RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 12 giugno 2016

IL NOSTRO "VOTO DISGIUNTO" PER MENIS HA AVUTO UN PESO NOTEVOLE, RILEVATO DALLE ANALISI DEL VOTO DI SWG - IL VERO PERDENTE E' STATO IL PD -



La nota società triestina di sondaggi SWG ha diramato un analisi tecnica del voto del 5 giugno che ci dà ragione quando sosteniamo che la nostra indicazione di "voto disgiunto" a favore d Menis del M5S è stata efficace.
Cosa che si era notata subito anche ai seggi per il rallentamento dello spoglio dovuto al massiccio "voto disgiunto".


La  nostra campagna per il "voto disgiunto" a Menis tentava di porre rimedio alla mancata formazione di un Terzo Polo "antisistema" in grado di calamitare un elettorato che rifiuta la frammentazione perseguita ostinatamente e in modo supponente sia dagli "indipendentisti" che, bisogna dire, dalla pretesa del M5S nazionale di correre sempre da solo e mai in coalizione: il che gli impedisce di raccogliere le opportunità dei territori e lo condanna ad arrivare secondo tranne in casi particolari come Roma e forse Torino.

Trieste voleva avere un Terzo Polo "antisistema" da votare massicciamente, richiamando anche gli astensionisti.


Averle negato la possibilità di votare un Fronte Antisistema ci ha portato alla situazione desolante attuale con il M5S escluso dal ballottaggio e dei lanzichenecchi che danno l' arrembaggio al Comune.


I dati di SWG sono interessanti perchè i numeri hanno una loro forza.
Ci auguriamo che  SI FACCIA TESORO DI QUESTA ESPERIENZA FINITA MALE, E CUI AL BALLOTTAGGIO CERCHIAMO DI OVVIARE IN PARTE, MARCANDO UNA PRESENZA ATTIVA E, SPERIAMO MASSICCIA, CON IL VOTO AI CANDIDATI "TOIO" E "ITALO NAZAJ", E CONSEGUENTE VOTO NULLO MISURABILE.


Di seguito il testo completo dell' articolo: che puoi vedere anche cliccando QUI. Evidenziate in rosso le parti che ci riguardano.
La grande fuga dalle urne stavolta colpisce il Pd

A una settimana dal ballottaggio elezioni »il voto a trieste per il sindaco Swg ha elaborato l’analisi dei flussi Nel confronto con le europee chi incassa di più è il centrodestra.

La grande fuga dalle urne stavolta colpisce il Pd In due anni il partito renziano è sceso da più di 32mila consensi a meno di 14mila (e non è colpa solo di Cosolini ma anche, e tanto, della politica del Governo ndr.) Il 33% degli elettori persi è rimasto a casa mentre il 18% ha preferito il M5S 

Che fine hanno fatto gli elettori smarriti dal Pd alle comunali triestine? Uno su tre ha preferito la gita fuori porta anziché un appoggio al bis di Roberto Cosolini. E ancora uno su tre ha votato stavolta per centrodestra e grillini. Dall’altra parte resiste invece lo zoccolo duro. Forza Italia cala rispetto alle europee 2014, ma resta attorno al 15%, Lega Nord e Fratelli d’Italia crescono. A contribuire al successo di Roberto Dipiazza nel primo turno anche una quota di consensi pari al 10% presa dall’area dell’astensione e un 9% strappato in casa dem. A una settimana dal ballottaggio, Swg elabora la mappa dei flussi elettorali, una fotografia che può servire per rafforzare certezze o alimentare speranze di rimonta. Il confronto, fa sapere Maurizio Pessato, è stato fatto con le europee 2014. «Non la miglior soluzione possibile - spiega il presidente di Swg - perché quel tipo di elezioni è diverso da politiche e comunali che eleggono premier, parlamentari e sindaci, consentono la massima libertà rispetto alle scelte dei partiti e propongono candidature di area vasta. Ma le europee 2014 sono le ultime tornate e il riferimento alle comunali 2011 avrebbe avuto il vizio di non tenere conto del fatto che, allora, la presenza dei 5 Stelle non era rilevante com'è oggi. Quel mondo, elettoralmente parlando, non esiste più». L’analisi di Swg osserva innanzitutto la forza dei tre candidati sindaco. Cosolini, l’uscente, ha messo in fila al primo turno 28.275 preferenze, 6.432 in più della somma delle liste che lo hanno sostenuto (Pd, Insieme per Trieste, Verdi Psi, Sel e Trieste città solidale). Si tratta di un valore aggiunto del 29,4%, appena superiore a quello di Dipiazza (+28,1%). Lo sfidante del centrodestra ha incassato infatti 39.493 voti, 8.654 in più della somma di Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia, Dipiazza sindaco per Trieste, Stop prima Trieste e Pensionati. Meglio di tutti è andato però Paolo Menis, il candidato 5 Stelle (18.541 voti per la sua nomina a sindaco rispetto ai 13.173 per il M5S, una differenza di 5.368 voti, +40,7%). Complessivamente, dunque, i tre principali rivali nella sfida per il municipio hanno incassato a livello personale 20.454 preferenze in più del totale delle loro liste. «Un dato molto superiore a quello medio negli altri Comuni italiani andati al voto il 5 giugno», sottolinea Pessato. Di sicuro, aggiunge, la sorpresa arriva da Menis, «dato che i grillini sono sempre stati molto legati al simbolo». Approfondendo la questione flussi, la società di sondaggi disegna il quadro delle perdite Pd. Gli oltre 32mila voti 2014 sono diventi 13.785 domenica scorsa, 5mila in meno del 2011. Dove sono finiti tanti consensi a distanza di due anni? Secondo Swg, il 24% è rimasto nella cassaforte della coalizione tra il 9% di voto diretto per Cosolini e il 15% a favore delle liste alleate. I voti realmente persi sono andati in particolare in direzione astensione (33%), Movimento 5 Stelle (18%), «probabilmente per l’effetto Ferriera», e centrodestra (15%), un dato che rappresenta in parte «una restituzione» al polo opposto dopo il successo di Renzi due anni fa. In misura meno rilevante ci sono flussi verso la sinistra (6%) e alla voce “altri” (4%). Passando a centrodestra, emergono in primis il calo di Fi (da 12.429 a 10.844), l’ascesa della Lega (che aggiunge 3.301 voti ai 4.038 delle europee) e la tenuta di FdI. Il bottino in entrata, rimarca inoltre Swg, è la sommatoria rispetto al 2014 dell’85% dei voti azzurri, del 75% di quelli degli alleati di destra, del 50% delle preferenze Ncd (6.514 nel 2014, 7,8% con Dipiazza candidato all’europarlamento) e un 19% complessivo tra astenuti (10%) e Pd (9%). Un dato, quest’ultimo, che Pessato considera peraltro «fisiologico». Non si deve infatti pensare ai militanti, che non cambiano idea, «ma a quella fascia di elettori che si sposta spesso tra i partiti più grandi». Più significativo il fatto che berlusconiani e padani ribadiscono il valore dell’unità: «Anche nel 2011 si trattava di un blocco forte, ma nel 2016 la notevole conferma di area diventa vincente per l’assenza di divisioni. La sola lista fuori dal coro, “Un’Altra Trieste”, non ha avuto il risultato sperato». Restano i grillini, movimento che mostra di essere ancora in assestamento e che per questo fa segnare flussi significativi sia in entrata che in uscita. I 5 stelle collezionarono 16.594 voti alle europee e sono scesi a 13.173 alle comunali, un calo del 20,6%. Le perdite vanno verso l’astensione (15%), il proprio candidato (un altro 15% rimasto però in casa), Cosolini (5%) e liste minori (10%, la concorrenza della protesta non grillina). In entrata, fa notare ancora l’elaborazione di Swg, ci sono, oltre al 55% di preferenze confermate rispetto a due anni fa («una tenuta piuttosto bassa» osserva Pessato), il 10% di voti del Pd, un altro 10% proveniente dalla lista Tsipras (quasi 5mila voti nel 2014), e il 5% dal centrodestra. «Nulla di diverso dal solito: il M5S pesca un po’ qua, un po’ là».


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