Ormai la svolta è completa: dopo anni che il movimento indipendentista ed autonomista ha combattuto in solitudine per la difesa del Porto Franco Internazionale di Trieste e dei suoi Punti Franchi finalmente ne deve essere riconosciuta ufficialmente l' importanza strategica.
Lo testimonia anche l' articolo del Piccolo di oggi sull' interesse delle Zone Franche e imprese cinesi per i nostri Punti Franchi (vedi la Nota in fondo).
PUNTI FRANCHI, ZONE FRANCHE e NO TAX AREA sono fondamentali per intercettare le grandi opportunità della Nuova Via della Seta: altro che le fumisterie paraturistiche della storia infinita e senza costrutto di Porto Vecchio sdemanializzato e urbanizzato.
La Cina ha costruito la sua crescita con le ZES, Zone Economiche Speciali, e ricerca situazioni analoghe per i mercati europei.
Per decenni e fino a pochi mesi fa abbiamo dovuto subire un' offensiva politica e mediatica di denigrazione dei Punti Franchi definiti continuamente inutili, dannosi, obsoleti, residuo del passato e affare per nostalgici.
Molti militanti indipendentisti hanno subito denunce e repressione per aver difeso i Punti Franchi ed il futuro della città.
Molti dei sussiegosi Soloni che pontificavano sulle pagine del Piccolo appartenevano ad aree che si definivano "progressiste" mentre in realtà non vedevano al di là del proprio naso e chiudevano gli occhi di fronte alla realtà concreta di una Base Saipem "polo mondiale per la robotica subacquea" all' Adriaterminal in Porto Vecchio grazie proprio al regime di Punto Franco o all' autostrada del mare con i traghetti turchi a Trieste solo grazie al Porto Franco.
Disinformatori seriali, anche con interessi personali o politici nelle speculazioni edilizie in Porto Vecchio, stavano svendendo il futuro di Trieste per un personale piatto di lenticchie e sono arrivati al punto di voler eliminare i Punti Franchi, cosa che sono riusciti a fare, solo parzialmente per fortuna, in Porto Vecchio.
in cui era piombata la città grazie soprattutto al Piccolo, le parole di Pacorini, fratello e contitolare dell' azienda di famiglia dell' ex candidato sindaco del PD, presidente della Confindustria che ha lasciato crollare all' esiguo 9% il PIL locale da industria, nonchè patron di "Trieste Futura" che puntava ad interventi edili in Porto Vecchio.
Ma in questa situazione che evolve in modo positivo, anche grazie al buon e onesto lavoro della nuova Autorità Portuale che si occupa anche della reindustrializzazione del territorio, c'è una grande nuvola nera: quella delle Zone Franche (ZES) varate dal Governo Italiano solo a favore dei porti del Sud e lasciando fuori il porto della amministrata Trieste.
Ne parlava ieri un interessante e dettagliato
articolo di Limes (clicca QUI):
Come noto i Punti Franchi del Porto Franco Internazionale di
Trieste sono doganali (godono della riconosciuta extraterritorialità doganale) ma
non sono fiscali: cioè si pagano le tasse sui redditi e i contributi.
Nelle ZES, invece, ci sono rilevanti vantaggi fiscali sia sui redditi che sui contributi del lavoro.
Perciò una NO TAX AREA o ZES aggiunta ai Punti Franchi doganali li renderebbe appetibili alle imprese insediate nelle Zone Franche in Cina o altrove nel mondo e renderebbe competitiva anche la tassazione e il costo del lavoro con porti concorrenziali.
Questo darebbe un grande impulso agli insediamenti industriali e produttivi nei Punti Franchi, Porto Vecchio compreso con l' alta tecnologia non inquinante e i servizi finanziari, con la creazione di posti di lavoro veri e di qualità che nulla hanno a che fare con i miraggi paraturistici.
Perciò una NO TAX AREA o ZES aggiunta ai Punti Franchi doganali li renderebbe appetibili alle imprese insediate nelle Zone Franche in Cina o altrove nel mondo e renderebbe competitiva anche la tassazione e il costo del lavoro con porti concorrenziali.
Questo darebbe un grande impulso agli insediamenti industriali e produttivi nei Punti Franchi, Porto Vecchio compreso con l' alta tecnologia non inquinante e i servizi finanziari, con la creazione di posti di lavoro veri e di qualità che nulla hanno a che fare con i miraggi paraturistici.
In Porto Vecchio a due anni e mezzo dalla "sdemanialzzazione" non si è mosso un chiodo e con il turismo i nostri giovani potranno aspirare al massimo, tra decenni, a fare i camerieri per i turisti che provengono da zonne ricche perchè sviluppate industrialmente.
E' tristemente significativo che la disastrata, fallimentare e incompetente ma saccente "classe politica e
dirigente" locale di tutti i colori sia rimasta in silenzio sia riguardo le proposte di No Tax Area esplicitate fin dallo scorso anno, sia riguardo il decreto del Governo che istituisce le ZES solo nei porti del Sud.
La battaglia per la NO TAX AREA nei Punti Franchi è decisiva per il futuro di Trieste.
E poi è necessaria una battaglia per eliminare la levantina e arretrata burocrazia italiana e per questo è immediatamente necessaria un' ampia autonomia territoriale e l' applicazione integrale dell' Allegato VIII.
Nota - Dall' articolo odierno del Piccolo: "Particolarmente
significativa la prospettiva
di una collaborazione,
indicata esplicitamente da Sun
Xinhua, tra il porto franco di
Trieste e la “free zone” del porto
di Shanghai, rafforzata dalle
recenti intenzioni manifestate
dal presidente cinese Xi Jinping
di inserire i porti italiani
di Genova e Trieste tra quelli su
cui investire come terminali
del progetto per la nuova Via
della seta. Secondo Sun Xinhua
la direttrice Shanghai-Italia
potrebbe trovare proprio in
Trieste un approdo privilegiato
sul Mediterraneo. Il porto di
Shanghai si conferma porto
leader a livello mondiale: nei
primi quattro mesi dell’anno il
terminal ha registrato i maggiori
volumi di traffico movimentati
tra tutti i porti della Cina,
con 12, 6 milioni di teu (+8, 2%
rispetto allo stesso periodo del
2016 secondo InforMare). "
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