RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

giovedì 27 luglio 2017

100% DELLE TASSE TRATTENUTE SUL TERRITORIO DI TRIESTE E NO TAX AREA: MISURE URGENTI PER RILANCIARE L' ECONOMIA TRIESTINA E IL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE


L' annunciato utilizzo produttivo e industriale dei Punti Franchi extradoganali del Porto Franco Internazionale di Trieste è solo il primo dei provvedimenti urgenti per rilanciare l' economia triestina.
Sono due gli altri obiettivi CONCRETI da aggiungere il prima possibile:

1) NO TAX AREA da aggiungere all' extradoganalità dei Punti Franchi in modo da abbattere anche la tassazione diretta su redditi d' impresa e lavoro (cuneo fiscale) oltre alla tassazione indiretta (IVA, dazi e accise) conseguente all' extraterritorialità doganale.

Trieste subisce la concorrenza fiscale della Slovenia che così riduce il costo del lavoro e l' imposizione sulle imprese e i lavoratori e rende molto competitivo il porto di Koper.
Gorizia da tempo si mobilita per questo rivendicando una Zona Economica Speciale ZES per tutto l' Isontino mentre il Governo ha appena varato un provvedimento che prevede le ZES al Sud (clicca QUI).


Ma a Trieste i politici tacciono malgrado l' Autorità Portuale si sia dichiarata favorevole...

Tali esenzioni e vantaggi fiscali aggiuntivi all' extradoganalità erano previsti fino agli anni sessanta per il Porto Franco Industriale (esenzione per 10 anni da tasse sui redditi ecc.).
Non è un traguardo remoto ma un obiettivo concreto e praticabile in tempi brevi.

Questo sul fronte del prelievo fiscale e degli incentivi alle imprese che si insediano.

2) 100% DELLE TASSE TRATTENUTE SUL TERRITORIO DI TRIESTE. Trieste ha subito una deindustrializzazione drammatica che la ha ridotta ad avere solo il 9% del PIL locale da industria, contro il 21% del vicino  Friuli.
Come conseguenza di una crisi cronica che perdura da decenni Trieste ha attualmente una popolazione inferiore a quella del censimento del 1910, mentre a Udine è più che raddoppiata così come è raddoppiata in tutta Italia.

E' chiaro che un processo di ricostruzione del tessuto economico e sociale triestino ha bisogno di ingenti risorse.
Abbiamo già dimostrato che attualmente Trieste produce il 40% di gettito fiscale in più di quello che riceve in servizi e opere pubbliche.
Attualmente la situazione è questa: il 60% del gettito fiscale prodotto a Trieste viene trattenuto dalla Regione che lo riutilizza su tutto il suo territorio e il 40% va a Roma.
Il Porto di Trieste è già adesso il maggior contribuente della Regione.

Con uno sviluppo del Porto Franco Internazionale e dell' utilizzo produttivo e industriale dei suoi Punti Franchi (compreso quello di Porto vecchio che va sottratto alle chimere di turismo di massa)  il gettito fiscale aumenterà e nella situazione attuale finirà a Roma e a Udine.


Non si può chiedere ad un malato gravissimo che si risveglia dal coma di donare sangue ed energie ad altri: tutto il gettito fiscale prodotto a Trieste deve restare a Trieste per sostenere lo sviluppo compromesso da decenni di malgoverno.


Lo strumento transitorio per ottenere questo in tempi ragionevoli è la Provincia Autonoma Speciale come quella di Bolzano (che trattiene il 90% delle tasse) richiedendo l' applicazione dell' aliquota del 100% come in Sicilia.

A dare forza giuridica a questa impostazione viene lo stesso recentissimo DECRETO ATTUATIVO DEL PORTO FRANCO INTERNAZIONALE che in premessa cita: "Visto il memorandum d'intesa di Londra sottoscritto il 5 ottobre 1954 fra i Governi d'Italia, del Regno Unito, degli Stati Uniti e della Repubblica federativa popolare di Jugoslavia, concernente il regime di amministrazione provvisoria del territorio libero di Trieste, previsto dall'allegato VII del Trattato di pace fra l'Italia e le Potenze Alleate e Associate, firmato a Parigi il 10 febbraio 1947". (clicca QUI)


E' chiaro ed evidente che il gettito fiscale di un territorio amministrato deve restare nel medesimo e non essere utilizzato in altre aree e per altri scopi come il ripiano del debito pubblico nazionale.


E' però altrettanto evidente che il Governo Amministratore ha la facoltà di imporre il livello e il regime di tassazione che deve, in ogni caso, rispondere alle esigenze del territorio amministrato.

Questo sul piano della redistribuzione del gettito fiscale.


Non dimentichiamo che c'è una forte tendenza al centralismo nella regione Friuli Venezia Giulia, già pesantemente "friulocentrica", e la decisione giuntale di ieri di creare UNA SOLA CAMERA DI COMMERCIO in tutta la regione lo conferma.

In una Camera di Commercio regionale Trieste non ha alcuna possibilità di far valere i suoi interessi, idem se il Porto Franco Internazionale viene concepito come porto regionale sottoposto all' autorità della Regione.


I referendum  del 22 ottobre prossimo sull' autonomia del Veneto e della Lombardia metteranno vento alle vele delle rivendicazione di due province autonome partita da movimenti Friulani (clicca QUI).

Non si può perdere la finestra temporale favorevole del rilancio del Porto Franco Internazionale, che avviene perchè è l' unico modo che l' Italia ha per non essere tagliata fuori dalla Nuova Via della Seta, e dei referendum sulle autonomie regionali. 


Non si può perdere questo treno in attesa di più ambiziosi e lontani traguardi che comunque non vengono preclusi.


SULLE TASSE SI GIOCA TUTTO, SIA SUL PIANO DEL PRELIEVO CHE DELLA REDISTRIBUZIONE.
L' AUTONOMIA FISCALE ED ECONOMICA E' LA BASE DELL' INDIPENDENZA POLITICA.




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