RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 24 maggio 2016

IL GOVERNO APPOGGIA IL PORTO OFF SHORE DI VENEZIA ! IMMINENTE IL PASSAGGIO AL CIPE - IERI ASSEMBLEA DELL' INAUGURAZIONE DELL' ANNO PORTUALE A VENEZIA CON LA SOTTOSEGRETARIA SIMONA VICARI




SVEGLIA TRIESTE !


Cari lettori di Trieste, il Governo italiano di Centro Sinistra ci sta prendendo per il culo con le sue promesse di milioncini e navi per i MUSEI.
A Venezia i traffici portuali, a Trieste i Musei!

E il Centro Destra di Dipiazza pure: con i suoi pellegrinaggi dal sindaco/doge di Venezia (QUI).


Ieri si è tenuta l' assemblea al porto di Venezia, al terminal 103, in cui il sindaco Brugnaro, di Centro Destra, ha arringato i convenuti sulla necessità di appoggiare l' Off-Shore progettato per togliere i traffici al terminal naturale di Trieste, specialmente quelli derivanti dalla "Nuova Via della Seta" in cui Pechino investe 140 miliardi di dollari.

Evidentemente la visita di Dipiazza ha avuto l' esito di rafforzare l' intenzione di fregare Trieste, avversaria storica, intenzione rafforzata dalla speranza di avere un sindaco di Trieste ancora più succube ed inetto dell' attuale.

Tutto è riportato sull' inserto odierno del Veneto del Corriere della Sera.

C' era la sottosegretaria ai Trasporti Simona Vicari che ha dichiarato "Sono stati fatti tutti i passaggi necessari, avete prodotto le integrazioni richieste, e ora siete pronti all' approvazione definitiva. Il CIPE è imminente" illuminando di gioia il volto di Paolo Costa, l'ex ministro presidente della Autorità Portuale veneziana.

Il sindaco Brugnaro, grande amico e sodale di Dipiazza, ha esordito : "I cinesi di cui parla Paolo Costa (investitori interessati a finanziare l' Off-Shore - ndr) li ho visti e ricevuti: sono il quinto gruppo più capitalizzato dell' intera Cina."

Scrive il Corriere: " Brugnaro ha ribadito il suo sostegno all' Off-Shore dicendo : Il CIPE  ha già dato 100 milioni, bisogna dare certezza a chi investe! "

Anche l' Assessore regionale Elisa de Berti ha sottolineato l' impegno in conferenza Stato-Regioni: DALLA REINTRODUZIONE DELLE ZONA FRANCA.... fino al sostegno di Palazzo Balbi anche  all' Off-Shore"... "così le aziende venete non dovranno fare migliaia di chilometri per i loro prodotti "...


Costa quanto all' Off-Shore ha tra l' altro detto: "dobbiamo pretenderlo perchè era il modo per  restituire l' intera accessibilità nautica con il Mose".

I due Partiti della Nazione, Centro Destra e Centro Sinistra, mostrano a Trieste la faccia sorridente con il pugnale dietro la schiena.


E a Venezia parlano chiaro: la Via della Seta deve andare a un porto italiano !







Sotto riportiamo anche il testo dell' articolo della Nuova Venezia , il giornale di Paolo Possamai ex direttore del Piccolo:

La Nuova - Ve 24 maggio 2016 La grande MArghera riparte dalle navi. La Grande Marghera riparte dalle navi INAUGURAZIONE DELL’ANNO PORTUALE di Alberto Vitucci wVENEZIA La Grande Marghera del Terzo millennio riparte dalla portualità. Un secolo è passato dall’avvio della Prima zona industriale sulle barene dei Bottenighi; 50 anni dall’alluvione del 1966. Due date messe in fila e diventate simbolo del porto del futuro. Con un nuovo slogan («Dove la terra gira intorno al mare») e un bilancio più che positivo, con i traffici in aumento. «Perché resistiamo, nonostante le crisi? Perché siamo vicini al mare, e la nuova industria di oggi è porto-centrica, cerca aree vicino al mare per esportare le merci nei nuovi mercati». Paolo Costa, al termine del suo secondo mandato da presidente dell’Autorità portuale, rilancia: «Il nostro porto è in salute», dice, «ma soffre perché potrebbe fare molto di più nell’interesse di Venezia e del Paese». Venti pagine di relazione, grafici. E una certezza: per rilanciare lo scalo veneziano si può partire soltanto dall’Off-shore. Voops. La nuova sigla è Voops («Venice offshore onshore Port system), piattaforma d’altura destinata a ricevere le grandi navi transoceaniche. Non più un’idea, ma un progetto già approvato e pronto a partire. «La legge e gli impegni sottoscritti», dice Costa, «prevedono la realizzazione di questa struttura, una macchina portuale che sarà capace di attivare più terminali portuali». Mancano i finanziamenti? Costa alza i toni. Ricorda che per rendere autonoma l’accessibilità al porto dal sistema Mose il Comitatone aveva votato nel 2003 un documento che prevedeva la conca di navigazione a Malamocco. Ma la conca è stata fatta «troppo piccola». Dunque, «quei soldi devono andare a mantenere l’impegno sottoscritto, l’Off-shore. Per modificare la conca ci vorrebbero centinaia di milioni. «Una cosa dovuta in uno Stato di diritto. E il ministro Delrio mi ha rassicurato in questo senso». 800 milioni il costo della parte pubblica – con il trasferimento dei petroli – un miliardo e mezzo quello che dovrebbero aggiungere gli investitori privati interessati al rilancio di Marghera. Quattro milioni il costo del progetto, la cui gara è stata bandita il 16 aprile. La polemica. Sullo sfondo l’eterna polemica con il porto di Trieste e la Regione Friuli. «Cicaleccio e competizione verbale a cui ci siamo sottratti», taglia corto Costa, «i mercati sono qui, non c’è competizione con Trieste. Noi non abbiamo i fondali e attiriamo nuove merci, Trieste ha i fondali e non si allarga, fa Ro-ro». Infine una punzecchiata alla riforma. «Ci sono note positive, ma anche un centralismo che preoccupa. Non vorremmo si ripetesse la storia delle bonifiche». Le rotte. «Dunque», conclude Costa tra gli applausi del suo mondo portuale – assenti notati ieri i vertici di Unindustria e il presidente della Save Enrico Marchi – «noi siamo pronti a partire, se la politica ce lo chiederà. L’Off-shore può intercettare traffici per l’Est e per l’Ovest. In caso contrario, le grandi navi non entreranno nemmeno in Adriatico, andranno a Rotterdam». Investimenti. Negli ultimi otto anni il Porto ha investito nello scalo 525 milioni di euro, 293 per infrastrutture, 232 per scavi. E almeno altrettanti è pronto a investirne di nuovo.






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