RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

martedì 12 luglio 2016

PERCHE' DI PIAZZA NON ERA A VENEZIA A DIFENDERE TRIESTE AL CONVEGNO SULLA "VIA DELLA SETA" ? NON E' TANTO AMICO DI BRUGNARO SINDACO DI VENEZIA CHE HA RILANCIATO IL PORTO OFF-SHORE VENEZIANO ? #NefastaAlleanzaDipiazzesca


"Ieri e domenica nella sala degli Arazzi della Fondazione Cini, all’isola di San Giorgio a Venezia, si sono visti imprenditori e politici della Repubblica popolare cinese, ministri e operatori discutere dei traffici commerciali marittimi del prossimo futuro.
«Along the silk roads», lungo le vie della Seta, la conferenza organizzata dalla Fondazione per la collaborazione tra i popoli, Autorità portuale e Università cinese di Nakai. Non un convegno qualunque, perché a presiedere la Fondazione che si occupa di scambi commerciali e culturali con la Cina è Romano Prodi. A San Giorgio si è rivisto mezzo governo Prodi: Piero Fassino, Enrico Letta, lo stesso presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa."
NON SI E' VISTO PERO' IL SINDACO DI TRIESTE DIPIAZZA, TANTO AMICO DEL SINDACO DI VENEZIA BRUGNARO CHE INSIEME A PAOLO COSTA TRAFFICA PER TOGLIERE TRAFFICI PORTUALI A TRIESTE.
Come si vede il tentativo di fregare Trieste, utilizzando i soldi dei contribuenti, è trasversale: il candidato di Costa alla sua successione all' Autorità Portuale veneziana è Cancian: europarlamentare di Centro Destra gradito a Prodi.

Cliccando QUI trovi il nostro precedente articolo sulla NEFASTA ALLEANZA fra DIPIAZZA e BRUGNARO con la documentazione necessaria.

>Ecco il testo dell' articolo della Nuova Venezia diretta da Possamai: ex direttore PD del Piccolo Prodi, Letta e Costa: gioco di squadra con Trieste, Chioggia, Fiume e Ravenna per conquistare l’Estremo Oriente Il Porto di Venezia scommette sulla Cina di Alberto Vitucci VENEZIA
La nuova via della Seta passa per l’Alto Adriatico. E adesso, sette secoli dopo Marco Polo e il suo viaggio in Cina, sono i manager dell’Estremo Oriente a venire a Venezia, in cerca della strada migliore per raggiungere i mercati europei. Ieri e domenica nella sala degli Arazzi della Fondazione Cini, all’isola di San Giorgio, si sono visti imprenditori e politici della Repubblica popolare cinese, ministri e operatori discutere dei traffici commerciali marittimi del prossimo futuro. «Along the silk roads», lungo le vie della Seta, la conferenza organizzata dalla Fondazione per la collaborazione tra i popoli, Autorità portuale e Università cinese di Nakai. Non un convegno qualunque, perché a presiedere la Fondazione che si occupa di scambi commerciali e culturali con la Cina è Romano Prodi. A San Giorgio si è rivisto mezzo governo Prodi: Piero Fassino, Enrico Letta, lo stesso presidente dell’Autorità portuale Paolo Costa. Che alla platea «amica» ha rilanciato il suo progetto della piattaforma in Adriatico, il Voops, «Venice off shore on shore port system». Spiegato agli investitori perché intendesse anche lo scettico ministro delle Infrastrutture Graziano Delrio. «Ci vuole cooperazione tra i porti italiani, non possono farsi la guerra e poi soccombere davanti ai grandi porti europei. L’off-shore? È all’esame del Cipe e degli organi tecnici del ministero, stiamo aspettando». Una prudenza che Costa ha saltato a pie’ pari. «Abbiamo risposto alle ultime osservazioni», ha detto, «non ci sono più nemmeno problemi economici, perché i nostri investitori sono disposti ad assumersi le spese che erano a carico dello Stato per le parti fisse. Aspettano solo un segnale». Segnale che, lascia capire Costa, il premier Renzi avrebbe già dato. Slide, brochure, progetti. Si spiega perché Venezia è il posto ideale per concretizzare quei nuovi traffici. «Un mare, l’Adriatico, due mercati distinti: la costa Est, Istria e Balcani, quella Ovest, l’Italia e la pianura padana. I cinesi hanno già acquistato il porto del Pireo. Adesso potrebbero venire nell’Alto Adriatico. E i traffici del XXI secolo passerebbero tutti di qua. Nuovo ossigeno per l’economia. «Dal 2007 a oggi, nonostante la crisi», ricorda Costa, «i traffici nel porto di Venezia sono comunque cresciuti, da uno a due milioni di euro. Senza fare nulla. L’off-shore sarà la spinta a fare arrivare qui le grandi navi transoceaniche da 18 mila teu. Che potranno poi fare arrivare le loro merci in tutta Europa. Anche Venezia, tolto il tappo dell’accessibilità nautica, potrà decollare. E offrire nuovo lavoro. Un tema che anche il sindaco Luigi Brugnaro sostiene, «in piena sintonia» con Costa. Ieri la firma di un accordo tra il Porto di Venezia e quello di Tianjin, il più importante della Cina, che prevede di movimentare 20 milioni di container entro il 2017. La via della Seta marittima, ha detto il presidente Prodi, «ha un grande significato politico di dialogo e cooperazione tra i popoli». Suo figlio Giorgio, che ha assunto un ruolo di primo piano nella Fondazione, invita gli operatori a mettersi insieme per sfruttare questo momento di grande opportunità. «I vigneron francesi sono andati in Cina. Erano 250, concorrenti in patria ma tutti insieme all’estero. Così dobbiamo fare noi». Un segnale chiaro lanciato al governo. «L’off-shore», ha ribadito Costa, il cui mandato scade a ottobre e in teoria non è rinnovabile, «può servire anche gli altri porti dell’Alto Adriatico, Trieste, Fiume, Chioggia e Ravenna».




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