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martedì 26 luglio 2016

TERRORISMO ISLAMICO - NUOVO SGOZZAMENTO IN FRANCIA - SMETTERLA CON IL GIUSTIFICAZIONISMO PSICHIATRICO - GLI STATI DEVONO DIFENDERE I CITTADINI -


Le prime notizie del nuovo attentato jihadista odierno in Francia parlavano di due squilibrati, come per il bombarolo suicida in Germania, come a Nizza.

Non consola molto sapere che chi guida il camion che ti sta investendo ha dei problemi psichici, problemi che ci sono sempre stati a questo mondo ma che non producevano stragi a ripetizione in nome di Allah.


La novità stà in una ideologia religiosa islamista che diffusa, coltivata e tollerata fornisce la giustificazione morale ad eccidi inacettabili e non più sopportabili.


Cominciamo allora a dire alcune cose politicamente scorrette:

1) RELIGIONE - Non è vero che tutte le religioni sono uguali e vanno ugualmente rispettate: in occidente c'è il Satanismo, ci sono le varie sette dai Bambini di Satana a Scientology che sono state protagoniste di eccidi, plagi e/o ruberie.

In India ci sono culti legati alla dea Kali che conosciamo dai romanzi di Salgari che parlano dei cattivissimi strangolatori Thug.

In Medioriente c'è questo scisma dell' islam sunnita che è alla base del Jihadismo e che ha parecchio a che fare con i Wahabiti dell' Arabia Saudita e gli stretti parenti Salafiti del Nord Africa.
Ribadiamo che è uno scisma interno alla parte sunnita dell' Islam (in lotta con quella Scita) e che non riguarda tutto il mondo islamico.
Per combatterlo un nemico deve essere conosciuto e ben individuato.


Non si capisce perchè bisogna essere tolleranti con culti che hanno risvolti ed esiti criminali e stimolano la barbarie.
Nè perchè debbano essere consentite moschee aderenti allo scisma salafita, spesso finanziate coi petrodollari dei Wahabiti al potere in Arabia Saudita.


2) PSICHIATRIA - Non c'è niente da meravigliarsi se chi commette attentati tanto sanguinari e spesso suicidi abbia pure disturbi mentali: sarebbe da meravigliarsi del contrario.
Non si può pretendere che sia "a bolla" uno che ammazza 100 persone schiacciandole con un camion praticamente suicidandosi, nè uno che sgozza un anziano prete per motivi di fanatismo: il fanatismo stesso è una malattia mentale.
Nessuno si sogna di giustificare Hitler anche se è noto che si imbottiva di psicofarmaci ed aveva una personalità evidentemente disturbata.
Il disagio psichico non attenua nè la gravità dei fatti, nè la colpa, nè la necessità di difendersi perchè proprio questi individui vengono reclutati apposta, spesso a distanza via internet.


Un giornale insospettabile di razzismo come il Fatto Quotidiano spiega che il 60% dei rifugiati ha un disagio mentale (clicca QUI). 
E' ovvio: chiunque sbalzato in un mondo totalmente diverso con cultura, usi e costumi totalmente diversi rischia di perdere l' orientamento e può andare in crisi di identità.
Così come quei giovani, anche di seconda generazione, che in casa sono obbligati a seguire regole islamiche mentre vivono in una società occidentale laica. 

Prima o dopo il conflitto identitario emerge e può anche prendere strade pericolose come vediamo in Francia.

Ad esempio, una ragazza occidentale moderna costretta in un mondo islamico ferocemente misogino diverrebbe pazza in poco tempo.... simmetricamente può succedere a dei giovani uomini sbalzati da noi dagli eventi, tragici o meno.

Se poi alcuni hanno subito anche stress traumatici da guerra, fame e maltrattamenti il disagio mentale è assicurato: le guerre hanno sempre portato un fardello di follia, molto diffusa fra i reduci (Rambo docet).


La società ha tuttavia il diritto di difendersi e lo stato ha il dovere di difendere i cittadini.

Oggi sul Corriere c' è una riflessione di Ernesto Galli della Loggia sui danni del "politicamente corretto"che trovate cliccando QUI.

Almeno cominciamo a parlarne ed a togliere gli alibi alla retorica insopportabile di chi nega la necessità di difendere i cittadini anche con provvedimenti drastici.

Quanto alle ricette per risolvere il problema non ne abbiamo non essendo tecnici della sicurezza ma possiamo solo rilevare che la questione si affronta sul piano tattico-militare e dell' intelligence e consigliare di rivolgersi a chi riesce a tenere sotto controllo la situazione, senza rinunciare alla democrazia, anche quando si presenta in un modo simile durante la "intifada dei coltelli": cioè a Israele.


Cliccando QUI un intervista a Cacciari sull argomento.


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