RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

mercoledì 27 luglio 2016

#CiaoneItalia - FIAT E AGNELLI SCAPPANO IN OLANDA PER NON PAGARE TASSE ESOSE MA PER I MEDIA GLI EVASORI SONO I TRIESTINI "OBIETTORI FISCALI" - “In questo paese ha fatto più Marchionne che certi sindacalisti”, ha detto Renzi tre mesi fa. “Se me lo chiedete, in Italia voterei per Renzi”, ha ricambiato l’ad di Fca. E TE CREDO !!!


Non sono solo i separatisti e gli indipendentisti che se ne vogliono andare dall' Italia e dagli artigli rapaci del suo fisco.

Lo hanno appena fatto gli Agnelli e Marchionne che, con tutto il baraccone FIAT, sono fuggiti dall' Italia mettendo le sedi fiscali all' estero (Marchionne ha anche la residenza personale in Svizzera come tanti altri).

Mentre noi siamo solo dei dilettanti che cercano di salvare la propria città e la pelle: come quei concittadini che hanno deciso di aderire all' "obiezione fiscale" non potendo trasferire casa, famiglia e lavoro altrove come ha fatto la FIAT sotto lo sguardo compiacente del Governo.


Naturalmente lo sdegno dei CDS (Cretini Di Sinistra), dei CDD (Cretini Di Destra) e dei CP (Cretini Patriottici) si è indirizzato sui concittadini "obiettori" accusati di turpe "evasione fiscale", non sognandosi nemmeno di indirizzarlo verso chi i soldi pubblici li sperpera o verso quelli che trasferiscono allegramente la sede legale per non pagare le tasse al rapacissimo e insostenibile fisco italiano.


Abbiamo così assistito a moralistici sermoni sui servizi pubblici usufruiti abusivamente dai perfidi "obiettori", ahimè solo simbolici per qualche multa insignificante perchè le tasse sui redditi sono rapinate direttamente con le trattenute in busta paga o sulla pensione.
Prediche pronunciate facendo finta di non sapere che solo una piccola parte della spesa pubblica italiana finisce in servizi ai cittadini. 

Il grosso, infatti, serve a mantenere una burocrazia elefantiaca, un sistema politico sempre affamato e gli interessi del debito pubblico.

Tali predicozzi sono arrivati in particolare dall' area del PD (cioè Governo) e, con sorpresa, ne abbiamo trovato uno sdegnato sulla "Stampa"di Torino, giornale da sempre di Fiat e Agnelli, a firma del famoso e televisivo Gramellini che non si è viceversa accorto dell' operazione antifisco dei suoi datori di lavoro.
Forse era distratto come tutta la "sinistra al caviale" che ama molto gli Agnelli così raffinati e mondani, altro che quei "populisti" di indipendentisti...


A noi non resta che insistere nel voler trasferire tutta Trieste fuori dall' Italia (o dalla sua amministrazione che dir si voglia).


Riportiamo (clicca QUI) un articolo del Fatto Quotidiano sulla vicenda FIAT: meditate, gente, meditate...


Exor in Olanda, l’esodo degli Agnelli all’estero parte da lontano. Mentre dicevano: “Fiat sempre più forte in Italia”

Fca avrà una presenza sempre più forte in Italia“. “Fiat è ancora più italiana”. “Quello che possiamo fare in Italia è molto di più di quello che potevamo fare prima”. Parola di John Elkann, presidente di Fiat Chrylser. Lo stesso John Elkann che ha spostato in Olanda le sedi di Cnh Industrial, Fca, Ferrari e infine Exor, la cassaforte della famiglia AgnelliL’ultima mossa di Elkann è dunque solo il passaggio finale di un lungo elenco di trasferimenti, il trasloco di una holding e non di una società produttiva, ma si fa beffe delle promesse di mantenere nel nostro Paese le radici delle imprese di famiglia. E la grande fuga dall’Italia prende corpo sotto il naso di governi che vanno a braccetto con il Lingotto e i suoi manager, come dimostra la grande intesa tra l’amministratore delegato Sergio Marchionne e il premierMatteo Renzi, solo l’ultima di una lunga serie.
In questi anni, da casa Agnelli si sono sprecate le dichiarazioni d’amore nei confronti del Bel Paese. Il 30 gennaio 2013, inaugurando lo stabilimento Maserati di Grugliasco, John Elkann ha rivendicato davanti agli operai Fiat: “Abbiamo fatto scelte difficili per poter continuare a produrre in Italia”. Nel febbraio dell’anno seguente, poco dopo la nascita di Fca (con sede legale in Olanda), il giovane presidente del Lingotto ha ribadito davanti a una platea di studenti: “Sono contento perché Fiat è ancora più italiana e ha le forze che rendono la componente italiana del gruppo ancora più forte”. Un concetto ripetuto all’assemblea degli azionisti Fiat, il 22 maggio seguente, ancora a Grugliasco: “La componente italiana ha possibilità di sviluppo che non saremmo riusciti a immaginare senza Chrysler”. E infine, il 25 luglio del 2014, l’incontro a Palazzo Chigi con Matteo Renzi, in compagnia di Sergio Marchionne. Il rampollo di casa Agnelli ha presentato così al premier il nuovo modello Jeep prodotto in Italia: “Siamo molto orgogliosi di essere qua e di farle vedere come Fca avrà una presenza sempre più forte in Italia”.
A ben vedere, mentre da una parte Elkann si profondeva in elogi alla Penisola, dall’altra preparava le valigie per altri lidi. Un’operazione entrata nel vivo ben quattro anni fa. Nel novembre 2012, dopo la fusione con Cnh, Fiat Industrial ha spostato la sede legale in Olanda e il domicilio fiscale nel Regno Unito, con tutti i benefici fiscali che ne conseguono. Stessa sorte per Fiat Chrysler, fondata a gennaio 2014 già con le doppie radici ad Amsterdam e Londra. Discorso uguale per Ferrari, con lo scorporo da Fca e il doppio trasloco datati ottobre 2015. Ma al di là di sedi legali e fiscali, i vertici del Lingotto hanno anche minacciato di portare fuori dai confini nazionali anche la produzione di auto. Come ha fatto Marchionne alla vigilia del referendum tra i lavoratori di Mirafiori sul nuovo contratto Fiat: “Se non si raggiunge il 51% salta tutto e andiamo altrove. Fiat ha alternative nel mondo. Se il referendum non passerà ritorneremo a festeggiare a Detroit”.
In tutto questo, tra i governi italiani e Fca è stato un fiorire di strette di mano, pacche sulle spalle e grandi complimenti. “In questo paese ha fatto più Marchionne che certi sindacalisti”, ha scandito il premier Renzi all’inizio di aprile di quest’anno. “Se me lo chiedete, in Italia voterei per Renzi”, ha ricambiato l’affetto l’ad di Fca. Per trovare qualcuno che osi contestare l’esodo delle aziende degli Agnelli in Olanda e Regno Unito, bisogna uscire da Palazzo Chigi. Nel pieno del battibecco con John Elkann, nel febbraio del 2014, l’imprenditore Diego Della Valle ha attaccato così la famiglia Agnelli: “Con un Paese che vive una situazione drammatica, invece di essere pronta a dare il massimo appoggio, è scappata nella penombra per sistemare al meglio i propri affari personali. Chi si comporta in questo modo non merita nessun rispetto”. Pierluigi Bersani, ex segretario Pd, ha invece commentato così il trasloco di Exor in Olanda: “Quello che noi chiamavamo Fiat che ha fatto ciaone nel silenzio generale”.

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