RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

mercoledì 8 marzo 2017

COME PUO' UN PORTO FRANCO INTERNAZIONALE MODERNO VIVERE NEL CAOS AMMINISTRATIVO E POLITICO ITALIANO? - "SE 23 ANNI VI SEMBRAN POCHI...PER I DECRETI ATTUATIVI DEI PUNTI FRANCHI" - E LA ZONA INDUSTRIALE ABBANDONATA?


Il 2 dicembre scorso è stato annunciato trionfalmente -QUI- l' INIZIO dell' iter approvativo per i decreti attuativi dei Punti Franchi del porto Franco Internazionale di Trieste previsti dalla legge 84 del 1994.
Sono passati oltre tre mesi, abbiamo raggiunto i 23 anni dalla legge che li prevedeva e non se ne ha più notizia o, meglio, si sa che che dovrebbero preventivamente essere approvati dalla Conferenza Stato-Regioni dove ognuno tirerà fuori i cavilli e intanto il tempo passa.


I succitati decreti sono indispensabili per fornire un quadro giuridico e operativo CERTO riguardo i Punti Franchi che ora, giustamente, si vogliono utilizzare per favorire insediamenti industriali e per dotare il Presidente dell' Autorità Portuale dei necessari poteri autorizzativi e di regolazione che spettano al Direttore del Porto come da Allegato VIII.

Però le procedure italiane sono tali da imbalsamare tutto compreso l' Italia stessa che si sta autoimbalsamando e sepellendo da sola -QUI-


Per utilizzare i Punti Franchi per finalità retroportuali e industriali però non bastano i decreti, ci vogliono anche gli spazi:


1) Porto Vecchio è un sito enorme NON inquinato e tuttora con il Punto Franco estendibile ma bloccato da un vincolo architettonico demenziale e dall' intenzione di trasformarlo in un misterioso ed esoterico "attrattore culturale transfrontaliero" cioè in musei e idee balzane senza alcun rapporto con la realtà ed il mercato.
A oltre due anni dalla "sdemanializzazione" continuano a lambiccarsi il cervello su cosa farci, non si è mosso un solo chiodo e non c'è nemmeno l' ombra di un investitore privato.
In più adesso è di proprietà del Comune che se ne accolla le ingenti spese senza ricavarci niente di concreto.


2) La Zona Industriale è SIN (sito inquinato di interesse nazionale) da 17 anni e finora non è stato speso un solo centesimo degli stanziamenti per le bonifiche (10 miliardi ancora in lire) e nemmeno è stato iniziato l' iter buroscratico relativo.
In cambio è stato fallire l' EZIT, ente pubblico non commerciale  istituito dal Governo Militare Alleato, con la richiesta kafkiana di 10 milioni di tasse. Lo Stato che manda in fallimento un Ente Pubblico  con le tasse....!

La Regione FVG ha posto in liquidazione l' EZIT un anno e mezzo fa -QUI- avocando a se la gestione della Zona Industriale. Risultato: l' ex-Olcese che doveva diventare un Distretto Industriale Hi-Tech diventerà invece un Centro Commerciale, visto che il Liquidatore non ha soldi e tempo, con industria dell' Area di Ricerca come la TBS che dovranno rivolgersi altrove -QUI -

Questo in una Regione dove le superfici dei Centri Commerciali sono proporzionali a 6 milioni di abitanti contro il milione e 223 mila (1.223.000) effettivamente residente e con una moria generalizzata dei piccoli negozi come rileva oggi la stampa - QUI -.
E' noto che un nuovo posto di lavoro nella Grande Distribuzione comporta la distruzione di 6 posti nel piccolo commercio ed un abbassamento della qualità sia del commercio che della vivibilità della città.


Per estendere i Punti Franchi e utilizzarli per creare lavoro vero e di qualità  sono necessarie aree controllate da diversi comuni con iter autorizzativi e burocratici allucinanti come solo il sistema italiano può immaginare, mentre le stesse riforme amministrative concepite dalla Regione come le UTI stanno fallendo per la loro assurdità - QUI -

La Regione Friuli-Venezia Giulia (con trattino) sta implodendo per il conflitto endemico fra componente maggioritaria Friulana e minoritaria Triestina: si pensi che è stato fatto l' assurdo Porto Nogaro impantanato nella laguna per assicurare lo "sbocco al mare" del Friuli....

Come può un Porto Franco Internazionale svilupparsi ed arricchire il territorio rispondendo alle sfide di un mondo in velocissima trasformazione restando inserito nella palude dello stato e della burocrazia italiane guidate da una delle classi politiche più screditate e incapaci al mondo?
Certo, si dirà con qualche ragione, non è che Trieste stia esprimendo una classe politica e dirigente migliore, anzi. Basta vedere il Comune e le dichiarazioni di certi industriali sull' inutilità dei Punti Franchi...

Se andiamo a vedere quali sono le situazioni amministrative dei territori intorno ai porti del Nord Europa notiamo che continua ad essere presente il modello della Città Anseatica: ad esempio Amburgo è una "Citta Stato" federata alla Germania con poteri statuali autonomi, un parlamento proprio e perfino una fiscalità locale.
Ed è logico che sia cosi perchè una città portuale, per sua natura internazionale, deve essere in grado di regire rapidamente agli stimoli esterni senza lasciarsi impantanare nelle sabbie mobili burocratiche centralistiche.
Se questo vale per la Germania figurarsi per l' Italia che assomiglia ogni giorno di più ad una caotica Disneyland.


In questo quadro desta interesse la proposta, emersa a latere della visita istituzionale in Cina, di una Agenzia Indipendente Europea che controlli i porti di Trieste e Capodistria unificati in un grande terminal europeo sul Mediterraneo - QUI -

Il Porto di Capodistria fa 22.879 treni all' anno, mentre quello di Trieste ne fa 7.631 -QUI- ... Trieste ha i Punti Franchi che Capodistria non ha, ma si comporta come se li avesse snellendo tutte le pratiche doganali e aumentando l' efficienza burocratica che le dogane italiane non si sognano nemmeno...
Le condizioni per un Grande Terminal Mediterraneo ci sono.

Resterebbe il problema di come fermare il valore dei traffici sul territorio con insediamenti produttivi e industriali, cioè il problema del governo del territorio circostante ma potrebbero essere pensati strumenti europei transnazionali a tal fine.


Insomma, l' idea di un "vincolo esterno europeo" che salvi Trieste dal caos italiano è stimolante e va discussa, come andrebbe discussa la situazione desolante della Zona Industriale dopo la liquidazione dell' Ezit e l' avocazione dell' area da parte della Regione: ma sulla scandalosa scelta di trasformare l' ex-Olcese nell' ennesimo Centro Commerciale non si è levata una sola voce della becera "classe dirigente" locale, sindacati compresi.


Mappa del convegno "Perchè l' Italia conta poco" al festival di Limes- Cliccando QUI il video che dal minuto 30 circa parla anche della Nuova Via della Seta e del Porto di Trieste.

Abbiamo evidenziato col cerchio arancione la nostra area con "Rischi frattura eurozona" come da legenda ( confine giallo e freccia doppia rossa)



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