RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 28 maggio 2017

RESTITUIAMO TRIESTE ALLA MITTELEUROPA ! RESTITUIAMO PORTO VECCHIO ALLE ATTIVITA' PRODUTTIVE PER CREARE LAVORO VERO ! - PORTO MITTELEUROPEO: TERZO PORTO DELLA GERMANIA, PRIMO DELL’ AUSTRIA, SECONDO DELL’ UNGHERIA: SOLO IL 10% DELLE MERCI PER L’ ITALIA- CHE C’ ENTRIAMO NOI CON L’ ITALIA ?


RESTITUIAMO TRIESTE ALLA MITTELEUROPA, DI CUI HA FATTO PARTE PER 6 SECOLI !
RESTITUIAMO PORTO VECCHIO ALLE ATTIVITA' PRODUTTIVE, PER CREARE LAVORO VERO E SVILUPPO ECONOMICO !
Dal convegno del Limes Club del 25 maggio (clicca QUI) è emerso chiaramente che Trieste è tuttora un Porto Europeo e non nazionale, che lavora al 90 % con l' estero e solo per il 10% con il mercato italiano. Che è il terzo porto della Germania, il primo dell' Austria e il secondo dell' Ungheria.

Che i suoi collegamenti con l' Europa e l' Estremo Oriente sono in crescita e che il futuro è questo.

Lo chiarisce anche un intervento di Mario Sommariva Segretario Generale dell' Autorità Portuale:


Oggi un' articolo del Piccolo parla dell' interesse del Paesi Baltici per il nostro porto al fine di collegarsi alla Nuova Via della Seta (vedi immagine).

Che c' entriamo con l' Italia: un paese in fallimento e da sempre esempio di inefficienza e malversazioni?

Da 23 anni (!) il Porto di Trieste è in attesa dei decreti attuativi per i Punti Franchi previsti dalla legge 84 del 1994 (record mondiale di inefficenza e menefreghismo).


Dobbiamo essere oppressi dalla macchina statale italiana solo perchè qui si parla prevalentemente italiano ?
Ma  anche nel Canton Ticino si parla italiano eppure è in Svizzera!

Decine di paesi parlano, ad esempio, lo spagnolo eppure sono paesi diversi!
Che senso ha questo nazionalismo masochista nel 2017?
Il buon senso dice che è meglio essere un Cantone Svizzero o una Città Stato portuale come Brema o Amburgo nel sistema federale tedesco, o un Land autonomo della Mitteleuropa.
Se non altro per non essere paralizzati dalla burocrazia e dal fisco rapace italiani e godere dell' efficienza amministrativa del territorio conseguente all' essere nella "catena di valore" mitteleuropea in cui di fatto ed economicamente siamo già inseriti grazie al Porto Franco Internazionale.
Che senso ha stare in un paese che si rende ridicolo continuamente come nel caso dei Direttori di Museo da licenziare perchè "stranieri" anche se capacissimi e al lavoro da oltre due anni? 


Da alcuni anni a Trieste è stato fatto passare artificialmente, con un uso spregiudicato dei media e del Piccolo in particolare, lo slogan "Restituire Porto Vecchio alla Città'": una mistificazione perchè Porto Vecchio non ha MAI fatto parte della città tanto che è privo di fogne e infrastrutturazione primaria il cui altissimo costo (circa 300 milioni a carico del pubblico) è un ostacolo colossale all' urbanizzazione e agli investimenti.
Gran parte del suo svuotamento è avvenuto su spinta politica e grazie ad un vincolo architettonico totale che ne ha impedito qualsiasi necessaria modernizzazione,

Trieste non ha molti spazi e 6 ettari sono importanti e da utilizzare per attività produttive, non inquinanti e ad alta tecnologia come indicato dal Polo Mondiale per la Robotica Subacquea della Saipem (QUI video) e per attività finanziarie come la proposta sede della BERS: tutte cose che hanno vantaggi dal regime speciale di Porto Franco.


Ebbene, se di restituzione si vuole parlare si tratta di restituzione di Porto Vecchio alle attività produttive, industriali, finanziarie e di servizi, utilizzando al massimo il regime di Punto Franco che ormai tutti ammettono essere assai utile ed attrattivo.


Trieste, in forte calo demografico, non ha bisogno di un nuovo rione ma di sviluppo economico e lavoro vero.


Tutti i bluff comunicativi vengono progressivamente smascherati: anche la stupidaggine propagandistica della "rotonda" in viale Miramare che porta al nulla, ovvero a fare un giro intorno al Magazzino 26 vuoto da anni, il cui parziale restauro è costato milioni di denaro pubblico.





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