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mercoledì 8 marzo 2017

IL PREZZO DELL' IMMIGRAZIONE LO PAGANO I NOSTRI POVERI - UN INTERVENTO DI ALDO CAZZULLO SUL CORRIERE DELLA SERA


Sul Corriere della Sera il giornalista e scrittore Aldo Cazzullo tiene la rubrica di corrispondenza coi lettori (clicca QUI). Oggi tratta il problema dell' immigrazione incontrollata dal punto di vista dei ceti più deboli: sarebbe bene che se ne parli per evitare che la situazione degeneri ulteriormente:
Caro Aldo
le scrivo, per la prima volta, per esprimere un’opinione contraria alla sua. La scivolata «salviniana» della conclusione del suo intervento critico verso Starbucks, dove si chiede quanti dei 350 posti di lavoro annunciati andranno a giovani italiani e quanti a giovani immigrati, non è da lei. 
Riccardo Alemanni Cinisello Balsamo
Caro Riccardo
A me pare che molti non abbiano compreso un punto fondamentale: il prezzo dell’immigrazione lo stanno pagando le classi popolari. A Brera, ai Parioli, alla Crocetta, il problema dell’immigrazione è se la filippina o l’ecuadoriana (ecuadoregna è un termine che ci siamo inventati noi, a Quito e a Guayaquil nessuno si definisce così) è ammalata e non può venire a fare le pulizie. A Quarto Oggiaro, a Tor Bella Monaca, alle Vallette il problema dell’immigrazione è la casa popolare, il posto all’asilo nido, il letto in ospedale, la coda al pronto soccorso, e ormai anche il lavoro. Perché è evidente che l’arrivo incontrollato di centinaia di migliaia di giovani disposti a lavorare molto per poco salario e magari in nero (certo non nel caso di Starbucks) rappresenta un caso di dumping sociale. Fa la fortuna di imprenditori senza scrupoli, ma manda fuori mercato intere categorie di lavoratori italiani: ieri le badanti o le colf; oggi molti lavoratori manuali; domani gli altri. 
Il mantra che ci viene ripetuto è: l’immigrazione è una risorsa. E non c’è dubbio che molti immigrati siano ottimi operai, contribuenti fedeli, e anche imprenditori coraggiosi. Ma nessun Paese al mondo può reggere un flusso intenso come quello che riceve oggi l’Italia, senza che si producano reazioni di intolleranza e razzismo. Che vanno condannate: sempre e comunque. Nulla le può giustificare. Eppure bisogna cercare di capire. Questo lo scrivo da sempre, non da ora. 
Da Salvini mi divide tutto, tranne «la personale cortesia» direbbe qualcuno (le assicuro che Salvini, quando smette la maschera che indossa per andare in tv, è una persona cortese). Ma chi è il vero salviniano? Chi chiede un’immigrazione governata, con ingressi regolamentati in base alle esigenze del mercato del lavoro, con diritti e doveri per i nuovi italiani, compresi i ricongiungimenti familiari e la cittadinanza legata al compimento della scuola dell’obbligo, senza attendere la maggiore età? O le anime belle rimaste ferme alla concezione irenica dell’immigrazione, ignare che quello che per i privilegiati è un affare per i poveri può diventare un problema?

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