RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

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mercoledì 20 aprile 2016

IL PICCOLO: CAMBIO DI DIRETTORE, SPERIAMO ARRIVI UN GIORNALISTA



Il cambio del direttore al Piccolo, in periodo elettorale, non è un avvenimento insignificante visto il monopolio dell’ informazione esercitato insieme alla RAI, nonostante  diffonda ormai solo 24.000 copie e si parli di fusione col Messaggero Veneto di Udine.

E’ veramente assurdo che per leggere certe notizie che ci riguardano da vicino sia necessario leggere il Messaggero della capitale friulana. 
Facciamo l’ esempio della richiesta di  ZONA FRANCA a Gorizia e nell’ Isontino che viene richiesta da tutti i partiti (PD compreso) e tutte le istituzioni (vedi qui), e di cui a Trieste non si deve sapere nulla perché la ZONA FRANCA E’ UN ARGOMENTO TABU’ per i gruppi di interesse locali di cui il direttore Possamai si è fatto megafono. 

In questi sette lunghi anni Possamai si è fatto propagandista del pensiero unico secondo cui il regime di Porto Franco era “inutile e superato per la portualità moderna” (copyright Pacorini candidato del Centro Sinistra): c’è voluto un movimento di massa come quello indipendentista con  l’ arrivo di un tecnico onesto da Verona, il commissario D’Agostino, per cominciare a valorizzare il Porto Franco.
Porto Franco tanto sconosciuto in Italia che nemmeno il Commissario sapeva che ci fosse a Trieste e che appena gli scorsi giorni sono state fatte le prime iniziative per farne conoscere l’ esistenza in luoghi lontani come Udine e Vicenza.
Questa è responsabilità non solo dello Stato Italiano ma anche di una classe dirigente locale da sempre abituata a succhiare le mammelle della lupa romana e a promuovere i propri provincialissimi tornaconti invece di pensare al bene di Trieste.

Di questa classe dirigente e politica al potere, da sempre fautrice del Partito della Nazione che attualmente è il PD, Possamai si è fatto portavoce con campagne martellanti sia per propagandare come “futuro della città” quelle autentica fesseria economica e progetto speculativo che è la sdemanializzazione, privatizzazione e urbanizzazione di Porto Vecchio, sia per denigrare continuamente e tacciare di immobilismo il movimento popolare indipendentista che invece sosteneva la centralità economica del Porto Franco Internazionale.

Il fatto che un post non dovrebbe superare le 600 parole ci impedisce di scrivere un romanzo sulle imprese giornalistiche di Possamai e di come abbia ridotto Il Piccolo ad un penoso bollettino della parte renziana, e soprattutto serracchianiana, del PD inondando i lettori di quotidiane immaginette sorridenti della Serracchiani.
Celebri i suoi scambi epistolari pubblici con Debby e gli articoli, come quello di domenica scorsa sulla Festa del Mare che “dimentica” l’ identità mitteleuropea di Trieste per tirare la volata a Cosolini.

Giornalisticamente il Piccolo è diventato una autentica schifezza faziosa e supponente.
Se ai tempi di Alessi era un giornale nazionalista, fascistoide e bugiardo adesso è veramente solo un “bugiardello del quartierino”.

Enzo D’ Antona, il nuovo direttore che arriva per un avvicendamento interno,  ha un curriculum giornalistico degno di rispetto e noi speriamo porti una ventata di giornalismo vero al Piccolo, slegato da gruppi di interesse locali.

Non siamo così ingenui da non sapere che ogni giornale ha una sua linea politica, ma speriamo che almeno vi sia una maggior circolazione delle idee: staremo a vedere.

A proposito di circolazione di idee: da due anni ci sgoliamo on-line e altrove, per far conoscere le opportunità della “Nuova Via della Seta” di Pechino per il rilancio del nostro Porto Franco Internazionale e della città intera, e per segnalare come il progetto di Off-Shore di Venezia miri proprio a questo (oltre che ai due miliardi per la costruzione): il Piccolo NON ne ha mai parlato.

Solo oggi Possamai, nel suo “testamento politico”,  lo cita ma solo  per un iniziativa che attribuisce a  “ l’ex sottosegretario Antonione, il presidente Paniccia “....
Finora silenzio per non disturbare il manovratore di  Venezia…

Stiamo notando che, piano piano, i contenuti del movimento popolare indipendentista che noi, umilmente, cerchiamo di raccogliere e strutturare in programma stanno cominciando a diffondersi: la valorizzazione e la centralità del Porto Franco, il ruolo di cerniera fra Oriente e Occidente e l’ attenzione alla Nuova Via della Seta, la riconversione delle lavorazioni inquinanti della Ferriera in attività portuali e logistiche, l’ utilizzo dei Punti Franchi per stimolare insediamenti produttivi.
Questo diffondersi di contenuti è un bene che contribuisce a dare un futuro a Trieste.

Ma parlare di “Primavera di Trieste” come fa Possamai oggi riferendosi alle imprese della sedicente classe dirigente locale è un falso, oltre a portare sfiga vista la fine di altre Primavere tra cui quelle Arabe.

Basta girare per la città con oltre 400 negozi chiusi, fra cui diversi storici, disoccupazione in aumento, giovani che se ne vanno e calo demografico: non è una “primavera” ma una crisi senza precedenti. 

Basti pensare che dalle elezioni comunali del 2011 ci sono 25.000 elettori in meno su 185.000 (il 13,6% in meno in 5 anni !) , in una città di meno di 205.000 abitanti  che ha immobili e strutture per 350.000 abitanti, e in cui degli scellerati vogliono immettere un’ area enorme come Porto Vecchio, pari a un quarto della attuale, con un milione di metri cubi di costruito con negozi e abitazioni che farebbe crollare il valore e condannerebbe al degrado l’ esistente.
Questa sarebbe  la “Primavera” di Possamai.

Speriamo che arrivi un direttore che voglia fare del giornalismo e non solo propaganda.

foto: Cosolini Ringrazia, ovviamente


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