliardi  che il sindaco di Venezia, amico di Dipiazza, vorrebbe far investire nel porto Off-Shore: un' isola artificiale per prendersi tutti i traffici dell' Alto Adriatico (anche quelli per la Mitteleuropa) dopo che il Porto di Venezia ha già superato quello di Trieste quanto a container.


Nell' ultimo terremoto italiano, finiti i discorsi roboanti e i cordogli, si scopre che non si erano trovati più di 509 (cinquecentonove #) euro per la sicurezza del campanile di Accumuli che è crollato uccidendo una famiglia. 

Nel terremoto di un mese fa i danni sono stati di 4 miliardi, meno di quanto previsto per Porto Vecchio, e l' annunciata "Casa Italia" per la messa in sicurezza antisismica di tutto il territorio nazionale prevede 2 miliardi all' anno: su queste cifre si temono infiltrazioni mafiose ed affaristiche e non si riesce ad ottenere da Bruxelles la flessibilità di bilancio necessaria.

Nonostante se ne parli fin dal tempo del terremoto in Friuli, non è mai stato realizzato un grande piano per la messa in sicurezza antisimica.


Trieste è ancora classificata zona 3 a basso rischio sismico malgrado i geologi abbiano da più di 3 anni documentato l' esistenza di faglie sismogenetiche nel golfo e malgrado il precedente del devastante terremoto con tsunami del 1511, e pertanto sarebbe esclusa a priori da qualsiasi piano e stanziamento pubblico per la messa in sicurezza e conseguente stimolo all' economia reale.

Trieste ha bisogno di un forte rilancio economico che ne arresti il declino che perdura da 100 anni, determinando anche un forte calo degli abitanti.


Una classe politica sciagurata e incompetente insiste, come toccasana, sulla storiella fantasy della urbanizzazione dell' enorme area di Porto Vecchio come volano di sviluppo in senso prevalentemente turistico ed a costi pazzeschi (se 5 miliardi vi sembran pochi provate voi a reperirli...).

Il consulente (advisor) incaricato di uno studio preliminare ha elaborato una semplice raccolta di dati e ipotesi, priva di qualsiasi idea operativa che non fosse nelle indicazioni del committente, che stima in "solo" 25 anni la realizzazione del progetto senza precisare chi ne saranno i finanziatori.
Non è un "masterplan" ma una semplice "compilation" di buone intenzioni, anche se politici e media insistono a chiamarlo così per confondere le idee (scaricalo QUI).


Intanto a due anni dall' approvazione della legge che ha dato il via  alla "sdemanializzazione":
--- il degrado in Porto Vecchio è continuato implacabile, 

--- l' iter burocratico si presenta ancora lunghissimo perchè sono necessarie anche modifiche al Piano Regolatore appena varato E NON SI HA ANCORA NEMMENO UNA STIMA DEL VALORE DELL' AREA,
--- si è bloccata l' infrastrutturazione primaria (fogne ecc.) dell' area più pregiata, quella concessa a Greensisam, perchè l'Autorità Portuale, che si era impegnata, non sarà più titolare dell' area mentre i privati non sono disposti ad accollarsi i costi perchè, uniti a quelli del vincolo architettonico, sono fuori da qualsiasi logica di mercato.

L' ipotesi di un turismo di massa con "Attrattori Culturali Transnazionali" (museo) e di "grandi eventi" che sostengano economicamente l' operazione è del tutto campata in aria anche perchè ovunque, dall' Oktoberfest al Giubileo a Roma fino a Parigi, si registrano cali pesantissimi e antieconomicità.
Anche l' Expò di Milano è stata in forte perdita, come è noto.


Finora la sdemanializzazione ha prodotto solo costi: per parcelle di "Advisor", per Trenini, per pratiche burocratiche, per impossibilità di creare infrastrutturazione primaria e contenzioso coi concessionari (vedi area Greensisam).
E neanche un posto di lavoro in due anni.


Quando l' area sarà di piena proprietà del Comune, e dunque dei cittadini, vi saranno nuovi costi di gestione, messa in sicurezza, progettazione ed esecuzione della infrastrutturazione primaria dell' area che DEVE necessariamente essere sotto regia pubblica altrimenti è il caos (almeno 350 milioni).


NON SE NE FARA' NIENTE, PERCHE' E' UN PROGETTO FUORI MERCATO E NON CI SONO PIU' SOLDI PUBBLICI, A DIFFERENZA DI ALTRI PRECEDENTI RECUPERI IN CITTA' MOLTO PIU' GRANDI, AFFLUENTI E IN SVILUPPO COME BARCELLONA, MARSIGLIA , LONDRA E AMBURGO: IL DEGRADO CONTINUERA' INESORABILE.


Lo abbiamo detto due anni fa all' atto dell' approvazione dell' emendamento Russo, lo ripetiamo oggi nella certezza che l' IMMOBILISMO continuerà proprio ad opera di quelli che fanno finta di opporsi.

C'è una inquietante somiglianza tra il "Ponte sullo stretto di Messina" e l' "urbanizzazione di Porto Vecchio di Trieste": se ne parla da 30 anni e si spendono soldi senza realizzare niente; si sono succeduti numerosi progetti da Polis a Trieste Futura a PortoCittà e Greensisam e l' unico serio e utile, il Centro Finanziario Off-Shore che utilizzava le prerogative uniche nel Punto Franco, è stato bloccato dalla volontà politica locale, nazionale ed europea malgrado avesse finanziatori prestigiosi come Generali e Fiat e fosse previsto dalla legge 19 del 1991.

La via d' uscita è semplice e lineare, rapida e priva di costi insostenibili:
ISTITUZIONE DELLA NO TAX AREA, in aggiunta al Punto Franco extra UE, per attrarre insediamenti produttivi (dall' Hi Tech alla Finanza) come tra l' altro promesso dalla stessa Serracchiani a luglio.


Una Zona Franca in Porto Vecchio non comporta pesanti costi di urbanizzazione e consente uno sviluppo rapido e pulito come dimostrano tutte le zone franche del mondo che sono circa 3.000 con 66 milioni di posti di lavoro.

Una No Tax Area che si aggiunga ai Punti Franchi doganali non comporta costi ma solo "volontà politica" che i politici locali evidentemente non hanno.

E' perfettamente realizzabile come dimostra il fatto che Renzi vuole crearne una nell' area dell' ex-Expo' di Milano, che non è una zona depressa, e che la stessa Serracchiani ne ha parlato a luglio (clicca QUI).

Il Presidente del Consiglio, la sua potente Vicesegretaria e Governatrice della Regione nonchè responsabile delle Infrastrutture del PD, il sindaco di Milano  per l' area ex- Expò e il Governatore della Lombardia per una zona  presso il confine svizzero sono forse persone così poco serie da parlare di cose campate in aria e irrealizzabili come sembrano suggerire le reazioni inesistenti o scettiche della politica locale?

Ne parlano solamente, come del piano di prevenzione antisismica che creerebbe lavoro diffuso in primis nell' edilizia, senza voler realizzare nulla ?


Perchè per le "classi dirigenti" sono le Grandi Opere che rendono sia in immagine elettorale che, banalmente, in denaro facile: non certo l' economia reale e diffusa che coinvolge anche le piccole imprese e i cittadini.


N.B. Stamattina, 26/9, FAQ TRIESTE ha pubblicato un' intervista a Cosolini su Porto Vecchio che trovate cliccando QUI e che commenteremo nei prossimi giorni.

Ecco l' intervento del sen. Russo sul Piccolo, divertente fin dal titolo in cui rivendica la serietà della baggianata della spiaggia di sabbia a Barcola e la lega all' intero progetto di urbanizzazione di Porto Vecchio, altrettanto serio. Fa pensare che provenga non da uno qualunque ma dall' autore della legge sulla sdemanializzazione e privatizzazione di Porto Vecchio.

La spiaggia di Barcola è un progetto serio 

di Francesco RUSSO

Non è certamente nel mio stile fare proposte “poco serie”: per questo voglio ribadire i motivi per i quali la spiaggia di Barcola, inserita all'interno della riqualificazione di Porto Vecchio, è un progetto ambizioso ma realizzabile e soprattutto utile per il nostro territorio. Non tanto e non solo perché, negli ultimi trent’anni, a partire da Primo Rovis fino ad arrivare all’assessore Giorgi, questa proposta ha trovato un consenso politico trasversale (sinistra, centro e destra) ma soprattutto perché è certificata da studi scientifici tra i quali il più qualificato e approfondito è senza dubbio quello del professor Brambati, geologo triestino di fama internazionale. Il quale - rispondo così alle obiezioni di molti cittadini che in questi giorni mi hanno scritto (la maggioranza per appoggiare il progetto) - tra le varie cose ha analizzato la concreta fattibilità del progetto tenendo conto delle caratteristiche morfologiche della costa triestina (correnti, mareggiate, venti prevalenti). Sfatando, tra gli altri, il timore relativo alla possibilità di utilizzare la sabbia nel nostro Golfo. Il progetto ha, infatti, ipotizzato una spiaggia mista (sabbia, ciottoli e rocce) capace di resistere anche ai venti di bora; senza tener conto che le più recenti innovazioni hanno reso possibili in diverse realtà di tutto il mondo (pensiamo alle isole artificiali di Dubai ma anche alle spiagge di Barcellona e Copenhagen) realizzazioni un tempo inimmaginabili per costi e difficoltà tecniche. A questo punto del ragionamento anticipo un’altra lecita obiezione: se effettivamente è realizzabile, perché fino ad adesso non se ne è mai fatto nulla? Io credo per due motivi principali. Il primo è la mancanza di coraggio da parte di un pezzo della classe politica locale. Sensibile – ieri e oggi - più al rischio di esporsi a qualche critica invece che alla possibilità di pianificare una parte del futuro di Trieste. Come qualsiasi proposta che potrebbe rivoluzionare un tratto significativo della città anche la spiaggia, infatti, si è scontrata (e si scontra tuttora) contro il partito trasversale dei “nostalgici” che in sintesi, argomentano in questo modo: “la mia città mi piace così e non voglio che cambi”. Eppure, proprio perché si continua a non fare nulla, la città sta già cambiando, ma non in meglio, sotto gli occhi di tutti noi: è proprio l’indisponibilità al cambiamento che sta portando Trieste verso il declino. Il secondo motivo va ricercato certamente nella mancanza di risorse economiche. La spiaggia a Barcola costa circa 25 milioni, una spesa che l’amministrazione comunale non era e non è certamente in grado di sostenere. Oggi rispetto al passato, però, abbiamo una carta in più da giocare: la riqualificazione di Porto Vecchio. Mi spiego meglio: in un progetto - quello della ristrutturazione dei vecchi magazzini e dell'intera area - che deve avere l’ambizione di portare tra i 3 e i 5 miliardi di investimenti privati, la spiaggia potrebbe rappresentare uno dei cosiddetti oneri di urbanizzazione. È prassi comune in tutti i grandi progetti di riqualificazione di aree urbane: il soggetto pubblico cede un’area a privati e oltre a incassare i proventi derivanti dalla vendita, inserisce nelle clausole dell’accordo anche l’obbligo da parte dell’investitore di realizzare una o più opere destinate alla collettività e finalizzate ad accrescere il valore complessivo dell'area stessa. Non è un sogno campato in aria, una proposta poco seria o una boutade elettorale: si tratta di un’operazione ambiziosa, non semplice ma concretamente realizzabile. Certamente un valore aggiunto per la nostra città: innanzitutto per i triestini (penso in particolar modo a chi ogni estate non può permettersi di andare in vacanza nelle località di villeggiatura), ma anche per intercettare una quota significativa di quel turismo che oggi non si ferma a Trieste. Più turismo significa più posti di lavoro e più ricchezza per tutta la collettività. Su questo progetto, e più in generale sulla riqualificazione di Porto Vecchio, ribadisco al sindaco Dipiazza e alla sua giunta la massima disponibilità alla collaborazione. Perché questa è un’opportunità talmente bella per Trieste da non lasciare spazio a personalismi o a divisioni di partito. A patto, però, che ci sia un vero cambio di passo e che siano disponibili ad alzare l’asticella dell’ambizione rispetto a quanto fatto finora. *Senatore del PD



Nessun commento:

Posta un commento