RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

sabato 26 marzo 2016

E LA ZONA FRANCA DI OSIMO CHE FINE HA FATTO?


#ZonaFrancaTerritoriale #Trieste
Il Trattato di Osimo è stato ratificato dal Parlamento italiano anche nella sua parte economica (art.9) che riguarda una Zona Franca Transfrontaliera che si prevedeva avrebbe creato circa 70.000 posti di lavoro.
Allora c’era chi paventava che sarebbero stati tutti provenienti dal sud della Jugoslavia…     Nel frattempo:

La Jugoslavia non c’è più, anzi c’è stata una guerra sanguinosa con grossi strascichi perduranti.
La Slovenia è diventata un paese della UE.
Trieste ha 70.000 abitanti di meno e 10.000 disoccupati in più ed il Fisco italiano ha il primato mondiale di rapacità.
Le Zone Franche ora sono in Serbia (ben sette), dove ha investito pure la Fiat, e nei Balcani
Le invasioni arrivano dal sud del mondo e sono gli stati ex-jugoslavi a bloccarle con il filo spinato.
E a Trieste c'è da anni un quartiere chiamato "Balkantown" di immigrati impiegati soprattutto nel settore edile.
Inoltre sul Carso ci sono l' Autoporto di Fernetti e gli svincoli autostradali , e il Punto Franco Nord è stato spezzettato e messo a Fernetti, a Prosecco e nella zona industriale delle Noghere.
NESSUNO dei pericoli paventati allora per la "Zona Franca a Cavallo" si è realizzato, tuttavia, per quanto ancora attuabile, nessuno ne parla più,  così come avviene per l’ “Idrovia Trieste Danubio” prevista da Osimo,in considerazione del fatto innegabile che Trieste è nata ed è tuttora parte del bacino economico e geopolitico danubiano ( Il porto lavora all' 85% estero su estero con queste aree).
La UE, allora CEE, non si è mai opposta all' Accordo Economico cui fa riferimento l' art.9 del trattato di Osimo e alla Zona Franca.
Una Zona Franca a Trieste ora farebbe comodo, magari localizzata in modo da non creare problemi ambientali.
La cosa divertente, spulciando le carte di 45 anni fa, è che i nazionalisti allora fieri oppositori di Osimo ora dichiarano che invece Osimo è valido perchè stabilirebbe la piena sovranità italiana su Trieste: allora sostenevano il contrario: che invece Trieste era solo un TERRITORIO IN AMINISTRAZIONE CIVILE, status che non poteva essere modificato da un trattato bilaterale come Osimo (vedi sotto)... è la stessa tesi degli indipendentisti odierni !
Tuttavia la parte economica del trattato di Osimo, che non comporta variazioni di sovranità, è legge dello Stato Italiano (legge n. 73 del 14 marzo 1977) ma solo della ZONA FRANCA a Trieste non si parla: perché ?
Perché parlare di ZONA FRANCA a Trieste è diventata una bestemmia?
Perché di Osimo interessa solo la parte,controversa, della sovranità italiana?
Qui il testo della Lega Nazionale del 1976 a firma di Lino Sardos Albertini (fa piacere vedere acerrimi nemici che condividono le tue tesi...):
Pag. 11:“IL TRATTATO DI OSIMO COSTITUISCE UNA MANIFESTA VIOLAZIONE DEL TRATTATO DI PACE FIRMATO DALL'ITALIA E DALLE 21 POTENZE BELLIGERANTI e garantito, per ciò che riguarda le frontiere in questione, dal Consiglio di Sicurezza dell'ONU ai sensi dell'art. 21, N°1 del Trattato stesso.
Tale Trattato infatti aveva stabilito in maniera inequivocabile e chiarissima, all'art. 22, la posizione della frontiera jugoslava in Istria al limite meridionale della Zona B lungo il fiume Quieto. Il Memorandum di Londra del 1954, stipulato solamente dalle potenze che occupavano militarmente le Zone A e B destinate a far parte del Territorio Libero di Trieste, oltre all'Italia quale titolare della relativa sovranità, si è limitato, come è noto, a stabilire norme riguardanti l’AMMINISTRAZIONE CIVILE delle due Zone da parte dell'Italia e della Jugoslavia, con criteri unitari previsti dal relativo Statuto speciale unico per le due Zone. Tale Memorandum non prevede, com'è noto, nessuna modifica di carattere territoriale, né del resto avrebbe potuto prevederla, sia per la sua forma giuridica che per i soggetti contraenti. Per tali ragioni non è stato mai sottoposto a ratifica al Parlamento italiano” -------
Pag. 13 “Il fatto essenziale era però che TALI ACCORDI DEFINITI "DI CARATTERE PRATICO", RIGUARDAVANO SOLO L'AMMINISTRAZIONE DELLE DUE ZONE già destinate a far parte del Territorio Libero di Trieste e non questioni di cessione territoriale a cui non veniva fatto il benché minimo cenno. Tanto che per la forma è stato adottato quella non di un trattato, ma di un semplice "Memorandum" non soggetto a ratifica del Parlamento e la firma è avvenuta con la partecipazione dei 22 firmatari del Trattato di Pace, ma dei soli stati che amministravano militarmente le due Zone (Anglo-Americana e la Zona A e jugoslava la Zona B) con l'Italia titolare della relativa sovranità.” (pag.13)
Link Lega Nazionale:

http://www.leganazionale.it/index.php?option=com_content&view=article&catid=130%3Adocumenti-e-approfondimenti&id=968%3Agli-accordi-di-osimo-nella-realta-e-nel-diritto-un-trattato-da-non-ratificare&Itemid=182&limitstart=10

1 commento:

  1. Sul Carso, proprio nell'area identificata dal Trattato di Osimo, ha languito per decenni l'Autoporto di Fernetti: era diventato sostanzialmente un parcheggio di camion, soprattutto dopo la progressiva entrata nell'Unione Europea dei Paesi dell'Est, che determinava l'inutilità delle attività doganali presso quel terminal. Una situazione che spinse il sindaco Di Piazza ad ipotizzare il trasferimento del mercato ortofrutticolo in quell'area. Sliding doors: pensiamo a quale altro sviluppo avrebbe potuto avere quel terminal se fosse stata effettivamente creata la Zona Franca prevista dal Trattato di Osimo. Solo negli ultimi anni, l' Autoporto di Fernetti è stato raccordato alla linea ferroviaria internazionale (con un investimento regionale di 350000 euro); essendo anche direttamente collegato alla rete autostradale, si è rapidamente trasformato in un terminal di scambio modale strada/ferrovia strategico. Pensiamo a cosa avrebbe potuto diventare se vent'anni fa le Ferriovie dello Stato non avessero investito sciaguratamente nello scalo di Cervignano - cattedrale deserta - e avessero invece sviluppato la stazione internazionale di Villa Opicina. Le strategie dell'attuale Autorità Portuale di Trieste vanno nel verso di creare il retroporto proprio in quell'area e non a caso il Punto Franco Nord è stato spezzettato e messo a Fernetti e a Prosecco, oltre che nella zona industriale delle Noghere, preludendo ad un possibile allargamento ed unificazione lungo la linea ferroviaria e lo scalo ferroviario di Opicina Campagna. Siamo veramente sicuri che la zona franca del trattato di Osimo sia totalmente inutile ? Essa è un regime più debole rispetto al regime di porto franco, che sappiamo però essere comunque collegato al porto ed alle sue attività.

    RispondiElimina