RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 15 marzo 2016

L’EUROPA E’ MORTA ! VIVA L’ EUROPA ! #OrgogliosamenteTriestiniEuropei /1


#TriesteEuropa #MacroregioneVenetoNoGrazie #MacroregioneDanubianoMitteleuropea

E’ sotto gli occhi di tutti lo sfaldamento della costruzione europea: dalla crisi economica gestita in modo pessimo con teorie neoliberiste di comodo (Ordoliberalismo tedesco), alla crisi di Schengen barcollante sotto i colpi delle migrazioni, fino alla supremazia degli interessi dei singoli stati nazionali e alle varie Brexit e Grexit.

Nel 1989 con la caduta della Cortina di Ferro in molti a Trieste abbiamo sperato che la nostra città e il nostro porto sarebbero tornati ad essere la proiezione sul mare Mediterraneo della Mitteleuropa.

In molti abbiamo sperato nella nascita di nuove aggregazioni macroregionali in grado di trascendere gli stati nazionali e di ridare a Trieste il ruolo geopolitico che l’ ha fatta nascere e crescere e che ha perso nel momento in cui e stata staccata brutalmente, con una guerra nazionalista, dal suo entroterra ed è stata inglobata in un contesto statale che le era estraneo, quando non ostile per motivi di concorrenza.
Si cominciò allora a parlare di macroregione AlpeAdria.

L’ Europa è in agonia: ma questa non è l’ Europa sognata dagli idealisti del Manifesto di Ventotene, al confino, come rimedio alla guerra nazionalista che dilaniava nuovamente il continente. 

Questa e' l' Europa delle élite finanziarie e “tecnocratiche” che l’ hanno costruita alla rovescia partendo dalla libera circolazione dei capitali e delle merci anziché dalla integrazione Politica (vera).

Che hanno imposto la stessa moneta ad economie profondamente diverse, per far girare i loro capitali ma eliminando la valvola di sfogo naturale della svalutazione monetaria, e mantenendo gli Stati Nazione con debiti pubblici e politiche fiscali sovrane.
Un Europa NON federale, come sognata, ma con gli Stati Nazione operativi col loro egoismo di “comunità etnica” e senza alcun meccanismo di trasferimento federale in grado di compensare gli shock economici.

Semplicisticamente, ma efficacemente, viene definita l’ Europa delle Banche e non dei Popoli, e che anzi ai popoli la fa pagare duramente comprimendo salari e stipendi invece di consentire svalutazioni monetarie indolori per la gente e il mercato interno ma dannose per il rientro di capitali prestati.

La lista sarebbe lunga.Ma qui interessa sottolineare che la ripresa di ruolo dello Stato Nazione basato sul concetto di “comunità etnica” anziché su quello di “comunità politica” sarebbe un grave danno per Trieste.
Magari sarebbe un bene per l’ Italia ma la morte per noi.

Quella di Trieste è una “comunità politica” composta da più gruppi etnici e che ha bisogno per vivere di essere parte integrante di una grande “comunità politica mitteleuropea” che non si lasci più dividere per motivi etnici e nazionali.

L’ indipendentismo triestino è sempre stato profondamente ed istintivamente europeista ed internazionalista: non ha niente a che fare con le “piccole patrie” o versioni miniaturizzate dello Stato Nazione. 

L’ indipendentismo triestino nasce dalla necessità vitale per Trieste di essere come le città-porto anseatiche del Nord Europa, ma sul Mediterraneo e al servizio di un grande entroterra plurinazionale che una sciagurata guerra di 100 anni fa ha frammentato e le cui conseguenze negative sono ancora presenti e operative sullo scenario geopolitico.

Fa ridere la semplicioneria di quelli che si rivolgono agli indipendentisti triestini con frasi come “Siamo in Europa” o “Siamo in un modo globalizzato”! 
La risposta è semplice : NOI lo siamo sempre stati in Europa e abbiamo sempre lavorato con il mondo intero; è lo Stato Italiano che invece non è in Europa e che adesso viene respinto e isolato nella periferia sud del continente, in preda a una crisi gravissima e senza sbocchi.

L’ ipotesi di uno stato indipendente di Trieste era stata fatta per primo da Valentino Pittoni al congresso socialista internazionale di Trieste e nuovamente durante la Grande Guerra come mediazione per consentire a Trieste di continuare a svolgere il suo ruolo geopolitico ed economico vitale: “Faced with the challenges of Yugoslavism and Austro-Hungarian dissolution, Pittoni called for the creation of an independent state[46] or a "Republic of Venezia Giulia".[47] It was to demand protection from the League of Nations”.

Ci tocca sentire pure dei somari sedicenti “di sinistra” che sfottono paragonando l’ indipendentismo triestino a quello “del pianerottolo”: ognuno misura il mondo con il suo braccio e utilizzando l’ apertura mentale che si ritrova (in questo caso molto scarsa, provinciale e tipica del Partito della Nazione).
C’è chi e arrivato ad identificare lo Stato Italiano con l’ Europa: come se fosse necessario stare in Italia per essere europei ! Una affermazione che provocherebbe ilarità in tutto il continente.
In questi giorni, a dimostrazione che le tendenze geopolitiche durano millenni, assistiamo alla recrudescenza della volontà di costituire una Macroregione Veneto, nell' ambito dello Stato Italiano, che inglobi e sottometta pure Trieste, avversaria storica di Venezia fin dal Medioevo.
Il che si affianca al progetto del Porto Off-Shore di Venezia che pare fatto apposta per tagliarci fuori dai traffici internazionali, in particolare da quelli della "Nuova Via della Seta" voluta dalla Cina.

La Macroregione Veneto sarebbe per Trieste un' unione contronatura che finirebbe con Trieste ridotta nuovamente ad un borgo di pescatori: NO GRAZIE.

Il PD ha presentato, invece, una proposta di macroregioni tra cui questa, annunciata mesi fa anche dal capogruppo Rosato.
Il che dimostra la funzione provvidenziale dell' indipendentismo triestino in difesa della città e quella mortale del Partito della Nazione renziano.
In sintesi: 
NO allo Stato Nazionale ed Etnico
SI all’ Europa dei Popoli e alla Macroregione Mitteleuropea, con le dovute autonomie per una città-porto che serve molti paesi e molte nazioni.

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