RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

lunedì 23 ottobre 2017

L' ONDA LUNGA DELL' AUTONOMIA PARTE DAL VENETO (MA ARRIVERA' ANCHE A TRIESTE): AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - E' l' inizio di una nuova fase da cui Trieste può trarre grande vantaggio.


Dopo la Caporetto del referendum centralistico di Renzi, lo scorso 4 dicembre, è arrivato un nuovo scossone: l' ondata autonomista che parte dal Veneto dove un referendum osteggiato e tacciato di inutilità, in cui non poteva votare l' 8% dei residenti all' estero, durante una giornata di maltempo eccezionale, con inviti governativi all' astensione, ha avuto il 60% di affluenza e il 98% di SI all' autonomia (clicca QUI).

Già oggi il Veneto richiede 23 nuove competenze primarie e i 9/10 delle tasse nonchè lo status di Regione a Statuto Speciale: è più di quello che ha la Provincia Autonoma di Bolzano ma meno di quello che ha da sempre la Sicilia.

Si apre una fase nuova per lo Stato Italiano che deve ripensare la sua struttura abbandonando il centralismo e disegnando un nuovo federalismo, e questo andrà oltre le stesse intenzioni dei promotori del referendum (la Lega stessa è divisa fra autonomisti e nazionalisti "sovranisti" alla Salvini alleati coi "Fratelli d' Italia" contrari al referendum).


Non tanto per dare soddisfazione ad esigenze identitarie di "Piccole Patrie", come dice qualcuno senza capirci nulla, ma per consentire a territori dinamici e connessi a livello internazionale di potersi sviluppare senza la pesantissima palla al piede centralistica dei ministeri romani, della burocrazia soffocante, del fisco rapace al servizio di un gigantesco debito pubblico creato altrove e dai ceti parassitari che albergano nella struttura statale italiana di cui si nutrono.

Due delle frase dette ieri in Veneto, alla conferenza stampa sui risultati, sono state: "Sempre più diversi dalla Grecia e dal Meridione e sempre più simili alla Germania" e "Non è la vittoria di un partito ma di tutti i cittadini veneti che vogliono l' autonomia".
Non sono parole di un gretto autonomismo da "piccola patria" identitaria.


E' la consapevolezza e la lotta per la sopravvivenza di territori dinamici e produttivi che si confrontano con una realtà internazionale, come anche la Catalogna, e che non ne possono più di ostacoli, lacci e lacciuoli, burocratici e fiscali al proprio legittimo sviluppo e che non vogliono finire nel buco nero della Periferia Sud dell'Europa condannata al sottosviluppo.


L' inefficienza oppressiva dello Stato Italiano è proverbiale in tutta Europa e costituisce il freno principale allo sviluppo economico e civile.

Per noi i modelli a cui guardare sono le Città Stato Portuali del Nord Europa come Amburgo e Brema che, pur federate alla Germania, hanno grandi autonomie legislative e fiscali che consentono di organizzare efficacemente il territorio secondo i tempi imposti dai mercati globali e non dalle elefantiache burocrazie italiane: 23 anni per avere il decreto attuativo sui Punti Franchi, 14 anni di niente di fatto per il Sito Inquinato Nazionale e via andare...

I nostri modelli internazionali di riferimento sono Singapore e la Svizzera confederale dei Cantoni autonomi, perchè il successo non è determinato dalla dimensione di un territorio ma dalla sua CONNESSIONE a livello internazionale, dalla sua efficienza, dalla sua capacità di attrarre talenti e investimenti.

Ma queste sono cose che si costruiscono giorno dopo giorno, con gradi sempre maggiori di autonomia e autogoverno.


Il più grande crimine commesso dall' amministrazione italiana di Trieste è stato quello di disconnetterla sistematicamente dal suo entroterra storico mitteleuropeo relegandola ad un ruolo di città periferica e provinciale di uno stato nazionale iperprovinciale e in crisi terminale come l' Italia, che dà ormai chiari segni di decomposizione.

Trieste ha vissuto il trauma immenso di passare da moderna città internazionale e porto della Mitteleuropa aperto al mondo a piccola città provinciale di cui i Ministeri romani a stento conoscono l' esistenza se non per anacronistiche e ossessive celebrazioni patriottiche e guerrafondaie della "Inutile Strage".

Grazie al Porto Franco Internazionale e all' utilizzo produttivo dei Punti Franchi adesso Trieste sta ristabilendo le sue connessioni con l' Europa ed il mondo: connessioni ferroviarie, di rotte marittime sulla "Nuova Via della Seta", di reti scientifiche.
Trieste ha la possibilità concreta di tornare internazionale ma il suo territorio deve essere amministrato in modo agile e veloce, le sue imprese non devono essere vessate da tasse e burocrazia borbonica, i tempi per poter investire e realizzare devono essere rapidi.

Non si devono più vedere Ministeri romani che con le loro Sovrintendenze applicano pazzeschi vincoli architettonici e paesaggistici perfino al Porto Franco Internazionale e vessano le imprese con adempimenti idioti, per giunta gettando nel degrado i beni che amministrano come il parco di Miramar.
Perfino il "Tram de Opcina" è bloccato da una branca ministeriale romana: l' USTIF del Ministero dei Trasporti.


Per questo guardiamo con favore alla crescita dell' autonomia, alla cessione di competenze dallo stato centrale alla periferia: è un passo concreto verso la realizzazione del nostro  modello di "Trieste Citta Stato, autonoma dall' Italia ma connessa con il mondo" dove i vecchi e i nuovi triestini possano trovare occasioni di lavoro e di crescita civile e culturale.

Il sasso autonomista caduto nello stagno veneto stà già irraggiando onde che arriveranno anche da noi e di cui bisogna saper approffittare e modulare secondo le nostre esigenze.

Il territorio di Trieste deve venire fuori da questa nuova fase con una forte autonomia, comunque la si voglia chiamare: Provincia Autonoma di Trieste, Cantone o Mario.

Non fare il surf su questa ondata autonomista sarebbe solo stupido.

La sovranità dello Stato Nazione è ormai un fatto residuale dei secoli scorsi, su cui concentrarsi è una perdita di tempo: quello che conta oggi è la connessione dei territori con il mondo e la capacità di gestirsi autonomamente in modo efficace.

Per far comprendere come di queste tematiche si discuta a livello internazionale e ad alto livello segnaliamo questo convegno:




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