RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

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lunedì 30 maggio 2016

MEGA YACHT, PORTO VECCHIO, PORTO FRANCO E PAROLE IN LIBERTA'





Un post di ieri della lettrice ed elettrice Patrizia Palcini, "punta dell' iceberg" di varie persone sconcertate che questi giorni si stanno esprimendo in rete e altrove, ci offre lo spunto di commentare, come ci viene richiesto da molti, il progetto Trieste Mega Yacht che il portavoce di Uniti Per Trieste Andrea Boldrini, che sempre più spesso sostituisce Sponza in TV allargandosi e suscitando polemiche, ha per due volte in tre giorni indicato a Telequattro come la "soluzione per Portovecchio ".

Ha ragione la lettrice: il progetto TMY è perfettamente funzionale ed integrabile con quello portato avanti dal PD tramite l' advisor E&Y e questo viene anche detto esplicitamente nella presentazione (clicca per il VIDEO) quando uno dei relatori dice che la stessa Autorità Portuale sostiene l' inserimento del progetto in quello dell' advisor scelto da Cosolini.

Esaminiamo questo progetto, presentato ambiziosamente come "LA SOLUZIONE" per Porto Vecchio e decisivo per la città, prima dal lato tecnico e poi da quello "politico"-

Come viene spiegato nel video si tratta di creare un sito per il RICOVERO INVERNALE di questi megayacht che d' estate battono l' Adriatico e questo escluderebbe tutti gli aspetti "mondani" e turistici che qualcuno si immagina (citando gli acquisti di fiori di Abramovich...).
Una Marina per grandi yacht di lusso, insomma.

Il progetto, come si vede dalle foto del rendering sopra, coinvolge TUTTE LE BANCHINE di Porto Vecchio e, comprendendo anche la diga che verrebbe collegata a terra chiudendo il bacino limitando il traffico navale, arriverebbe a circa 85 posti barca come si conta facilmente dalle foto.
Ma i relatori parlano più realisticamente di 30-50 barche, parte delle quali potrebbe usufruire anche delle competenze cantieristiche della Cartubi.

1) VALORE ECONOMICO: dice uno dei relatori nel video che un megayacht spende circa € 1.000 all' anno al metro di lunghezza tra servizi, manutenzioni e cantieri.
Consideriamo pure l' ipotesi più ottimistica presentata dai relatori ovvero 50 yacht di circa 50 metri di media: sono 2,5 milioni di euro/anno di fatturato (non di utile) come hanno detto loro stessi.... cioè un ottavo di quello che rende solo di tasse il solo deposito per le Opere d' Arte nel Porto Franco dell' aereoporto di Ginevra (vedi QUI).
Per capire l' ordine di grandezza: le fallite Cooperative Operaie fatturavano 130 milioni l' anno e solo i costi di urbanizzazione primaria (fogne ecc.) per il comprensorio di Porto Vecchio sono superiori ai 300 milioni.

Srebbero solo 2,5 milioni all' anno di fatturato "la soluzione per Porto Vecchio" e il rilancio dell' economia  di un territorio che adesso ha un PIL di circa 7.700 milioni? 

NON E' FORSE UNA MALDESTRA  FORZATURA COMUNICATIVA, come tante si sentono in questi giorni elettorali soprattutto dal PD, maestro indiscusso di "balle elettorali" su Porto Vecchio ?

2 ) Nel rendering si vede chiaramente che il progetto coinvolgerebbe l' ADRIATERMINAL dove 
operano due Società di rilievo internazionale: la C. Steinweg – Genoa Metal Terminal (GMT), appartenente al Gruppo Steinweg e leader in Italia nella logistica dei metalli, che a Trieste ha anche la Borsa Metalli, e la Saipem, leader mondiale nel settore dei servizi per l’industria petrolifera onshore e offshor che fornisce anche grosse commesse ad aziende locali come la Sertubi.
Tutte e due sono a Trieste solo perche' c'è il Punto Franco e occupano circa 60 persone: GMT movimenta via mare 300.000 tonellate e Saipem ha costantemente navi e piattaforme in banchina.
L' Adriaterminal è stato ultimato alla fine degli anni 90 ed è costato circa 200 miliardi di lire.
LI MANDIAMO VIA? DOVE?
In Porto nuovo non c' è più posto e costruire un nuovo terminal come l' attuale costerebbe ormai di più quello che c'è già: dove li trasferiamo, con che soldi, con che progetto e con che tempi ?
Mandiamo via Saipem e GMT in cambio di 2,5 milioni/anno di fatturato ? Costruiamo un nuovo terminal per questo? Blocchiamo tutte le banchine di Porto Vecchio, servite da binari ferroviari e dotate ancora di Punto Franco per questi 2,5 milioni/anno di fatturato lordo? 

Non si è, forse, un po' esagerato nella comunicazione?

ASPETTO "POLITICO": ci è difficile comprendere come questo progetto di valore economico assai modesto possa essere diventato l' asse portante di una forza politica che ha le sue radici nel movimento indipendentista che si ripromette di rilanciare l' economia dell' intero territorio.
Infatti è perfettamente integrabile negli attuali indirizzi, già esplicitati, dei fautori della "sdemanializzazione" che hanno parlato ripetutamente di Maxiyacht, come abbiamo visto nella foto iniziale. 
E facilmente strumentalizzabile e trasformbile in "cavallo di Troia" per la sua affinità alle ipotesi "Fantaturistiche" di Cosolini & co.

E' vero che pure noi nel programma per Porto Vecchio Produttivo (vedi QUI) parliamo di "Distretto nautico, con cantieri per Yacht che operano “estero su estero” e “usi del mare” in esenzione doganale e fiscalema in un contesto molto più ampio di attività (vedi nota sotto) e di Punto Franco di 700.000 mq cui nel progetto T.M.Y. non si accenna neppure. 
E non certamente destinando a "ricovero invernale" TUTTE le banchine, diga compresa, di Porto Vecchio,"facendo fuori" anche l' Adriaterminal.


Insomma non comprendiamo come questo progetto  TMY possa servire a contrastare l' urbanizzazione di Porto Vecchio prospettata dalla "sdemanializzazione"nè a rilanciare l' area in senso produttivo.

Altra cosa sarebbe se all' interno di un progetto generale di riutilizzo produttivo del sito e in regime di Punto Franco fosse inserito ANCHE un distretto nautico e di cantieristica navale da diporto tale da integrarsi con le altre attività produttive senza trasformare tutto Porto Vecchio in una marina (invernale) di lusso, cosa peraltro assai problematica secondo gli esperti del settore. 

A noi pare che UpT, malgrado le tempestive segnalazioni di ritardo e inadeguatezza, sia piombata in un marasma della comunicazione, se non della stessa elaborazione programmatica, che rischia di portarla ad un fallimento elettorale pesantissimo, perdendo parte della sua base di partenza senza riuscire a raggiungere  settori nuovi dell' elettorato "moderato", malgrado la spasmodica ricerca di "rispettabilità" che talvolta sortisce uno strambo effetto d' immagine da "Forza Italia dei Poveri" e di provincia. 

La comunicazione non può passare, in pochi giorni e in modo schizofrenico, da una controversa ammucchiata indipendentista a "Ring" che chiaramente punta ad accomunare tre candidati sindaci  per sputtanarli tutti insieme, a dichiarazioni di estraneità totale al mondo indipendentista come quelle pronunciate dal responsabile comunicazione domenica a "Sveglia Trieste", fino a surreali battaglie di comunicati con liste contigue, senza creare sconcerto tra i potenziali vecchi elettori e diffidenza in eventuali nuovi interlocutori che subdorano un fortissimo opportunismo politico (come dar loro torto?).

Non si può tirare fuori dal cappello un progetto generico di evidente portata minore e ricco di ambiguità, ancorchè accettabile solo con molti distinguo, e poi presentarlo come la "panacea" che risolve la questione di Porto Vecchio;
non si può propagandare che in una Zona  Extradoganale i pensionati non pagano l' IRPEF, che invece pagano pure a Livigno, senza perdere di credibilità;
non si può sollecitare al quotidiano locale la pubblicazione di deleteri articoli  che mettono in piazza penose beghe con potenziali alleati aggiungendo, per buona misura, offerte, in perfetto stile "prima repubblica", di assessorati a esponenti del M5S;
non si possono far rilasciare maldestre interviste che interferiscono pesantemente con possibili accordi elettorali in discussione;
ecc. ecc.

La cosa spiace molto perchè, come noto, il programma di UpT ha attinto a piene mani, se non totalmente, dai contenuti elaborati da Rinascita Triestina, ma evidentemente senza la capacità di gestirli ed in particolare di comunicarli in modo adeguato privo di forzature propagandistiche, e distorsioni.

Il che si rifletterà, purtroppo e inevitabilmente, sul voto malgrado la validità del programma di base e delle idee, e malgrado la buona volontà di tanti militanti e settori sociali coinvolti che rischiano di subire l' ennesima delusione per colpa di chi pretende di rappresentarli e comunicare in loro vece senza esserne in grado.

L' indicazione di "voto disgiunto" che stiamo portando avanti può essere un modo per "contare" a livello politico, invece di solo "contarsi" con esiti prevedibilmente poco esaltanti vista la gestione della campagna elettorale (vedi QUI).

Parliamo così dopo le reazioni che si sono avute e si stanno avendo in questi giorni, in rete e fuori: dire la verità è sempre utile, mentre nasconderla per opportunismo fa danni.

Fra una settimana si conteranno morti e feriti: può darsi, e speriamo, sarà dimostrato che abbiamo torto ma temiamo di no.


Il programma che proponiamo lo trovi cliccando QUI.

NOTA: COSA FARE IN PORTO VECCHIO
- Imprese ad alta tecnologia pulite, sul tipo della “Silicon Valley”;
- Incubatori di “Start-up” giovanili con fiscalità di vantaggio;
- Centri di ricerca legati alle aziende dell’area di ricerca ed alle istituzioni scientifiche;
- Centri finanziari e bancari “Off-shore”, extra UE, per realizzare la nostra “city”;
- Custodia, borsa e manipolazione di materie prime e metalli, anche pregiati ed opere d’arte anche per operazioni finanzarie come avviene nel punto franco dell’aeroporto di Ginevra e Singapore;
- Trasformazione di merci, anche nel campo della moda, tessili, alimentari e hardware, in regime extradoganale (vedi Seleco Brionvega/Sitip-Pezzoli) ;
- Assemblaggio di macchinari ad alta tecnologia per impieghi specializzati, potenziando ed incentivando quanto già viene prodotto dalla Saipem con i robot per le trivellazioni sottomarine;
- Potenziamento delle attività portuali esistenti come l’Adriaterminal, al  quale sono stati tolti i collegamenti ferroviari nel 2010 ;
- Distretto nautico, con cantieri per Yacht che operano “estero su estero” e “usi del mare” in esenzione doganale e fiscale-







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