RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 30 giugno 2017

LA SERRACCHIANI PARLA DI MISTERIOSE E POTENTI "MOTIVAZIONI" CHE AVEVANO IMPEDITO DAL 1954 I DECRETI SUL PORTO FRANCO... ERANO FONDATE LE ACCUSE DI BOICOTTAGGIO RIVOLTE DAGLI INDIPENDENTISTI ALL' ITALIA DA 63 ANNI ? LA RESSA PER SALIRE SUL CARRO DEL "PORTO FRANCO INTERNAZIONALE" SCOPRE GLI ALTARINI.


Così parlò Serracchini al Piccolo del 30 giugno 2017  a pag 5:
"Doveva esserci una motivazione molto forte se, nonostante l’allineamento dei pianeti sia per il centrodestra che per il centrosinistra sull’asse Roma-Trieste, quel decreto non aveva visto la luce dal 1954. Abbiamo quindi, con Zeno D’Agostino, lavorato con determinazione, ma muovendoci nell’ombra.".


Una "motivazione" così potente da costringere la potente presidente della Regione e Vicesegretaria del PD  ad agire "muovendosi nell’ombra": uno scenario decisamente inquietante e complottista.

Un' importante dirigente di un partito di governo che deve "muoversi nell' ombra" per sventare i piani di una misteriosa "Spectre" anti - Porto Franco di Trieste che riguarda sia Centrodestra che Centrosinistra?!


L' intervista 
(clicca QUI), che riportiamo anche sotto, evidenzia inconsueti elementi di elevata e anormale "riservatezza":"perfino non segnare in agenda gli appuntamenti con i ministri" (roba da spy story...ma dove siamo finiti in un romanzo di Le Carrè ? E poi ci parlano di stato democratico e trasparente).

Le saremmo grati se volesse chiarire la natura della misteriosa "motivazione" di cui parla nella sua sorprendente dichiarazione ed il perchè di tanta "clandestinità".

Infatti lo scenario evocato dalle parole della Serracchiani avvalora le tesi sostenute dagli indipendentisti fin dal dopoguerra ovvero che il Porto Franco di Trieste sia stato sistematicamente boicottato dagli apparati statali italiani.

Cosa è successo per riuscire a superare queste potenti "motivazioni"?
Le condizioni internazionali sono mutate e il Porto Franco Internazionale di Trieste sta ridiventando importante per l' Europa Centrale a guida tedesca, la Cina e l' estremo oriente come si vede con la Nuova Via della Seta e questo rende l' Italia un vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro che mandano in frantumi le sue "motivazioni" ovvero i suoi interessi nazionali contrapposti allo sviluppo del Porto Franco internazionale di Trieste.


Si aggiungano un movimento popolare che sostiene il Porto Franco e una nuova dirigenza portuale professionalmente capace e impegnata a cogliere le opportunità positive e si capisce come le cose cambino e i politici si arrampichino sugli specchi per giustificare 63 anni di boicottaggio e inerzia e connivenza della scassata e opportunista "classe dirigente" locale .
E, visto che lo sviluppo del Porto Franco Internazionale di Trieste e l' utilizzo produttivo dei Punti Franchi sono la strada maestra, ora tutti fanno ressa per salire sul carro vincente dopo aver strologato per anni su soluzioni balzane come l' urbanizzazione turistica di Porto Vecchio con annesse spiagge di sabbia e mercati di pesce.

Chi sul carro giusto c' è sempre stato sono i sostenitori indipendentisti e autonomisti del Porto Franco Internazionale che vedono riconosciute progressivamente le loro valide ragioni.

E' questa una nuova base da cui proseguire l' azione anche perchè i decreti sui Punti Franchi di questi giorni oltre alle luci avranno certamente delle ombre dovute alle "manine" romane che hanno contribuito alla stesura.


Il passo successivo è la NO TAX AREA fiscale da affiancare all' extraterritorialità doganale del Porto Franco.

IL  TESTO  DELL' INTERVISTA ALLA SERRACCHIANI: 
«La mossa chiave per portare a casa il risultato? Non parlarne con nessuno». Debora Serracchiani racconta il lavoro lungo un anno per il decreto attuativo che norma il regime di Punto franco internazionale del porto di Trieste. Un’attività tecnica e diplomatica che l’ha vista perfino non segnare in agenda gli appuntamenti con i ministri: il silenzio è d’oro. (ADDIRITTURA !!! Ma che gente frequenta? ndr) Adesso, dopo la firma di Graziano Delrio, la presidente della Regione può invece entrare nei dettagli di un’operazione che, in concreto, consente di poter fare manifattura industriale, trasformazione delle merci e logistica in un sistema doganale unico in Europa. Opportunità, assicura Serracchiani, che avvantaggia tutto il Friuli Venezia Giulia, non solo un capoluogo troppo spesso, in passato, zavorrato dalle divisioni.

Presidente, qual è stata la chiave per centrare il risultato?

Doveva esserci una motivazione molto forte se, nonostante l’allineamento dei pianeti sia per il centrodestra che per il centrosinistra sull’asse Roma-Trieste, quel decreto non aveva visto la luce dal 1954. Abbiamo quindi, con Zeno D’Agostino, lavorato con determinazione, ma muovendoci nell’ombra. Con la certezza della formidabile sponda dei ministri Delrio e Padoan


Avete anche battuto il “no se pol”?

Per tanto tempo si è tenuta Trieste sotto una cappa. L’amministrazione regionale ha però voluto investire nel porto di Trieste, in quello di Monfalcone e più in generale nella portualità regionale come traino per l’intero Fvg


La cappa è legata al “camberismo”?

Non ho mai incontrato il senatore Camber. Vedo che spesso si occupa di me, e non sempre con stile. Diciamo solo che a volte la città si è addormentata sulle proprie opportunità.


Il sindaco Dipiazza, ringraziando quanto fatto dalla gestione Monassi, si è appropriato di una parte dei meriti. Come giudica quell’uscita?

Spero gli sia scappata una frase. Tutti sanno chi ha agito e chi no.

Roberto Cosolini ricorda invece quando le propose Zeno D’Agostino. Un altro passaggio determinante?

Di D’Agostino avevo parlato con Cosolini, ma a un certo punto erano emerse proposte diverse. Diciamo che poi, insieme, abbiamo fatto fortunatamente la scelta giusta.


È stato merito suo?

Non mi prendo meriti. Ho semplicemente insistito molto per una persona che aveva la cultura dell’azione, ma anche la capacità delle relazioni. Mi sono poi permessa di fare a D’Agostino la richiesta di individuare un segretario generale che sciogliesse alcuni nodi inchiodati da troppo tempo in porto come l’Agenzia per il lavoro. E Mario Sommariva era il candidato migliore.

La Cina guarda a Trieste. Che cosa ci dobbiamo aspettare?

Grazie a Paolo Gentiloni, all’epoca in cui era ministro, sono entrata in contatto con l’ambasciatore italiano a Pechino, Ettore Sequi. D’Agostino è stato spesso in Cina. Fondamentale anche il forum a Trieste sulla Via della seta. Gli interessi cinesi sono svariati: per la parte logistica, per quella di insediamento industriale, per quella portuale. Entro pochi mesi ne vedremo gli sviluppi. Il decreto attuativo non è la ciliegina sulla torta, ma un portone che viene spalancato. Il porto di Trieste non lo ferma più nessuno.

Alla vigilia delle comunali 2016 si è detta preoccupata dall’immobilismo di una nuova giunta Dipiazza. Come stanno andando le cose?

Penso che si stiano raccogliendo a Trieste i frutti di quanto costruito in questi anni.

Teme che una Trieste così rafforzata dal Punto franco corra troppo veloce per il resto del Fvg?

No. Una delle più belle immagini che conservo è quella dello stand regionale alla biennale della logistica a Monaco, con porto, interporti e aeroporto nel logo. Una strada vincente. Lo dimostrano un interporto di Pordenone che può servire sia il Veneto che il Fvg, Cervignano che sta diventando retroporto di Trieste, Monfalcone che si unisce a Trieste in una straordinaria piattaforma logistica, Consorzi industriali in via di aggregazione, gli investimenti sul polo intermodale.

La classe dirigente è all’altezza di queste sfide?

In questi anni ho lavorato con persone di grande valore. Così come sono soddisfatta del lavoro fatto assieme alle categorie economiche e alle parti sociali da molte partecipate regionali. Ma inevitabilmente, come dappertutto, c’è una parte di classe dirigente che o manca di responsabilità o preferisce continuare a vivere di rendite e posizioni.

Trieste capitale europea della scienza. È ottimista?

Questa candidatura nasce con il piede giusto. La appoggia tutto il mondo triestino. E tutto il mondo della cultura Fvg.

La direzione Ambiente ha intimato ad Arvedi di ridurre la produzione all’interno della Ferriera. È il segnale che si apre un ragionamento sull’area a caldo?

Noi, segnali, li abbiamo sempre dati. E il monitoraggio dell’Aia è stato costante. La Regione ha fatto con rigore quello che doveva fare. La Ferriera deve rispettare i limiti di legge ed essere in grado di coesistere con la città. Ma, come abbiamo sempre detto, se l’area a caldo inquina, occorrerà avviare un percorso che porti alla sua chiusura.

Che tempi dà all’azienda?

La tempistica è chiarita nella diffida. Attendiamo che Arvedi prenda posizione. Se non riusciamo a vincere la sfida, dobbiamo pensare a soluzioni alternative.

In che modo salvare i posti di lavoro?

L’accordo di programma quadro non prevedeva il laminatoio a freddo, ma l’interlocuzione con l’impresa ha fatto sì che l’azienda lo realizzasse. Quel tipo di impianto può assorbire una parte di lavoratori. Un’altra parte può avere prospettive nella logistica. Ma l’apertura o chiusura dell’area a caldo, dal punto di vista occupazionale, rimane il tema dei temi. Il problema, io, me lo pongo.




Il simbolo della "Spectre" bipartisan che ha come "motivazione" il boicottaggio del Porto Franco Internazionale di Trieste


3 commenti:

  1. se sbaglio correggetemi, in finale a quanto pare l'Italia dopo 63 anni ha tirato fuori dal cappello quello che tenevano nascosto da anni per far lavorare altri porti italiani

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  2. Scusate ma si sta parlando di Porto Vecchio, Porto Nuovo o di tutti e due. Se ho capito bene la sdemanializzazione del Porto Vecchio faceva si che l'autorità dell'area fosse in capo al Sindaco, ora invece sento il Presidente D'Agostino dire che l'Autorità Portuale avrà mani libere di fare l'interesse del porto in un quadro normativo più certo e sicuro. Insomma la mia domanda è in Porto Vecchio chi comanda il Sindaco o il Presidente dell'Autorità Portuale?

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