RESTITUIRE TRIESTE AL FUTURO -

AUTONOMI DALL' ITALIA MA CONNESSI CON IL MONDO - RESTITUIRE TRIESTE ALLA MITTELEUROPA - RESTITUIRE TRIESTE AL SUO FUTURO: CENTRALE IN EUROPA INVECE CHE PERIFERICA IN ITALIA -

domenica 26 giugno 2016

ZONA FRANCA A GENOVA CON L' APPOGGIO DELLE DOGANE ITALIANE ! ANCHE PER ATTIVITA' INDUSTRIALE ! ALLA FACCIA DI TUTTI QUELLI CHE A TRIESTE DICEVANO " I PUNTI FRANCHI NON SERVONO": PACORINI EX-CANDIDATO SINDACO DEL PD IN TESTA !


Mentre a Trieste le Dogane Italiane emanano un "disciplinare" che di fatto inibisce le prerogative speciali del nostro Porto Franco Internazionale, si dichiarano favorevoli alla implementazione a Genova di una Zona Franca adatta anche ad insediamenti industriali e produzione.
Viene fuori che da decenni si temeva la concorrenza di una simile Zona Franca ed è questo il motivo perchè i Punti Franchi di Trieste sono stati accuratamente tenuti nascosti e mai utilizzati nelle loro piene potenzialità.
Come abbiamo già segnalato i nuovi regolamenti delle Dogane Italiane per il Porto Franco di Trieste citano l' Allegato VIII ma in diversi articoli ne compromettono la sostanza ovvero la COMPLETA EXTRADOGANALITA' EXTRA UE DEI PUNTI FRANCHI.
Infatti nell' art. 38 prevedono la registrazione e dil controllo da parte delle Dogane Italiane delle merci presenti nei Punti Franchi e nell' art. 50 il controllo delle Dogane sui processi produttivi in area EXTRADOGANALE.

Il pensiero unico propagandato fino a poco fa dal Piccolo e dal PD era che che i Punti Franchi non servissero a  niente, ed il principale sostenitore di questa tesi aberrante è stato l' ex candidato sindaco Federico Pacorini ex-imprenditore che li ha usati abbondantemente per i suoi affari.
Qualcuno si domanda perchè Trieste non ne può più di questi Radical Chic altrimenti definiti Gauche Caviar (Sinistra al Caviale) in Francia...
Si guardi a quel che succede a Genova e Venezia che anch' essa vuole un Punto Franco a Marghera.

Cliccando QUI vai all' articolo della rivista specializzata  The Meditelegraph.


Ecco il testo:


Zona franca a Genova c’è il via libera dall’Agenzia dogane



Genova - Ok dalla Regione, la palla passa all’Authority. L’idea: aree spot all’interno dei terminal


Genova - La dogana appoggia l’Alce sul progetto della zona franca a Genova, ed è «pronta a fare da propulsore - diceFranco Letrari, direttore interregionale dell’Agenzia delle dogane alla 71esima assemblea dell’Associazione ligure commercio estero -. Ci assumiamo i costi per creare queste zone, che non saranno fortini in mezzo al porto. Volendo è possibile realizzare tutto entro fine anno». La legge 202 del 1991 istituisce in effetti la zona franca in tutta l’area portuale a Ovest del bacino storico di Genova. Un progetto rincorso sin dal 1950 dal fiscalista Victor Ukmar «per reimpiegare le 25 mila persone che sarebbero rimaste senza lavoro con la chiusura delle sedi di Esso, Mobil e Shell». Ukmar si vide affossato il progetto due volte: nel dopoguerra per mano dell’allora ministro delle Finanze, Bruno Visentini, timoroso per una delocalizzazione a Genova delle industrie del Nord, la seconda proprio dopo aver convinto i parlamentari liguri a inserire nella legge 202 il capoluogo ligure, a fianco di Trieste (sponsor Giulio Andreotti) e Venezia (padrino l’ex ministro socialista Gianni De Michelis), ma senza ottenere il consenso né dell’Autorità portuale, né di Confindustria, per via dello storico scetticismo dei terminalisti, titolari delle concessioni in porto, poco inclini a sacrificare aree per attività non direttamente connesse con la loro operatività - nella zona franca infatti sarebbe possibile lavorare, assemblare e trasformare le merci in transito nello scalo senza carico fiscale.
Riccardo Braggio, presidente Alce, promotore dell’iniziativa, ricorda però che dall’anno prossimo l’Enel libererà le aree in porto, ma in attesa o in alternativa dell’approvazione di variante al piano regolatore portuale, Letrari propone da ora la zona franca diffusa: piccole aree i cui confini sarebbero determinati da sistemi di video-sorveglianza, con scarso impatto in termini di spazio. Inoltre, aggiunge il funzionario, «ci sarebbero nuove opportunità di lavoro, anche per la Compagnia unica». Aiuta anche il nuovo codice doganale europeo, che per l’istituzione di nuove aree in zone già definite ex lege non richiede più l’autorizzazione di Bruxelles. L’ente che ha la facoltà di istituire la zona franca è l’Authority, anche se è necessario che questa non sia sotto gestione commissariale.Braggio ha lanciato l’istituzione di una società per la zona franca, mentre Carlo Castellano, numero uno di Esaote, ha lanciato un dibattito pubblico a metà di settembre tra gli operatori del settore, in Camera di commercio, «per capire chi è d’accordo e chi no». «È una proposta che vede alcuni ostacoli, sia nazionali che europei - commenta Edoardo Rixi, assessore allo Sviluppo economico della Regione Liguria - ma è giusto sostenere tutto cio che può portare crescita sul territorio. Il nostro è un sì».

1 commento:

  1. E così dal 1954 in poi Genova continua a fare la concorrenza a Trieste. Si è già appropriata di tutte le sue industrie che sono state trasferite più o meno lentamente depauperando la città. Ora vuole anche fare concorrenza a quella che è una prerogativa triestina fino dal Trattato di Pace del 1947: vuole anche lei i punti franchi! Quando la smetteranno di distruggere la città di Trieste per pura gelosia? Genova ha un golfo enorme ed infinite possibilità di espansione, specie nel turismo. Trieste è un cul de sac che condivide con altre due nazioni in competizione. Dove sta la giustizia dello Stato italiano che osa discriminare in questo modo due città che hanno in comune almeno la profondità delle acque del porto? Più rispetto per Trieste che è quasi la sola ad aver pagato la guerra e pure il dopoguerra! Basta favorire i pochi che ne guadagnano il proprio tornaconto. Esistono anche i cittadini che sono stufi! Ed hanno finalmente capito, anche se non ancora tutti. Provvederemo!

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