RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

lunedì 25 aprile 2016

PORTO VECCHIO - IL VERO FUTURO PRODUTTIVO AD ALTA TECNOLOGIA- SAIPEM DA' UNA GRANDE COMMESSA A CARTUBI GRAZIE ALLA SUA LEADESHIP TECNOLOGICA - LA BASE E' NEL PUNTO FRANCO DI PORTOVECCHIO


LA SAIPEM, CHE STA ALL' ADRIATERMINAL IN PORTOVECCHIO, DA' LAVORO ALLA CARTUBI E A TRIESTE CON LA TECNOLOGIA D' AVANGUARDIA -
Altro che il fantaturismo e le corse colorate di Cosolini e la "sdemanializzazione"!

Purtroppo dobbiamo continuare a correggere le notizie, e soprattutto i titoli, del Piccolo: "il giornale di cui (non) potrete fidarvi".


Il sistema antiinquinamento per bloccare le catastrofiche fuoriuscite dai pozzi petroliferi e' "firmato" dalla Saipem che ha la sua base all' ADRIATERMINAL NEL PUNTO FRANCO DI PORTO VECCHIO, dove sfrutta il regime di Punto Franco per assemblare e produrre tecnologie e robot all' avanguardia per le perforazioni petrolifere e per la costruzione di gasdotti.

La Cartubi, come si capisce solo dalla attenta lettura dell' articolo, ha solo ricevuto una  commessa da parte della Saipem:
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Un grande tappo capace di bloccare la fuoriuscita di greggio da un pozzo sottomarino. Le nove maggiori compagnie petrolifere al mondo, ammaestrate dal disastro verificatosi nel Golfo del Messico, hanno lanciato, attraverso il “Subsea Well Response Project” (Swrp) e in collaborazione con “Oil spill response Ltd” (Osrl), una gara d’appalto per la realizzazione di quello che nel gergo tecnico viene definito “Offset installation equipment” riassumibile nell’acronimo Oie. Tradotto: un sistema di tappatura in grado di resistere agli ambienti inquinati da idrocarburi pesanti, al fuoco, alla visibilità “zero”, agli alti livelli di rumorosità. Scomponibile, trasportabile, ricomponibile. A vincere l’appalto per ingegneria, acquisti, fabbricazione è stata la Saipem, una delle punte di diamante del gruppo Eni, che ha “girato” un’importante parte della commessa alla triestina Cartubi.".

Fa un enorme piacere che un azienda di Trieste riceva un' importante commessa grazie alla presenza in Porto Vecchio di una grande impresa che vi sfrutta il regime di PORTO FRANCO.

Ma, caro Piccolo, non si può fare un articolo senza dire una parola sul fatto che la Cartubi ha preso la commessa grazie al fatto che SAIPEM è nel Punto Franco di Porto Vecchio, e che se non ci fosse la Base SAIPEM grazie al Punto Franco di Porto Vecchio la Cartubi sarebbe in difficoltà.
DATE A SAIPEM QUEL CHE E' DI SAIPEM E AL PUNTO FRANCO DI PORTO VECCHIO QUEL CHE E' DEL PUNTO FRANCO DI PORTO VECCHIO.
Il riutilizzo produttivo di Porto Vecchio è, GIA' OGGI, una parte importante del futuro di Trieste: altro che le fumisterie della "sdemanializzazione" e urbanizzazione con "advisor"e nebbia fitta su progetti e investitori.


CONCRETEZZA, CI VUOLE: E OGGI NE ABBIAMO UNA NUOVA DIMOSTRAZIONE


Qui di seguito il testo completo dell' articolo del Piccolo di oggi:
Sistema antinquinamento firmato Cartubi Commessa milionaria dalla Saipem per realizzare un maxitappo capace di bloccare la fuoriuscita di petrolio da pozzi-di Massimo Greco
Un grande tappo capace di bloccare la fuoriuscita di greggio da un pozzo sottomarino. Le nove maggiori compagnie petrolifere al mondo, ammaestrate dal disastro verificatosi nel Golfo del Messico, hanno lanciato, attraverso il “Subsea Well Response Project” (Swrp) e in collaborazione con “Oil spill response Ltd” (Osrl), una gara d’appalto per la realizzazione di quello che nel gergo tecnico viene definito “Offset installation equipment” riassumibile nell’acronimo Oie. Tradotto: un sistema di tappatura in grado di resistere agli ambienti inquinati da idrocarburi pesanti, al fuoco, alla visibilità “zero”, agli alti livelli di rumorosità. Scomponibile, trasportabile, ricomponibile. A vincere l’appalto per ingegneria, acquisti, fabbricazione è stata la Saipem, una delle punte di diamante del gruppo Eni, che ha “girato” un’importante parte della commessa alla triestina Cartubi. «Nei prossimi mesi - racconta Marco Maranzana, dal maggio 2015 amministratore delegato dell’azienda insediata nell’ex Arsenale San Marco - le componenti del “supertappo” saranno spedite a Trieste, noi le completeremo e le assembleremo per il trasporto finale su chiatta, prevedibile entro la fine dell’anno». Un bel colpo, che lancia Cartubi nel gran mondo dell’oil& gas. «Un progetto di respiro mondiale - precisa Maranzana - Ne verranno costruiti a livello mondiale 6 prototipi. Sono richiesti alti requisiti di qualità, tant’è che nello stabilimento lavoreremo con 27 ispettori internazionali, cui si aggiungeranno una decina di controllori Saipem». Il manager di Cartubi preferisce non sbilanciarsi sull’entità finanziaria della commessa, che è organizzata su più lotti e sulla quale è ancora in corso la trattativa: è lecito comunque ritenere che il valore dell’ordine possa superare i 5 milioni di euro. E’il risultato finora più eclatante della strategia di diversificazione industriale, che Cartubi, fondata nel 1972 da Giovanni Franco e oggi presieduta dal figlio Mauro, ha impostato a partire dall’estate dello scorso anno. Sviluppo del “chiavi in mano”, riqualificazione della carpenteria, attenzione all’oil& gas e allo yachting sono i tre cardini attorno ai quali il vertice Cartubi vuole far ruotare il futuro aziendale. Per assecondare queste ambizioni il piano di investimenti 2015-18 ha programmato interventi per 6 milioni di euro, finalizzati all’ammodernamento del cantiere domiciliato in via von Bruck: sistema alaggio/varo, nuova macchina per pre-fabbricazione navale, due nuove chiatte, due gru semoventi rimessate, carro-ponte, sistemazione della banchina davanti alla tubisteria. Insomma, un bell’impegno necessario al salto di qualità da azienda “terzista” a fabbrica in grado di produrre valore aggiunto progettuale. Il lavoro non manca, grazie anche - ci tiene a precisare Maranzana - alla collaudata collaborazione con Fincantieri: quaranta persone sono schierate tra i siti di Monfalcone e Marghera, a supporto delle costruzioni crocieristiche. Un’ottantina di addetti ha recentemente operato nello stabilimento di Palermo. La trasformazione di Cartubi implica anche aspetti socialmente significativi che l’azienda vuole governare evitando contenziosi. Venerdì scorso, nello studio Ergon, ha definito un’ipotesi di accordo con la Fiom, unico sindacato rappresentato in azienda, per gestire 9 esuberi correlati a rami d’attività ormai dismessi, come la tubisteria e la nautica da diporto: uscite volontarie incentivate e mobilità sono gli strumenti pianificati, con una previsione di riassunzione per coloro che seguiranno un iter di riqualificazione professionale. «Ma intanto abbiamo inserito nuovi profili professionali - chiarisce Maranzana - tra cui 6 ingegneri». Domani 26 aprile l’assemblea degli 81 lavoratori è chiamata a ratificare l’intesa: venerdì scorso, una volta conosciuto l’esito della trattativa, lo sciopero in corso è stato sospeso e le maestranze hanno ripreso il lavoro.


A chi dice che le navi non possono arrivare dedichiamo questa foto con nave e invitiAmo ad andarci in questi giorni a vedere quella ormeggiata.


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