RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

venerdì 30 giugno 2017

TRIESTE HA BISOGNO DI INDUSTRIE E DI UNA NUOVA MODERNIZZAZIONE - LA VIA MAESTRA E' L' USO PRODUTTIVO DEI PUNTI FRANCHI, PORTO VECCHIO COMPRESO - E LA GESTIONE AUTONOMA DEL TERRITORIO -


Pronunciamola finalmente la parolaccia che da lustri a Trieste è diventata un tabù: INDUSTRIA !

Da lustri una sedicente "classe politica e dirigente" locale si riempie la bocca di Turismo di massa, Urbanizzazioni, Mercatini, Musei, Spiagge di Sabbia, Acquari, Mercati di Pesce e demagogici Posteggi in cerca di facili consensi e per gettare un inconcludente fumo negli occhi ai cittadini.

Intanto Trieste si è ridotta ad avere solo il 9% del PIL locale da industria mentre il Friuli ha il 21%, la media nazionale è del 18,5%, la stessa Roma ha il 13%, intanto la Germania ha il 27,5% e Singapore il 26%.

Trieste a partire dalla perdita dei Cantieri ha subito una deindustrializzazione drammatica che non ha incontrato resistenze se non tra i lavoratori ostacolati da sindacati conniventi con i progetti fantaturistici del PD su Porto Vecchio mentre la Confindustria locale è stata più impegnata a sragionare di urbanizzazione di Porto Vecchio in chiave turistica che a tutelare il tessuto industriale. 

Con un presidente confindustriale come Pacorini impegnato in Porto Vecchio con la sua "Trieste Futura" o uno come Razeto che commissiona sondaggi sul gradimento dell' urbanizzazione turistica di Porto Vecchio.

Con solo il 9% del PIL da industria una città di 200.000 abitanti non vive e subisce un pesante calo demografico .
Con l' immaginario turismo di massa il futuro dei giovani è quello di fare i camerieri ai ricchi che arrivano dalle zone industrializzate.


L' industria non è solo quella pesante e inquinante della Ferriera: è fonte di lavoro qualificato, di alta tecnologia, di sviluppo economico, di base per servizi avanzati e finanziari.
Le industrie moderne si occupano di ricerca, di produzioni Hi-Tech, di produzione ecocompatibile.


Finalmente si sta affermando l' idea, che sosteniamo da anni, di utilizzare i Punti Franchi extradoganali per favorire insediamenti industriali: ma ai vantaggi doganali, unici in europa, va aggiunta una fiscalità di vantaggio su redditi e contributi sul lavoro in modo da non subire il dumping fiscale di paesi limitrofi a fiscalità e costo del lavoro molto più bassi. 

E' indispensabile completare i Punti Franchi doganali con una No Tax Area fiscale o ZES che ne aumenti l' attrattività.

Trieste non ha molto spazio stretta tra l' altopiano e il mare: deve utilizzarlo razionalmente.
La Zona Industriale è Sito Inquinato Nazionale e comporta alti costi di bonifica e insediamento e tempi lunghi. 

Porto Vecchio non lo è: sono 65 ettari disponibili per insediamenti industriali a basso impatto ambientale, servizi logistici, finanziari e ricerca. 
Sull' esempio di quello che già c'è: la Base SAIPEM per la robotica subacquea (clicca QUI). 

Perchè si ostinano in progetti fantasiosi e strampalati invece di riestendere il Punto Franco completato da una No Tax area e creare rapidamente buoni posti di lavoro?
Non sarebbe ora di riportare l' astronave a terra?

La Serracchiani in un intervista ieri (clicca QUI) ha detto che ci sono forti ostacoli e "motivazioni" (ovvero interessi nazionali) avverse al Porto Franco Internazionale di Trieste, tali da obbligarla ad agire "nell' ombra" per ottenere i decreti per i Punti Franchi previsti alla legge 84/94 e addirittura a"non segnare in agenda gli appuntamenti con i ministri" in una situazione di grottesca semiclandestinità.


Perchè Trieste deve continuare a stare in un ambiente statale tanto ostile che la ha pesantemente penalizzata per 63 anni riducendola all' ombra di se stessa?

Trieste è una città europea, il porto della Mitteleuropa e il terminale della Nuova Via della Seta marittima: ha bisogno di autonomia e di Europa non di una Repubblica delle Banane in cui si deve agire "nell' ombra" per veder applicate le leggi con oltre 23 anni di ritardo.


Trieste adesso ha bisogno di velocità e modernità: si possono affrontare le sfide e i tempi rapidi dei mercati globali con la cronica e drammatica inefficienza amministrativa e burocratica di uno stato fallito in crisi terminale?

Un autonomia spinta del governo del territorio è necessaria  se non vogliamo perdere il treno che le nuove condizioni geopolitiche internazionali ci offrono e va trovata una soluzione rapida anche solo transitoria in attesa dell' assetto definitivo. 

L' autonomia della Provincia di Bolzano e l' integrazione nella Macroregione Danubiana, cui partecipano anche Austria e Germania, può essere un modello cui guardare in una fase transitoria.




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