RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 8 ottobre 2017

“La Via dell’Autonomia” - IL REFERENDUM VENETO, DOPO QUELLO CATALANO, AVVIA UN PROCESSO DI FORTE AUTONOMIA IN CUI TRIESTE PUO' INSERIRSI per costruire le basi della sua “Città Stato Portuale” come Amburgo e Brema che sono Stati federati alla Germania - L’ ideale federativo europeo deve riprendere vigore contro i nuovi nazionalismi e centralismi ottocenteschi: è una questione non di ideologia ma di efficienza e rispondenza ai mercati globali del Porto Franco Internazionale, come la No Tax Area – Trieste non deve perdere l’ ultimo treno che sta passando.

CONFRONTO TRA DUE REGIONI A STATUTO SPECIALE - CIRCA IL 90% DELLE TASSE RESTA A BOLZANO E TRENTO MENTRE ALLA REGIONE FRIULI-VENEZIA GIULIA DOVREBBE TEORICAMENTE RESTARE IL 60% MA IN REALTA' DOPO GLI ACCORDI SERRACCHIANI-PADOAN  E TONDO-TREMONTI LA REGIONE FVG TRATTIENE SOLO CIRCA 3/10 (IL 30%) DELLE IMPOSTE: UNA DIFFERENZA IN MENO DI CIRCA 1.800 MILIONI A FAVORE DI ROMA.  LA SICILIA INVECE TRATTIENE IL 100 % ! SI VEDE CHE HA USATO ARGOMENTI CHE NON SI POSSONO RIFIUTARE...

Da tempo sosteniamo (vedi QUI) che è iniziato un processo irreversibile di distacco delle regioni più sviluppate ed europee dagli Stati Nazione della Periferia Sud destinata al sottosviluppo da "errori di progettazione" economica, monetaria ed istituzionale della UE che si manifestano con una crisi economica e istituzionale che non vede fine.

La situazione Catalana ed i prossimi referendum autonomisti di Veneto e Lombardia sono solo sintomi evidenti di un processo che condurrà a una sempre maggior autonomia di queste regioni europee insofferenti ai gioghi centralistici e al fisco rapace di Stati Nazione alla canna del gas e sovraindebitati.

Che senso hanno Stati Nazione centralistici, burocratici e antiquati, contro i quali si battevano i "padri fondatori" federalisti europei come Spinelli, in un contesto moderno di sviluppo dei mercati mondiali che rende superati i mercati nazionali e privilegia aggregazioni territoriali omogenee per interessi ancorchè più piccole ed efficienti?
Ne parlava, insieme alla necessità di avere istituzioni flessibili, anche l' economista Alberto Alesina in un articolo del Corriere (vedi QUI ) e sono tesi che sosteniamo da sempre insieme a qualificati studiosi (vedi QUI).


Invece ci troviamo di fronte a chiusure centralistiche ovunque e, in Catalonia  
perfino interventi polizieschi e militari, boicottaggi economici con in testa banche e finanza che minacciano trasferimenti su istigazione del governo centrale madrileno che vara apposite agevolazioni per piegare le istanze autonomiste e indipendentiste: veri anacronismi da stati nazionalisti, borbonici e ottocenteschi.
Un popolo che sa lavorare duramente e bene come il catalano deve sorbirsi, nel 2017, i pistolotti borbonici di un certo don Felipe V Juan Pablo Alfonso de Todos los Santos de Borbón y Grecia in uno spot televisivo in cui mancava solo Zorro ! E con la benedizione della UE di Juncker ! E sopportare pure adunate falangiste e neofranchiste !

Italia e Spagna senza le regioni produttive (Catalogna, Lombardia, Veneto, Nord ed Est in genere) sarebbero molto meno di "espressioni geografiche": per cui è bene abbassino i toni arroganti e la retorica patriottarda e riprendano i temi federalisti di cui si parla da trent' anni con magri risultati e con un partito come la Lega ex-Nord che da secessionista e federalista è diventato nazionalista, sovranista e alleato di "Fratelli d' Italia".


In virtù di tali assurdi centralismi nazionali una città come Trieste, nata intorno a un Porto Franco
Internazionale che lavora al 90% con l' Europa e solo per il 10 % con il mercato italiano, si trova inclusa da 17 inutili anni nella inutilissima "Macroregione Adriatico Ionica" insieme alla Sicilia ed altre aree periferiche meridionali ed esclusa dalla dinamica  Macroregione Danubiana di cui fa invece parte  Koper-Capodistria insieme ad Austria e Germania..

Sono di ieri alcuni articoli, pubblicati anche dal Corriere, che illustrano come il referendum Veneto mira a raggiungere i livelli di autonomia delle Province Autonome Speciali di Bolzano e Trento (clicca QUI per l' articolo) e così è presentato dal Governatore Zaia, mentre le autonomie della Regione Friuli-Venezia Giulia sono ritenute insufficienti, come in effetti sono.

Sopra pubblichiamo la scheda, tratta dal Corriere, che raffronta le competenze della Provincia Autonoma di Bolzano con quelle della Regione FVG e possiamo notare che Bolzano ha competenze tanto estese che, insieme al 90% delle tasse trattenute ne fanno quasi uno "stato nello stato".
Una condizione invidiabile per chi, come Trieste, subisce le angherie e le inefficienze burocratiche di un centralismo, anche regionale, ottuso e anacronistico.

E' scandaloso che politici come Tondo e Serracchiani abbiano devoluto tanti denari della comunità locale (oltre 1.800 milioni) per accordi con i governi romani guidati dai loro partiti che non hanno ridotto nemmeno di un centesimo il debito pubblico italiano: bastonati e presi in giro !


L' articolo del Corriere precisa che il Veneto potrebbe ottenere le stesse autonomie di Bolzano senza bisogno di ricorrere a leggi costituzionali:
"l’articolo 116 della Costituzione individua le cinque regioni a statuto speciale (Sicilia, Sardegna, Valle d’Aosta, Trentino-Alto Adige, costituita da due Province Autonome di Bolzano e Trento, e Friuli Venezia Giulia) ma allo stesso tempo prevede che«ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia», poi specificate nel successivo articolo n, 117 , possano «essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato ( e NON costituzionale ndr.), su iniziativa della Regione interessata». Il Veneto ha fatto richiesta di un numero molto elevato di competenze, 19, sostanzialmente tutte quelle possibili, perfino la vigilanza sulle casse rurali."

Nulla vieterebbe che, sull' onda della mobilitazione referendaria autonomista che sta coinvolgendo anche Lombardia e il vento autonomista e indipendentista che spira in Europa, anche la Regione Friuli-Venezia Giulia richiedesse analoghe competenze e autonomie sulla base dell' art. 117 della Costituzione, per poi conferirle con delega a cascata ad aree della regione che si potranno chiamare Provincie Autonome, Cantoni,  Länder, Gigi, Pina o come si preferisce... non ha importanza.


L' importante è che al territorio che corrisponde alla defunta Provincia di Trieste, e che coincide con quello della zona A del TLT che il Governo Italiano ha ricevuto in amministrazione il 1954, siano attribuite quanto prima le competenze e le facoltà di cui gode Bolzano.
E la cosa sarebbe fattibile, anche dal punto di vista giuridico italiano, con semplice legge Regionale così come la legge regionale 26/2014 ha istituito i nuovi sciagurati enti denominati Unioni Territoriali Intercomunali (UTI) dopo aver abolito, unica in Italia, le Province previste dall' art. 114 della Costituzione.

Dal momento che a parlare di autonomia (e Zone Franche) a Trieste si drizzano sensibilissime orecchie angosciate dal cosiddetto "populismo" o dal ricordo della "Lista per Trieste" (che in realtà era a guida fortemente nazionalista italiana e antislovena e pertanto confluita in "Forza Italia"), per rasserenarle ricordiamo che l' insospettabile triestino Willer Bordon, già del PCI e poi della Margherita confluita nel PD ed ex Ministro dell' Ambiente, nel 2001 ha presentato un disegno di legge costituzionale per la Provincia Autonoma di Trieste, proposta poi non coltivata ma che dimostra che non ha un marchio ideologico:
CLICCA QUI PER IL DISEGNO DI LEGGE WILLER BORDON 2001 PER LA COSTITUZIONE DELLA PROVINCIA AUTONOMA DI TRIESTE. 
Del resto nel dopoguerra la proposta di legge per una Zona Franca a Trieste fu del PCI di Vittorio Vidali (clicca QUImentre oggi la Zona Franca di Gorizia la portano avanti sia il Centro Destra che il Centrosinistra (clicca QUI).


Non può sfuggire a nessuno l'importanza di avere i
ntorno ad un Porto Franco Internazionale, che vuole finalmente espandersi dinamicamente con l' utilizzo produttivo e industriale dei Punti Franchi, un territorio con governance efficiente, esente da  una burocrazia cervellotica e intrisa di cultura del "non se pol ", senza conflitti tra enti e tra congreghe di politici.

Uno dei vantaggi competitivi dei porti di Amburgo e Brema è certamente quello di essere "Città - Stato", addirittura con parlamento e legiferazione propria, federate alla Repubblica Federale di Germania, il che permette integrazione e sviluppo armonioso ed efficiente tra Porto e territorio circostante.


A Trieste invece, grazie al centralismo, bisogna attendere 23 anni per avere i decreti attuativi dei Punti Franchi previsti per legge, 14 anni di niente di fatto per il Sito Inquinato Nazionale, interventi assurdi della Sovrintendenza Belle Arti perfino in Porto Nuovo, fallimento dell' EZIT - ente di promozione industriale costituito nel 1953 dal GMA - per richiesta vampiresca di tasse non dovute da un ente pubblico non commerciale, conflitti e veti incrociati tra enti vari e tra politicanti, burocrazia levantina.

Si pensi se solo Trieste avesse, come Bolzano, la competenza sulla "Tutela del patrimonio storico e culturale" quante angherie 
da parte della Sovrintentenza ministeriale sarebbero evitate al Porto, e non solo...

In attesa che altri, sicuramente migliori di noi, riescano a convincere qualche organismo internazionale ad obbligare il Governo Italiano (evidentemente con la forza come induce a pensare anche la vicenda catalana che tutti dovrebbero analizzare con attenzione) a rispettare integralmente lo status di Trieste derivante dal Trattato di Pace del '47 e dall' affidamento in amministrazione civile disposto dal Memorandum di Londra del 1954, noi ci preoccupiamo per una gestione autonoma ed efficiente del territorio ORAsfruttando gli strumenti immediatamente disponibili, per costituire la base economica e organizzativa di ulteriori sviluppi ed impedire il tracollo economico e civile della nostra città.

Il movimento indipendentista e i lavoratori portuali del CLPT hanno conseguito una grande vittoria nella battaglia per il rilancio dl Porto Franco Internazionale, dimenticato per oltre 60 anni e riconosciuto dai recenti Decreti Attuativi, che ora vive un nuovo dinamismo grazie alle mobilitazioni e alle lotte che ne hanno messo in luce le grandi potenzialità.
Si tratta di proseguire raggiungendo altre tappe e traguardi aggiungendo capacità tattica e politica alla visione strategica.


Per costituire una No Tax Area fiscale da affiancare all' extraterritorialità doganale dei Punti Franchi bisogna mobilitare la città, come ha fatto Gorizia che ha individuato due strade: la ZES (simile a quella recentemente disposta dal Governo per i soli Porti del Sud) e la Zona Franca prevista dal Trattato di Osimo e mai applicata.

E' evidente che per perseguire la "via dell' autonomia" alla rinascita di Trieste, secondo noi da aggiungere alla "via giuridica e giudiziaria" percorsa in questi ultimissimi anni con scarsi risultati pratici e concretamente fruibili, è necessario cercare alleanze con forze in grado di portarla avanti efficacemente nelle opportune sedi istituzionali.

Ed è necessario domandarsi quali siano le forze, esistenti o da creare, disponibili a sostenere seriamente nelle istituzioni il percorso che porti alla Provincia Autonoma di Trieste (o come altrimenti si voglia chiamarla) che trattenga il 100% delle tasse - come già avviene per la Sicilia -  nella prospettiva di una Città Stato federale connessa con la Mitteleuropa.
E a sostenere l' attuazione rapida della No Tax Area fiscale da affiancare all' extraterritorialità doganale dei Punti Franchi.

Su questi punti, che riteniamo ragionevoli, raggiungibili e soprattutto proporzionati alla situazione attuale e alle reali forze in campo, bisogna essere disposti a confrontarsi e ad unire le forze: per la rinascita di Trieste, qui e ora e non solo in un ipotetico futuro.

La finestra temporale concessa a Trieste per trarre vantaggio dai nuovi assetti geopolitici e geoeconomici, di cui la "Nuova Via della Seta" è solo il più evidente, è solo di 2 - 3 anni e non c'è tempo da perdere.
Trieste non può perdere questo ultimo treno che Storia e Geopolitica le mettono a disposizione.


pa.de.

 Il citato paginone dell' edizione veneta del Corriere della Sera del 6 ottobre.

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