RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

giovedì 6 luglio 2017

SOMMARIVA dell' Autorità Portuale: "«il regime di porto franco potrebbe essere potenzialmente esteso a tutta la provincia di Trieste" - MAGARI !- Il drammatico fallimento delle 14 Città Metropolitane italiane -


Nell' area della Wärtsilä sorgerà a breve una Zona Franca Produttiva grazie all' Allegato VIII sul Porto Franco Internazionale di Trieste in parte recepito dal decreto attuativo sui Punti Franchi degli scorsi giorni (testo ancora ignoto). 


Sarà gestita dall' Interporto di Fernetti, in cui cresce la partecipazione di Friulia: il braccio armato della Regione che ne assicurerà il controllo. 

Dice l' assessore regionale Peroni:« c'è l’esigenza strategica di accompagnare il sistema dei punti franchi. Friulia diventerà il braccio regionale per accompagnare il processo di sviluppo portuale e retroportuale, ricordando che la società detiene un ruolo anche nell’Interporto di Cervignano».

Il Presidente dell' Interporto di Fernetti prof. Borruso deve aver cambiato idea sul Punto Franco, visto che due anni fa non lo voleva, in linea col pensiero unico dell' epoca,  perchè "avrebbe fatto perdere clienti" (per l' articolo del Piccolo del 15/2/15 clicca QUI).


La Zona Franca presso la Wärtsilä è una buona notizia che è nella linea che sosteniamo da sempre: quella dell' utilizzo produttivo dei Punti Franchi e che per anni è stata scioccamente osteggiata.

Anche se turba la dichiarata intenzione della Regione e della Serracchiani di controllare tutta la questione dei Punti Franchi triestini...


Bisogna dar atto all' Autorità Portuale di aver fatto un gran buon lavoro in silenzio e lasciando che i politici se ne prendano il merito che non hanno, come si conviene ai migliori funzionari che pensano al bene comune e puntano ai risultati concreti.


Nella presentazione della Free Zone presso la Wärtsilä, che la UE non può contestare perchè deriva dal Trattato di pace del 1947, il Segretario Generale dell' Autorità Portuale Mario Sommariva ha fatto un' importante affermazione (come documentato dall' articolo del Piccolo: clicca QUI):
«il regime di porto franco potrebbe essere potenzialmente esteso a tutta la provincia di Trieste: abbiamo a disposizione un asset competitivo eccezionale».

Ha assolutamente ragione perchè i Punti Franchi da sempre possono essere estesi a tutto il territorio.

Infatti per averli nelle nuove aree che adesso sono designate, come quella di cui si parla oggi, era sufficiente estendere uno dei Punti Franchi preesistenti, anche lungo i binari ferroviari se si preferiva.

Non era assolutamente necessario spostare quella parte del Punto Franco Nord di Porto Vecchio che è stata disattivata con la "sdemanializzazione" e che probabilmente, alla inevitabile constatazione del fallimento del progetto di "urbanizzazione turistica" di Porto Vecchio, sarà finalmente riestesa dalla fascia costiera dove è rimasta per farne un ragionevole uso produttivo.

Ma ora esaminiamo l' entusiasmante possibilità che "il regime di Porto Franco venga esteso a tutta la Provincia di Trieste".

Ce lo auguriamo proprio e, a quanto si è finora capito del recentissimo Decreto di attuazione dei Punti Franchi, la competenza sarebbe dell' Autorità Portuale e di conseguenza anche sui territori coinvolti.
L' Autorità Portuale già adesso avrebbe il 51% dell' Ente Zona Industriale.

E la stessa procedura di espansione dei Punti Franchi sarebbe di competenza dell' Autorità Portuale e non più del Prefetto.

"Grasso che cola
(a parte il neo della volontà di controllo da parte della Regionee superamento dei lacci e lacciuoli con cui una classe politica locale inetta e succube di Roma è riuscita a paralizzare per 63 anni il Porto Franco.

E magari, se ci impegnamo TUTTI, al Porto Franco extradoganale verranno aggiunti i vantaggi fiscali sulle imposte dirette di una No Tax Area come le ZES previste finora solo per i porti del Sud e si diventerebbe anche competitivi, 
o almeno pari, fiscalmente  e per costo del lavoro con la Slovenia.

Troppo bello per essere vero e infatti i politicanti faranno di tutto per mettersi di traverso.
Conflitti di competenze, casini partitocratici, lese maestà di Podestà, gelosie, cavilli burocratici ecc.

In ogni caso fioccheranno proposte di gestione del Territorio più o meno strampalate tra cui svetterà la Città Metropolitana del sen. Russo.

Il caso vuole che il 4 luglio sia uscito un articolo del Corriere della Sera che illustra il fallimento totale non solo della Città Metropolitana di Milano ma anche delle altre 14 esistenti, eccolo (clicca QUI per versione in rete) :

La maionese impazzita della città metropolitana

La rivoluzione (di facciata) varata nel 2015 con la legge Delrio è già finita, con qualche rimpianto per la vecchia Provincia e tanti saluti al nuovo assetto istituzionale, in cui lo stesso sindaco di Milano Beppe Sala si sente stretto, per non dire un clandestino a bordo-   di Giangiacomo Schiavi


shadow
L’immagine della Ferrari senza benzina è dell’ex sindaco Pisapia, ma la Città metropolitana di Milano oggi sembra più un’utilitaria con le ruote sgonfie e senza freni che corre verso un muro. La rivoluzione (di facciata) varata nel 2015 con la legge Delrio è già finita, con qualche rimpianto per la vecchia Provincia e tanti saluti al nuovo assetto istituzionale, in cui lo stesso sindaco di Milano Beppe Sala si sente stretto, per non dire un clandestino a bordo.
Adesso poi che le parole chiave del futuro sono crac, default, bancarotta, c’è il rischio di un fuggi fuggi generale: se non arriverà la proroga del governo all’approvazione del bilancio, con un buco da 50 milioni di euro, i consiglieri metropolitani daranno le dimissioni. Per non sentirsi corresponsabili di un dissesto, nonostante i tagli alle spese avviati dall’assessore al Bilancio, Franco D’Alfonso, che si è già seduto in riva al fiume con le dimissioni in tasca.
Come sempre in questi casi, si dice che sono giorni decisivi.
Venerdi si riuniranno a Milano i sindaci delle altre 14 città metropolitane, tutte con i conti in rosso
.
Si lanceranno appelli, si cercherà una linea comune ai limiti dell’impossibile (perché Milano non è Reggio Calabria), si dirà che serve una svolta.
Ma la crisi della Città metropolitana è un dato di fatto
: non si possono mettere insieme complessità e situazioni diverse con governi deboli, poche risorse ed elezioni di secondo livello, dice l’ex assessore provinciale che ha guidato la transizione, Franco De Angelis. Governare l’area vasta , nella logica delle grandi capitali europee, era una grande scommessa, un’occasione che Milano ha inseguito per anni, chiedendo a governi e ministri un’attenzione speciale per un’autonomia sul modello di Barcellona, pensando anche a Londra e Parigi. Se n’è parlato per quarant’anni ma serviva un’altra formula. Questa è sbagliata. E la maionese, come si può vedere dietro la melina politica, è impazzita.


Il sen. Russo, che è un grande fantasista, ad una amica che  su Facebook gli faceva notare l' articolo, così rispondeva:
"Francesco Russo Le città metropolitane che nascono dalla riforma (incompleta delle province) è completamente diversa da quella che faremo nella Venezia Giulia. La nostra regione ha uno statuto di autonomia che ci permette di fare molto meglio in modo originale "copiando" le migliori esperienze internazionali."...


A sì, caro Russo ? Come le UTI e la Riforma Sanitaria?
COSA farai nel Friuli Venezia Giulia ? 
COME ?
CON CHI? Con i Friulani che faranno un bel regalo a Trieste perchè sono buoni?
CON CHE TEMPI ?
Potresti uscire dal generico e presentare un articolato da far approvare al Consiglio Regionale (così ci divertiamo)?

Quelle dell' articolo sono le Città Metropolitane esistenti secondo le leggi esistenti: cosa vai promettendo ?
Su quali basi ?
Quali superpoteri stai millantando?


Adesso Russo sta martellando con la sua ultima invenzione pubblicitaria per ritardati: l'equazione alla Pico de Paperis "sviluppo Porto + riqualificazione Porto vecchio + città metropolitana = chiusura area a caldo" ovvero "Torte + suole + bidoni = calzini " quando fin dalle elementari ci hanno insegnato che non si possono sommare cose diverse.



Non sarebbe ora di "far tornare l' astronave a terra" e, invece di tirare continuamente fuori invenzioni di marketing politico, cominciare a lavorare seriamente sulla strada del rilancio del Porto Franco Internazionale di Trieste e dell' utilizzo produttivo dei suoi Punti Franchi: Porto Vecchio compreso?

Trieste ha una finestra temporale di solo un paio d' anni per rilanciarsi e cogliere le nuove opportunità geopolitiche e geoeconomiche: non sarebbe ora di smettere di perdere tempo in giochetti e di pensare anche a forme di autonomia reale tali da contenere le dichiarate volontà egemoniche della Regione a guida friulana?


I vicini friulani fino a qualche mese fa non sapevano nemmeno che qui ci fosse un Porto Franco e preferivano caricare le merci ad Amburgo, Venezia e qualche volta a Nogaro.
Se l' utilizzo produttivo dei Punti Franchi decolla non mancheranno di piombare qui con intenti egemonici usando lo strumento della Regione che controllano da sempre.

Forse sarebbe il caso di pensare urgentemente a "soluzioni tampone" sul tipo della Provincia Autonoma di Bolzano e di un maggior legame di Trieste con le istituzioni della Mitteleuropa tra cui la Macroregione Danubiana.

Nessun commento:

Posta un commento